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AKBAR IL GRANDE

Jalal-ad-Sin Muhammad Akbar, terzo imperatore Mughal e figlio di Humayun, è passato alla storia come Akbar, "il Grande", appellativo anche di Allah, con cui lo stesso imperatore giocò attraverso l'invocazione Allahu Akbar, che significa "Allah è grande" quanto "Akbar è Dio".

Akbar allargò l'impero Mughal ai confini massimi raggiunti fino ad allora; soggiogò i Rajput e affidò agli hindu di valore i posti dell'amministrazione. La riforma della nobiltà di Akbar fu promossa allo scopo di imprimere un'organizzazione centralizzata all'immenso impero, questo sistema è chiamato mansabdar, "possessori di mansab", e durerà fino alle riforme inglesi sulla proprietà terriera. Il rango di ciascun nobile era decretato in base a una cifra che ne stabiliva gli obblighi verso l'imperatore e l'ammontare del suo salario; più

tardi fu costituito dall'assegnazione di terra: questa proprietà era personale e non passava agli eredi. Akbar abolì la tassa imposta ai sudditi non musulmani e quella richiesta agli hindu e inserì un atteggiamento di tolleranza che si univa ad una grande curiosità intellettuale e ad un immenso amore per la cultura. Finì per fondare nel 1579 un proprio credo, Din-i-Ilahi, "fede divina" dove si riconoscono elementi di tutte le religioni, ma restò solo una faccenda di corte che non gli sopravvisse. Egli inaugura nella dinastia l'usanza di offrire quotidianamente ai sudditi il darshana, la visione di se, come gli dei hindu e i sovrani indiani che li rappresentavano in terra. La convergenza di questi elementi ideologici, gli ampi interessi intellettuali e spirituali e l'esaltazione della propria figura sono elementi fondamentali per comprendere l'architettura nella sua nuova città, Fatehpur Sikri. Con lui il

persiano diventa lingua di corte el’amore per i libri si traduce nella costruzione di un laboratorio di pittura, dove i libri sono illustrati; l’unicodei Mughal che però restò analfabeta per tutta la vita.

Abul-Fazl Allami fu lo storico ufficiale che scrisse l’Akbarnama, “libro di Akbar”, in tre volumi: nel primo ètracciata la storia della casata, il secondo racconta gli eventi di quarantasei anni di regno e il terzo esponeinformazioni sulla corte e sulla personalità del sovrano, nonché sulla sua vita quotidiana.

Egli incoraggiò uno stile di vita ispirato alle tradizioni indiane, con il largo uso della trabeazione e dellemensole scolpite. Tra le costruzioni da lui patrocinate abbiamo i qila, cittadelle fortificate che erano per lopiù strutture difensive con palazzi, ad Agra, Lahore, Allahabad e Ajmer. Il Lal Quila, “forte rosso” di Agra fufatto edificare fra il 1565 e il 1571 e all’interno

furono innalzati più di cinquecento edifici.

SCHEDA 21

Il Forte Rosso, Lal Qil, deve il nome alle mura rivestite di arenaria, le più esterne sono state aggiunte dall'imperatore Aurangzeb nel 1669 allo scopo di rafforzare ulteriormente il complesso. Affacciato alla sponda destra della Yamuna, Akbar fece innalzare il forte fra il 1565 e il 1571 su una preesistente fortezza dei sultani Lodi, tuttavia il nipote Shah Jahan, imperatore-architetto innamorato del marmo bianco, ne mutò l'aspetto demolendo gran parte dei palazzi di Akbar e sostituendoli tra il 1628-37. La Sala delle Pubbliche udienze è un ampio padiglione colonnato, in parte composite, con archi cuspidati di arenaria ricoperta di stucco bianco.

All'interno del complesso si trova la Moschea di Perla, Moti Masjid; il Palazzo del pesce, Machchhi Bhavan; la Sala delle Udienze private e l'hammam. Gli edifici di ordine più privato erano scintillanti e con i tetti dorati, si allineavano

Sopra le mura rosse componendo una scenografica facciata per chi guardi dalla Yamuna. Dell'epoca di Akbar si conserva il palazzo in arenaria, Jahangiri Mahal, che probabilmente era un quartiere femminile. Pag. 11 a 21

Il forte di Lahore, Shahi Qila, fu edificato intorno al 1575 su fondazioni precedenti e si presenta come il risultato di diversi rimaneggiamenti.

Il forte di Allahbad, invece, è tra tutti il più vasto, tuttavia dei palazzi originari si conserva poco.

FATEHPUR SIKRI

Akbar costruisce una nuova capitale e il sito prescelto è a ovest di Agra, nei pressi del villaggio di Sikri. Inizialmente la città da lui fondata si chiamò Fatehabad, "città della vittoria"; ma nel 1585, Akbar abbandonò la sua creazione a favore di Lahore e poi tornare ad Agra. Questo abbandono coincise con il declino immediato della città e una teoria molto diffusa riguarda la scarsità di acqua che avrebbe reso il luogo inospitale.

Più probabilmente Akbar lasciò la sua città nuova per Lahore spinto dal desiderio di rafforzare i suoi domini più settentrionali, ma è fondamentale ricordare che secondo l’usanza Mughal, l’imperatore viveva spesso in viaggio, muovendosi in accampamenti organizzati come vere e proprie città mobili. Fatehpur Sikri è stata paragonata a Versailles, una sorta di ritiro dorato della corte, lontano dagli intrighi dei veri centri urbani di Agra e Delhi. Già nel 1610 il viaggiatore inglese William Finch la descrive come un luogo in rovina, ma sarà Lord Curzon, viceré dell’India dal 1898 al 1905, a promuovere le prime iniziative importanti dell’Archaeological Survey nella città abbandonata. Costruita a vari livelli su un pianoro roccioso, la città formava un rettangolo recintato su tre lati, mentre quello restante si affacciava al lago. Il materiale impiegato è la locale arenaria rossa e lo

Lo stile degli edifici esprime appieno il gusto eclettico e il desiderio di conciliazione da parte di Akbar: l'islam è esaltato nella Grande Moschea e nella tomba del santo sufi; l'impianto urbanistico è l'espressione del potere e delle usanze Mughal; e un'impronta indigena è data dall'architettura trabeata e dal repertorio delle decorazioni. Fontane e giardini fioriti abbellivano tutta la città, ma anche colonnati, gronde, grate, balconcini jharokha e chhattri, tende di seta, broccati e sontuosi tappeti. Il modulo di base con cui è edificata la città è quadrangolare, con un popolare ingresso, Porta di Agra e un'area del mercato dove sorge il baradari, "a dodici colonne", ovvero il padiglione aperto. Al centro del cortile si trova una struttura quadrangolare, il karkhana, cioè il laboratorio degli artisti e degli artigiani di Akbar. Ma il vero cuore della città è la grande area.

dei palazzi, e mentre le altre costruzioni residenziali e funzionali seguono l'andamento obliquo dell'altura, quest'area è pianificata in modo che gli edifici si dispongano lungo i punti cardinali; a dare l'orientamento è la Grande Moschea. In origine alla città si accedeva nei pressi di quest'area, salendo dalle sponde del lago ed entrando per la Porta degli Elefanti, Hathi Pol, e prima di giungere a questa, si oltrepassa la torre decorata dalla riproduzione in pietra di zanne di elefante, Hiran Minar, "torre dell'antilope", innalzata forse per marcare il punto di partenza della rete viaria. Della Sala delle Pubbliche udienze sappiamo avesse un colonnato, invece la Sala delle Udienze private rimane misteriosa e sembra non concepito in modo funzionale perché presenta all'interno una colonna dal grande capitello che forma un balconcino tondo collegato da ponticelli al resto dell'edificio, materializzazione.della centralità fisica e spirituale dell'imperatore. SCHEDA 11 La Sala delle Pubbliche Udienze e la Sala delle Udienze Private sono due elementi fondamentali delle cittadelle imperiali Mughal. Il Diwan-i Amm di Fatehpur Sikri è bordata all'interno da un corridoio colonnato con campate schermate da una gronda e al centro il padiglione a veranda dove Akbar sedeva in trono e da qui emanava decreti, riceveva ambasciatori e amministrava la giustizia. Nel cortile avvenivano le esecuzioni capitali facendo calpestare i condannati da un elefante. Il Diwan-i Kass è una palazzina cubica esternamente a due piani marcati da un terrazzino, con tetto piatto sormontato da chattri ai quattro angoli. L'interno presenta al centro una colonna elaboratissima, dal grande capitello formato da trentadue mensole che culmina in un balconcino rotondo collegato da quattro ponticelli aerei agli angoli dell'edificio. Tutti questi elementi sono collegati da un passaggio sul

perimetro dal quale si può accedere a ogni lato del terrazzino esterno, e tutti sono bordati da una bassa balaustrata forata. Si può presumere che il balconcino sopra la colonna sia stato concepito perché vi prendessePag. 12 a 21 posto l'imperatore, ma sembra inverosimile che da qui fossero amministrate le udienze, per l'angustia e perché l'imperatore non era protetto. L'interpretazione oggi più accreditata vede in questa colonna una costruzione simbolica che confluisce nel sincretismo caro ad Akbar, quindi innalzata per esaltare la sua figura. La colonna sarebbe il pilastro cosmico al centro del mondo e immagine del sole che con la sua luce è importante oggetto di culto nel Din-i Ilahi, la religione creata da Akbar; questa colonna assimilerebbe l'imperatore al grande uomo cosmico.

Nel punto più elevato dell'altura, Akbar fece erigere la Grande Moschea, Jami Masjid, nel cui cortile si trova la tomba di Salim Chishti.

L'ingresso nel cortile fu modificato con l'aggiunta di uno spettacolare portale, il Buland Darwaza, "l'Alta porta".

SCHEDA 10

La Grande Moschea rappresenta il cuore islamico della città voluta da Akbar nel 1571. Sorge sul punto più alto dell'altura rocciosa di arenaria rossa e si innalza su un basamento quadrangolare con un vasto cortile centrale bordato da portici. Fu concepita per rendere onore alla figura del santo sufi Salim Chishti e nell'insieme comprende le funzioni di edificio di preghiera, di khanqua (luogo di residenza), di studio ed elevazione spirituale, di dargah (mausoleo-santuario) perché nel suo cortile fu innalzato il monumento funebre a Chishti nel 1572.

La moschea presenta una fusione di elementi provenienti da varie tradizioni, islamico-persiane e indiane. Il corpo centrale è sormontato da una cupola e si estende in ali composte da diversi ambienti. Le nicchie sul fondo della parete della sala di preghiera

l'acqua, circondata da alberi e piante ornamentali. Le pareti sono decorate con affreschi raffiguranti scene di vita quotidiana e episodi storici. Al centro del cortile si erge una maestosa fontana, che spruzza acqua in modo armonioso. Le colonne sono riccamente intagliate e presentano dettagli architettonici intricati. Le finestre sono adornate da vetrate colorate, che filtrano la luce del sole creando un'atmosfera magica all'interno. Il soffitto è decorato con stucchi e dipinti a fresco, che rappresentano scene mitologiche e celestiali. L'intero edificio è un capolavoro di arte e architettura, che trasmette un senso di meraviglia e ammirazione.
Dettagli
A.A. 2018-2019
21 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/16 Archeologia e storia dell'arte dell'india e dell'asia centrale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher CristinaMenabo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte dell'India e dell'Asia centrale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Pieruccini Cinzia.