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Ciano. LE CANZONI DELLA GUERRA
Ma le gambe, una canzone nella quale finalmente si inneggia alla Il 10 giugno 194 Mussolini decide di gettare l’Italia nella fornace
donna in tutta la sua fisicità. E soprattutto si pensi alla splendida, La parola d’ordine è: «Vincere».
anche musicalmente, La gelosia non è più di moda (1939). della seconda guerra mondiale.
La gelosia, che gli italiani continuano a ritenere sacra e per la quale Molti italiani però, fanno mostra di scetticismo e canticchiano il
sarebbero ancora pronti a commettere qualunque pazzia, è un ritornello di una nuova canzone di Fregna e Cherubini: Illusione,
dolce chimera sei tu…
sentimento che le sorelle danesi si prendono il lusso di irridere in Sarà per dimenticare, sarà perché si pensa che
modo scanzonato. la guerra durerà solo pochi mesi, ma mai come in questo momento in
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Italia si scrivono tante belle canzoni e si è presi da un’autentica febbre Molti dei cantanti citati si erano imposti all’attenzione del pubblico
per la musica. Ce n’è per tutti i gusti. La canzone all’italiana è grazie ai concorsi banditi dall’Eiar alla fine del 1938 e del 1939. Alla
degnamente rappresentata da Madonna fiorentina dei soliti Bixio e prima gara nazionale per gli artisti della canzone erano pervenute oltre
Cherubini. La canzone patriottica annovera soprattutto Vincere! e la 2.500 domande; al verdetto finale negli studi di Torino vennero infatti
famosa Canzone dei sommergibili con espressioni tipo «monna sottoposti soltanto 44 concorrenti; nel gennaio del 1939 i giurati
morte», «sonante mar», «luce mattinal», si rimuove la tradizione emisero il loro verdetto e laurearono 4 cantanti che, seduta stante,
retorico-risorgimentale. furono messi in grado di interpretare in presa diretta le loro canzoni.
I “nonsense song”, nei quali primeggiano il Trio Lescano e una Alla seconda edizione i concorrenti furono molti di più. Negli anni
L’uccellino successivi, nonostante la guerra si stesse rivelando tutt’altro che una
giovane cantante genovese, Silvana Fioresi, propongono
della radio, Evviva la torre di Pisa, che esalta i viaggi in comitiva passeggiata trionfale, gli italiani non smisero di cantare e applaudire
favoriti dall’affermarsi dei treni popolari, prima forma di turismo di i loro artisti preferiti. Le canzoni patriottiche ebbero un ulteriore
non lo sa, altra canzone “della fronda”, in cui si volle
massa e Pippo rigoglio. Si trattava ovviamente di un patriottismo di maniere, voluto
vedere un’allusione a Starace e agli altri gerarchi che si e imposto da un regime meno popolare e sempre più vicino al tracollo.
pavoneggiavano nelle loro uniformi. La sagra di Giarabub (1941) traeva spunto da un tragico episodio di
guerra. Sul finire del 1940 gli inglesi avevano scatenato l’offensiva in
Per non parlare di Ciccio Formaggio, lanciata nel 1940 e destinata a
diventare addirittura proverbiale. Ma la parte del leone la fa ancora Libia. Le truppe italiane si erano ritirate a Bardìa e avevano resistito
C’è una chiesetta,
una volta lo swing. Angelini lancia che diverrà da 20 giorni prima di cedere. Ma i nostri soldati non si erano dati per
organizzato un’estrema, disperata resistenza nell’oasi
allora la sua sigla ufficiale. vinti e avevano
Con il suo accompagnamento, la cantante bolognese Norma Bruni, di Giarabub, senza pane, senza acqua, senza neanche più munizioni.
con una voce da contralto, profonda e sensuale, porta al successo il Della canzone si fecero due versioni. La malinconia era ormai il
Silenzioso show. denominatore comune delle canzoni legate alla guerra, anche di
Il Trio Lescano tiene sempre banco con Ti-pi-tin, Camminando sotto quelle intese ad esaltarne gli aspetti eroici.
(1941), un’altra canzone che, con il
la pioggia e Tulipan, la loro indimenticabile sigla, che è poi la Assai malinconica era Caro papà
pretesto di inneggiare alla guerra fascista, era pervasa dall’inizio alla
versione italiana di un grande successo americano Tuli-tulip-time.
Ma il 1940 è soprattutto l’anno di Rabagliati che impone fine da un accorato senso di tragedia, che l’Eiar intuì al punto di
Ba-ba-
baciami piccina, C’è una casetta piccina, Tu, musica divina tratta dal trasmettere con il contagocce.
film La scuola dei timidi; e Quando la radio, che porta Ma più tristemente accorata di tutte era la canzone che non a caso in
significativamente la firma di due personalità fondamentali per lo quegli anni drammatici adottarono, senza distinzioni di sorta, i soldati
nell’indimenticabile interpretazione
swing italiano, Prato e Morbelli. di tutti gli eserciti: Lilì Marlen,
Quest’ultima, in particolare, a riprova che i primi anni ’40 sono tra i La sua storia è singolare davvero. All’inizio della
di Lale Andersen.
guerra l’industria discografica americana attraversò una grave crisi
periodi più creativi e fertili della storia della nostra canzone, è un che condusse sull’orlo del fallimento anche i gruppi più potenti.
autentico gioiello. Vi si narra di due giovani innamorati che abitano
l’uno di fronte all’altra e che, per non incorrere nelle ire dei genitori, Mentre da una parte il Governo americano, per riservare
ricorrono alla “geniale soluzione” di comunicare attraverso un l’approvvigionamento di lacca all’industria bellica, decretava un
alfabeto “a chiave” costituito mediante le trasmissioni della radio: taglio del 70% nella produzione di dischi, che nel 1941 aveva superato
canzone “metalinguistica”, ricca di spiritose autocitazioni. i 2 milioni di unità, dall’altra la rivolta delle stazioni radiofoniche
esempio di 10
l’amore no.
contro le pretese della Società Autori e Editori e lo sciopero a oltranza La canzone accompagnò lo sbarco degli alleati, la caduta
degli orchestrali ordinato dall’onnipotente boss sindacale, portarono del fasciamo, il governo Badoglio, il breve armistizio, la tragica notte
dell’8 settembre. Erano gli ultimi sussulti di quel cinema dei “telefoni
alla completa paralisi degli studi di registrazione. Tutti gli eserciti bianchi”. Generalmente le canzoni in quei film si erano appunto
allora si sintonizzarono sulla stazione radio più potente, quella di
Belgrado, e la voce più attesa per tutti diventò quella di Lale identificate con i volti delle attrici allora più celebri, dalla Valli ad
Andersen. Lilì Marlen fu mandata in onda per la prima volta il 18 Assia Noris, da Carla Del Poggio a Lilia Silvi.
agosto del 1941. A far dimenticare la guerra pensarono soprattutto le canzoni del
cosiddetto “filone dell’allegria”. Ne fiorirono moltissime: da
Grande successo continuò ad arridere alla musica ritmata. Il 1941 è La sedia
l’anno di Mamma voglio anch’io la fidanzata
Quando canta Rabagliati, altro esempio di canzone a dondolo (1942) a e Op op trotta
metalinguistica e autoironica; Oi Marì, Se fossi milionario, Non passa cavallino (1942); ma la più significativa fu Il tamburo della banda
più, T’ho vista piangere, La famiglia Caterina, C’è un’orchestra d’Affori (1942): «Il tamburo principal della Banda d’Affori che
comanda cinquecentocinquanta pifferi!...». Per un’incredibile
sincopata, Famiglia Brambilla.
La canzone all’italiana in quegli anni continuò invece a rinnovare il coincidenza 550 era esattamente il numero di consiglieri che
suo successo grazie principalmente ai film musicali. Una romantica formavano la Camera dei fasci e delle corporazioni. Era la goccia che
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avventura (1941), Mamma (Bixio Cherubini, 1940), Voglio vivere fece traboccare il vaso. Da quel momento il capo della censura
(D’Anzi – Manlio, 1941). A proposito di questa canzone c’è da
così chiamerà sempre i parolieri a sottoporgli i testi delle canzoni prima di
dire che faceva riferimento all’istituzione del “sabato fascista”. Il darli alle stampe.
regime aveva deciso che il sabato pomeriggio non si doveva lavorare.
Il sabato pomeriggio, pertanto era destinato alle organizzazioni
paramilitari e corporative che costituivano la basa de pnf; oltrechè alle IL QUARTETTO CETRA
gite e alle scampagnate “fuori porta”. Il filone dell’allegria, già in quegli anni, ebbe principalmente
Per il gusto tipico del regime, meta preferita della gite del dopolavoro nel
furono soprattutto i monti e la campagna. Al ritorno dalle “giornate Quartetto Cetra i suoi più congeniali interpreti. I Cetra, che si
della neve” si intonavano in coro i versi di Stella alpina, Quel ispiravano al quartetto vocale americano Mills Brothers, esordirono
mazzolin di fiori, Canta lo sciatore. al Teatro Valle di Roma nel 1940 con Caccia al passante (uno
Era l’Italia del “benessere economico”, della “battaglia del grano”, spettacolo) e alla rado con il Visconte di Castelfombrone.
della bonifica delle aree inquinate, dello sfruttamento intensivo di Allora il quartetto si chiamava ancora Egie, sigla che si otteneva
ogni acro. Un paese che, con la guerra, si stava lentamente mettendo insieme le iniziali dei nomi dei quattro fondatori del gruppo.
sgretolando. Nel settembre del 1941 dopo il subentro di un componente al posto di
Un altro film importante dal punto di vista musicale fu La donna è un altro, il quartetto cambiò nome e assunse quello definitivo di Cetra.
mobile che contribuì all’affermazione di due canzoni interpretate da Nel frattempo un altro componente dovette abbandonare il gruppo per
Malinconia d’amore obblighi militari. L’ultima defezione, nel 1947, vide l’ultima
Ferruccio Tagliavini: e Ho messo il cuore nei
pasticci con l’amore. sostituzione con la moglie di uno dei componenti.
Ma a segnare un’epoca ci riuscì soltanto il film di Mario Mattoli d’Europa, alla maniera
I Cetra divennero così il primo quartetto misto
Stasera niente di nuovo, del 1942, nel corso della quale Alida Valli degli statunitensi Marry Macs e Pied Piers.
interpretava con un filo di voce ma con tanta tristezza e sensualità Ma 11
Il debutto con la nuova, definitiva formazione avvenne nel 1947 e fu Col 1945 finisce così un periodo eroico della Rivista italiana, che vide
un grande successo. Quel successo che ai Cetra non è mai venuto la fine della censura e che raccolse intorno a sé i più bei nomi della
meno, soprattutto negli anni ’50, quando alcuni dei loro brani (da prosa e del cinema.
Vecchia America, In un palco della Scala, Donna.. ) hanno goduto di
una larghissima popolarità. LA SCUOLA GENOVESE
Tutto avvenne quasi per caso, nell’arco di due estati, quelle del 1959
PROIBIZIONI DI REGIME e