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COMPONIMENTI PER GLI DEI E I MORTALI
Parteni: legati ai riti di passaggio che scandivano l’iter educativo femminili e alla lode delle divinità.
CARATTERI DELLA MUSICA GRECA
Il canto corale avveniva quasi sempre all’unisono, tra voci omogenee e anche all’unisono era suonato
all’accompagnamento, ma c’era una grande varietà ritmica.
Limitate, fisse e rigidamente regolate erano le arie musicali (nòmoi).
La figura di base di tutta la musica greca era il tetracordo e la grandezza degli intervalli tra le quattro corde
della lira definiva i tre generi fondamentali:
Diatonico (semitono, tono, tono)
Cromatico (semitono, semitono, tono e mezzo)
Enarmonico (quarto di tono, quarto di tono, due toni)
Le due scale principali erano l’eptade e l’ottava, ma solo quest’ultima ebbe più successo.
Ci furono vari tipi di ottava, in base alla collocazione geografica:
Mixolidia (creata forse da Saffo)
Frigia
Dorica (quella di base)
Ipolidia
Ipofrigia
Ipodorica GLI STRUMENTI
Gli strumenti musicali furono:
La voce (tenore, basso e baritono)
I cordofoni a pizzico (lire, arpe) (phòrminx, la grande kithàra, la lyra più maneggevole, il barbitos lungo
e bulbiforme, le arpe màgadis e la pèktis)
Aerofoni (aulo a doppia canna con quattro fori per canna, ad ancia doppia o semplice; numerosi
materiali e funzioni)
Strumenti a percussione (tympanon, tamburello, nacchere, kymbala come dei piatti)
La citarodia è canto + strumento a corda.
La citaristica sono i brani strumentali per strumento a corda.
L’aulodia è canto + strumento a fiato.
L’auletica sono i brani strumentali per strumenti a fiato.
GEOGRAFIA E CRONOLOGIA
Ogni regione ebbe un su repertorio di melodie per le diverse occasioni, tramandato oralmente di
generazione in generazione. Gli elegiaci e i giambografi si addensano soprattutto nel mondo ionico
microasiatico e insulare. Per quanto riguarda la melica, un centro importante fu l’isola di Lesbo, levatrice della
lirica soprattutto monodica e patria di Terpandro. Nell’aerea dorica e peloponnesiaca la lirica corale trovò le
cornici più adatte. Alle corti dell’Italia meridionale e soprattutto della Sicilia va l’attività di molti poeti corali.
Un boom di poeti lo conosce l’area ionica, in particolare la Beozia con Pindaro.
Luoghi privilegiati della poesia lirica sono le feste cittadine e panelleniche e i ritrovi e le comunità dei gruppi
aristocratici dal VIII sec. fino all’età alessandrina. Mentre dal VII e nel VII sec. i principali centri di attrazione
sono principalmente i grandi santuari. La poesia di gruppo nel VI sec. si fa riflesso della crisi dell’aristocrazie e
poi strumento di svago o di elogio per i tiranni. Mentre nel V sec. diviene ornamento dei luoghi della
separazione e mero divertimento in versi. 2
La lirica greca dura ininterrottamente per secoli e giunge quasi senza soluzione di continuità all’età moderna e
contemporanea, ma l’avvento del teatro e del libro poi furono tra i principali motori del cambiamento che
produsse il concetto moderno di “letteratura”. I testi
L’ELEGIA
I più ne riportano l’origine al pianto funebre che si eseguiva sui morti, altri la riconducono all’elogio. I temi
che affronta difficilmente sono riconducibili ad un unico ambito e quasi mai coincidono con il lamento
funebre. Il poeta pronuncia esortazioni, chiamate alle armi, insegnamenti morali e considerazioni politiche e
sociali, riflessioni filosofiche e religiose, narrazioni storiche, effusioni amorose e note esistenziali.
Mentre sono chiare le caratteristiche “esterne”: accompagnato dal suono dell’aulo, scandito sempre dallo
stesso metro,
il distico elegiaco [costituito da un esametro dattilico (verso formato da sei piedi dattilici di cui l'ultimo manca
di una sillaba, quindi spondeo -- o trocheo ˉ˘) seguito da un pentametro dattilico (somma di due unità da 2
piedi e mezzo)],
e composto nella stessa lingua, il dialetto ionico. In età classica (V-IV sec.) viene vista come mezzo di
comunicazione politica, di gioco e relax conviviale. Dal III sec. diviene una forma privilegiata per brevi
narrazioni mitologiche a sfondo amoroso.
CALLINO
Callino di Efeso, in Ionia, visse nella prima metà del VII sec. Nei frammenti ritrovati, egli si rivolge ai giovani,
sdraiati a simposio, perché affrontino il nemico con coraggio in difesa della comunità con gloria, temendo il
disonore più della morte. La gloria della morte riscatta la vita dalla sua precarietà. La morte a differenza del
disonore non può essere evitata, la gloria rappresenta l’unica forma di immortalità.
TIRTEO
Oltre 150 versi, Tirteo è vissuto a Sparta intorno alla metà del VII sec. Poeta-educatore, fu autore di
appassionate elegia di esortazione in dialetto ionico. Caratterizzato da un ardente amor di patria, nel testo
sottolinea che la patria è il primo dei valori, la morte del valoroso durante la guerra è bella, mentre la
sopravvivenza dello sconfitto è la cosa più triste e penosa.
MIMNERMO
Affronta vari toni e contenuti dell’elegia antica. È orientale, di Smirne e vissuto nella metà del VII sec. Le sue
composizioni d’amore innestano il malinconico canto della giovinezza in una visione pessimistica della vita e
della sua caducità. Per Mimnermo una vita senza amore e senza sesso non è degna di essere vissuta, propone
il suo disilluso carpe diem in quanto sostiene l’idea per cui una morte che giunge al termine della giovinezza è
il destino migliore che si possa avere. Quindi la morte come unica liberazione contro il male di invecchiare.
SOLONE
Nacque nel 640 scrisse le leggi e compose i versi per la propria città, Atene. Dovette gestire l’esplosivo
conflitto tra i proprietari terrieri e i piccoli contadini. La sa opera diede inizio al “moderatismo” sulla scena
politica occidentale. Quindi la lotta agli opposti estremismi e di chi al contrario chiedeva la redistribuzione
della terra. Mediatore culturale ed educatore sociale, in tono serio, ammoniva i propri cittadini e difendeva la
propria politica, ma non disdegnò temi simposiali ed esistenziali. Dopo l’attività legislativa si recò a Cipro dove
morì nel 560 circa. Diverrà un simbolo di fondatore della democrazia, incarnazione del buon governo,
dell’onestà e della giustizia.
Il titolo della sua opera è Eunomìa “Buon governo”, Solone rilegge sotto una luce etica e religiosa i profondi
conflitti del tessuto sociale ateniese e le proprie proposte per risolverli. Durante un simposio il poeta
rispolvera i concetti-cardine dell’aristocrazia ellenica: l’insensatezza, la brama di denaro e l’ingiustizia che
producono hybris, una lotta violenta e tracotante per travalicare i limiti della propria condizione, e la hybris
genera kòros, ciò la perdita del contatto con sé stessi e accecamento. Solone propone un equilibrio, un
moderatismo “illuminato”: la coesione sociale richiede ragionevolezza, e la ragionevolezza richiama coesione
sociale. 3
Nella sua riflessione sul tempo e sulle scansioni, corregge il pessimismo di Mimnermo aggiungendo un
ventennio all’auspicata morte, e scandisce la vita in dieci settenni, ciascuno dei quali caratterizzati da
momenti positivi.
TEOGNIDE
Originario di Megara (Iblea, Sicilia) è vissuto tra il VII e VI sec. È il più celebre cantore dell’aristocrazia e dei
suoi valori: l’amicizia come solidarietà politico-sociale e la moderazione, l’avversione per il demos (la plebe) e
il terrore della tirannide. Vastissimo repertorio poetico.
Nel suo testo Teognide confida a Cirno, il suo amato, di aver escogitato un sistema per non far impossessare
nessuno dei suo versi. Ma il sistema non viene esplicitato, forse un sistema che è tecnica poetica ed
esperienza esistenziale insieme in modo da rendere il componimento unico ed adattabile solo a sé stesso. Un
sigillo messo proprio dagli altri, al momento del riconoscimento della sua poesia.
In un altro testo Teognide, sempre rivolgendosi e a Cirno, discute della tirannide che genera paura alle
aristocrazie conservatrici.
T. 10 – sostiene che la falsità di un uomo, soprattutto di un amico, è la cosa più difficile e dolorosa da
accertare. Ma l’accertamento della qualità esige il rischio della prova perché+ le forme esteriori ingannano la
conoscenza che ogni individuo si forma del mondo.
Ma T. 12 – sembra essere incoerente, in quanto elogia il trasformismo e l’opportunismo. Delinea la “norma
del polipo”, cioè la capacità di adattare il proprio colore a ogni tipo di scoglio e fare tutt’uno con il tessuto
delle diverse situazioni.
Infine nel T. 13, durante un simposio, sostiene che gli ingredienti per una riunione tra amici che scaldi il cuore
sono il vino e il risvegliarsi della passione dell’amore, ma sottolinea la presenza sia degli auli che della lira, ma
non chiarisce se gli strumenti suonassero insieme o s’alternassero tra loro.
SENOFANE
Poeta professionista e filosofo dissacratore, una delle figure più originali della cultura greca tardo arcaica.
Originario di Colofone, nacque nel 565 circa. Dalla Ionia si trasferì nell’Italia meridionale. Tradizione e
innovazione convivevano nel poeta, la consapevolezza dei limiti e della perfettibilità della conoscenza umana
e nel contempo la fiducia nelle possibilità della ricerca razionale.
Nei suoi testi si oppone ai giochi olimpici in quanto non riteneva utili gli atleti per la salvezza della città,
servivano uomini di intelligenza e di cultura. In un altro testo Senofane vuole dimostrare come siano gli uomini
e creare gli dei a propria immagine e somiglianza. Il Dio di Senofane è unico e incorporeo, con la capacità di
muovere tutte le cose con la mente, senza fatica intellettuale.
Per questo effettua una constatazione dei limiti della conoscenza umana, si inquadra un lucido razionalismo di
Senofane. Una teoria della conoscenza disincantata e apparentemente pessimista, tutto si afferma a parole
ma non è mai conosciuto davvero né lo potrà mai essere, ma sapeva e credeva che le opinioni “simili al vero”
costituiscono comunque una base di conoscenza.
EVENO
Nella seconda metà del V secolo, gli altri generi si affievoliscono e nei simposi aristocratici sono i sofisti e
maestri di retorica a prendere la parola per breve elegie conviviali. Eveno è un poeta e sofista che mise in
versi le regole della retorica, ma le notizie su di lui sono scarse e incerte.
Nei suoi testi si trovano elogi alla retorica, in cui realizza un ve