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L'assenza di rapporti paritari con gli stranieri

L'assenza di rapporti paritari caratterizzava anche i rapporti con gli stranieri. La Gran Bretagna ad esempio aveva provato più volte ad allacciare relazioni diplomatiche su basi paritarie e avviare scambi commerciali con la Cina, ma senza successo: le missioni di re Giorgio III, la prima nel 1792 con Lord Macartney e la seconda nel 1816 con Lord Amherst, erano state rifiutate dall'imperatore.

L'unico rapporto era basato sull'invio del tributo da parte dei cinesi Qianlong. Possibile riconoscevano l'autorità dell'imperatore nella rappresentanti degli stati stranieri con cui cerimonia. L'imperatore in cambio del koutou dove venivano eseguite tre genuflessioni e nove prostrazioni, garantiva protezione e rispondeva spesso con doni di uguale o maggiore valore. I rapporti con gli stati invece, erano di competenza dei funzionari locali e regolati dalla sezione del Ministero dei Riti (Libu) o del Ministero delle Dipendenze (Lifanyuan).

porti cinesi e l'estensione dell'extraterritorialità per i cittadini stranieri, che significa che erano soggetti alle leggi del loro paese di origine anziché a quelle cinesi. Questo trattato segnò l'inizio di una serie di trattati ineguali che la Cina fu costretta a firmare con altre potenze straniere, come la Francia, la Russia, la Germania e il Giappone. Questi trattati portarono a una maggiore penetrazione straniera in Cina, con l'apertura di nuovi porti al commercio e l'acquisizione di concessioni territoriali. La guerra dell'oppio e i trattati ineguali che ne seguirono rappresentarono un punto di svolta nella storia della Cina, segnando l'inizio della sua sottomissione agli interessi stranieri e il declino dell'impero cinese.

porti aperti e la sottrazione dei sudditi inglesi alla giurisdizione cinese.

Nell'ottobre 1843 venne firmato il Trattato supplementare del Bogue che stabiliva il principio della extraterritorialità per i sudditi britannici residenti nei porti aperti e la clausola della nazione più favorita che ebbe l'effetto di legare insieme i principi stabiliti dai vari trattati nel cosiddetto sistema dei trattati (Treaty system).

Nel 1844 vengono stipulati trattati simili con gli USA e la Francia. Il Trattato di Wanghia prevedeva l'estensione dei diritti acquisiti dagli inglesi agli americani e la non sottomissione in materia civile e penale. Il Trattato di Whampoa permise alla Francia di ottenere l'inserimento di un editto che accordava tolleranza al cattolicesimo romano, che si estese anche alle altre confessioni cristiane per via della clausola della nazione più favorita. nella seconda guerra dell'oppio (guerra In seguito alla sconfitta cinese contro la

Gran Bretagna dell'Arrow, 1856-1860), nel 1858 venne firmato il Trattato di Tianjin con gli USA che ampliava quello del 1843 e garantiva l'incolumità dei sudditi e dei beni statunitensi sul suolo cinese e nelle e nel 1860 la Convenzione di Pechino che prevedeva l'apertura di nuovi porti, acque territoriali, l'accesso delle imbarcazioni straniere ad alcune acque cinesi interne, il diritto degli occidentali di circolare all'interno del paese e acquistare proprietà fondiarie, e la facoltà per le potenze occidentali di aprire rappresentanze diplomatiche permanenti a Pechino. Il 20 gennaio 1861 venne costituito un ufficio specifico incaricato di amministrare i rapporti con l'estero. Il periodo delle guerre dell'oppio e la conseguente apertura della Cina contribuirono all'affermarsi dell'idea che la Cina fosse una potenza come le altre e che quindi dovesse regolare le sue relazioni con il mondo esterno facendo ricorso aglistrumenti politico-diplomatici degli occidentali, i quali smisero di essere visti come barbari. La balance of power diventa il modello teorico e pratico della nuova concezione delle relazioni internazionali. Nel dibattito storiografico sulle cause della guerra dell'oppio sono emerse due posizioni. La prima, vede il commercio di oppio come la causa della guerra (Karl Marx; Chang Hsin-pao che sostenne un'innegabile coincidenza tra la crescita del commercio dell'oppio e gli allarmismi delle autorità cinesi nel far rispettare le leggi per la sua proibizione e lo scoppio della guerra; David Fieldhouse secondo il quale aveva giocato un ruolo fondamentale nel sistema economico-finanziario britannico; Robert Marks per cui aveva giocato un ruolo fondamentale nel sistema economico mondiale nell'epoca dell'ascesa dell'Occidente industrializzato). Nella realtà dei fatti, il commercio dell'oppio era fondamentale per la Gran Bretagna per equilibrare il sistema economico mondiale e mantenere il proprio potere.triangolo commerciale, che seda un lato riforniva la madrepatria del tè cantonese, dall’altro faceva giungere fino in India prodottie investimenti britannici. La seconda posizione si è soffermata sugli aspetti di natura politico-l’oppio quale occasione della guerra (Fairbank, Renouvin, Kuo).culturale e vedeNella seconda metà dell’800, l’impero cinese venne ulteriormente indebolito da rivolte popolari eantidinastiche, come la ribellione dei Taiping tra il 1850 e il 1864, l’insurrezione dei Nian a nord, lasollevazione dei musulmani a ovest e altre ribellioni minori dirette da società segrete. Le potenzestraniere ne approfittarono cercando di impadronirsi dei territori periferici dell’impero non facentil’imperoparti della Cina, ma sui quali rivendicava la sovranità, avviando il processo disgretolamento del sistema del tributo basato sulle relazioni col Vietnam e la Corea. In aggiunta,l’impero cinese venne

Investito nel processo di spartizione del mondo tra le grandi potenze. Per la vastità del suo territorio, la Cina non venne mai sottoposta a una colonizzazione totale e non finì mai per essere smembrata. Per convenienza, le potenze sostennero il debole potere della dinastia Qing (1644-1911) e operarono una sorta di imperialismo informale o senza responsabilità caratterizzato dalla multinazionalità e in cui ciascuna curava i propri interessi, che secondo lo storico Hosea Ballou Morse conobbe il suo massimo splendore nel 1860-1895, nel cosiddetto period of submission, preceduto dal period of conflict nel 1830-1860 e seguito dal period of subjection nel 1895-1911. L'insieme di questi periodi rappresenta la tripartizione delle relazioni internazionali dell'impero cinese nei suoi ultimi ottant'anni di storia. L'imperialismo straniero in Cina trovò espressione in una molteplicità di istituzioni, ovvero nel sistema dei trattati ineguali.

generalizzato con la clausola della nazione più favorita, nei porti aperti creati sulla base di quei trattati, nello statuto cosmopolita della concessione internazionale di Shanghai, nell’ispettorato generale delle dogane marittime internamente controllato da funzionari stranieri e a lungo diretto dall’inglese Robert Hart, nel potente co-governo del corpo diplomatico di Pechino e nelle varie Conferenze internazionali che a partire da quella di Versailles (1919) fino a quella di Jalta (4-11/12/1945) hanno deciso in modo arbitrario sulle sorti future del paese. L’impero cinese si è costantemente impegnato in un processo di assimilazione critica dei modelli e degli elementi civilizzatori introdotti dall’esterno (sinizzazione) e la presenza straniera in Cina si è dovuta confrontare con la forza di resistenza e lo spirito di opposizione del popolo cinese che hanno contribuito a preservare l’indipendenza del paese.

La tradizione locale

determinò il sorgere delle concessioni straniere, delle isole di sovranità all'interno della Cina, degli "Stati nello Stato", che riguardavano linee ferroviarie e miniere, investimenti nelle industrie dei porti dei trattati e attività finanziarie e concessione di prestiti.

Nel 1879, 1885, 1886 e 1895, rispettivamente ad opera di Giappone, Francia, Gran Bretagna e l'impero cinese perse l'arcipelago delle Ryukyu, l'Annam, la Birmania e il regno ancora Giappone, della Corea.

La Corea rappresentava per l'impero cinese lo stato tributario per eccellenza. Con l'invasione del Giappone alla fine del XVI secolo, la Corea che aveva adottato una politica di isolamento sul piano internazionale, si trovò ad essere tributaria di entrambi gli imperi. Nel 1853 venne minacciata in seguito all'apertura forzata del Giappone da parte USA e alla fine degli anni '60, il Ministero degli Affari Esteri cinese suggerì

L'impossibilità della sua politica di resistenza e la possibilità di aprire i suoi porti spontaneamente. Nel 1876, la corte coreana degli Yi (1392-1910) firma il primo dei suoi trattati ineguali con il Giappone della dinastia Meji (1868-1912), inaugurando una fase di scontri tra Cina e Giappone che portò alla guerra sino-giapponese del 1894-1895. La Cina accetta i termini del Trattato di Shimonoseki che prevedeva la rinuncia al rapporto tributario con la Corea, il riconoscimento della sua indipendenza, la cessione delle isole di Taiwan e delle Pescadores e della penisola del Liaodong nel sud Manciuria e il diritto del Giappone di insediare industrie nei porti aperti. L'impero cinese fu soggetto a una politica di spezzettamento, cosiddetto break-up, in cui veniva contestata la partecipazione delle diverse potenze alla sua apertura e al suo sfruttamento economico, dell'Estremo Oriente, determinando un inasprimento dei movimenti politici.

interni e la questioneL'occupazione giapponese del Liaodong costituiva una minaccia ai possedimenti russi in Estremo Oriente, bloccando soprattutto l'accesso a un porto in acque libere della ferrovia transiberiana.

Intervento (la Triplice dell'Estremo Oriente) da parte diVenne quindi attuato il cosiddetto TripliceRussia, Francia e Germania con cui il Giappone rinunciò al Liaodong in cambio di un indennizzomaggiore, e le potenze interessate pretesero dalla Cina prove di riconoscenza. Ebbe così inizio lalotta per i territori in affitto e il riconoscimento delle zone di influenza che alla fine del XIX secolovedeva i russi in Manciuria, i tedeschi nello Shandong, gli inglesi nella vallata dello Yangzi enell'area circostante Hong Kong e Canton, i francesi nella Cina del sudovest e i giapponesi sullaterraferma di fronte Taiwan. Gli USA erano impegnati nella guerra contro la Spagna e per il timoreche il mercato cinese venisse accaparrato totalmente dalle

petto del principio di uguaglianza di trattamento per tutte le nazioni interessate nel commercio con la Cina. La nota dell'OPEN DOOR sottolineava l'importanza di mantenere aperti i mercati cinesi a tutte le potenze, senza discriminazioni o privilegi esclusivi per alcun paese. Questo principio era stato proposto dagli Stati Uniti, che cercavano di garantire un accesso equo al mercato cinese per le loro esportazioni. La nota dell'OPEN DOOR fu accolta positivamente dalle altre potenze, che si impegnarono a rispettare il principio di uguaglianza di trattamento nella loro politica commerciale con la Cina. Questo contribuì a stabilizzare la situazione in Cina e a evitare conflitti tra le potenze coloniali che cercavano di ottenere vantaggi commerciali esclusivi.
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Publisher
A.A. 2011-2012
11 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/14 Storia e istituzioni dell'asia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sandrauselli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e Istituzioni dell'Asia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Baldussi Anna Maria.