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L’IMPERO OTTOMANO IN PROSPETTIVA COMPARATIVA

Gli antenati degli Ottomani sono riscontrabili nelle tribù nomadi dei Turcomanni, originari

dell’Asia Centrale ma poi gradualmente diffusi nel Caucaso, Iran, India settentrionale, Medio

Oriente e Armenia. Nel 1071 i turcomanni Selgiuchidi entrano in Anatolia con la battaglia di

Manzikert sconfiggendo l’impero bizantino e contribuendo all’islamizzazione dell’Anatolia in

senso sunnita. Inizialmente mercenari convertiti all’islam grazie ai sufi, già nel 1055 si erano

instaurati a Baghdad come difensori del sunnismo cacciando gli emiri Buyyidi sciiti. L’impero

selgiuchide inizia a perdere potere effettivo già verso la fine del 1100 per essere definitivamente

sconfitto dai Mongoli nel 1243: fino al 1307 sopravvive il Sultanato di Rum in Anatolia (vassallo

dell’impero selgiuchide).

Alla frontiera tra domini bizantini e selgiuchidi, i quali avevano definito le proprie relazioni

reciproche proprio attraverso il controllo delle zone di frontiera (akra per i bizantini, uc per i

turchi), la disgregazione dell’impero turcomanno lascia spazio alla diffusione di una ventina di

BEYLIK, emirati minori organizzati gerarchicamente intorno ad un leader e basati su

un’economia del bottino consistente in continue razzie che peggiorano ulteriormente la situazione

alla frontiera dominata da un contesto di caos, malattie, spopolamento e assenza di potere centrale.

È una zona di sincretismo religioso tra cristiani ortodossi e musulmani (più evidente nelle zone

rurali) anche grazie all’influenza del sufismo, diffuso nel 1200 a multiple ondate in Anatolia con

istituzioni finanziate dai Selgiuchidi.

Il processo di state building: mediazione e flessibilità (1300)

Tra le tante tribù turcomanne in competizione per le risorse e il bottino, gli Ottomani (discendenti di

Osman) sono gli unici che dalla fine del 1200 riescono a mantenere un’organizzazione territoriale

stabile e duratura in quanto comprendo la necessità di costruire una società inclusiva e tollerante

caratterizzata da incorporazione e di mantenere una certa flessibilità nella mediazione tra le

diverse culture, soprattutto nelle zone di frontiera. La stessa capacità di mediazione e di

costruzione di alleanze innovative si ritrova anche nella nascita dell’impero russo: il principato

di Mosca infatti emerge tra tutti i principati in competizione grazie all’appoggio dell’impero

mongolo, che per mantenere una stabilità necessita della legittimazione da parte della Chiesa

ortodossa e da Mosca.

Diversamente dalle tribù dedite a razzie gli Ottomani hanno un effettivo interesse a mantenere la

pace e la stabilità nei territori conquistati. Nonostante la conversione in moschee e madrasa di

chiese e monasteri cristiani, i primi due sultani Osman e Orhan (1290-1362) provvedono alla

ricostruzione delle comunità danneggiate con una politica di accomodamento (ISTIMALET)

volta all’incorporazione pacifica delle popolazioni conquistate.

Con Osman (1290-1326) inizia un processo di state building che in un secolo trasforma

completamente la geografia politica dell’Asia Minore, eliminando o incorporando i vari Beylik

in competizione. Nella seconda metà del 1300 Orhan (1326-1362) conquista parte dell’impero

bizantino entrando in Europa con la presa di Gallipoli, di cui si dichiara emiro, e stabilisce la nuova

capitale a Bursa. Murad I (1362-1389) conquista Adrianopoli, che diventa la prima capitale

europea degli Ottomani e infine Beyazid I (1389-1402) completa la conquista dell’Anatolia e la

completa sottomissione dei Beylik.

Sia Osman che suo figlio Orhan riescono a costruire un potere stabile attraverso alleanze

innovative e la costruzione di ego networks con cui riescono a collegare tra loro gruppi di

potere molto diversi, ponendosi come i mediatori centrali di una struttura HUB AND SPOKE

(come i Medici a Firenze) dove i diversi rami rimangono collegati solo tramite il centro, che deve

essere abile ad adattare il governo alle situazioni esistenti (multivocalità).

Osman in particolare comprende la necessità di verticalizzare le relazioni orizzontali per

eliminare le potenziali opposizioni interne, trasformando i compagni in clienti e vassalli dipendenti

dallo stato. Orhan si concentra in particolare sulle alleanze religiose, sia con le élite bizantine

cristiane (sposa la figlia del vincitore della guerra civile bizantina, da lui sostenuto, e si circonda di

fedelissimi ex cristiani a corte) sia con i sufi (tramite il fratello mistico) che vengono collegati alla

protezione del nuovo ed embrionale esercito dei Giannizzeri.

Centralizzazione e formazione dell’impero (1400-1600)

La conquista di Costantinipoli (1453) da parte di Mehmed II (1451-1481) dà inizio ad una fase di

centralizzazione e consolidamento del potere statale, nonché ad un cambiamento nella mentalità

degli ottomani, che ora si ritengono i legittimi eredi dell’impero romano e bizantino. Mehmed

infatti rielabora istituzioni e pratiche bizantine e selgiuchidi in chiave turca e islamica. Dall’impero

romano riprende, anche se modificato, il concetto di cittadinanza come strumento di

assimilazione delle élite locali: la popolazione viene divisa tra REAYA (sudditi) ed élite

dominante, che include gli ulema e gli ASKERI (istituzioni militari con status privilegiato).

La sua politica centralizzatrice può essere paragonata a quella di Augusto: entrambi comprendono

l’importanza della mediazione con le élites locali, di porsi come nodo centrale che collega i diversi

gruppi in competizione e di creare un esercito imperiale centralizzato. Viene consolidato l’esercito

centrale dei Giannizzeri, reclutati con il devshirme nelle campagne balcaniche, secondo il sistema

di reclutamento KUL (schiavi trasformati in élite) usato già dai Selgiuchidi e altre tribù turche. La

pratica di ricompensare gruppi svantaggiati preferendoli a compagni e seguaci è un ottima

strategia di incorporazione per assicurarsi la fedeltà assoluta delle élite altrimenti pericolose.

Le élite ostili inoltre vengono ridimensionate grazie all’espropriazione delle terre private, che

vengono convertite in terra statale (MIRI) organizzata poi con il sistema del TIMAR (istituzione

amministrativa, fiscale e militare sotto diretto controllo statale). Allo stesso modo Ivan III di Russia,

contemporaneo di Mehmed II, elimina l’opposizione dei Boyari espropriando le loro terre e

convertendole in terra statale con il sistema dei POMEST’E.

STRUMENTI DELLA CREAZIONE DELL’IMPERO

1. Dominio flessibile delle province e delle frontiere L’impero ottomano riesce a

mantenere stabilità e longevità attraverso l’adattamento del governo imperiale alle varie

forme di governo precedente, negoziando e concedendo gradi più o meno alti di

autonomia a seconda del grado di assimilazione possibile. Viene attuata una divisione in

TIMARLI (province centrali caratterizzate da incorporazione e governo diretto) e

SALYANELI (province esterne importanti soprattutto per la riscossione dei tributi,

caratterizzate da un governo indiretto e una certa autonomia nell’amministrazione locale).

Nelle province centrali (Balcani e Anatolia) si persegue la strada dell’assimilazione,

inizialmente attraverso il vassallaggio e l’incorporazione delle élite locali con la

concessione di privilegi e autonomia amministrativa (simile allo status privilegiato

concesso da Mosca ai lord russi) e in seguito con il sistema dei timar. Nelle zone ex

bizantine a maggioranza cristiana (Balcani meridionali e isole dell’Egeo) alle élite viene

concesso di mantenere privilegi esistenti come l’ereditarietà delle terre e di conservare il

sistema territoriale bizantino (PRONOIA). In Ungheria, territorio tripartito dominato in

parte dagli Asburgo, viene concessa una grande autonomia di governo alle èlite

(amministrazione e riscossione dei tributi congiunta), così come nelle zone di contesa tra

Ottomani e Safavidi, dove i leader tribali curdi ottengono l’eredità delle proprietà su base

familiare. Nelle province acquisite dopo la sconfitta dei Mamelucchi (1517) come Siria,

Palestina ed Egitto viene posta un’attenzione particolare agli accordi di negoziazione,

soprattutto per la minaccia di intrusione safavide, e vengono spesso mantenute le strutture

di potere esistenti, in cui i Mamelucchi continuano ad amministrare in nome dell’impero

ottomano. Dopo la sconfitta dello shah safavide in Iraq si cerca di favorire la popolazione

locale per distinguersi dal precedente governo safavide, adattando il governo al grado

di assimilabilità delle élite locali. Nelle province più lontane (Arabia, Moldavia,

Valacchia, Transilvania) e meno assimilabili viene semplicemente concessa l’autonomia di

governo in cambio del tributo, anche se vengono impiegate ingenti risorse in Hijaz a

Mecca e Medina per questioni di legittimazione islamica.

2. Politica fiscale e commerciale basata su un rigido fiscalismo centralizzato (basato

sull’unità fiscale del timar e sul sistema delle gilde urbane) con imposte onerose soprattutto

sui non islamici (imposta di capitazione CIZYE) e sul provisionismo, la volontà di

provvedere alle città imperiali e alle loro élite. Dal punto di vista commerciale gli Ottomani

tendono a concedere privilegi commerciali alle potenze europee (Venezia, Ancona,

Leopoli) al fine di creare alleanze internazionali.

Legittimazione

3. insieme a flessibilità e capacità di mediazione/incorporazione è la

caratteristica principale per mantenere la longevità dell’impero in quanto la coercizione è

molto più difficile da attuare rispetto al consenso. Tutti gli imperi ricercano legittimità in

un’ideologia sovranazionale (espressione simbolica dell’unità imperiale) spesso a carattere

religioso che il più delle volte si forma proprio attraverso il confronto con i rivali. Ad

esempio gli Asburgo consolidano la propria identità di rappresentanti del cattolicesimo

contro la minaccia islamica, così come i Russi si definiscono protettori della Chiesa

ortodossa contro l’Islam ottomano.

Nell’impero ottomano è importante anche l’elemento dinastico ma la fonte principale di

legittimazione risiede nel mantenimento di un ordine normativo basato sui principi di

giustizia ed equità, di cui il sultano è il responsabile in quanto dispensatore di giustizia per

conto di Dio. Il pensatore ottomano Kinalizade elabora la teoria del cerchio dell’equità, poi

punto cardine del governo di Solimano I, secondo cui lo stato è legittimo in base a come

riesce a dispensare giustizia al suo popolo.

Islamizzazione dell’identità imperiale

4. Con la conquista delle province

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
9 pagine
4 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/10 Storia dei paesi islamici

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elib. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e Istituzioni musulmane e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Bori Caterina.