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Mary O’Brien: effetto del desiderio maschile di superare l’inferiorità dal punto di vista
riproduttivo (continuità generazionale maschile ristabilisce primato della paternità
vanificando il travaglio e la realtà sociale delle donne nel parto e nella maternità) →
liberazione femminile solo con il riconoscimento della contraddizione tra la natura
del travaglio riproduttivo femminile e la mistificazione ideologica maschile di
quest’ultimo.
Shulamith Fireston (più materialista): riproduzione costituisce per le donne una
trappola → liberazione femminile solo con le trasformazioni della tecnologia
riproduttiva (eliminare necessità del corpo femminile come agente di riproduzione
della specie).
Per Catherine MacKinnon la chiave del patriarcato sta nella sessualità stessa,
paragonata al lavoro per gli operai marxisti (“ciò che più ci appartiene e più ci è
sottratta”) → primo passo per la sottomissione delle donne è l’oggettivazione sessuale
(“L’uomo fotte la donna: soggetto predicato complemento”) → la stessa natura ineguale
del rapporto sessuale è all’origine della disuguaglianza dei rapporti tra i sessi.
Materialismo dialettico sostituito con presa di coscienza dell’identità comune delle
donne per poi intraprendere attività politica.
PROBLEMI RISCONTRATI NELLE TEORIE DEL PATRIARCATO Non spiegano come la
diseguaglianza di genere influisca sulle altre diseguaglianze apparentemente non collegate. Inoltre
la loro analisi del patriarcato si basa sulla differenza fisica (universale e immutabile) che
presuppone l’astoricità del genere.
2) FEMMINISTE MARXISTE
Approccio più storico (marxismo guidato da teoria della storia): la spiegazione di origine e
mutamenti nei rapporti di genere sta al di fuori della divisione sessuale del lavoro → sessualità e
famiglia in ultima analisi prodotti del mutamento dei modi di produzione (conclusione di
Engels ne L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato). Heidi Hartmann è
d’accordo: patriarcato e capitalismo sono sistemi separati ma interagenti ma il patriarcato dipende
dai rapporti di produzione.
PROBLEMI AFFRONTATI Rifiutata la visione secondo cui sono le esigenze di riproduzione
biologica a determinare la divisione sessuale del lavoro. Riconosciuto che i sistemi economici non
determinano direttamente i rapporti di genere (subordinazione femminile precede il capitalismo e
continua con il socialismo). Ricerca di una spiegazione materialistica che escluda le naturali
differenze fisiche → Joan Kelly introduce il principio di una realtà sociale basata sul sesso,
sottolineandone però la natura sociale (basata sui rapporti economici di produzione) più che
quella sessuale (necessità di restare nel sistema marxista). Comunque la sua teoria dell’esistenza
indipendente dei sistemi di genere porta ad una sostanziale apertura concettuale.
Powers of Desire (volume di saggi, 1983) ricerca più avanzata sulla sessualità da parte delle
femministe marxiste americane. Influenzate dal pensiero di Michel Foucalt (sessualità prodotta
all’interno di contesti storici) pongono l’accento sulla causalità dei contesti sociali/economici ma
senza dimenticare l’importanza della strutturazione psichica dell’identità di genere, permanente
e non soggetta a mutazioni causali (TEORIA PSICANALITICA). Femministe marxiste inglesi più
legate alle idee politiche di una forte tradizione marxista → maggiori difficoltà nel districare i
limiti del determinismo materalista nella definizione del genere.
PROBLEMI RISCONTRATI NELLE TEORIE MARXISTE (opposto di quelli riscontrati nelle
teorie del patriarcato, dove il genere astorico rischia di trasformarlo in un concetto a se stante)
genere trattato come un sottoprodotto delle strutture economiche e quindi non si riesce a trovare uno
statuto analitico vero e proprio.
3) TEORIE PSICOANALITICHE
Entrambe le scuole si occupano dei processi attraverso cui si crea l’identità del soggetto,
concentrando l’attenzione sui primi stadi dello sviluppo infantile come indicazioni rispetto
alla formazione dell’identità di genere.
TEORIA DELLE RELAZIONI OGGETTUALI (scuola anglo-americana) → accento
sull’influsso dell’esperienza concreta nella definizione del genere.
Nancy Chodorow fa risalire le divisioni di genere alla divisione familiare del
- lavoro e all’assegnazione concreta di diversi ruoli e compiti a ciascun genitore (il
femminile trae il suo senso dal mondo, quello maschile ne è separato in quanto
assente dalla genitorialità) → interpretazione che limita il concetto di genere
all’esperienza familiare non è utile agli storici in quanto non collega né il genere né
l’individuo ad altri sistemi sociali, economici e politici.
Carol Gilligan porta avanti una nozione di donna astorica e semplicistica in
- quanto afferma che la femminilità e lo sviluppo morale delle donne (più avanzato
di quello maschile) si sviluppa a partire dall’esperienza di realtà vissuta
(attribuzione di causalità recuperata a sproposito dalle femministe applicando a tutte
le donne esperienze particolari) → cerca di dimostrare ipotesi dell’universale
propensione femminile ai rapporti parentali (contrasto con concezioni di cultura
femminile più storicizzate emerse nel simposio organizzato dalla rivista Feminist
Studies nel 1980) → Joan W. Scott rifiuta qualità fissa e permanente della
contrapposizione binaria. Al suo posto genuina storicizzazione e destrutturazione
dei termini della differenza sessuale (distinguere tra vocabolario analitico e materiale
da analizzare) con critica e autocritica.
LIMITI DELLA TEORIA Storiche femministe attratte da queste teorie in quanto
dimostrazioni e spiegazioni delle loro interpretazioni storiche, ma non sono adeguate al
lavoro storico → realtà interpretata in modo troppo letterale, ci si affida a strutture
troppo ridotte di interazione. In realtà non vengono spiegate le persistenti associazioni
della virilità con il potere, il maggior valore attribuito alla condizione di maschio, il
modo in cui i bambini apprendano tali associazioni anche se provengono da contesti
di parità → per spiegarlo è necessario concentrarsi sui SISTEMI SIMBOLICI (modi
in cui le società rappresentano il genere e lo usano per articolare le norme che regolano i
rapporti sociali).
POST-STRUTTURALISMO (scuola francese influenzata da Freud e Jacques Lacan)
→ accento sulla centralità del linguaggio (inteso come sistemi simbolici di significato
precedenti all’effettiva padronanza di parola, lettura e scrittura) nel comunicare,
interpretare e rappresentare il genere. Ruolo dell’inconscio (sede della divisione sessuale
e dell’instabilità del soggetto) come fattore determinante nella costruzione del
soggetto sessuato.
Jacques Lacan: identità di genere si costruisce attraverso il linguaggio (chiave per
- l’introduzione del bambino nell’ordine simbolico). Il fallo è il significante centrale
della differenza sessuale e l’imposizione di diverse norme di interazione sociale
dipendono dal genere (ANTAGONISMO SESSUALE) poiché la femmina ha con il
fallo un rapporto diverso dal maschio → rapporto del bambino con la legge dipende
dalla differenza sessuale, dalla sua immaginaria identificazione con virilità o
femminilità (non sono caratteristiche intrinseche ma costruzioni
soggettive/fittizie che variano a seconda del contesto: interpretazione che rende
problematiche categorie di uomo e donna). Idea della mascolinità si fonda
sull’indispensabile repressione degli aspetti femminili (quindi della potenziale
bisessualità nel maschio) → desideri repressi nell’inconscio costituiscono una
minaccia costante per la stabilità dell’identificazione sessuale.
Sally Alexander: contrapposizione binaria maschile/femminile (la cui natura è
- storicamente costruita) è l’unico rapporto possibile e aspetto permanente della
condizione umana (“la terribile apparente costanza della polarità sessuale” Denise
Riley).
PROBLEMI DELLA TEORIA DI LACAN Universalizzazione delle categorie e del
rapporti maschio/femmina porta a una lettura riduttiva delle testimonianze storiche →
non sono specificati i contesti sociali e storici in cui si costruisce la soggettività
sessuata (realtà sociale sembra collocarsi al di fuori del soggetto) → manca un modo
di concepire la realtà sociale in base al genere. Inoltre l’antagonismo sessuale è
atemporale anche quando è storicizzato.
GENERE COME CATEGORIA ANALITICA
Storia del pensiero femminista: storia del rifiuto dell’organizzazione gerarchica dei rapporti
maschio/femmina nei loro contesti specifici.
Interesse per il GENERE COME CATEGORIA ANALITICA è emerso solo alla fine del ‘900 →
totalmente assente nelle teorie sociali ottocentesche e novecentesche (alcune parlano di “questione
femminile” e formazione di identità sessuale soggettiva ma il genere non influisce sul modo di
parlare dei sistemi di relazione sociale o sessuale) → difficoltà per le femministe di incorporare il
termine nelle teorie esistenti e convincere gli storici della validità del concetto (tentativo di
accampare diritti sul terreno definizionale e di spiegare le persistenti disuguaglianze tra uomini e
donne).
Uso della parola genere emerge contemporaneamente allo spostamento dai paradigmi scientifici a
quelli letterari nelle scienze sociali (da enfasi sulla causa a enfasi sul significato). Dottrine
umanistiche e post-strutturalismo (critica scienza, empirismo) diventano alleati scientifici e politici
delle femministe.
Joan W. Scott
Le storiche femministe devono rivedere i metodi di lavoro (meno descrizione, più spiegazione dei
mutamenti storici) → per capire come il genere operi e come si verifica il mutamento è
fondamentale occuparsi sia dell’individuo che della società; bisogna capire che il potere sociale non
è unitario, coerente e centralizzato bensì una massa di costellazioni disperse di rapporti ineguali
saltuariamente costituiti in campi di forza sociali (Foucalt) → azione umana vista come tentativo
parzialmente cosciente di costruire una vita in società con certi limiti e con un linguaggio.
DEFINIZIONE DI GENERE (divisa in due parti e in sottogruppi correlati ma analiticamente
distinti)
Il genere è un elemento costitutivo delle relazioni sociali fondate su una cosciente
1) differenza tra i sessi → insieme di 4 elementi che agiscono contemporaneamente. La
ricerca