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SOGNI
Nel testo “l’interpretazione dei sogni” è presente una teoria della motivazione, che è stata
classificata di transizione, perché conserva alcuni elementi della precedente teoria,
regolata dal PRINCIPIO DI COSTANZA, e anticipa alcuni aspetti della successiva TEORIA
DELLE PULSIONI.
La motivazione è legata al desiderio e il sogno è l’appagamento di un desiderio, nulla
all’infuori di un desiderio è in grado di mettere in moto l’apparato psichico.
Secondo la teoria della motivazione, il principio di costanza caratterizza l’apparato
psichico, ma solo all’inizio dell’esistenza umana, questo aveva lo schema di un apparato
riflesso, che permetteva di allontanare rapidamente, per via motoria, un eccitamento
proveniente dall’esterno.
Nel lungo periodo, questa situazione perde efficacia, la vita psichica non si svolge più sullo
stimolo del principio di costanza, ma è stimolata dal PRINCIPIO DI DISPIACERE, che
diventerà in seguito il PRINCIPIO DEL PIACERE, i pensieri del sogno non sono solamente
i pensieri infantili e i desideri del sogno non solo solamente desideri del passato, ma
anche del presente, che sono tuttavia inaccettabili per la coscienza.
Esiste dunque una parte della vita psichica che è preclusa alla coscienza stessa, la quale
fa capo all’inconscio, inteso come istanza psichica.
I contenuti dell’inconscio, per giungere al conscio dovrebbero prima passare il vaglio della
censura e accedere ad un altro sistema, quello del preconscio.
Freud sostiene che senza censura i desideri inconsci tenderebbero a manifestarsi anche
di giorno e a prendere il controllo della coscienza e dell’apparato motorio, secondo lui
l’inconscio funziona sulla base di principi differenti:
- I processi mentali inconsci, definiti processi primari
- I processi mentali consci, definiti processi secondari
L’intensità dei processi è definita investimento.
CAPITOLO 3
L’AVVENTO DELLA TEORIA DELLE PULSIONI
PSICOANALISI E QUOTIDIANO INCONSCIO, LAPSUS E ATTI MANCATI
Freud riteneva che ogni accadimento mentale fosse significativo, ogni apparente errore
dovesse essere l’equivalente di un sintomo e ogni evenienza inspiegabile dovesse poter
essere spiegata.
Freud prende in considerazione diversi tipi di “errori” comuni nella quotidianità:
- Dimenticanze, di nomi propri e comuni, di parole straniere, di impressioni e
propositi.
- Lapsus, verbali, di scrittura, di lettura.
- Azioni sbagliate, sbadataggini, omissioni.
Ognuno di questi errori, solo apparentemente casuali, può essere definito ATTO
MANCATO, in quanto l’atto intrapreso non ha il risultato previsto sul piano cosciente, ma
un risultato diverso, sintomatico, una formazione di compromesso.
Tutti questi hanno in comune che la cosa deformata o dimenticata è messa in
collegamento, tramite una qualche via associativa, con un contenuto di pensiero
inconscio, dal quale nasce l’effetto che si manifesta come dimenticanza.
Un fenomeno notevole di dimenticanza è la scomparsa di intere catene di nomi dalla
memoria, questo avviene quando nel cercare un nome dimenticato, se ne cerca un altro
collegato al primo per associazione, ma sfugge anche questo secondo nome, e così via.
Un caso particolare di alterazione della memoria è costituito dai ricordi di copertura, cioè
ricordi indifferenti dell’infanzia, che esistono grazie ad un processo di spostamento; nella
riproduzione questi sostituiscono altre impressioni realmente significative, fenomeno già
identificato nell’elaborazione onirica, la riproduzione diretta di questi contenuti è ostacolata
da una resistenza.
Se per la dimenticanza dei nomi e i ricordi di copertura, secondo Freud , opera il
meccanismo dello spostamento, nel caso dei lapsus è invece la condensazione ad
attivarsi.
Nei lapsus, come nei sogni, si ha una distorsione delle parole o una sostituzione di parole
con parole diverse, anche in questo caso il risultato è una formazione di compromesso in
un gioco di forze psichiche contrastanti.
In alcuni casi il lapsus è indotto dall’autocritica: la volontà di affermare qualcosa si scontra
con un pensiero diverso, che si dovrebbe tenere per sé.
Secondo Freud la dimenticanza appare fondata su un motivo di dispiacere, di
conseguenza il ricordo viene allontanato dal sistema conscio tramite una forma di
resistenza.
Questa tendenza elementare di difesa dimostra che vi è una continuità tra normalità e
patologia, paragonabile al riflesso di fuga dagli stimoli dolorosi, fondamentale nel
meccanismo portante dei sintomi isterici.
È quindi possibile scorgere il principio architettonico dell’apparato psichico dato dalla
stratificazione, ovvero la struttura ad istanze contrapposte, ed è possibile che questa
propensione alla difesa appartenga ad un’istanza psichica inferiore e sia inibita da istanze
superiori.
IL MOTTO DI SPIRITO
L’origine del MOTTO DI SPIRITO non ha carattere sintomatico, al contrario dei sogni e
degli atti mancati, non ha l’apparenza misteriosa e non induce disagio nel suo autore,
piuttosto sollievo.
Secondo Freud il motto, al pari delle altre forme di uso della parola per indurre al riso, ha
in comune con gli altri due fenomeni, l’origine inconscia e i meccanismi di formazione.
In particolare, ciò che rende divertente una battuta è legato direttamente ai meccanismi di
condensazione e spostamento.
La condensazione dona ai motti di spirito quel carattere di concisione che ne distingue la
brillantezza.
Lo spostamento crea gli effetti di assurdo che pure possono essere legati al successo di
una battuta.
Il motto ha un carattere sociale, ed è anzi la più sociale di tutte le funzioni psichiche, che
hanno per scopo il piacere.
Necessita di 2 o addirittura 3 persone per ottenere il suo effetto:
- Chi lo enuncia
- Che ne è oggetto
- Chi ride per l’effetto ottenuto
Il motto è vincolato alla condizione di intellegibilità e non è lecito avvalersi della
deformazione.
Freud nota che alcuni motti possono avere un carattere sostanzialmente innocente,
mentre altri possono essere piuttosto tendenziosi: lo spirito consente di proporre
affermazioni che se enunciate in maniera piana e diretta, sarebbero inaccettabili in altri
contesti.
I motti tendenziosi risultano più divertenti degli altri, perché il loro fine è quello di procurare
piacere, disponendo di fonti di piacere, alle quali il motto innocente non ha accesso.
I motti tendenziosi sono riconducibili alla sessualità e all’aggressione entrambi risultano
una liberazione dell’energia psichica che altrimenti rimarrebbe bloccata dalla censura.
In tutti i casi il motto di spirito risulta ben riuscito e quindi suscita il riso negli ascoltatori il
meccanismo è per Freud il medesimo: “un pensiero preconscio viene abbandonato per un
momento dall’elaborazione inconscia e ciò che ne risulta viene colto immediatamente dalla
percezione cosciente”.
LA TEORIA DEL TRANSFERT
Il concetto di transfert viene discusso per la prima volta da Freud nel resoconto clinico del
caso di Dora.
Il transfert è un tipo di formazione mentale, essenzialmente inconscia, consiste nella copia
o riedizione degli impulsi, delle fantasie che devono essere risvegliati e resi coscienti
durante il processo dell’analisi, nella quale, tuttavia, alla persona che aveva sollecitato
originariamente tali impulsi e fantasie viene sostituita la figura dell’analista.
Il paziente rivive esperienze psichiche del passato all’interno della relazione con il
terapeuta: verso di lui il paziente stesso prova sentimenti già provati in passato nei
confronti di un’altra persona, attribuendogli anche gli affetti attribuiti prima all’altra persona.
Il transfert è un requisito necessario di qualunque analisi, che non può essere evitato e la
sua soluzione è uno degli obiettivi da raggiungere nel corso della terapia.
Patologie curabili con la psicoanalisi verranno poi definite NEVROSI DA TRANSFERT da
Jung, espressione che sarà approvata successivamente da Freud.
Il fenomeno del transfert non è facile da comprendere e da gestire per il terapeuta, deve
essere da quest’ultimo intuito sulla base degli indizi forniti dal paziente.
La cura psicoanalitica non crea il transfert, lo scopre solamente, così come tutti gli altri
processi psichici nascosti.
La discussione sul transfert offre la spiegazione dell’abbandono della terapia da parte
della paziente Dora, come conseguenza di un errore di Freud.
Dora stava rivivendo nel transfert una serie di impulsi legati alla crudeltà e alla vendetta,
che erano sempre stati sintomi isterici, la mancata interpretazione dell’origine di questi
impulsi aveva causato un particolare fenomeno clinico, quello della vendetta sull’analista.
Il mancato riconoscimento del transfert da parte di Freud è stata la causa parziale
dell’insuccesso della terapia.
LA TEORIA DELLE PULSIONI
I tre saggi sulla teoria sessuale introducono il modello pulsionale, che sostituisce
definitivamente il modello del desiderio come teoria della motivazione.
Il concetto di pulsione viene definito da Freud come la rappresentazione psichica di una
fonte di stimolo in continuo flusso, la pulsione si trova la limite tra psichico e corporeo, ciò
che permette alle pulsioni di distinguersi l’una dall’altra e che gli attribuisce specifiche
qualità è la relazione che queste hanno con le loro fonti somatiche e le loro mete.
La fonte della pulsione è un processo eccitante in un organo
La meta risiede nell’abolizione di questo stimolo organico
La pulsione sessuale viene percepita come necessaria, al pari della necessità di
alimentarsi per sopravvivere, si esprime attraverso la libido e poiché la pulsione esercita
una spinta verso la propria soddisfazione, la libido viene intesa come l’energia di questa
spinta.
Per spinta di una pulsione si intende l’elemento motorio, la somma delle forze.
Per meta si intende il soddisfacimento, che può essere raggiunto solo sopprimendo la
stimolazione allo stato della fonte.
Per fonte si intende quel processo somatico che si svolge in un organo o parte del corpo.
L’oggetto è l’elemento più variabile della pulsione e si riferisce all’oggetto mediante cui la
pulsione può raggiungere la sua meta, non è collegato alla pulsione, ha solo la proprietà di
rendere possibile il soddisfacimento.
Le pulsioni necessarie per la teoria vengono da Freud limitate a due:
- Quelle di AUTO-SOPRAVVIVENZA
- Quelle SESSUALI
La sessualità assume quindi un ruolo esclusivo, l