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Riassunto esame Storia dell'educazione, prof. Marescotti, libro consigliato Storia della scuola dell'infanzia e della scuola primaria e formazione degli insegnanti, Barbieri Pag. 1
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STORIA DELLA SCUOLA DELL'INFANZIA E DELLA SCUOLA PRIMARIA E FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI

Scopo di questo testo è analizzare il sistema scolastico italiano, per mostrare i legami socioculturali con le innovazioni e le contradizioni interne di un sistema piuttosto giovane (1861), e il sistema di formazione degli insegnanti con particolare attenzione alla loro formazione arretrata.

4.1 GLI ALBORI (1861-1900)

Quando l'Italia divenne uno Stato unitario, nel 1861, i sistemi scolastici pre-unitari furono assorbiti dal sistema scolastico dello Stato che aveva preso l'iniziativa delle Guerre d'indipendenza, cioè del Regno di Sardegna.

Legge Casati n. 1859: fu estesa all'intero Stato e diede forma al sistema nazionale dell'istruzione elementare. La scuola dell'infanzia non era menzionata nel curricolo, ma c'era per soddisfare le necessità sociali delle madri lavoratrici. La scuola primaria aveva un curricolo di due anni.

Per imparare a scrivere e a leggere. L'istruzione elementare divenne obbligatoria solo dal 1877 grazie alla legge Coppino.

Negli anni Ottanta del Ottocento il sistema scolastico fu rinforzato da due piani di riforma a livello curricolare:

  • Nel 1888 il ministro Gabelli: cercò di rinnovare il curricolo, introducendo l'insegnamento della fisica e delle scienze naturali.
  • Nel 1894 il ministro Baccelli: rinforzò gli aspetti pratici e gli obiettivi dell'apprendimento e dell'insegnamento della scuola elementare.

La formazione degli insegnanti di scuola elementare era affidata alle scuole normali per preparare insegnanti di scuola elementare: potevano accogliere come allievi aspiranti insegnanti maschi a partire dai 16 anni di età, e insegnanti femmine dai 15 anni. Sulla base di un curricolo triennale, comprendente sia le discipline di base della scuola elementare (lingua e letteratura italiana, matematica, scienze, storia e geografia) sia alcune

nozioni rudimentali didattica applicata.

4.2 LA CRESCITA (1901-22)

Nell'età giolittiana si assistette allo sforzo per rinnovare le istituzioni pubbliche, scuola compresa. Fu un periodo ricco di innovazioni normative:

  • La legge Nasi (1903) costrinse le amministrazioni comunali a migliorare la quantità e la qualità delle scuole;
  • La legge Orlando (1904) stabilì sei anni di scuola elementare obbligatoria, fino all'età di 12 anni;
  • La legge Daneo-Credaro (1911) fece in modo che lo Stato, che già amministrava direttamente la scuola secondaria, diventasse il soggetto principale anche nella gestione delle scuole elementari, fino a quel momento affidate ai Comuni.

Le tre leggi si proponevano anche di elevare le condizioni degli insegnanti, poco formati e poco pagati:

  • La legge Nasi identificava un percorso di sviluppo di carriera sia per gli insegnanti sia per i direttori didattici.

Per la prima volta, inoltre, i salari

Delle insegnanti femmine furono equiparati a quelli degli insegnanti maschi.− La legge Orlando stabiliva un fondo nazionale per aiutare i Comuni meno dotati di risorse finanziarie a pagare un regolare stipendio.− La legge Daneo-Credaro dava fondi per migliorare le condizioni degli insegnanti nelle aree rurali del paese.

Due convegni dell’Associazione nazionale degli studi pedagogici suggerirono una riforma della formazione degli insegnanti di scuola elementare, parificando la scuola normale a un diploma di scuola secondaria superiore. Anche il tirocinio doveva essere rinforzato, sia in termini di tempo, sia in termini di attività formative: il futuro insegnante nel tirocinio delle scuole normali, doveva solo osservare la pratica didattica reale, senza alcuna interazione significativa né con l’insegnante né con la classe.

4.3 LA MODERNIZZAZIONE TOTALITARIA (1923-44)

All’inizio del fascismo, il sistema scolastico fu riformato dal filosofo

neohegeliano Giovanni Gentile, che nel 1923 modellò un sistema scolastico selettivo che accentuò il primato degli studi classici, riducendo al tempo stesso il numero delle scuole tecniche, con un impatto devastante sul nascente sistema industriale. Il Governo fascista spese poi quasi tutti gli anni Trenta a modificare l'idea di scuola che Gentile aveva messo in pratica: - La scuola dell'infanzia fu chiamata "grado preparatorio", propedeutica alla scuola elementare ma non obbligatoria, fu qualificata come scuola materna, il cui curricolo era centrato su obiettivi ricreativi e non educativi; - La scuola elementare rimaneva divisa in grado inferiore e superiore, modellata sulla base della filosofia dell'educazione del pedagogista Giuseppe Lombardo Radice (scuola serena). La rifondazione gentiliana del sistema scolastico italiano fu quindi corretta durante gli anni Venti e Trenta, perché risultata troppo selettiva, ma rimase comunque la.struttura profonda del sistema anche dopo il collasso del regime fascista, avvenuto negli anni 1943-45. Anche la formazione degli insegnanti fu riformata, secondo gli stessi principi teoretici dell'idea gentiliana di scuola. Per i maestri di scuola elementare, Gentile modificò: - Il tipo d'istituzione incaricata di formarli e implementò l'istituto magistrale a livello di una scuola secondaria superiore, basata su un curricolo quadriennale, il cui punto centrale era costituito dalle discipline umanistiche; - Rafforzò le materie classiche (lingua e letteratura latina, storia, filosofia), seguendo il principio che un buon insegnante fosse prima di tutto un buon conoscitore della materia che doveva insegnare; - Soppresse ogni forma d'insegnamento di metodologie e di didattica, secondo la sua visione idealistica della conoscenza: il metodo è incorporato nei contenuti, e conoscendo questi il maestro saprà anche.quello;− Soppresse anche il tirocinio, le cui ore erano spese dai futuri maestri nelle classi delle scuole elementari, sotto la supervisione di un apposito insegnante: durante queste ore, le studentesse erano invitate a osservare quello che gli insegnanti "veri" facevano in classe. Per dare una risposta sociopolitica al problema della disoccupazione delle studentesse diplomate all'istituto magistrale, Gentile costituì un percorso universitario speciale, la facoltà di Magistero (divisa in tre corsi di laurea: Pedagogia, Lettere, Lingue straniere), l'unica alla quale fosse possibile iscriversi senza un diploma quinquennale di scuola secondaria. 4.4 IL DECOLLO (1945-1968) Dopo la Seconda guerra mondiale, il sistema scolastico fu formalmente democratizzato, ma rimase fortemente controllato dal livello centrale, il ministero della Pubblica Istruzione, e ancora modellato secondo l'ideologia gentiliana. Il curricolo della scuola elementare vennema non avevano una formazione pedagogica adeguata. Questo ha portato a una mancanza di competenze nell'insegnamento e nella gestione delle classi. Inoltre, la riforma ha introdotto un sistema di valutazione basato principalmente su esami scritti, che ha favorito l'apprendimento di nozioni teoriche a discapito di competenze pratiche e abilità creative. La mancanza di risorse e di supporto agli insegnanti ha contribuito a creare un ambiente scolastico poco stimolante e poco inclusivo. Gli studenti provenienti da famiglie svantaggiate sono stati particolarmente penalizzati, con un alto tasso di abbandono scolastico e una scarsa possibilità di successo. In conclusione, la riforma del sistema educativo italiano degli anni '60 ha avuto alcuni obiettivi positivi, come l'unificazione della scuola media e la promozione delle organizzazioni giovanili. Tuttavia, ha anche presentato delle criticità, come la mancanza di formazione pedagogica per gli insegnanti e un sistema di valutazione poco equo. Questi problemi hanno contribuito a creare un ambiente scolastico poco inclusivo e a penalizzare gli studenti provenienti da famiglie svantaggiate.maestri di educazione fisica venivano formati attraverso corsi specifici organizzati dalle scuole stesse. Negli anni successivi, con l'evoluzione del sistema scolastico e l'introduzione di nuove metodologie didattiche, sono stati istituiti corsi di formazione per insegnanti di ogni ordine e grado. Oggi, per diventare insegnante, è necessario conseguire una laurea magistrale in Scienze della Formazione Primaria o una laurea magistrale in discipline specifiche per l'insegnamento nella scuola secondaria. Inoltre, sono stati introdotti corsi di specializzazione post-laurea per acquisire competenze specifiche in ambiti come l'inclusione scolastica, l'educazione interculturale e l'educazione alla cittadinanza. La formazione degli insegnanti è un aspetto fondamentale per garantire una buona qualità dell'istruzione e per favorire lo sviluppo delle competenze degli studenti.

Responsabile dell'educazione fisica rimaneva sempre il maestro, che aveva in carico tutte le discipline curricolari. La mancanza di insegnanti ben preparati risultò un grave problema dopo l'istituzione della scuola media unica: una soluzione alla mancanza di insegnanti di lingua straniera, inglese e francese, fu trovata dal ministero della Pubblica Istruzione permettendo d'insegnare queste discipline ai laureati in Scienze politiche.

4.5 LA RIFORMA (1969-91)

Sulla spinta dello sviluppo sociale ed economico, il sistema scolastico italiano cominciò a rinnovarsi a partire dal 1968, quando fu creata la scuola materna statale. Un'altra importante riforma riguardava la gestione sociale della scuola, con l'inserimento dei rappresentanti dei genitori e degli studenti nei consigli di classe e d'istituto nel 1974. Nel 1979, diciassette anni dopo l'avvio della scuola media unica, erano approvati i nuovi programmi per questo grado di scuola concepiti.

In una forma ancora tradizionale: focalizzati sui contenuti disciplinari, non lasciavano intravedere una nuova cornice psicopedagogica e nemmeno un approccio metodologico aggiornato.

Molto differente fu il percorso della riforma del curricolo della scuola elementare: i Nuovi programmi del 1985, ispirati dalla psicologia cognitiva e dalla teoria del curricolo di ispirazione anglosassone, furono elaborati da una commissione che lavorò dapprima sui fondamenti pedagogici generali della scuola e solo in secondo momento sui contenuti dei diversi campi disciplinari.

La lunga stagione delle riforme si chiuse nel 1991 con l'implementazione dei Nuovi orientamenti per la scuola materna statale, nei quali si ponevano al centro dell'attenzione educativa i bisogni dei bambini in una società in rapido cambiamento: diventava una scuola dotata di una sua autonomia progettuale e pedagogica. La più nota è quella di Reggio Emilia, un'innovativa rete di servizi.

ecessità di un aggiornamento. Così, nel 1994, nasce il Centro Internazionale Loris Malaguzzi, un luogo di formazione e ricerca per insegnanti e operatori del settore educativo. Il Centro offre corsi di formazione, laboratori e incontri di approfondimento su tematiche legate alla pedagogia di Reggio Emilia. La pedagogia di Reggio Emilia si basa su alcuni principi fondamentali, come il valore della partecipazione attiva dei bambini alla costruzione del proprio apprendimento, l'importanza dell'ascolto e della valorizzazione delle idee e delle competenze dei bambini, la centralità del gioco come strumento di apprendimento e la collaborazione tra insegnanti, genitori e comunità. I bambini e le bambine che frequentano le scuole di Reggio Emilia hanno la possibilità di esplorare, sperimentare e creare in un ambiente ricco di materiali e risorse. Gli insegnanti fungono da mediatori tra i bambini e il mondo, offrendo stimoli e opportunità di apprendimento, ma senza imporre un percorso predefinito. La pedagogia di Reggio Emilia si basa anche sull'importanza della documentazione del processo educativo. Gli insegnanti documentano il lavoro dei bambini attraverso foto, video, registrazioni audio e scritti, creando così una traccia visibile del percorso di apprendimento. Questa documentazione viene poi condivisa con i bambini, i genitori e la comunità, favorendo la riflessione e la condivisione delle esperienze. Le scuole di Reggio Emilia sono considerate un modello di eccellenza educativa a livello internazionale e sono state fonte di ispirazione per molte altre esperienze educative in tutto il mondo. La pedagogia di Reggio Emilia mette al centro il bambino come protagonista attivo del proprio apprendimento, valorizzando la sua curiosità, creatività e capacità di relazione con gli altri.
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Publisher
A.A. 2020-2021
5 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/02 Storia della pedagogia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher a_21 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Ferrara o del prof Marescotti Elena.