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Le grotte del Deccan: prodromi e tratti generali

I più antichi esempi noti di architettura in grotta risalgono al III secolo a.e.c, al patrocinio dei Maurya e si trovano nell'antica regione del Magadha. Si tratta di quattro grotte nelle colline Barabar, tre delle quali recano la dedica del re Ashoka e altre tre nelle colline Nagarjuni che conservano iscrizioni del successore Dasharatha. Nei secoli successivi l'architettura in grotta si diffonde nel Deccan come fenomeno buddhista intorno al 400, mentre ad Udayagiri nel Madhya Pradesh si presentano i primi esempi hindu. (Pag. 30 a 53)

In antichità, in India, le grotte naturali sono state scelte come dimora da asceti e uomini santi, il che giustifica ideologicamente la realizzazione di corrispettivi artificiali. Queste opere implicano difficoltà materiali enormi, infatti nello scavo si procedeva dall'alto evitando impalcature. I Maurya sono gli iniziatori della tipologia e possono essere stati influenzati.

dall'esempio persiano: una delle esigenze può essere stata di dare permanenza ed eternità agli edifici. Correlata con lo scavo di grotte è la cultura di templi monolitici a tutto tondo dei Pallava (VII secolo), ma il trionfo di questa tipologia spetta al Kailasanatha (VIII secolo) fra le grotte di Ellora, che rappresenta uno dei vertici dell'architettura scolpita nel Deccan. MONASTERI NELLA ROCCIA: PRIMA FASE I siti buddhisti scavati nella roccia del Deccan occidentale sono costituiti da insiemi di grotte: un complesso monastico che comprende più sale di culto e altre riservate alla residenza dei monaci. Tutta la regione in cui sorgono questi monumenti era percorsa da vie commerciali, quindi i monasteri beneficiavano di una florida economia locale. La prima grande fioritura si colloca fra il 100 a.e.c e il 200 e.c e sono collegati con il buddhismo Hinayana, quindi la scultura non prevede ancora la raffigurazione antropomorfa del Buddha. Ad Ajanta e

Kanheri la fioritura maggiore avviene in un periodo successivo.

SCHEDA 29

Uno dei più antichi complessi buddhisti scavati nella roccia si trova su una collina presso il villaggio di Bhaja: ospita ventidue grotte, tra cui un ampio chaityagriha databile intorno al 90-80 a.e.c, il primo in cui compaiono le forme che diventeranno canoniche. È composto da una sala absidata con ventisette colonne che formano una navata centrale e due strette laterali; seguono la curva dell'abside e in fondo a quella centrale si trova uno stupa oggetto di culto. La facciata ad arco a ferro di cavallo è completata da strutture di legno oggi scomparse, ed è incorniciata da rilievi che riproducono finestre ad arco, ringhiere e terrazze a somiglianza di un edificio strutturale, con personaggi che si affacciano.

Fra gli altri scavi di questo sito si è scoperto il vihara n. 19, coevo del chaityagriha: consiste in un portico e in una sala centrale intorno ai quali sono disposte

simmetricamente una serie di celle che hanno l'ingresso affiancato da due enigmatici rilievi. A sinistra, un cocchio è trainato da quattro cavalli e con a bordo un personaggio reale e due attendenti femminili, procede sopra una mostruosa figura demoniaca; la scena fluisce oltre l'angolo del muro: è disordinata, un'incontenibile vitalità. A destra il personaggio accompagnato da attendenti cavalca un elefante e nella scena affollata si distinguono un albero, circondato da una cancellata e decorato con ghirlande e un parasole, che viene calpestato dall'animale; un altro albero anche esso circondato da una cancellata, dal quale pendono figure umane; e un terzo sradicato dall'elefante, dal quale esseri umani sembrano cadere fra le figure minori, probabilmente personaggi principeschi e danzatrici. Si tratterebbe di raffigurazioni di Surya, il dio Sole, e di Indra, il vedico re degli dei; questi rilievi potrebbero alludere a qualche vicenda specifica.

che resta però non identificata; è stato ipotizzato anche che le due figure calpestino antichi culti popolari.

SCHEDA 30

Il sito buddhista di Karla si compone di sedici grotte: il più vasto è il chaityagriha del 50-70 a.e.c con iscrizioni che testimoniano il patrocinio dei monaci del luogo da parte di Nahapana, sovrano degli Kshatrapa della dinastia Satavahana. Davanti alla grotta sorge una colonna monumentale sormontata da quattro leoni; l'ingresso era come schermato da una struttura, oggi in rovina, e che formava un portico; la facciata è coronata da un arco a ferro di cavallo, decorata con una scultura di corpi seminudi, elementi architettonici ed elefanti. Immagini di Buddha e Bodhisattva furono aggiunte più tardi: la grotta, infatti, apparteneva alla fase aniconica. Le colonne che disegnano le tre navate hanno capitelli che raffigurano cavalieri sul dorso di elefanti e alla volta centrale sono aggiunti dei costoloni e delle travi di legno.

Imitazione degli edifici strutturali; i soffitti delle navate laterali invece sono piatti. Tutto ciò non è una costruzione, ma una scultura ricavata viva dalla roccia. Pag. 31 a 53

Le forme delle sale scavate riproducono con fedeltà quelle di edifici strutturali: la sala di culto è il chaityagriha, "casa del chaitya", sinonimo di stupa, è una sala a pianta absidata divisa in una navata principale che termina con lo stupa, e due minori le cui colonne girano intorno al tumulo offrendo la possibilità di praticare la pradakshina. Il soffitto della navata centrale è a volta di botte e sulla facciata di ingresso si trova un arco a ferro di cavallo che forma una finestra attraverso la quale entra la luce nella sala, altrimenti completamente buia, chiamata chandrashala, "sala di luna", o gaveksha, "occhio di bovino". La riproduzione dei travetti, reliquie dell'architettura in legno, accompagnerà le curve.

delle finestre. Pitalkhora comprende 14 grotte di cui 4 chaityagriha e 10 vihara; il n° 4 presenta davanti un plinto con elefanti scolpiti a grandezza naturale e tutto il sito presenta figure di guardiani. La facciata del grande chaityagriha di Bedsa è preceduta da una veranda dotata di colonne il cui disegno discende da quello delle colonne Maurya e trova riscontri anche a Sanchi. Un'altra grotta a forma absidata è munita di celle lungo il perimetro, risulta quindi una combinazione tra chaityagriha e vihara. Altro sito importante è Pundu Lena, "le grotte dei Pandava": le grotte di fase Hanayana sono i vihara n° 10 e n° 3, il primo è noto come Nahapana Vihara e contiene iscrizioni che menzionano questo sovrano degli Kshatrapa; il secondo è chiamato Gautamiputra Vihara e le iscrizioni sono riferibili al re Satavahana Gautamiputra Satakarni, a su madre e suo figlio. In entrambi la quasi totalità della decorazione siconcentrasulle verande e nel n° 3 la porta di ingresso è incorniciata dal rilievo di un torana. Nello stato dell’Orissa le colline di Khandagiri e Udayagiri, toponimo della città che sostanzialmente significa “monte del sorgere del sole”, sorgono delle grotte, la più importante è quella detta Reni Gumpha, “grotta della regina” e possiede un cortile rettangolare aperto su un lato lungo e affiancato sugli altri tre dalle celle a due piani. La grotta Hathi Gumpha conserva un’iscrizione di Kharavela, signore del Kalinga e si ritiene che molte delle grotte su queste colline siano dovute al suo patrocinio; il suo regno si può datare tra il I secolo a.e.c e il I e.c. AJANTA Il luogo in cui l’architettura in grotta buddhista raggiunge l’eccellenza è Ajanta, che ha conservato i dipinti eseguiti all’interno delle grotte. Il grande complesso monastico si allunga sul fianco della bassa collina sul fiume.

Waghora ed è stato scoperto casualmente nel 1819 dall'ufficiale britannico John Smith che capitò davanti all'ingresso di una delle grotte durante una battuta di caccia.

Si tratta di un complesso di 29 grotte, numerate a partire dall'estremità orientale di accesso alla valle, di cui 4 sono chaityagriha.

Il sito ebbe una fase antica, Hinayana, databile tra il 100 a.e.c e il 150 e.c alla quale risalgono i chaityagriha n° 10 e 9 e i vihara n° 12 e 13; questi sono semplici e lineari e in origine mancavano di immagini del Buddha che furono aggiunte in seguito.

La grande fioritura avviene nelle fase Mahayana che si inoltra fino al VII secolo e a cui appartengono i chaityagriha n° 19 e 26: la facciata del primo è ben conservata e sotto il grande arco della finestra si apre un elegante portico con intorno nicchie scolpite. Entrambi hanno pianta absidata e interni coperti da una ricchissima scultura, mentre lo stupa si arricchisce di una figura.

centrale dell'Illuminato. I vihara di questa fase sono ampie sale con verande e colonne, che presentano l'innovazione delle celle scavate lungo il perimetro, come residenze per i monaci che prevedono sulla parte di fondo un'area cultuale con sacrari e immagini del Buddha. In alcuni di questi si è esercitata la pittura che riporta una specie di metafora del Paradiso in cui il monaco è come il Bodhisattva che vive presso il Buddha ascoltando il suo insegnamento ed esercitandosi nell'ottenimento della perfezione. Pag. 32 a 53

SCHEDA 31

Il n. 19 è il primo dei due chaityagriha eseguiti durante la fase di Ajanta, negli ultimi decenni del V secolo. Questo si affaccia su un cortile ricavato dalla roccia, ai lati del quale si aprono alcune celle: l'ingresso è preceduto da un portichetto, mentre la parte superiore della facciata è dominata da una finestra a ferro di cavallo lungo il cui arco sono ancora simulati nella pietra i travetti

Lignei propri dell'architettura strutturale. La scultura raffigura la forma antropomorfa del Buddha e la moltiplicazione delle sue immagini è unacaratteristica del Mahayana. I Buddha sono di varia foggia e dominano la facciata, come pure l'interno che consiste in una sala absidata divisa in tre navate dalle colonne, con lo stupa in fondo a quella centrale la cuivolta riproduce le travi del soffitto. Ogni sua parte era dipinta e lo stupa presenta sulla facciata una nicchiaad arco in cui campeggi la figura del Buddha, rappresentato in piedi come ad accogliere chi entra nella sala. La scultura più celebre di questa grotta, però, è quella che sulla facciata raffigura un gruppo di naga, divinità serpentine, con la sua sposa e un'attendente, nella morbida postura dell'epoca.

SCHEDA 32

Il secondo chaityagriha in ordine di tempo, è la grotta n. 26: le dimensioni si sono ingigantite, infatti presentava una veranda estesa lungo tutta la facciata,

oggi in rovina. Lo stupa è ancora più monumentale ed è percorso da rilievi e da una decorazione generale più fitta; il Buddha scolpito in posizione centrale è qui seduto nel modo pralambapadasana, "con le gambe
Dettagli
A.A. 2018-2019
53 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/16 Archeologia e storia dell'arte dell'india e dell'asia centrale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher CristinaMenabo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte dell'India e dell'Asia centrale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Pieruccini Cinzia.