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LA GUERRA DELLO SHOKYU
Lo shogunato di Kamakura dovette affrontare il problema della ribellione di alcuni gruppi scontenti.
Go Toba, messo sul trono da Yoshinaka e divenuto capo dell’insei, si costituì una forza armata di
uomini delle tenute imperiali ed estese il suo potere nella zona della capitale durante la lotta tra gli
Hojo e i loro rivali di Kamakura.
La fine dei Minamoto e il trionfo di Yoshitoki rivelarono la natura dei rapporti tra il reggente
shogunato e l’imperatore abdicatario.
Nel 1221, Go Toba dichiarò Yoshitoki ribelle, e quest’ultimo inviò allora delle forze al comando di
che soffocarono la ribellione dell’imperatore abdicatario.
Tokifusa e Yasutoki,
Quest’episodio, noto come guerra dello Shokyu, dal nome del periodo annuo in cui avvenne, ebbe
sull’effettivo
un forte vantaggio per lo shogunato, perché da quel momento non vi furono più dubbi
detentore del potere.
Dopo la guerra dello Shokyu gli Hojo governarono il Giappone per più di un secolo.
Yasutoki, succedendo al padre, occupò la carica di reggente shogunale dal 1224 al 1242.
Istituì un Consiglio di Stato che fu il principale organo amministrativo e consultivo.
LE INVASIONI DEI MONGOLI
Nel periodo successivo alla guerra dello Shokyu la maggiore minaccia che gli Hojo dovettero
affrontare provenne dall’esterno.
A partire dal 1226 Qubilai, il conquistatore mongolo dei Song Meridionali, inviò delle ambascerie
per costringere i giapponesi ad entrare in rapporti tributari con la Cina, e Tokimune, reggente
shogunale di quel periodo, rifiutò di piegarsi ai mongoli.
Nel 1274 l’imperatore Yuan inviò dalla Corea un grosso contingente di mongoli e coreani.
Dopo aver distrutto le difese delle isole di Tsushima e Iki, l’esercito mongolo sbarcò nella baia di
Hakata nel Kyushu settentrionale.
Il governo di Kamakura inviò dei rinforzi e i suoi dipendenti del Kyushu attaccarono gli invasori.
Il primo scontro tuttavia non finì con una vittoria mongola, perché durante la notte gli invasori
ripresero il mare e fecero ritorno in Corea con gravi perdite causate sia dalla tempesta che dalle
spade giapponesi.
Dopo questa sconfitta, Qubilai chiese nuovamente ai giapponesi di accettare la signoria mongola,
ma Tokimune fece uccidere tutti gli inviati mongoli.
Il governo schierò nuovamente le truppe e per cinque anni i dipendenti del Kyushu lavorarono per
costruire una muraglia difensiva attorno alla baia di Hakata.
Nell’estate del 1281 i mongoli inviarono un secondo contingente composto da cinesi, mongoli e
coreani.
Anche se gli invasori si impadronirono di molte località del Kyushu settentrionale, la muraglia
attorno alla baia di Hakata fermò la loro cavalleria in una stretta testa di ponte.
I mongoli rimasero bloccati nella baia per quasi due mesi, e nel frattempo le imbarcazioni
giapponesi fecero strage delle giunche degli invasori nelle acque della baia.
Inoltre un tifone distrusse gran parte della flotta mongola, e meno della metà delle navi riuscirono a
tornare in patria.
Il governo mantenne le difese per i due decenni successivi, ma i mongoli non tornarono più.
IL CROLLO DEL SISTEMA DI KAMAKURA
Il sistema politico creato da Yoritomo diede al Giappone una direzione efficiente e una forza
militare superiore.
La produzione agricola era aumentata, le vie di comunicazione migliorate e il commercio e le
manifatture erano in espansione.
Una rapida crescita politica, culturale ed economica caratterizzò inoltre le fasi successive di questo
periodo feudale. IL DECLINO DELLO SHOGUNATO
Anche se il sistema di Kamakura reagì meglio dei suoi predecessori ai mutamenti storici, esso si
trovò in difficoltà già un secolo dopo la sua fondazione.
L’energia e la coesione dei fondatori si indebolirono nel corso delle generazioni successive, la
giustizia venne amministrata con lentezza e all’interno della famiglia Hojo avvennero molti
contrasti.
L’importanza attribuita alla semplicità dei costumi e alla frugalità da parte dei guerrieri scomparve,
a causa dei frequenti contatti con il lusso della corte di Kyoto.
Comunque, le principali ragioni del crollo dello shogunato di Kamakura sono due: la crescita del
regime e l’usura del tempo.
La lealtà dei vassalli iniziò a scemare con il passare delle generazioni, poiché la devozione che
avevano per Yoritomo non poteva essere uguale a quella dei suoi insignificanti successori.
Un altro grave problema era l’impoverimento dei dipendenti.
Durante il secolo di pace interna che seguì la guerra dello Shokyu, la classe guerriera era cresciuta
molto più del suo reddito.
Poiché il sistema feudale non aveva adottato il principio di primogenitura, i feudi venivano
suddivisi tra numerosi figli, ciascuno dei quali ereditava anche le prestazioni militari del padre.
Gli shiki di intendente, che bastavano ad arricchire un singolo dipendente di Yoritomo, adesso non
bastavano se erano divisi tra molti discendenti, e spesso molti di loro si indebitavano ed erano
costretti a impegnare i loro diritti sui latifondi.
promulgò il Tokusei o “amministrazione virtuosa”, un decreto
Nel 1297 il governo di Kamakura
che prevedeva la remissione dei debiti e il riscatto dei diritti impegnati dai dipendenti presso coloro
che non erano membri della cricca.
Il decreto si rivelò tuttavia inefficace perché impediva ai militari impoveriti di ottenere nuovi
prestiti, così fu revocato l’anno dopo.
Alcuni guerrieri locali acquisirono una posizione di preminenza, mentre la vecchia cricca di
Kamakura iniziò a disgregarsi in unità locali.
Alcuni dei nuovi capi erano in origine semplici intendenti, i quali, col diminuirsi del controllo
centrale, rafforzarono la loro posizione e diedero vita a una nuova classe di signori feudali a metà
tra lo shogun e i dipendenti: i Daimyo.
IL TENTATIVO DI RESTAURAZIONE IMPERIALE DI GO DAIGO
La guerra che causò la fine dello shogunato si presentò come una sfida della vacchia corte imperiale
al governo feudale.
salito al trono nel 1318, pensò di seguire l’esempio dei suoi predecessori Sanjo e
Go Daigo, ripristinare il controllo del governo nelle mani dell’imperatore.
Shirakawa e
La situazione si complicò in seguito a una lotta per la successione tra due rami della famiglia
imperiale.
Due fratelli, Fukakusa e Kameyama, entrarono in conflitto per stabilire quale dei rami dovesse
essere considerato il principale.
Go Daigo, nipote di Kameyama, era deciso a mantenere la successione nell’ambito del proprio ramo
e controllare la corte come imperatore regnante.
Le sue ambizioni lo coinvolsero in una serie di complotti contro Kamakura, e nel 1331, quando lo
shogunato tentò di costringerlo ad abdicare a favore di un membro del ramo rivale, egli scatenò una
rivolta, detta guerra del Genko.
La rivolta diede vita a una serie di guerre che avrebbero distrutto parte della ricchezza e del
prestigio della corte, rendendo impossibile una restaurazione imperiale.
Go Daigo, comunque, ebbe all’inizio successo.
I grandi monasteri della capitale lo appoggiarono contro lo shogunato, e anche alcuni guerrieri
locali si schierarono con lui, dando i primi sintomi di disgregazione della cricca di Yoritomo.
Le forze inviate dal Kanto a sopprimere la rivolta riuscirono a catturare Go Daigo, che fu esiliato
nell’isola di Oki, ma ciò non fermò del tutto la rivolta.
Nel 1333 Go Daigo fuggì da Oki, e il generale di Kamakura, inviato a catturarlo, passò dalla sua
parte conquistando Kyoto in nome dell’imperatore.
Questo generale, Ashikaga Takauji, discendente collaterale del ramo Seiwa dei Minamoto, sperava
di eliminare gli Hojo e di impadronirsi della carica di shogun.
Quasi nello stesso tempo scoppiò una rivolta anche nel Kanto, capeggiata da Nitta Yoshisada,
discendente dei primi capi Minamoto, che marciò su Kamakura distruggendo gli Hojo e il loro
governo.
Negli anni seguenti Go Daigo cercò di ristabilire il potere imperiale sul Giappone, ma quando
Ashikaga Takauji e Nitta Yoshisada entrarono in conflitto nel Kanto, la corte si schierò con
Yoshisada.
Takauji si volse contro Go Daigo, eliminò Yoshisada e nel 1336 si impadronì di Kyoto, mettendo
sul trono un nuovo imperatore del ramo rivale e facendo imprigionare Go Daigo sul monte Hiei.
Egli riuscì comunque a fuggire mettendosi sotto la protezione dei suoi partigiani, che stabilirono la
loro capitale a Yoshino, sulle montagne a sud di Nara.
LO SHOGUNATO ASHIKAGA
Il Giappone aveva ora due corti imperiali rivali, una a Kyoto e una a Yoshino.
Takauji tentò di riunificare il paese secondo lo schema feudale, ossia ripristinando lo shogunato.
Tuttavia lo shogunato Ashikaga fu così diverso da quello di Yoritomo che rappresentò una seconda
grande fase nello sviluppo del feudalesimo giapponese.
Una delle differenze con lo shogunato di Kamakura fu che gli Ashikaga non esercitarono mai un
controllo effettivo su tutto il Giappone.
In secondo luogo, la massa di guerrieri non era più considerata come un gruppo di dipendenti
personali dello shogun, ma come una vera e propria classe sociale di signori e vassalli.
GLI ORGANI DI GOVERNO
Takauji prese la carica di shogun, ma trasferì la capitale da Kamakura a Kyoto.
Un amministratore, il kanrei, divise il potere con lo shogun a Kyoto, e la carica finì per essere
ricoperta da membri di tre famiglie discendenti dei Minamoto, che erano state alleate di Takauji.
Esse erano gli Shiba, gli Hatakeyama e gli Hosokawa.
Nel 1336 Takauji emanò un complesso di leggi che completarono il Codice Joei di Kamakura,
chiamato Codice Kemmu, che stabiliva la nuova sede del governo e ne definiva gli organi
amministrativi. LO SHOGUN E I SUOI VASSALLI
Lo shogun riprese il sistema, adottato dal governo di Kamakura, di nominare protettori provinciali,
ma molte d queste nomine si ridussero a poco più di un riconoscimento dell’effettivo controllo che i
signori esercitavano nelle rispettive zone.
Nel tentativo di ottenere il pieno appoggio dei suoi vassalli, Takauji decretò che metà delle rendite
dei grandi proprietari terrieri andasse alla classe militare.
Quest’aumento della vecchia tassa del “riso dell’intendenza” fu un duro colpo per i proprietari, ma
non accrebbe il potere e le finanze dello shogunato, poiché la maggior parte delle nuove entrate finì
in mano ai signori locali.
Durante il periodo Ashikaga, le figure chiave non furono gli shogun, ma i signori locali detti
Daimyo.
Diminuendo l’efficienza del governo centrale, l’autorità locale iniziò a ridursi sempre più a un puro
rapporto di forza.
Di conseguenza ad avvicendamenti continui nei l