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GIOVANNI FRANCESCO BARBIERI: IL GUERCINO (1591-1666)
Grande disegnatore e felicissimo coloritore: Trascorre la vita tra Cento (Ferrara) dove è nato e Bologna. Il soprannome di Guercino gli viene dato a causa di uno strabismo all'occhio destro. Affascinato dalla pittura di Tiziano, ammira i Carracci (in particolare Ludovico).
Uno dei suoi primi protettori fu il Cardinale Ludovisi, ma quando quest'ultimo morirà torna nella sua città natale (rifiuta di andare a lavorare per il Re d'Inghilterra e per il re di Francia). Si trasferisce a Bologna quando muore Reni per sostituirlo come caposcuola dei pittori bolognesi (era stimato). In una lettera di Ludovico Carracci viene definito come un grandisegnatore e felicissimo coloritore. Utilizza diverse tecniche.
Giovane seduto in veduta centrale: Opera del Guercino, ca 1618, carboncino grasso, lumeggiatura ad acquerello su carta grigio bruna, 58,4 x 41,8 cm, conservata al Metropolitan Museum of Art di New York.
È stato reso noto da poco, conferisce contorni e ombre vellutate. Il giovane (modello più volte disegnato dal Guercino) è visto frontalmente, con la testa volta a sinistra e tenuta bassa, mentre il braccio destro si appoggia sul ginocchio sinistro e il braccio sinistro è portato in alto. L’ambientazione per lo studio dal vero è costituita da una bassa seduta e da un drappo.
Cleopatra: Opera del Guercino, ca 1630, pietra rossa, 29,2 x 21,5 cm, conservata al British Museum di Londra. Studio in relazione con un dipinto perduto. La giovane donna è in veduta frontale, inclinata verso destra, lato in cui rivolge anche la testa con lo sguardo verso l’alto. Il braccio sinistro è appoggiato su un ripiano quasi all’altezza delle spalle, mentre tiene un serpente nella mano destra. La pietra rossa è ombreggiata mediante un tratteggio, con tocchi delicati negli incarnati (volto, seno, braccio sinistro). Delle rapide linee inclinate.
Definiscono i contorni del morbido panneggio. Il ritorno del figliol prodigo: Opera del Guercino, 1619, olio su tela, 107 x 143,3 cm, conservata al Kunsthistorisches Museum di Vienna. È fra le più importanti opere dei suoi primi anni di attività. Ha come soggetto il momento più elevato della parabola evangelica del figliol prodigo, quello del perdono e della letizia (si concentrerà più volte su questo tema). Il vecchio genitore cinge le spalle del figlio più giovane, che dopo aver sperperato i suoi averi in una vita dissoluta, fa ritorno a casa. Al contempo il padre sceglie per lui una camicia pulita, prendendola dalle braccia dell'altro figlio accorso. Il figliol prodigo si leva la sua camicia lacera, ma indossa ancora brache rattoppate. I protagonisti in primo piano occupano l'intera superficie della tela. Le figure sono tutte poco più a mezzo busto e l'ambientazione è ridotta all'essenziale (solo sedia a sinistra).
Presenta diversi assi direzionali definiti dalle braccia (sia distese che piegate). La forza del dipinto risiede nei ritmi delle due metà; la parte di sinistra ha una cadenza lenta, spinto indietro e dalle braccia completamente distese del giovane pentito che si spoglia senza fretta e quasi con ritrosia. Mentre, quella di destra a ritmi più serrati definiti dall'affollarsi dei corpi, il padre e del fratello più anziano, soprattutto dall'incrociarsi di braccia e mani più eloquenti dei volti dei protagonisti. Annunciazione: Opera del Guercino, 1648, olio su tela, 341,57 x 208 cm, conservata alla pinacoteca civica di Forlì. Generalmente la tradizione propone una sorta di moto ascensionale che vede molte figure in basso e una sola in alto, in modo da suggerire una differenza tra mondo terreno e quello celeste, mentre il Guercino isola le figure nella parte bassa delle tele distribuendone più di uno in alto, avvicinandocosì la dimensione terrena e divina, rendendo quindi la prima più spirituale e caricando la seconda di caratteristiche più umane. Quest'opera è un grande pala d'altare (tra gli esempi di tale innovativa composizione). Vediamo un ambiente spoglio, la cui porta inquadra un paesaggio con un ponte ad arcate e un'architettura fortificata. Vediamo la vergine umile e serena che è inginocchiata verso sinistra e di tre quarti. È avvolta in una veste rosa violacea circondata da un mantello azzurro che la circonda con andamento a spirale e che si espande sul pavimento. La testa è china sul libro di preghiere, che tiene con entrambe le mani. Essa è collocata in corrispondenza dell'asse verticale della tela, in una solitudine mistica. Sopra di lei è presente uno spazio rettangolare dove sono collocate le figure dell'Eterno, dell'arcangelo Gabriele e di quattro angioletti. In particolare l'Eterno eL'Arcangelo sono disposti lungo una delle due diagonali del rettangolo. Dio Padre è un vecchio semicalvo, dalla barba lunga e dai lunghi capelli mossi dal vento, emerge dalle nuvole e tiene con la mano sinistra sul globo terrestre. Egli è colto mentre istruisce l'Arcangelo sulla missione che doveva compiere, indicando quindi la futura madre di Gesù. L'Arcangelo che è a braccia incrociate è avvolto in una tunica azzurro-violaceo dai risvolti arancione, ad ali distese che ascolta le parole di Dio. La vergine è ignara dell'evento prodigioso che sta per compiersi, continua quindi serena la sua lettura.
L'Angelo appare ad Agar e Ismaele: Opera del Guercino, 1652, olio su tela, 193 x 229 cm, conservata alla National Gallery di Londra. La contemplazione vuota e affettuosa di una divinità amorevole e amica dell'uomo è il fine di questo dipinto, la commozione e il sentimento sono gli ingredienti essenziali di quest'opera.
Ripreso da un passo dell'antico testamento, il soggetto del dipinto è costituito da Agar (schiava egiziana di Sara), e da Ismaele (figlio che ella aveva dato ad Abramo). Dopo aver avuto anche lei un figlio, Sara, gelosa di Agar aveva indotto il vecchio patriarca a cacciare la giovane madre insieme al fanciullo. I due vagarono nel deserto finché durò l'acqua che Abramo aveva dato loro. Stremato, il piccolo Ismaele si accascia morente per la sete e la madre, in preda ad un immenso dolore, si allontanò per non vederlo morire. In questo momento appare un angelo mandato da Dio per indicare una sorgente che avrebbe dissetato il figlio. Il momento scelto dal Guercino è proprio quello in cui la donna sta ascoltando le parole dell'angelo con gli occhi gonfi dal pianto. Poco lontano il figlio si agita riparo di un cespuglio. Vediamo una fascia diagonale comprendente Agar e l'angelo, che costituisce la zona densa del dipinto. Sono presenti delle
linee verticali che si sommano a quelle con ali che producono una sensazione di equilibrio e di misura. Ismaele è poco definito, probabilmente il Guercino voleva suggerire la lontananza dalla madre. Agar è in posa ed è studiata con una gamba distesa e l'altra flessa. Le braccia seguono la stessa regola, mentre il busto leggermente spinto in avanti. La testa è ruotata di lato e gli occhi umidi sono volti in alto, mentre ascolta le parole del dell'angelo incredula e senza speranza. È per questa ragione che l'angelo si porta la mano sinistra al petto nel gesto tipico di chi chiede fiducia. Lo sfumato, memore di quello del Correggio, ammorbidisce le forme, mentre l'azzurro oltremarino (usato molto dal Guercino) del cielo si sposa con il grigio rossastro delle nuvole. L'utilizzo di tinte calde e fredde accostate definisce la macchia luminosa di agar. La stessa cosa e anche nelle vesti della giovane, dove il viola si interpone tra
L'arancione e il rosso e sulla sopravveste rossa si raccoglie il nastro verde della cintura.
UNO SGUARDO SULLA PITTURA AL DI LÀ DELLE ALPI
L'esperienza barocca si diffonde in tutta Europa, facendo emergere alcune personalità artistiche dei vari paesi. Alle suggestioni caravaggesche e alle riprese classiciste di derivazione italiana, si vanno aggiungendo la minuzia di particolari di tradizione fiamminga e olandese, la luminosità francese e l'espressività spagnola. Il risultato è quello di una pittura dalla forte personalità, nella quale gli accesi contrasti di luci e di ombre, così come una più attenta osservazione della natura, giocano un ruolo sempre più decisivo ed emotivamente coinvolgente.
PIETER PAUL RUBENS (FIANDRE, 1577-1640)
Rubens nasce a Siegen ed è senza dubbio il più grande dei pittori fiamminghi del seicento. La sua formazione è avvenuta principalmente in Italia (1600-1608) ed
è estremamente varia e complessa. Durante un primo soggiorno a Venezia si appassiona alla pittura tonale, studiando tutte le opere di Tiziano, Tintoretto e Veronese. In seguito si trasferisce a Mantova, poi a Genova e infine a Roma. A Roma, oltre a conoscere la grande pittura rinascimentale, rimane colpito dal classicismo Carraccesco e dal Realismo caravaggesco. Egli è anche un grande conoscitore e collezionista di sculture classiche e si esercita a lungo sia utilizzando gli originali, sia attraverso calchi e riproduzioni a stampa. Una volta tornato nelle Fiandre mette subito in pratica le esperienze artistiche maturate in Italia, riuscendo a conciliare l'analisi dei particolari, tipica della tradizione fiamminga, con il colore e il disegno italiani.
La morte di Ippolito: opera di Pieter Rubens, ca 1611-1613, olio su tela, 50,2 x 70,8 cm, conservata al Fitzwilliam Museum di Cambridge. Generalmente Rubens predilige le grandi composizioni che sono sempre animate da un
agitarsi di personaggi e caratterizzate da colori intensi e pastosi che plasmano le figure con drammatica teatralità. Rubens riesce a concentrare in uno spazio angusto la grandiosità di questa narrazione epica. Questa scena rappresenta la tragica morte di Ippolito, accusato ingiustamente di aver usato violenza alla seconda moglie del padre. Vediamo che Ippolito viene assalito da alcuni mostri marini che il padre stesso, dato che non lo voleva uccidere di persona, aveva fatto evocare per mezzo di Poseidone. I cavalli del suo cocchio, che sono spaventati dall'orribile apparizione, si impennano e travolgono lo sfortunato eroe facendolo precipitare rovinosamente sugli scogli. Esso organizza la composizione del dipinto lungo due diagonali. La diagonale che congiunge il vertice destro in alto a quello sinistro in basso segue la linea ondulata del bagnasciuga, mentre l'altra è percorsa da una visione di straordinario dinamismo. La possente muscolatura del personaggio.allude a certi esempi michelangioleschi che l'artista aveva conosciuto a Roma. L'uso violento del colore sottolinea la drammaticità dell'evento, diretta manifestazione del divino. In riva al mare la natura torna ad essere mite e serena e R