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UOMINI COMUNI – CHRISTOPHER R. BROWNING
I riservisti di polizia del Battaglione 101 erano padri di famiglia, di mezza età, del ceto basso e medio-basso, gli
strati + umili della società tedesca (una classe sociale antinazista x cultura politica, per questo probabilmente
prima del ’33 erano stati comunisti, socialisti o iscritti al sindacato), provenienti da Amburgo (reputata una delle
città meno nazistificate della Germania), considerati troppo vecchi x combattere nell’esercito tedesco. Il loro
comandante era il maggiore Wilhem Trapp, un poliziotto di carriera, veterano della 1° guerra mondiale, di 53
anni. Fu poi condannato a morte e giustiziato nel dicembre ’48. Riguardo agli incarichi non erano di suo
gradimento, ma provenivano da autorità + alte. Siccome lo sterminio degli ebrei era un programma che
prevedeva la partecipazione di tutti i reparti delle SS e della polizia, saranno gli ordini impartiti dalla gerarchia
facente capo a Himmler a decretare il loro coinvolgimento. Ebbe inizio nell’estate e autunno ’41 in Russia. Lo
stesso anno in cui iniziò la costruzione dei campi, in quanto in Europa non era il caso di usare i plotoni di
esecuzione come in Russia: occorreva un metodo + efficiente, segreto, psicologicamente meno gravoso x gli
esecutori. Mentre Trapp si lamentava degli ordini ricevuti e piangeva, i suoi uomini si organizzavano x eseguire
gli incarichi. I poliziotti dovevano tenere a mente, mentre fucilavano donne e bambini ebrei, che in Germania il
nemico uccideva con le bombe donne e bambini tedeschi. Nell’estate del ’42 il battaglione si trovò investito
dell’incarico di fucilare circa 1500 ebrei nel villaggio polacco di Jozefow. Solo una dozzina di uomini aveva fatto
un passo avanti x non essere coinvolta nell’imminente massacro, ma molti altri tentarono di sganciarsi in seguito
senza dare nell’occhio, oppure chiedevano di lasciare l’incarico dopo l’inizio delle fucilazioni.
X alleviare il peso psicologico conseguente vennero apportati dei cambiamenti: il battaglione si sarebbe
occupato soprattutto di evacuazione dei ghetti e deportazioni, non + di massacri sul posto. Anche queste erano
procedure raccapriccianti e violente. Si stabilì una divisione dei compiti: il grosso delle esecuzioni veniva affidato
ai campi di sterminio e la parte peggiore del lavoro sporco agli Hiwi. Questo contribuì alla crescente insensibilità
che si manifestava anche nel modo in cui i poliziotti si comportavano tornando da un’azione cruenta: dopo il fatti
di Jozefow e le prime esecuzioni in massa, gli uomini erano rientrati in caserma scossi e amareggiati, privi di
appetito e desiderosi di non parlare di quanto avevano appena fatto. Il susseguirsi dei massacri offuscò quella
sensibilità. Alcuni a pranzo scherzavano sui fatti successi durante un’azione.
Perché la maggior parte dei poliziotti del 101 si trasformarono in assassini?
• Razzismo
• Divisione del lavoro
• Routine
• Carrierismo
• Obbedienza agli ordini
• Indottrinamento ideologico
• Conformismo
Tutti questi fattori hanno un loro ruolo, ma nessuno si impone a livello assoluto. Gli uomini del 101 divennero
sempre + avvezzi alla crudeltà. L’orrore delle prime esecuzioni si trasformò in routine e, come avviene in
battaglia, uccidere fu sempre + facile. La disumanizzazione dell’altro contribuiva al senso di distacco psicologico
che rendeva facili le uccisioni. Il senso di distacco, rafforzato dalla guerra e dagli stereotipi razziali negativi, è
uno dei fattori chiave del comportamento degli uomini del 101. La divisione del lavoro contribuì ad alleviare il
peso psicologico delle esecuzioni: le azioni più importanti venivano svolte insieme ad altre forze e comportavano
una certa divisione dei compiti.
La sanzione o il biasimo che potevano colpire chi disobbediva non erano comunque mai commisurati alla gravità
dei crimini che gli si ordinava di commettere. Ma in generale il Battaglione 101 non subiva questa coercizione: i
poliziotti ne ebbero la prova sin da Jozefow, quando il maggiore Trapp aveva proposto di dispensare coloro che
non se la sentivano e difeso dall’ira del capitano Hoffmann il 1° uomo che aveva accettato l’offerta. In seguito
accontentò e protesse il tenente Buchmann che oltre a desiderare di essere tenuto fuori dalle azioni contro gli
ebrei, manifestava apertamente il suo dissenso. Quindi chi non voleva uccidere non era costretto a farlo, non
potevano però sottrarsi ai rastrellamenti nei ghetti, ma anche lì avevano una certa libertà di scelta riguardo alle
esecuzioni.
Uscire dai ranghi e fare un passo avanti, cioè adottare apertamente un comportamento non conformista era al di
là della portata di molti uomini, significava lasciare il lavoro sporco ai compagni, rifiutare di condividere una
sgradevole incombenza collettiva e appariva come un atto asociale. Rischiavano il rifiuto, l’isolamento,
l’esclusione: prospettiva molto sgradevole dato che erano inseriti in unità chiuse, lontani da casa, tra una
popolazione ostile. Poteva anche essere interpretato come un rimprovero ai compagni. A Jozefow un poliziotto
distingue tra essere deboli e codardi: ci si può riconoscere deboli dopo aver tentato di fare la propria parte, ma è
da codardi non provarci x niente.
Esisteva una sorta di zona grigia tra persecutori e vittime. Alcuni ammisero che nel corso delle piccole azioni
capitava spesso di liberare gli ebrei catturati, se erano sicuri che nessun superiore lo avrebbe saputo.
Per quanto riguarda l’indottrinamento basta dare un’occhiata al materiale usato x indottrinare il Battaglione 101 x
rendersi conto che i messaggi ideologici delle SS non erano sufficienti ad indurli a trasformarsi in assassini.
Inoltre, molti di loro erano uomini di mezza età, formatisi prima del ’33, provenienti da un ambiente sociale ostile
al nazismo e conoscevano perfettamente le norme morali vigenti in Germania prima di Hitler. Avevano dunque
capacità di giudizio sulle politiche naziste che erano spinti a realizzare.
Adorno parla di “personalità autoritaria” ipotizzando che alcuni aspetti profondi della personalità generano
individui “potenzialmente fascisti”, fortemente ricettivi della propaganda antidemocratica. I tratti caratteristici,
misurabili con la “scala F” sono:
• Rigida adesione a quei valori
• Sottomissione alle figure che incarnano l’autorità
• Aggressività nei confronti dei gruppi esterni
• Inclinazione alla superstizione e ai giudizi stereotipati
• Ossessione x il potere
Concludendo che l’individuo antidemocratico nutre forti impulsi aggressivi sottostanti: i movimenti fascisti gli
consentono di proiettare la sua aggressività con la violenza autorizzata contro gruppi esterni stigmatizzati
ideologicamente. Bauman riassunse il concetto dicendo: il nazismo era crudele perché i nazisti erano crudeli, e
lo erano perché gli individui crudeli tendevano a diventare nazisti. Bauman criticò Adorno di non tener conto dei
condizionamenti sociali. Steiner studiò un gruppo di volontari delle SS ed elaborò il concetto di “dormiente” per
indicare caratteristiche che normalmente restano latenti ma possono essere attivate da determinate condizioni.
FRONTE ORIENTALE – OMER BARTOV
Goldhagen (criticato anche da Browning in “Uomini comuni”) lasciando intendere che tutti i tedeschi erano, nel
Terzo Reich, potenziali “volenterosi carnefici”, ha accusato l’intera nazione di una responsabilità collettiva x
l’Olocausto, cosa che i tedeschi di qualunque tendenza politica hanno sempre rifiutato. Spesso i tedeschi
vengono ritratti come se fossero o tutti nazisti o quasi completamente estranei alla cricca criminale riuscita in
qualche modo a salire al potere. Un regime basato essenzialmente su paura e conformismo piuttosto che su
convinzione ed entusiasmo.
Questa è una ricerca fondata su una “visione dal basso” dell’esercito tedesco sul fronte orientale, sulle cause
dell’imbarbarimento delle truppe tedesche sul fronte orientale durante la 2° guerra mondiale. L’ipotesi di fondo è
che ciò sia risultato da 3 fattori principali:
1. Condizioni di vita al fronte
2. Retroterra sociale ed educativo degli ufficiali subalterni
3. Indottrinamento politico delle truppe
Il libro studia un segmento piccolo e selezionato dell’esercito, concentrandosi su 3 divisioni che trascorsero al
fronte la maggior parte della guerra.
1) 12° divisione di fanteria
2) Divisione Grossdeutschland
3) 18° divisione corazzata
CAPITOLO 1 – VITA, STENTI E MORTE AL FRONTE.
Il 1° capitolo parla delle condizioni dei combattenti al fronte, sottolineando
• Perdite elevate
• Difficili condizioni di vita
• Problemi di morale e disciplina tra le truppe.
Le 3 divisioni prese in esame trascorsero gran parte della guerra all’Est. Le perdite terribili determinarono fin dai
primi mesi una cronica mancanza di uomini, che acuì le sofferenze dei sopravvissuti. Le privazioni fisiche
caratterizzavano la vita al fronte, le grandi distanze che le truppe dovettero coprir enei mesi iniziali della guerra e
durante le lunghe ritirate degli anni seguenti. Una delle conseguenze + gravi delle forti perdite e della scarsità di
uomini fu la necessità, x i sopravvissuti, di accollarsi un pesante fardello di operazioni di routine, un crescente
debito di riposo e di sonno. Unito alle spaventose condizioni degli alloggi, clima rigido, mancanza di
abbigliamento invernale adeguato e frequenti interruzioni nei rifornimenti, grave peggioramento della salute e
delle condizioni psicologiche delle truppe. Collasso di singoli soldati o interi gruppi: situazione descritta come
“stress da combattimento”, che causava uno spossamento fisico estremo e crolli mentali. La disciplina e il morale
delle truppe erano legati alle condizioni presenti al fronte e le misure prese dai comandanti delle unità x
mantenere la combattività degli uomini. Sempre maggior numero di casi di negligenza durante i servizi di
guardia, automutilazioni e codardia di fronte al nemico. Mentre i soldati accusati di furto, saccheggio e di essersi
addormentati durante i turni di guardia trovavano una certa comprensione da parte dei propri ufficiali, a coloro
che tentavano di sottrarsi al combattimento disertando o compiendo atti autolesionistici furono inflitte pene
severe, in qualche caso persino la morte. Le divisioni diedero grande pubblicità a queste punizioni esemplari, nel
tentativo di evitare il ripetersi di casi analoghi. Il crescente senso di isolamento derivante dalla vita in un paese
vastissimo, sconosciuto ed ostile, che si univano alla sensazione di essere stati dimenticati dagli stati maggiori
delle retrovie. Le terribili avversit&ag