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Il concorso per la porta Nord del Battistero di San Giovanni

Nel 1401 l'Arte dei Mercanti bandisce un concorso per la realizzazione della seconda porta (quella Nord) del Battistero di San Giovanni. I mercanti, simbolo della nuova borghesia imprenditoriale, capiscono che la concorrenza fra più artisti garantisce risultati migliori nella qualità; i tempi stanno cambiando. Partecipano gli artisti più importanti del tempo, tra cui Jacopo della Quercia, Brunelleschi e Ghiberti. Il tema consisteva nel realizzare una formella in bronzo dorato raffigurante la scena biblica del Sacrificio di Isacco. La cornice doveva essere mistilinea e quadrilobata. La sagomatura si doveva uniformare alla preesistente Porta Sud, realizzata da Andrea Pisano tra il 1330 e il 1336. Infine il tempo di esecuzione non doveva superare un anno e dovevano essere impiegati il minimo possibile di materiali. Solo le formelle di Ghiberti e Brunelleschi sono giunte fino a noi, la vittoria (e quindi la commissione per la porta intera) fu affidata, dopo polemiche, a

Ghiberti

La formella di Ghiberti

Il gruppo di personaggi a sinistra (in basso) controbilancia perfettamente quello a destra (in alto); principio di equilibrio di ispirazione classica. Una roccia divide geometricamente la scena, sottolineando i due diversi momenti nella narrazione. A sinistra ci sono i servitori che parlano tra loro; sul lato opposto Abramo e Isacco. Queste due figure sono piene di particolari, ma i loro gesti armoniosi e lenti non trasmettono la drammaticità del momento. Il perfetto nudo di Isacco è un'altra citazione classica. L'angelo costituisce una presenza solamente simbolica, come lo è il gesto col quale incita il patriarca a fermare la mano omicida. La prospettiva dell'angelo crea un forte effetto di profondità spaziale. Ad esso si oppongono, nell'altro lobo, uno sperone roccioso e un asino, come a sottolineare la differenza tra dimensione terrena e divina.

La formella di Brunelleschi

La scena è racchiusa in un...

triangolo isoscele ed è più drammatica. Isacco è al centro, ruotato su se stesso e cerca di svincolarsi dalla presa del padre. L'intervento dell'angelo qui è più che simbolico, perché tenta fisicamente di bloccare il braccio di Abramo, lo afferra. Divino e umano entrano in contatto. I servi nei due lobi inferiori sono intenti alle proprie faccende, uno di essi è ispirato al modello classico dello Spinario (scultura del III-I sec. a.C. di un giovane che seduto tenta di togliersi una spina dalla pianta del piede sinistro); essi sono descritti in maniera realistica e sembrano fuoriuscire dalla cornice. La giuria alla fine rispetto alle novità brunelleschiane preferisce la tecnica e l'equilibrio ghibertiani.

Porta Nord del Battistero di Firenze (1403-1424)

Per questa realizzazione, Ghiberti istituisce nel 1403 un'apposita bottega che diverrà uno dei principali centri di riferimento artistico e culturale della città.

Passeranno da lì personaggi come Donatello e Paolo Uccello. La porta è conclusa nel 1424. Si compone di 28 formelle con cornice quadriloba mistilinea che raffigurano scene tratte dalla Vita e dalla Passione di Cristo; nei due registri inferiori delle ante i ritratti degli Evangelisti e quattro Dottori della Chiesa. Persiste una certa rigidità medievale, la tradizione scultorea gotica, ma riesce ad affrontare problemi prospettici e realizzare le masse e i volumi in modo realistico. Gesù tra i dottori La terza formella del registro esterno del battente destro rappresenta Gesù tra i dottori, episodio tratto dal Vangelo di Luca in cui Gesù, dodicenne, si mette a discutere coi sapienti del Tempio. I personaggi sono raggruppati al centro di un quadrato ideale e poggiano su una mensola orizzontale. L'architettura del Tempio è rappresentata prospetticamente. La disposizione dei due gruppi di personaggi è scalata lungo la diagonale; i personaggi

si inseriscono con andamento sinuoso nel contorno quadrilobato. Porta del Paradiso del Battistero di Firenze (1425-1452)

L'Arte dei Mercanti finanzia anche la terza porta, quella Est, rivolta verso la cattedrale. Non ci sono concorsi e Ghiberti viene incaricato ufficialmente nel 1425. In questo caso, data la sua fama e autorevolezza, ha mano libera per decidere il soggetto (sceglie storie dell'Antico Testamento) e per organizzare il lavoro come vuole. Riduce le formelle a dieci, elimina le cornici. Lungo i bordi dei battenti realizza una fascia decorativa con figure bibliche. Non sopravvive anche qui l'arte medievale; infatti Ghiberti si concentra sulla robusta modellazione dei personaggi e la rappresentazione di complessi paesaggi. Usa anche la nuova tecnica dello stiacciato (rappresentare le figure in lontananza con pochissimo rilievo, come fossero schiacciati sul fondo).

Storie di Giuseppe

Si tratta della terza formella dell'anta di destra. Sullo sfondo una quinta

architettonica con un porticato anulare sulla destra e un palazzo con attico a loggia sulla sinistra. Il porticato è delimitato da 20 coppie di esili pilastri. I personaggi, intenti alle loro attività, sono realistici e dettagliati; c'è un approfondimento psicologico delle espressioni.

La porta destò scalpore e fu apprezzata molto anche da Michelangelo.

6 Jacopo della Quercia (1371/1374-ca 1438)

Jacopo di Pietro d'Agnolo di Guarnieri, detto Jacopo della Quercia, nasce a Quercegrossa, vicino a Siena. Ha una formazione tardo-gotica, ma a Firenze conosce la nuova generazione di artisti alla bottega ghibertiana. La sua vita è sregolata, turbolenta, segnata da denunce, condanne; nonostante questo lavora in molte città e a Siena è Operaio del Duomo; là muore, forse per la peste.

Monumento funerario di Ilaria del Carretto (1406-ca. 1408); Lucca, Duomo di San Martino

La sua opera più celebre. Ilaria era la moglie di Paolo Guinigi.

signore di Lucca, morta di parto nel 1405.

Commissionato da Guinigi, diventa subito un simbolo della fase di transizione tra gusto gotico e rinascimentale.

Il sarcofago è diviso in due parti: l'arca, come nelle sepolture romane, e la lastra di copertura, che riprende l'uso delle tombe terragne, le cui lapidi erano poste al livello del terreno.

La cassa è a forma di parallelepipedo, costituita da quattro lastre marmoree. Le due lastre maggiori sono decorate da dieci puttini danzanti e in quelle minori è presente lo stemma di famiglia e una croce stilizzata.

Sulla lastra di copertura è scolpita in rilievo alto Ilaria. Il panneggio della donna è accuratissimo nelle sue simmetrie e lo stesso per il cagnolino ai suoi piedi, simbolo di fedeltà coniugale. Ilaria sembra generata dalla sovrapposizione di tre ellissi: la prima delle mani incrociate sul ventre, la seconda tra la piegatura delle braccia e il colletto, la terza tra il colletto e il

cérince (panno avvolto che donne usavano per portarevasi sulla testa e altro, qui è acconciatura decorativa). Infine ha i lineamenti distesi ma non idealizzati. 14.7 Donatello (1386-1466) Donato di Niccolò di Betto Bardi, Donatello, nasce a Firenze. Inizia un apprendistato presso la bottega di Ghiberti, con l'amico Brunelleschi viaggia a Roma, dove ammira la scultura classica. Si sposta molto, lavora a Siena alla decorazione del Battistero e del Duomo. Fu importante il decennio padovano (1443-1454), in cui getta le basi della diffusione del Rinascimento nel Nord. Muore nella casa fiorentina. Lui è il primo a riallacciarsi alla tradizione scultorea greco-romana ma sa superarla, trasmettendo umanità e introspezione psicologica ai suoi personaggi. Inoltre utilizza tutte le tecniche e tutti i materiali. Le statue di Orsanmichele; Firenze, Museo di Orsanmichele Si tratta delle statue commissionate nel primo ventennio del '400 dalle Arti di Firenze per1417-21): opera di Niccolò di Pietro Lamberti, commissionata dall'Arte dei Fabbri. La figura è rappresentata in una posa dinamica, con il corpo leggermente inclinato in avanti e il braccio destro sollevato. Il panneggio è reso con ampie pieghe che creano un effetto di movimento. Le tre statue, nonostante siano realizzate da diversi artisti e in materiali diversi, mantengono uno stile tardo-gotico omogeneo. Sono caratterizzate da una preferenza per lo sviluppo diagonale delle figure e da un'attenzione particolare ai dettagli del panneggio. Queste opere rappresentano un importante esempio della scultura trecentesca e sono testimonianza dell'importanza artistica e storica della Chiesa di Orsanmichele.

1420): marmo che Niccolò di Pietro Lamberti realizza per l'Arte dei Vaiai e Pellicciai, di cui il Santo era protettore. Questa statua è più piccola, c'è una certa convenzionalità nei lineamenti, col volto allungato e senza una particolare espressione. Il panneggio a sinistra cade quasi verticalmente, a fitte pieghe; a destra si distende più realisticamente.

San Giorgio (ca 1418); Firenze, Museo Nazionale del Bargello

La statua di Donatello è del tutto diversa. Commissionata dall'Arte dei Corazzai e Spadai (di cui il Santo guerriero era patrono) nel 1416, nel decorativismo del panneggio presenta ancora tracce di gusto gotico. La postura orgogliosa e la tranquilla gravità del volto invece rappresentano la nuova sensibilità donatelliana. Infatti San Giorgio è solido, con le gambe appena divaricate, il grande scudo che fa da appoggio. Il volto sereno, ma consapevole, ha dei tratti pensosi come le sopracciglia.

contratte e la fronte aggrottata, che esprime inquietudine.

Nel basamento della statua Donatello realizza un bassorilievo con San Giorgio e la principessa (1418): dimostra grande padronanza della rappresentazione prospettica. La linea d'orizzonte è all'altezza della testa della principessa e il punto di fuga centrale sul dorso del Santo cavaliere. Egli sta trafiggendo il drago (simbolo di peccato), il suo mantello si agita al vento e col piede sinistro stringe la pancia del cavallo con realismo. A destra la principessa che osserva a mani giunte, alle sue spalle un portico rinascimentale, emblema di classicità e razionalità, contro l'antro del mostro sul lato opposto, simbolo di rozzezza e primitività. Uso dello stiacciato, crea effetti di chiaroscuro, non solo prospettiva.

Il disegno C'è una grande attenzione al chiaroscuro e alle masse.

Strage degli Innocenti (ca 1446/1450): è raffigurato un gruppo di donne, alcune accoccolate

atico: il carnefice è descritto come un uomo sinistro, con un pugnale in mano e uno sguardo malvagio, mentre i bambini sono raffigurati come innocenti e spaventati. La scena è resa ancora più intensa dall'uso di colori scuri e contrastanti, che creano un'atmosfera cupa e minacciosa. La traccia a punta metallica e l'inchiostro bruno conferiscono un senso di crudezza e violenza alla scena.
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Publisher
A.A. 2019-2020
57 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher arisaik di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Tosi Alessandro.