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Per cogliere lo stato della formazione primaria nel regno d’Italia, lungo il quindicennio della
destra storica , possiamo partire dai dati pubblicati nell’annuario statistico italiano nel 1881,
riguardante il numero delle scuole, degli alunni e dei maestri.
Dalla creazione del regno d’Italia alla caduta della destra storica il numero delle scuole
elementari aumentò del 61% circa. Così come gli edifici aumentarono anche il numero degli
alunni e dei maestri rispetto alla situazione prima dell’unità.
Inizialmente solo le prime due classi delle scuole elementari erano obbligatorie, e i genitori che
rifiutavano di mandare i figli a scuola sarebbero stati puniti a norma delle leggi dello Stato.
I comuni senza scuole pubbliche 214, quelli senza scuole private più di 6000, questi dati non
erano certamente consolanti e l’analfabetismo continuava a persistere.
Una circolare del 1869, circolare Broglio, riportava 17 quesiti che avrebbero dovuto raccogliere
le carenze dell’istruzione elementare, questi quesiti dovevano essere compilati dagl’insegnanti.
(però affidare l’indagine a coloro che dovevano essere indagati era un difetto di cui tenerne
conto).
Alla fine degli anni 60 l’aumento delle scuole pubbliche e private aveva riguardato solo quelle
femminili.
Diminuiscono gl’insegnanti appartenenti al clero, diminuiscono i comuni senza scuole maschile
e aumentano quelli senza scuole femminili.
L’istruzione elementare nel primo decennio dell’unità era davvero disastrosa.
Broglio venne sostituito da Bargoni, quest’ ultimo studiò la questione sulla frequentazione della
scuola obbligatoria e dopo aver raccolto dei dati significativi presentò un nuovo disegno di
legge per l’istruzione elementare.
La scuola elementare era obbligatoria e gratuita e i genitori che non mandavano i figli a scuola
sarebbero poi stati puniti.
Qualora il comune non riuscisse a sostenere le spese la provincia deve contribuire a dare un
aiuto.
Questa legge non passò subito e fu ereditata dal successivo ministro Correnti.
Successivo a questo ministro infine troviamo Scialoja che nel 1873 presentò il nuovo disegno di
legge, in quale poneva l’accento sull’obbligatorietà della scuola elementare.
La legge coppino e il relativo dibattito in parlamento e sulla stampa
nella sinistra storica dopo tutti i fallimenti dei precedenti ministri sale al governo Coppino il
quale definì che l’obbligatorietà inizia ai 6 anni e si limita ai 9. Il comune prima della riapertura
scolastica doveva indicare in un elenco i nomi dei fanciulli tenuti a frequentare il nuovo anno
scolastico.
Chi accettava di mandare i figli a scuola avrebbe dovuto pagare un’ammenda.
Per quanto riguarda l’insegnamento della religione cattolica in parlamento nacque una
discussione che lo divise in due, questa discussione venne pubblicata anche dalla stampa per
poter rendere visibili anche agli altrile posizioni delle vaie forze politiche e culturali.
Nel 1878 con De Sanctis fu resa pubblica la legge che garantiva l’agevolazione da parte dello
Stato per la costruzione degl’edifici scolastici.
L’applicazione della legge Coppino
Gerolamo Buonanzia fu il primo a mettere in luce i risvolti portati dalla legge Coppino,
l’applicazione dell’obbligo variava in tutte le zone della penisola, incontrerà problematiche sul
piano locale. Le regioni meridionali, continentali e insulari sentivano il divario della differenza
tra nord e sud del paese.
Carla Ghizzoni
In maestro nella scuola elementare italiana dall’unità alla grande guerra.
In questo capitolo si analizza la formazione e la prassi didattica dei maestri in Italia, basandosi
sugli scritti periodici scolastici redatti Giorgio Chiosso nel periodo dell’800 e del 900.
L’ ampio repertorio di scritti riporta moltissime notizie sulla classe dei maestri del nostro paese.
Alla luce della documentazione si cerca di costruire l’evoluzione della figura del maestro fra
l’unità e il primo decennio del 900 attraverso un metodo che comprende l’osservanza di tre
aspetti:
Lo studio legislativo e normativo che permette di delineare il disegno politico e il
progetto pedagogico perseguito dalla classe dirigente e quindi il modello ideale
d’insegnante
L’indagine degli itinerari e degli strumenti per la formazione dei maestri
Esame delle condizioni di vita materiale degli insegnanti primari: stato giuridico,
economico e immagine sociale/didattica.
Il secondo e l’ultimo aspetto ci consentono di far emergere il maestro reale in confronto a ciò
che doveva essere il maestro ideale.
Età della destra storica alle origini della classe magistrale italiana.
Giuseppe Natoli: nella scelta dei maestri elementari era necessario utilizzare tutte le maggiori
dirigenze. Era necessaria da parte del ministro dell’istituzione l’attribuzione di onorificenze e di
premi da destinare ai maestri meritevoli.
Tali premi erano riservati ai docenti dei comuni rurali che avevano ottenuto l’estimazione
presso i compaesani.
L’insegnante era chiamato a radicare nel popolo i valori morali e civili sulla base dei quali si
voleva promuovere l’unità della nazione e degli aspetti linguistici.
Era un’insegnante che aveva l’obbligo di studiare, che individuava il metodo migliore per
insegnare ma la cui priorità era quella di emergere sul piano morale. Nei piccoli paesi il dovere
era quello di non immischiarsi in brighe di parti.
Il docente doveva essere modesto ed era chiamato a affrontare diversi sacrifici.
La circolare Natoli del 1865 testimoniava un sensibile progresso nella presa di coscienza della
classe politica circa i problemi economici degli insegnanti delle elementari rispetto alla circolare
Fava.
Tuttavia si dovette attendere l’avvento della sx storica per vedere emendamenti a favore della
classe magistrale.
Gli articoli riguardanti la scuola normale erano contenuti nel’ articolo V della legge Casati.
La scuola normale di durata triennale non era considerata un istituto di istruzione secondaria.
L’accesso era consentito alle donne a 15 anni e agli uomini a 16 che avevano superato un
esame d’ammissione.
I programmi per questo istituto indicati dal ministro De Sanctis assicuravano al maestro una
cultura generale elementare.
All’indomani dell’unità il problema principale dei ministri della pubblica istruzione fu quella di
dare alle scuole italiane il necessario numero di docenti.
Per poter coprire il basso numero di maestri patentati, il provveditore poteva dare il permesso
alle persone comuni di insegnare nelle scuole pubbliche.
Tale permesso aveva validità annuale o poteva essere rinnovato.
Le inchieste definivano anche inadeguate sotto il profilo culturale le scuole normali (talvolta si
dichiaravano adeguate persone che in realtà non lo erano per poter così coprire il basso
numero di insegnanti nelle scuole).
Tante persone compravano anche il titolo per poter insegnare come se fosse un lavoro come “
ultima spiaggia”.
Tutti questi aspetti ebbero conseguenze negative sugl’insegnamenti didattici, i professori erano
inadeguati.
Con il passare degli anni la situazione migliorò, anche se risultarono evidenti altre
problematiche come la diversità della qualità dell’istruzione in base alla regione. ( c’era uno
sviluppo disomogeneo).
Gl’insegnanti furono quelli che pagarono le conseguenze del mal funzionamento dell’istruzione,
anche per quanto riguarda gli stipendi erano costretti ad arrotondare con lezioni private.
( questi dura realtà veniva anche denunciata dalle tantissime inchieste fatte).
Il maestro italiano nella sinistra storica
Con l’avvento della sinistra storica alla fine del secolo la classe magistrale apparve
caratterizzata da un deciso attivismo e dalla configurazione di una “fisionomia nazionale”.
Diverse ragioni spiegano questo cambiamento in positivo:
Il nuovo progetto politico-scolastico, volto a estendere a un numero sempre più ampio di
persone l’istruzione di base e a creare una scuola laica e nazionale.
Ampliamento delle materie da insegnare nelle scuole per la formazione della persona
( in grado in un futuro di essere un cittadino attivo- suffragio)
Rinnovamento del metodo didattico ( un metodo deduttivo-Gabelli)
Il governo voleva istruire le masse nazionaliste e per fare ciò bisognava rivalutare
l’importanza degli insegnanti e tramandare le idee nazionaliste attraverso i loro
insegnamenti nel 1882 i maestri chiamati a radicare nei propri alunni il senso di
appartenenza alla nazione si guadagnano così il diritto al voto
La sinistra storica mise appunto dei provvedimenti tesi a migliorare la situazione politico-
economica degl’insegnanti.
Inoltre la sx storica si preoccupò di migliorare la preparazione degli insegnanti primari.
Si cercò inoltre di sanare le mancanze riguardanti le scuole normali. Soprattutto nel caso delle
donne che prima di poter iscriversi alla scuola normale avevano un’interruzione di tempo tra
quest’ultima e la fine della scuola dell’obbligo. Un tempo che durava due anni e che si cercò di
coprire con l’istituzione di un corso biennale preparatorio. ( grazie a de Sanctis ).
Con il ministro Gianturco nel 12 luglio 1896 si ha il culmine della riforma scolastica:
Soppresse la patente di grado inferiore e limitò il numero di borse di studio per le scuole
normali.
Si cercò di innalzale i livelli degli studi della scuola normale.
Si volevano diffondere i metodi didattici nuovi.
A partire dagli anni ’80 la stampa periodica degli insegnanti compiva un vero salto di qualità. Le
riviste non riportavano solo tipologie di lezioni ma coinvolgevano gl’insegnanti in discussioni ad
ampio respiro favorendo la diffusione di una dottrina pedagogica
Le riviste più importanti del 1897 e del 1899 a Milano :
Il corriere delle maestre
I diritti della scuola
Nonostante tutti questi cambiamenti positivi, a distanza di quarant’anni dall’unificazione
d’Italia, rimanevano in qualunque modo alcune lacune (che nella realtà non erano ancora
pienamente state risolte):
Precarietà giuridica ed economica
La preparazione inadeguata
La considerazione sociale
E l’inutilizzo dei nuovi metodi proposti dal governo in quanto considerati troppo difficili
da applicare
Ravà si occupò di molte inchieste in questo periodo, lui stesso valutò che gl’insegnanti erano
obbligati a rispettare le decisione dettate dai comuni. Il timore della classe dirigente era che tra
i maestri si diffondessero le idee socialiste che interessavano le altre categorie di l