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La partecipazione al potere
Ottenuta l’uguaglianza giuridica restava il compito più complesso: cambiare la prassi, esercitare i
poteri e le libertà ottenuti a prezzo di tante battaglie. L’unica cosa certa è che in alcuni paesi, fra
cui la Francia, le istanze giudiziarie di divorzio si devono, nella maggior parte dei casi, all’iniziativa
delle donne.
Le donne occidentali, politicamente, hanno sviluppato un senso civico forte quanto quello degli
uomini. In alcuni paesi, come USA o Svezia, sono addirittura più numerose degli uomini alle urne.
L’evoluzione del voto femminile è stata interessante: le donne hanno preso coscienza delle
ineguaglianze cui sono soggette, tanto che esse si sono allontanate dai partiti conservatori a
vantaggio di forze più agguerrite, in relazione al tema dei sessi.
Esempio: in Giappone i liberal-democratici cominciano a temere, che l’ostilità delle elettrici verso
di loro conduca il Partito socialista al potere (presieduto da una donna, Dakako Doi, dal 1989-
1991).
Di fronte al risveglio politico delle donne, l’immobilismo istituzionale è sorprendente, e la
composizione in maggioranza maschile delle classi dirigenti comincia ad essere vista come il segno
della obsolescenza di certe società.
Uomini legati alla politica poiché paurosi di perdere la loro virilità?
Perché sono così attaccati alla politica?
Una maggioranza assoluta di elettrici
Il suffragio femminile è stato temuto per lungo tempo le donne rappresentavano (e
rappresentano tuttora) più del 50% dell’elettorato e sono quindi in grado di giocare un ruolo
importante nelle elezioni. Il loro ingresso sulla scena politica ha sconvolto le coscienze maschili:
perdita del monopolio e sorpasso numerico.
Che ruolo avevano le elettrici? Esse possedevano un ruolo conservatore fra l’elettorato, e su tale
questione si speculava già a partire dal 1918. Mutato il contesto politico, mutano anche i timori o
le speranze riposti nel voto delle donne: da minaccia per le istituzioni repubblicane a baluardo
contro una possibile avanzata comunista.
Come si comportano le donne alle prime elezioni libere del dopoguerra? Nel 1955 venne
sulla
pubblicata un inchiesta-bilancio partecipazione femminile alla vita politica in Europa, sotto
gli auspici dell’UNESCO e la firma di Maurice Duverger. Due sono le conclusioni:
1) Le donne si astengono dalla partecipazione allo scrutinio più spesso degli uomini, e
manifestano un interesse minore nei confronti della politica.;
2) Le donne che votano tendono a privilegiare le forze conservatrici moderate (ma non
l’estrema destra).
In GB e nei paesi Scandinavi, le donne scelgono i partiti conservatori, mentre in Germania, Austria
e Italia le donne scelgono i partiti democratico-cristiano. Le elettrici sono molto sollecitate:
soprattutto nei paesi cattolici, la Chiesa interviene indirettamente su di loro attraverso
l’intermediazione delle associazioni femminili satelliti, cioè affiliate alla Chiesa, che svolgevano con
zelo la loro attività. In Italia, come in Francia si segnalano numerose attività militanti: scrupoloso
inquadramento delle masse femminili (indicazioni di voto, formazioni di personalità politiche,
azioni di lobbying parlamentare). Le elettrici disdegnano i partiti socialisti e i partiti comunisti.
L’incapacità di conquistarsi l’elettorato non sfugge ai dirigenti comunisti. Togliatti fa
un’osservazione dopo le elezioni del 1948: ragione dell’insuccesso è da attribuire alla nostra
debole attività presso le donne. I comunisti cercano, compreso il loro insuccesso, di bersagliare, in
Francia come in Italia, la clientela femminile in tutte le sue componenti: azioni nei confronti delle
lavoratrici sindacalizzate, propaganda alle casalinghe, sviluppo delle organizzazioni femminili
satelliti (Unione delle donne italiane, Unione delle donne francesi). I comunisti rispondono quindi
alla propaganda cattolica con queste azioni.
Le donne sono coinvolte nella battaglia ideologica tra sinistra marxista e destra cattolica: sono
considerate una massa da manovrare ai fini propagandistici per ottenere consenso.
Maurice Duverger: Se il voto delle donne non ha stravolto la ripartizione delle forze politiche del
dopoguerra, è stato però sufficiente a cambiare la maggioranza. In certe occasioni in Gran
Bretagna, è stato il voto delle donne a portare al potere il Partito conservatore. Alle elezioni
presidenziali del 1965, in Francia, la percentuale di donne che ha votato per il generale De Gaulle è
più elevata di quella maschile. Quindi le donne in Europa protendono verso il conservatorismo.
Da questo universo elettorale femminile si è usciti presto. L’evoluzione è avvenuta in due
momenti:
1. A partire dagli anni Settanta-Settantacinque: si descrivono le donne come più
politicizzate, disposte a rispondere ai sondaggi e ad allinearsi con i pareri della
sinistraL’analisi dice che l’evoluzione avrà termine quando non ci sarà più differenza tra il
comportamento elettorale maschile e femminile (allineamento);
2. A partire dagli anni Ottanta: comincia a delinearsi il gender gap, un processo di
slittamento a sinistra del voto femminile –> da alleate dei partiti conservatori o cristiani, le
donne votano ora per partiti di sinistra (socialisti, socialdemocratici, no comunisti). Il
fenomeno ha inizio negli USA nel 1980, sotto forma di un anti-reaganismo dichiarato e dà
origine a una gran quantità di scritti scientifici e militanti. Caso mediale: la rivista MS
diretta da Gloria Steinem. Cioè prende una dimensione internazionale e si estende al
Canada e all’Europa del Nord. Nel 1988, toccherà anche la Francia cattolica: 37% delle
donne ha votato per Mitterrand. Nei Paesi Europei che vedono l’avanzata dei verdi
ecologisti e dell’estrema destra, si nota che le donne danno i loro voti ai primi ma sono
ostili ai secondi.
Dietro a questi nuovi comportamenti elettorali si profilano opinioni politiche diverse, che
riguardano temi fondamentali come la difesa, la diplomazia, le relazioni esterne. Negli USA, così
come in Scandinavia e in Francia, sono più spesso le donne ad avvicinarsi alle tesi pacifiste, ostili
alla deterrenza nucleare, scettiche rispetto all’uso della forza armata in caso di attacco nemico,
disposte a ridurre gli stanziamenti della difesa a vantaggio di quelli sociali e sensibili alla
protezione dell’ambiente.
Le donne sono anche più femministe. Ciò non ha precedenti in Francia, dove i sondaggi
stabiliscono che la popolarità delle personalità politiche delle donne sia a favore delle donne. La
nomina nel 1991 di Edith Cresson a primo ministro non fa che confermare il femminismo dei
francesi. In Scandinavia, il femminismo si è manifestato a più riprese attraverso il voto. La
comparsa di una frattura politica tra uomini e donne fa pensare che le elettrici non siano mai state
considerate un bersaglio da colpire e neppure un mercato da conquistare. Negli USA sembra che
alcuni governatori di stato offrano compensi al voto femminile promettendo di nominare delle
donne ai posti-chiave dell’amministrazione.
Qual è il significato da attribuire ai comportamenti politici femminili che abbiamo analizzato?
Le femministe hanno mosso critiche agli studi politologici, spesso tacciati di sessismo. Esse hanno
anche criticato violentemente la tesi dell’alienazione politica delle donne. Attualmente si levano
voci che contestano la tesi di un voto specificatamente femminile, di un gender block. Negli USA il
gender gap è presentato negativamente come la frattura di un paese diviso in due campi, cioè in
due sessi opposti.
Il bilancio che si può trarre dalle ricerche più approfondite testimonia che:
1. L’esistenza di un voto femminile omogeneo non ha maggior consistenza di quella di un voto
maschile;
2. Il cambiamento di direzione del voto femminile sembra duraturo perché legato ai cambiamenti
strutturali che
hanno modificato il profilo delle elettrici.
Innanzitutto mutamenti sociologici, rivoluzione silenziosa, ha trasformato la vita delle donne e si è
riflessa nel loro voto. In tutti i paesi le donne sono state al centro dei grandi cambiamenti della
società: democratizzazione dell’insegnamento secondario e superiore; terziario; salario; impieghi.
Esempio: Francia, il grande aumento del numero delle attive ha avuto un’incidenza elettorale. La
correlazione tra la partecipazione della donna alla vita economica e il voto a sinistra si è verificata
sia nel 1978 che nel 1988 in Francia. Mitterand: ha impiegato la maggior parte della sua clientela
femminile tra le attiviste, operaie, impiegate o quadri intermedi.
I mutamenti religiosi e culturali, verificatasi a partire dal dopoguerra, hanno implicato
cambiamenti politici di grande portata. Nei paesi cattolici, conservatorismo politico e forte grado
di integrazione religiosa sono sempre stati collegati. I praticanti reclutavano soprattutto tra le
donne, in particolare anziane: si spiega così la loro preferenza per i partiti di destra, e l’ostilità nei
confronti dei partiti marxisti (sinistra). In seguito a una generale diminuzione della pratica
religiosa, la lotta tra destra cattolica e sinistra marxista, all’interno della quale le donne si erano
lasciate impigliare, ha perso molto della sua asprezza (tranne in Italia).
Le donne anziane oggi, più distaccate dal cattolicesimo, e le giovani? (tranne in Italia)
Le donne giovani si rivelano contestatarie. Il voto a sinistra delle giovani donne ha le
caratteristiche di un fenomeno internazionale. In Francia, le giovani donne berbere da un lato, e le
studentesse dall’altro, rappresentano due gruppi guida, che negli ultimi anni hanno dato prova di
notevole avanguardia politica. Un esempio sono le manifestazioni studentesche nell’inverno del
1986, dove le ragazze sono state le figure di spicco del movimento. Il femminismo ha insegnato
alle giovani generazioni il rifiuto di un determinato ordine patriarcale e l’opposizione contro una
divisione dei compiti e dei ruoli troppo inegualitaria.
In Francia, all’interno del corpo elettorale, si è avuta a lungo una correlazione tra voto a sinistra e
tendenza femminista, senza che vi fosse alcuna indicazione di voto da parte del MLF. Erede della
sinistra, da cui è nato, il movimento femminista francese (frangia del radicalismo) ha a lungo
manifestato un anti-elettoralismo militante, rifiutando la scelta tra destra e sinistra. Mentre il
diritto di voto era sempre stata la rivendicazione fondamentale delle femministe, in Francia le
femministe della seconda generazione, hanno disprezzato questo diritto. Solo nel 1981 ci si
allineerà per votare Mitterand (socialismo al governo).
In Scandinavia e America