Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 9
Riassunto esame storia dell'arte moderna comparata, prof.Graziani, libro consigliato Luigi Crespi ritrattista nell'età di Papa Lambertini, D'Apruzzo, Graziani Pag. 1 Riassunto esame storia dell'arte moderna comparata, prof.Graziani, libro consigliato Luigi Crespi ritrattista nell'età di Papa Lambertini, D'Apruzzo, Graziani Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 9.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame storia dell'arte moderna comparata, prof.Graziani, libro consigliato Luigi Crespi ritrattista nell'età di Papa Lambertini, D'Apruzzo, Graziani Pag. 6
1 su 9
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Santi bolognesi, storie e dipinti

Lambertini è devoto specialmente ai santi: la prima è laterziaria dominicana Caterina Vigri, che riuscì a santificare, poi Nicolò Albergati, vescovo certosino, non particolarmente venerato né dal suo ordine né ricordato granché a Bologna. Lambertini ne incoraggiò il culto con un altare nella chiesa della Certosa, decorata con una pala di Ercole Graziani, cui il Papa raccomanda di rappresentare il monaco-vescovo con l'abito bianco. Altro santo a cui è devoto è Arcangelo Canetoli, il quale rinunciò all'episcopato fiorentino offertogli da Giuliano dei Medici per fare l'eremita a Gubbio; Lambertini lo ricordò nella chiesa di San Salvatore, con una tela sempre di mano di Graziani.

Giovanna Perini-Folesani: Luigi Crespi storiografo, mercante, artista- profilo storico di un avventuriero poco fortunato. La mostra bolognese del museo Davia Bargellini, dove si...

Espongono non solo i quadri dellacollezione museale, ma anche altri provenienti da collezioni private bolognesi, vuolemostrare Luigi Crespi (conosciuto nel 1800 e 1900 soprattutto per la continuazione della“Felsina pittrice” di Malvasia) come pittore autonomo dal padre, Giuseppe Maria Crespi dettoLuigi esordisce negli anni ‘30 in Toscana, benvoluto dai Medici,lo spagnolo (1665-1747).come ritrattista di ricchi borghesi (ritratto dei coniugi Cellesi). Ritrarrà con uno stile moltodiverso da quello del padre nobili e borghesi bolognesi e di provincia. Dovrà poi peròconfrontarsi con lo stile del padre e modularsi sullo stesso, su cui si basava il gustobolognese dell’epoca. Lo stile di Luigi, così internazionale, viene solitamente riferito alsoggiorno a Dresda del 1752; l’autrice del saggio invece propende per il contatto con lecollezioni toscane, dal momento che Luigi aveva iniziato a visitare le gallerie fiorentine, acarattere cosmopolita,

già dagli anni '20. A differenza dei ritratti inglesi, fatta una minuziosa conoscenza del costume per facilitare la datazione, in Italia questi studi purtroppo mancano, e spesso tanta ritrattistica manca di una datazione precisa, compresa quella di Crespi. Un parallelismo con la pittura inglese si può trovare nella modalità di fare ritratti, ripresa da Gainsborough. Nel ritratto di Cellesi (e in molti altri dedicati ai ragazzini), si nota una sproporzione fra la testa e il corpo in armatura, che veniva dipinto prima, basandosi sulle stampe, e solo alla fine si aggiungeva la testa. Altro contatto con la ritrattistica inglese è l'impiego degli animali simili ai padroni (si veda il ritratto femminile del Davia Bargellini, dove il carlino richiama la pittura di Hogarth). Nei ritratti femminili Crespi segue invece una strada diversa, che lega i quadri fra loro (ad esempio il ritratto della principessa Hercolani richiama quello della Cavriani e della marchesa).

(Antinori) molti studiosi hanno cercato di identificare il ritratto maschile del Poldi Pezzoli con quello di Crespi, purtroppo senza successo. Infine, citiamo il ritratto di Amburgo, che forse rappresenta Filippo Hercolani, uno dei maggiori collezionisti della Bologna del 1700. Per i ritratti di ecclesiastici invece siamo più fortunati, perché abbiamo una fonte per identificarli, ovvero gli scritti di Oretti. Il cacciatore del museo Davia Bargellini potrebbe anche essere un ritratto, tuttavia secondo l'autrice è troppo generico per esserlo. Per quanto riguarda gli autoritratti, Crespi ne realizza diversi, conservati agli Uffizi, a Venezia, a Bologna, e uno su rame custodito a Ravenna attribuitogli da Federico Zeri, poiché Crespi si rappresenta in veste talare mentre dipinge una signora scollacciata. Il suo personaggio però è piuttosto ambiguo, in ogni ambito della sua vita: si firma IUD (iuris utriusque doctor, cioè dottore in diritto).

civile e canonico) ma, a meno che non sia andata perduta, non c'è documentazione sulla sua laurea a Bologna, Pisa o Urbino. È un ecclesiastico, ma ha una relazione con la sua perpetua, che gli darà diversi figli. Tuona contro la spoliazione delle chiese, ma si improvvisa agente e mercante d'arte per Filippo Hercolani, con cui i rapporti si concludono bruscamente. Spesso fa operazioni nell'arcospregiudicate, come la vendita dei quadri di bottega del padre, con valutazioni che, temporale di pochi mesi, si abbassano del 25%. Dal 1751, come mercante, traffica arte senza curarsene più di tanto, mentre nel 1769, a Roma, scrive il suo volume, il terzo tomo della Felsina Pittrice. L'intento era di portare avanti il lavoro di Malvasia nonché di colmare le lacune lasciate dalla storia dell'Accademia Clementina di Zanotti. Non è però un lavoro accurato, anche perché nasce dalla corrispondenza con Bottari, che è

approssimativa.Crespi infatti si fida dei suoi corrispondenti, non controlla le informazioni, non verifica le fonti,è ampolloso e ha una scarsa qualità persino nei ritratti che illustrano il volume. Lanzi diedeun giudizio del volume fin troppo benevolo, mentre Giovanni Lami nelle “novelle fiorentine”lo recensì velocemente, rimanendo neutrale per non ferire Bottari, che aveva chiesto dipromuovere il libro. Anche come accademico Crespi non se la cava bene: a Bologna non ègradito, riesce a entrare a Firenze come pittore e a Parma come scrittore d’arte solo peraver pubblicato il terzo volume della Felsina (che non manca di essere aggiunto nel suola sua “descrizione della Certosa di Bologna” doveritratto ufficiale). Di maggior qualità èritrova il polittico di Vivarini, e ne dà una descrizione molto più accurata.“Pictor Sacerdos Aloysius”, Crespi pittore di quadri sacriGiovanna

Perini-Folesani Nel 1971 nel piacentino furono ritrovate due tele a soggetto sacro, che ottennero un giudizio positivo dalla soprintendente e un auspicio di un lavoro di ricerca sull'autore, Luigi Crespi. La mostra al Davia Bargellini ha cercato di creare un catalogo di questo pittore, dove emerge la dicotomia fra i quadri di ritrattistica, autonomi dallo stile del padre e aggiornati ai canoni europei, e quelli a soggetto sacro, che ricalcano lo stile del padre, Giuseppe Maria, per convenienza commerciale. I dipinti sacri di Luigi non falliscono nel mostrarne la scarsa vocazione; il pittore infatti è canonico per imposizione paterna, ma è noto che frequenti feste e donne. Durante il suo periodo di penitenza, dove, per la sua condotta, viene mandato a Cento, dipinge due pale sacre (una custodita a Ferrara e l'altra a Renazzo). Già in Toscana però aveva dipinto soggetti sacri, ad esempio per la chiesa di San Nicolò a Prato, o per il monastero di Massa.

E Cozzile (dove viveva la sorella Marina), e ancora per Lucca e Pistoia.

Le commissioni religiose sono molto ricercate da Luigi, il quale cerca di accaparrarsele attraverso una fitta corrispondenza di auto-promozione che non sempre ha successo. In Toscana, infatti, lavora fin quando vive Gian Gastone dei Medici, poiché il granduca era un grande amante della pittura di Giuseppe Maria Crespi, mentre a Bologna non riesce ad emergere, quindi si ritaglia un mercato provinciale, spesso con committenze di gesuiti e cappuccini, ai quali era legato. Formulare il catalogo delle sue opere sacre è difficile, così come è difficile scoprire la collocazione originale di diverse opere, poiché spesso all’interno degli ordini sacri si scambiavano le opere nelle varie sedi. Campori e Zannoni ci danno alcune notizie, ma non sono sufficienti, dal momento che abbiamo dipinti a Modena, Salsomaggiore, Faenza, e altre città dell’Emilia, dove Luigi dipinge spesso.

soggetticonviviali (ultima cena, cena in Emmaus, nozze di Cana) oppure sacre famiglie. In alcuni di questi soggetti si notano anche mani altrui con interventi di bassa qualità, ma, non avendo dovute a restauri posteriori. L'autrice sottolinea però l'importanza della firma del pittore, "Aloysius Sacerdos" o "Aloysius Canonicus", quasi a voler dare come garanzia del suo lavoro e del sentimento di fede insito in esso il suo status, mal vissuto, di ecclesiastico. ritrattista nell'età di Papa Lambertini Irene Graziani: Luigi Crespi Luigi è soggetto di un ritratto di mano del padre (reso poi in stampa da Pietro Monaco), dove è rappresentato come Davide fuggitivo con un flauto in mano. Scrive a Bottari che quel Davide era lui da giovinetto, preso a modello dal padre che dipingeva il "vero", un "vero bello e vivo". Questo è un metodo che Giuseppe Maria usava.anche quotidianamente, con l'studio in via del Pratello trasformato in camera ottica: è noto che, per dipingere i Sette Sacramenti usò come modello un confessionale, che era così realistico da suscitare il riso agli spettatori. Padre e figlio a confronto nell'autoritratto: negli anni dei Crespi a Bologna si diffondono gli studi scientifici, soprattutto quelli sull'ottica, che viene discussa non solo in Accademia, ma anche nei salotti, nei quali si parla della riproduzione effettuata da Algarotti dell'esperimento di Newton sulla scomposizione della luce. Giuseppe Maria usa la camera ottica e la scomposizione della luce, dimostrando l'ampia ricezione della teoria nel mondo artistico bolognese. Nel suo ritratto Giuseppe Maria si presenta in maniera distaccata, vestito semplicemente, alla spagnola, utilizzando una tavolozza sui toni dei colori terra. Luigi invece nell'autoritratto degli Uffizi datato al 1734 si rappresenta con un abito dagentiluomo,dalle maniche riccamente decorate.
Dame e cavalieri nella civiltà della conversazione: nei suoi esordi Luigi, grazie allaraccomandazione paterna, si afferma in Toscana, nella provincia, con i ritratti del balì diPistoia, Lanfredini Cellesi, e di sua moglie Elisabetta. Entrambi sono dipinti a mezzobusto,lui come un cavaliere alla Rigaud, mentre lei presenta il collo da cigno e la vita da vespa,apparendo come un insetto esotico. C'è un grande valore tattile dei tessuti, con una resadel pizzo delle pellicce molto raffinata. A Bologna invece il genere del ritratto dei notabili èdell'Accademia a partire dal 1729, il cuimonopolizzato da Lucia Casalini Torelli, sociacapolavoro è il ritratto di Filippo Maria Bentivoglio, rappresentato come un gentiluomocosmopolita, un alfiere dei salotti della conversazione, e lo stile di questa pittrice, insiemealle influenze fiorentine, saranno fondamentali per il consolidamento delcosmopolitismopittorico di Luigi Crespi. I ritratti borghesi: nel 1731 Lambertini diventa vescovo di Bologna e inizia a fare una serie di iniziative per inserire Bologna nella scena artistica internazionale. Una delle sue prime mosse è quella di commissionare al pittore Luigi Crespi una serie di ritratti borghesi, con l'obiettivo di promuovere l'immagine della città e dei suoi abitanti. Crespi, noto per la sua abilità nel ritrarre con grande realismo e dettaglio, accetta l'incarico e inizia a dipingere una serie di ritratti di importanti personalità bolognesi. I ritratti di Crespi si distinguono per la loro eleganza e raffinatezza, e diventano presto molto popolari tra l'aristocrazia e la borghesia locale. Grazie a queste opere, Bologna inizia a guadagnare una reputazione come centro artistico di prim'ordine, attirando l'attenzione di collezionisti e mecenati da tutto il mondo. Il cosmopolitismo pittorico di Luigi Crespi contribuisce così a trasformare Bologna in una delle capitali dell'arte del XVIII secolo.
Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
9 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Tardis di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di storia dell'arte moderna comparata e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Graziani Irene.