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L’offerta non è mai individuale ma è a favore di tutti i persiani e del re, ed è obbligatoria la presenza di un
Mago.
Il fuoco e l’acqua godevano di un culto specifico, e ricevevano offerte e sacrifici. Il fuoco stava all’origine
dell’esistenza dell’uomo e degli animali.
Le cerimonie si svolgevano sulle sommità di monti, all’aperto, e all’aperto erano esposti i cadaveri: le
loro ossa venivano raccolte solo dopo che fossero state del tutto scarnificate. 6
V. La Grecia antica
1. Cenni storici
La religione greca era una religione etnica. La storia della Grecia ha le sue radici nella precedente civiltà
micenea, popolazione di origine indoeuropea che approdò in Grecia intorno alla metà del II millennio a.C.
Qui entrarono in contatto con la civiltà minoica (denominazione data da studiosi derivata dal nome del
mitico sovrano di Creta). I Minoici svilupparono una grande civiltà basata su attività commerciali e
grandiosi palazzi (Cnosso, Festo); le divinità erano prevalentemente femminili. I Greci Micenei adottarono
la scrittura e aspetti culturali del mondo cretese, conservando però proprie caratteristiche del pantheon.
Conservano i motivi decorativi dell’arte ma non adottano la struttura palaziale aperta: circondano invece
le costruzioni con possenti fortificazioni, sconosciute ignorate dai Minoici. I palazzi micenei sono
essenziali, costituiti da un’unica lunga stanza, mentre quelli cretesi sono articolati attorno ad un cortile.
La civiltà micenea viene distrutta tra il XIV e il XIII secolo a.C. Inizia il cosiddetto “Medioevo ellenico”,
documentato da scarsi ritrovamenti archeologici, e si creano le basi della nuova religione greca.
2. Il pantheon: dall’epica omerica alla polis
La mitologia greca si basa essenzialmente sul passato miceneo. I documenti più antichi sono l’Iliade,
l’Odissea e la Teogonia. Gli dei sono antropomorfi e differenziati, si manifestano personalmente e
assolvono precise funzioni.
L’Iliade stabilisce una ripartizione del cosmo tra Zeus (dominio del cielo), Ade (dominio degli Inferi) e
Poseidone (dominio del mare); altre divinità fondamentali sono Era, Artemide, Apollo, Atena ed Ermes, ai
quali si aggiungono Demetra, Ares, Afrodite, Efesto ed Estia.
La Teogonia pone all’inizio Gaia (la terra), Chaos (il vuoto), Eros (principio generativo) e Tartaro (un
luogo, il punto più profondo degli Inferi). Gaia produce l’intero universo e poi unendosi ad Urano dà vita
ai Titani, prima generazione divina. I fratelli Crono e Rea danno vita alla seconda generazione divina (Estia,
Demetra, Era, Ade, Poseidone e Zeus). Zeus e Latona danno vita ad Artemide e Apollo.
Zeus è “padre degli dei e degli uomini”, garante dell’ordine e della giustizia. Gli altri ei agiscono all’interno
delle loro sfere di competenza.
Con l’affermarsi delle città gli dei entrano nello spazio urbano dimorando nei templi, diventano
concittadini degli uomini, ne condividono il destino e mantengono l’equilibrio della città stessa.
Gli eroi. Gli eroi hanno origine semidivina o umana, e sono in costante comunicazione con gli dei.
Essendo mortali il culto a loro dedicato è di tipo funerario, sulla tomba collocata vicino all’agorà. Le
imprese eroiche sono divise in cicli narrativi (argonautico, tebano, troiano).
L’eredità indoeuropea. Il pantheon greco si basa sulla ripartizione di funzioni indoeuropee. Zeus incarna
la 1ª funzione, Ares e Eracle la 2ª funzione e Asclepio, figlio di Apollo, la 3ª funzione.
3. La sopravvalutazione del mito
Il racconto mitico è dominante. Sebbene oggi il termine indichi un “racconto fantastico”, in epoca arcaica
il mythos era solamente il “racconto”, trasmesso oralmente. Il mito fondava e legittimava il presente dei
Greci e contribuì al processo di antropomorfizzazione degli dei; era inoltre elemento fondamentale per la
coesione culturale e religiosa. Gli eventi e le azioni trovano luogo in un passato lontanissimo e irripetibile,
e proprio queste due caratteristiche sono garanzia per la conservazione dell’ordine nel presente.
4. Il culto
In epoca arcaica le uniche forme di culto consistono in sacrifici cruenti agli dei. Con l’avvento delle città i
riti diventano più umani e orientati ad avere un’azione nel presente. 7
Il sacrificio. Esistevano due forme di sacrificio: l’enágisma, destinato agli dei inferi, agli eroi e ai defunti,
nel quale l’animale a manto scuro veniva completamente bruciato; e la thysía, destinato agli dei olimpici,
durante il quale il grasso e le ossa dell’animale, a manto chiaro, venivano bruciate in onore degli dei,
mentre la carne era spartita tra i partecipanti al banchetto sacrificale secondo il loro rango.
Il ciclo festivo. Un calendario festivo regolava la celebrazione dei culti. Oltre ai sacrifici esistevano i
misteri, l’agonistica e le rappresentazioni tragiche. Molte delle feste erano caratterizzate da competizioni.
Gli oracoli. Posti sotto la tutela di Apollo gli oracoli avevano la funzione di predizione del futuro o
indicazione delle vie da percorrere sotto indicazione degli dei.
5. La religione della città
Con l’affermazione delle città e delle sue strutture anche il mondo divino si trasforma in senso civico e
politico. Gli dei diventano parte integrante dello spazio urbano, quindi l’individuo inizia a riconoscere nella
città la sola fonte in grado di rispondere ai suoi bisogni.
Ogni città godeva di una propria autonomia politica e religiosa, con un calendario e feste proprie, una
propria divinità tutelare e culti propri. 8
VI. Celti e Germani
1. Celti
Cenni storici. Compaiono all’inizio del I millennio a.C. nell’area tra il Mare del Nord, il Reno, le Alpi e il
Danubio. Tra il VI e il IV secolo a.C. conoscono la loro massima diffusione espandendosi in Francia, Spagna
e Portogallo, nelle isole britanniche e in Irlanda, nella Valle del Po, in Puglia e Sicilia, in Grecia e in Asia
Minore. Hanno dato vita a gruppi etnici con forme culturali proprie nelle quali sono però identificabili
tratti comuni.
Per Greci e Romani incarnavano l’idea di barbarie e brutalità, in particolare a causa della pratica di
tagliare le teste dei nemici per appendere nelle loro case e del sacrificio umano.
Il pantheon celtico. Le divinità celtiche vennero identificate con quelle del pantheon romano. Al vertice
vi era Mercurio, cui seguivano Apollo, Minerva, Giove e Marte. È probabile che il pantheon celtico fosse
stato influenzato dal modello greco-romano, tuttavia tutta la struttura pare invertita, con Giove al quarto
posto e Mercurio al primo. Non si sa se questo schema fosse fisso per tutti i Celti oppure no.
Tramite una raccolta di racconti redatta in Inghilterra attorno al XI secolo a.C. è possibile risalire a
tracce della tradizione precristiana nelle isole britanniche, ma non c’è niente che permetta di ricostruire
un pantheon. I personaggi posseggono tratti eroici quindi non si capisce se fossero eroi o meno. In Irlanda
la situazione è analoga, anche se sono stati rinvenuti più testi.
Il druidismo. I druidi erano un élite intellettuale che deteneva il fondamento religioso. Si spostavano per
partecipare a incontri annuali, quindi costituivano un collegamento tra le comunità. La loro formazione,
fondata sull’apprendimento mnemonico di lunghissime sequenze di versi, aveva una durata molto lunga;
parte di essa era elitaria e trasmessa oralmente per evitare che il popolo ne venisse a conoscenza. La
Britannia fu probabilmente il centro d’irradiazione e la sede più prestigiosa della sapienza druidica:
astrologia, cosmologia, teologia, pratiche di culto, sacrifici, divinazione, applicazione della giustizia,
trasmissione della tradizione mitica ed eroica. Accanto ai druidi vengono solitamente posti i bardi e i vati,
che forse indicano la stessa figura sacerdotale: in questo caso il bardo sarebbe il druido che celebra imprese
eroiche per mezzo di musica e poesia, mentre il vate sarebbe il druido che enuncia la volontà divina.
L’eredità indoeuropea. Tra i Galli il capo si presenta come guida militare e politica, e il suo potere si
fonda sul prestigio e sull’autorità. Cesare collocava i guerrieri accanto ai druidi, al vertice della gerarchia,
mentre il popolo stava al gradino più basso accanto ai servi.
2. Germani
Il termine Germani indica popolazioni di origine indoeuropea stanziate tra la Scandinavia meridionale, lo
Jutland, la costa meridionale del Baltico e l’Europa centrale.
Conoscevano la scrittura (rune) ma non hanno lasciato resoconti della loro storia e civiltà; le
informazioni sono fornite principalmente da autori greci e latini, in particolare Tacito.
Sacerdoti, immagini di culto, spazi sacri. Esistevano “specialisti del sacro” che si occupavano anche
dell’amministrazione della giustizia. Solo il sacerdote aveva il diritto di fustigare chi si fosse macchiato di
colpe nel combattimento. È possibile che ogni tribù avesse un proprio sacerdote che si occupava della
divinazione a carattere pubblico. Il capo aveva invece il compito di interpretare i nitriti dei cavalli, quindi
poteva affiancare o sostituirsi al sacerdote.
Il sacrificio. Il sacrificio cruento costituiva il momento centrale del culto. L’animale, dedicato ad una
divinità, veniva ucciso secondo un rituale codificato. Secondo il modello greco una parte era destinata al
dio e il resto veniva consumato dai partecipanti al rito. 9
La morte e l’Aldilà. I funerali non avevano alcuno sfarzo. A volte il defunto e il cavallo venivano cremati
insieme, mentre tra gli Scandinavi si usava cremare invece vesti e oggetti preziosi. In alcuni popoli era
addirittura la moglie del defunto che doveva immolarsi sul rogo.
Secondo la tradizione nordica gli eroi caduti in battaglia sono trasportati dalle Valchirie nel Valhalla.
Qui attendono il ragnarök, la battaglia finale tra le forze del bene, guidate da Odino, si scontrano con le
forze del male guidate da Loki. Tutti i contendenti vengono annientati e sorgerà una nuova terra verde
ripopolata per mezzo di Líf (“vita”) e Lífthrasir (“pieno di vita”).
Il pantheon. Le fonti classiche presentano i Germani come una civiltà pre-urbana. Tacito sostiene che
venerassero Mercurio (Odino) sopra ogni altro, a cui seguivano Ercole (Thórr) e Marte (Týr).
Odino aveva la tutela degli eroi caduti in battaglia ma anche dei commerci, come Mercurio. Ercole
sarebbe invece Thunaraz (Thórr nella mitologia scandinava) in quanto sono armati uno di clava e l’altro
di martello; il martello di Thórr è la folgore, quindi venne poi identificato con Giove. Marte sarebbe infine
Teiwaz (Týr) che Snorri Sturluson nell’Edda pre