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FOCUS: KLM

La Koninljike Luchtvaart Maatschappij von Nederland en Kolonien, fondata nel 1919, fu una delle prima lineeaeree del mondo e compì i primi passi sotto la guida di Albert Plesman. Si avvalse inizialmente di aereibritannici noleggiati, ma poi li sostituì con i Fokker olandesi. Nel 1924, Plesman inaugurò i primi voliintercontinentali verso le Indie orientali olandesi (10 giorni e 81 ore di volo). Per velocizzare le tratte, acquistòaerei dalla statunitense Douglas e poté quindi istituire rotte per Australia, India, Egitto e Sud America. Durante l'occupazione nazista la compagnia dovette interrompere quasi del tutto l'attività, che riprese nell'aprile 1945 e nel 1946 inaugurò la prima rotta regolare tra Europa e Usa. La sua straordinaria crescita continuò poi negli anni della rivoluzione del trasporto e dei viaggi turistici. Il deteriorarsi del ruolo dell'Europa nel mondo

L'arretratezza delle periferie fecero proseguire il declino della leadership economica europea, avviato già a inizio secolo. Un segnale evidente fu la decolonizzazione, iniziata con l'indipendenza dell'India dalla Gran Bretagna nel 1947 e frutto proprio sull'indebolimento delle potenze europee dopo la guerra. Gli Usa (come anche le altre ex colonie bianche) sorpassarono l'Europa in tutti i campi: Pil pro capite, quota del Pil mondiale e delle esportazioni mondiali, popolazione, consumi, produttività dell'industria, quota di prestiti. Il Piano Marshall dimostrò chiaramente questo cambiamento di equilibri.

Capitolo 3. Il dirigismo economico dei regimi autoritari fascisti

Il dibattito sull'esistenza o meno di una peculiare "economia fascista" ha una lunga storia, e rispecchia il dibattito storiografico più generale sulle analogie o differenze tra il fascismo italiano e il nazismo, così come tra il fascismo

italiano e le varie dittature sorte in contemporanea (Primo de Rivera e Francisco Franco,Antonio Salazar, Ioannis Metaxas…). Qui si cercherà di trovare alcune linee comuni tra le politicheeconomiche adottate da questi regimi nazionalisti e dittatoriali, basate generalmente sul protezionismo esull’intervento statale e che possono essere quindi comprese sotto il concetto di “dirigismo economico”.I regimi in questione assunsero il controllo assoluto del commercio e della finanza (mettendo a tacere ogniopposizione), crearono settori dell’economia a proprietà pubblica, integrarono strettamente le esigenze diguerra nella gestione dell’economia, puntarono all’autosufficienza del loro Stato, all’ammodernamentodell’economia e introdussero anche istituzioni di welfare e programmi di svago (legittimazione e consenso).Unirono quindi stato di guerra e stato sociale, interessi della borghesia e consenso popolare, facendoprevalere

su tutto gli interessi dello Stato. Rimane però un dibattito aperto: nella maggior parte dei casi, il dirigismo si affermò nei Paesi della periferia europea, dove i regimi si affermarono come "dittature di modernizzazione". Come mai la Germania, che invece era profondamente sviluppata (il Pil, nel 1933, era il doppio di quello italiano) seguì la stessa strada? Si potrebbe dire che a spingerla sia stata la volontà di riparare l'orgoglio nazionale dopo l'umiliazione di Versailles e la crisi degli anni successivi. Inoltre, i movimenti radicali che presero la guida del Paese erano formati in larga parte da reduci della Grande guerra, convinti che il dirigismo fosse la chiave per il successo. Anche nei regimi autoritari sorti nell'Europa centrale e orientale (Miklos Horty in Ungheria, la giunta militare in Polonia, le "dittature reali" nei Balcani) troviamo manifestazioni del dirigismo economico. Tutti questi Paesi erano ancora

(retaggi socioeconomici obsoleti) rispetto all'Occidente (anche per via della sua tardiva unificazione) e troppo debole per partecipare alla corsa colonialista. La nuova destra italiana si propose quindi di raggiungere una totale unità nazionale e di garantire all'Italia un posto tra le potenze. All'indomani della prima guerra mondiale, però, l'Italia fu schiacciata dall'inflazione, da un forte indebitamento e da una carenza generale di beni. In questo clima di tensione, a cui si aggiunsero quelle del "biennio rosso", il fascismo si impose come autore di una "controrivoluzione preventiva", facendo proprie le idee di Enrico Corradini, leader del Partito nazionalista italiano (poi assorbito nel PNF): la "pace interna ai fini della guerra esterna" (quindi sindacalismo e nazionalismo) e, soprattutto, la rielaborazione della lotta di classe come scontro tra "nazioni proletarie e plutocrazia europea". Alfredo Rocco,

altro leader nazionalista che divenne il teorico ufficiale del fascismo, decretò l'incompatibilità tra nazionalismo e liberalismo in politica e in economia, proponendo l'idea di "sindacalismo integrale": le corporazioni, unione tradatori di lavoro e lavoratori, avrebbero dovuto sostituire gli organi dello Stato. • L'esempio italiano fu seguito dalla Spagna, Paese in declino nonostante la neutralità nella Grande guerra e gettato in una profonda crisi dalla sconfitta in Marocco nel 1921. A questa seguì infatti il "trienio bolchevista", agitazioni rurali, scioperi di massa, attentati... La classe media e i contadini chiedevano ordine, ossia un governo nazionalista autoritario, e il generale Miguel Primo de Rivera lo istituì nel settembre 1923 con un colpo di Stato: i partiti politici furono banditi e i lavoratori costretti ad inserirsi in corporazioni. Il regime non fondava però su un'ideologia osu un partito (l'Unión Patriótica non creò un movimento di massa) e la protesta continuò, finché nel 1931 de Rivera fu rovesciato. Seguirono anni turbolenti e quando nel 1936 vinse le elezioni il Frente Popular, coalizione di sinistra, il generale Francisco Franco organizzò un secondo golpe, a cui seguì una cruenta guerra civile durata tre anni, finché nel 1939 il regime di Franco prese il controllo dell'intero Paese. In Portogallo la ribellione dell'esercito nel 1917 portò alla dittatura del maggiore Sidonio Pais, assassinato però l'anno seguente. Seguirono anni di caos, con cambi di governo e sollevazioni, finché nel maggio 1926 si impose la dittatura del generale Antonio Carmona, che sostituì i partiti politici con l'União Nacional. La dittatura fu poi portata avanti da Antonio de Oliveira Salazar. La Grecia nel 1921 fu sconfitta dalla Turchia nel suo tentativo di

“liberare” la popolazione greca in Asia Minore e si trovò sommersa da 1,5 milioni di profughi (un quarto della popolazione), precipitando nel caos politico, con una serie di colpi di Stato militari e, dagli anni Trenta, scioperi e manifestazioni. Nel 1936 le elezioni furono vinte da una coalizione di sinistra, contro cui fu subito messo in atto il colpo di Stato del generale Metaxas (4 agosto). La sua dittatura fu breve, ma dopo le guerre civili del 1944 e del 1947-49, seguì una serie di giunte militari, tra cui l’ultima fu quella di Georgios Papadoupoulos che restò al potere dal 1969 al 1974.

• Negli ultimi decenni dell’Ottocento, nel periodo degli imperialismi, in Germania si affermò un movimento militante di destra, ispirato a un populismo pangermanico, che si concretizzò nel Partito dei lavoratori tedeschi. Esso definì gli ebrei volksfremde (estranei alla nazione) e i tedeschi residenti nell’Europa centro-orientale

staatsfremde (estranei ai loro Stati), aspirando a rendere questi ultimi parte di una “grande Germania”. Le aspirazioni espansionistiche furono amaramente deluse con la prima guerra mondiale e la crisi economica che seguì il conflitto scatenò un’ondata rivoluzionaria (Kiel, Baviera, Berlino). Il nazionalismo revanscista e antibolscevico si manifestò allora nei “Freikorps” (unità paramilitari), che assassinarono i leader rivoluzionari, e nel tentativo di colpo di Stato di Adolf Hitler (1923). La Grande depressione colpì con violenza la Repubblica di Weimar e il partito nazista riuscì a ottenere la vittoria alle elezioni del 1933, instaurando poi un regime totalitario. Tutti i regimi visti qui sopra avevano sin dall’origine una dottrina politica, ma non un programma economico chiaro. Essi si basavano sulla violenza e sul rigetto della democrazia per “ristabilire l’ordine” e riaffermare la grandezzadella loro nazione, e su un'idea di Stato onnipotente. Era lo Stato, quindi, a farsi carico anche dell'economia.
  • La mancanza di un programma economico (come pure di uno politico) era evidente nel caso del fascismo ("di programmi ce ne sono già troppi"). Il programma dei fasci di combattimento, fondati nel 1919, riprendeva idee tipiche della sinistra: tassazione progressiva, salario minimo, nazionalizzazione delle industrie degli armamenti, partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese...
  • Lo stesso valeva per la Germania. Gli "irrinunciabili venticinque punti" del programma economico del Partito dei lavoratori tedeschi, stilato nel 1920, erano gli stessi dei fasci (interesse della collettività su quello degli individui).
Gradualmente, però, i regimi autoritari elaborarono meglio i loro programmi economici. Il primo Mussolini manifestava ancora delle idee puramente liberali ("io sono per l'individuo").

e contro lo Stato”) e nei primi anni di governo la politica economica italiana fu guidata dall’economista liberale Alberto De Stefani, che ridusse la presenza della mano pubblica (abolizione di sussidi, privatizzazioni, liberalizzazione delle tariffe). Solo nel 1

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A.A. 2021-2022
55 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gringoire8 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica dell'Europa contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Felisini Daniela.