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XI Dell’estensione del potere legislativo-XII Del potere legislativo, esecutivo e federativo della società
politica-XIII Della subordinazione dei poteri: Il potere legislativo e il potere esecutivo hanno il compito di
dichiarare quale punizione convenga alle varie trasgressioni commesse fra i membri della società politica e
di giudicare come debbano essere punite le offese provenienti dall’esterno. In primo luogo il potere
legislativo è affidato a uno o più uomini, è il potere supremo, non può essere arbitrario sulle vite e sugli averi
del popolo e non può violare la legge di natura e i diritti naturali. Infatti le obbligazioni della legge di natura
non cessano nella società ed anzi essa diventa una norma eterna, resa ancora più efficace dalle penalità
connesse. Non a caso è la manifestazione della volontà di Dio, a cui le leggi e tutte le azioni degli uomini
devono essere conformi. Infine chiunque detenga il potere legislativo deve dirigere il tutto al fine della pace,
della sicurezza e del pubblico bene del popolo. Il potere esecutivo è separato, subordinato e responsabile
verso il potere legislativo e può essere mutato dal popolo a piacere. L’intera comunità si trova allo stato di
natura nei confronti di tutte le altre società politiche o persone. Il potere federativo è sostanzialmente il
potere di guerra e di pace, di fare alleanze e ogni altro negoziato con tutte le persone e le comunità estranee
alla società politica. L’esecutivo e il federativo sono quasi sempre uniti per il fatto che il primo si occupa
dell’esecuzione delle leggi civili all’interno e il secondo della cura della sicurezza e dell’interesse del pubblico
all’esterno.
XIX Della dissoluzione del governo: Secondo Locke esiste una differenza tra dissoluzione della società e
dissoluzione del governo: la prima può avvenire o per via di un’invasione di una forza straniera che non le
permette di mantenersi come un solo corpo intero ed indipendente o perché il legislativo tradisce il fine per
cui è stato istituito. Quando la società è dissolta, anche il governo di quella società non può continuare. Nel
caso in cui il legislativo non adempia ai propri compiti e tenti di sopprimere la proprietà del popolo o di ridurlo
in schiavitù, quest’ultimo non è più tenuto ad obbedirgli, si rimpossessa del potere concedutogli e provvede
all’istituzione di un nuovo legislativo. La stessa cosa vale per il supremo esecutore quando tradisce la fiducia
del popolo, cercando per esempio di manipolare l’elezione dei rappresentanti e dei legislatori della società.
Baruch Spinoza-“Trattato teologico-politico” (1670)
Prefazione: Se gli uomini potessero avere sempre la fortuna dalla loro parte, non sarebbero mai soggetti
alla superstizione. Infatti sono le difficoltà stesse che essi incontrano a rendere il loro animo, in preda al
dubbio, incline a credere qualsiasi cosa. Al contrario nei momenti di piena fiducia esso è pieno di vanità e
presunzione. Per esempio finché le cose vanno bene, gli uomini sono ricchi di sapienza al punto da sentirsi
offesi se qualcuno voglia dar loro consigli mentre durante le avversità implorano aiuto a destra e a sinistra.
Se poi accade qualcosa di insolito, essi finiscono col crederlo un prodigio rivelatore dell’ira degli Dei, che
tentano di placare con offerte e sacrifici. La paura dunque è la causa che origina, mantiene e favorisce la
superstizione, la quale deve essere del tutto mutevole e incostante. Essa inoltre non può che reggersi sulla
speranza, sull’odio, sull’ira e sulla frode dal momento che nasce dalla passione e non dalla ragione. Il
segreto del regime monarchico sta nell’ingannare gli uomini chiamando religione il timore che serve a
frenarli, in modo da indurli a combattere per la propria schiavitù come se combattessero per la loro salvezza,
facendoli credere che sacrificare la propria vita per la gloria di un solo uomo sia il massimo degli onori.
Diverso è il caso della Repubblica, in cui vi è il divieto di soffocare i cittadini coi pregiudizi e la libertà di
opinione e di coscienza che può coesistere con la vera religione e con il giusto ordine politico. Spinoza, nella
sua ricerca dell’origine della superstizione, individuò senza dubbio il fatto che per il volgo ebbero valore di
religione il considerare il ministero ecclesiastico come una dignità, i doveri ad esso connessi come un
beneficio e il rendere i massimi onori ai pastori. Fu così che il tempio diventò teatro e i dottori della Chiesa
furono sostituiti da oratori, il cui proposito non era quello di istruire il popolo ma di catturare la sua
ammirazione, criticando pubblicamente gli avversari. Da qui si originarono contrasti, invidie, odi e non c’è da
stupirsi che dell’antica religione sia rimasto solo il culto esterno e che la fede si sia ridotta ad un cumulo di
credulità e pregiudizi. I pregiudizi riducono gli uomini a semplici bestie, incapaci di distinguere il vero dal
falso e di utilizzare la propria facoltà di giudizio. Molti disprezzano la ragione e condannano l’intelletto come
fonte di empietà, come naturalmente corrotto così come altri più che intendere la Scrittura nel suo vero
significato, partono dal presupposto che sia veritiera e ispirata da Dio in tutte le sue parti. Dopo aver fatto
tutte queste analisi, Spinoza propose un proprio metodo di interpretazione dei Sacri Volumi, i quali possono
essere esaminati razionalmente e depurati da interpretazioni false e fanatiche. Non avendo poi trovato nulla
nella Scrittura che non concordasse con l’intelletto e notando che i profeti insegnarono principi semplici,
comprensibili a tutti, Spinoza si convinse che la Scrittura lascia la ragione assolutamente libera e non ha
nulla in comune con la filosofia.
XVI Dei fondamenti dello Stato, del diritto individuale naturale e civile e del diritto di sovranità: Per
capire fin dove si estenda la libertà di pensare e di dire quello che si pensa in uno Stato, bisogna prima
trattare il diritto naturale. Per diritto e istituto naturale, Spinoza intende le regole della natura, in ordine alle
quali gli uomini concepiscono che ciascuno è naturalmente determinato a esistere e a operare in un certo
modo. Il diritto della natura si estende fino a dove arriva la sua potenza, che è la potenza stessa di Dio, il
quale ha pieno diritto ad ogni cosa. Essendo la potenza universale dell’intera natura la potenza complessiva
di tutti gli individui, ne segue che il diritto di ciascuno si estende fin dove si estende la sua potenza. Finché si
considerano gli uomini viventi secondo il dominio della natura non vi sono differenze tra di loro (per esempio
tra quelli dotati di ragione e quelli che invece la ignorano). Perciò il diritto naturale individuale è determinato
non dalla ragione ma dalla forza e dalla cupidigia e tutti nascono ignari di ogni cosa e prima di poter
apprendere il vero modo di vivere e conoscere la virtù, cercano di conservarsi come meglio possono. Il diritto
naturale perciò non esclude le contese, gli odi, l’ira, gli inganni, nulla di ciò che l’istinto consiglia: la natura
non è infatti circoscritta dalle leggi della ragione umana, che ha di mira soltanto l’utilità e la conservazione
degli uomini, ma da altre che riguardano l’ordine di tutta la natura, di cui l’uomo è solo una piccola parte. Ciò
che quindi appare a quest’ultimo ridicolo o cattivo, gli sembra tale perché conosce le cose soltanto in parte e
perché ignora l’ordine e la connessione dell’intera natura. Tutti gli uomini poi preferiscono vivere senza
timore e con sicurezza ma ciò non è possibile se non unendosi e lasciando che il diritto che ciascuno aveva
per natura su tutte le cose sia determinato non più dalla forza e dall’istinto di ognuno ma dal potere e dalla
volontà di tutti. È legge universale della natura che ciascuno scelga di due beni quello che ritiene maggiore e
di due mali quello che gli sembra minore: da ciò segue che nessuno manterrà le proprie promesse se non
per il timore di un maggior male o per la speranza di un maggior bene. La società politica può essere
costituita a condizione che ciascuno trasferisca tutta la propria potenza alla società, la quale deterrà da sola
il sommo diritto naturale su tutto, il supremo potere, a cui ciascuno liberamente o per timore dei castighi
dovrà obbedire. È raro che le supreme autorità impartiscano ordini assurdi poiché se vogliono mantenere il
potere devono provvedere al bene comune e ordinare ogni cosa secondo il dettame della ragione. In tutto
ciò molti potrebbero vedere i sudditi come schiavi dal momento che schiavo è colui che agisce per mandato,
ma ciò non è vero se si considera il fatto che l’obbedienza, pur togliendo in un certo senso la libertà, non ha
come fine la salute del sovrano ma di tutto il popolo. Infatti si può dire che schiavo è colui che è tenuto ad
obbedire agli ordini del padrone in vista dell’esclusiva utilità di quest’ultimo; figlio è invece colui che compie
per imposizione dei genitori ciò che è utile a lui stesso; suddito, infine, è colui che fa per ordine della
suprema autorità ciò che è utile alla comunità e quindi anche a lui stesso.
Montesquieu-“Lo spirito delle leggi” (1748)
Libro secondo: Delle leggi che derivano direttamente dalla natura del governo: Montesquieu ritiene
che esistano 3 tipi di governo: repubblicano, monarchico e dispotico. Il governo repubblicano è quello in cui il
popolo tutto, o una parte di esso, ha il potere sovrano; il monarchico quello in cui uno solo governa, ma con
leggi fisse e stabili; il dispotico quello in cui uno solo, senza regola e senza legge, impone a tutti la sua
volontà ed i suoi capricci.
-governo repubblicano: può essere democratico, quando il potere sovrano è del popolo, che nomina i
propri rappresentanti in quanto non è adatto a governare direttamente poiché mosso da passioni o
aristocratico, quando il potere sovrano è concentrato nelle mani di poche persone e le cariche sono di breve
durata. Nella democrazia il popolo è per certi aspetti il sovrano, per altri il suddito. Il popolo che detiene il
potere sovrano deve fare da sé tutto ciò che può far bene e affidare il resto ai suoi ministri. I ministri non
sono i veri rappresentanti del popolo, se non è quest’ultimo a nominarli: ciò rappresenta la massima
fondamentale di questo governo. Il popolo ha poi bisogno, più dei monarchi, di essere guidato da un
consiglio o senato. Ma per aver fiducia in questo org