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Siracusa), ma anche la figura di Brunelleschi detto “nuovo Archimede” per la
scoperta della prospettiva, ricollegandosi infine al mondo magico= altra
occasione di plauso di Torre nei confronti di Settala è per la vastità di oggetti
presenti nella sua collezione
Atanasio Kircher, nel suo Ars Magna, Lucis et Umbrae definisce Manfredo
“insigno Meccanico” che operava secondo la guida della Ragione: egli aveva
realizzato un proprio museo a Roma negli anni 30 del 600 e il testo Romani
Collegii Societatis Jesu Celeberrimum del 1678, si tratta di un coetaneo di
Settala, gesuita che aveva iniziato a lavorare nei gabinetti matematici e
astronomici impiantando a Roma il modello della wunderkammer germanico=
scrive trattati sul magnetismo, luce e ombra, essendo ritenuto tra gli inventori
della camera ottica, ma anche studioso di geroglifici: riceve informazioni sugli
specchi ustori di Settala da un prete fiammingo a lui vicino e poi vi incomincia
una corrispondenza trattando sempre di esperimenti, dato che lui realizza la
Colomba di Archita di Taranto, principe che aveva realizzato tal congegno in
legno in grado di volare con un sistema di contrappesi, elemento che istiga gli
uomini da Demetrio il Poliorcete, re di Macedonia del III sec AC, fino al 700;
quella di Kircher segnava le ore e si muoveva come mostra nel Magnes Sive de
Arte Magnetica l’Incisione di Cesare Fiori era introdotta dal mantello
Topinambar e la piramide a moto perpetuo tra le braccia di uno degli scheletri
allestiti per decorare la basilica di San Nazzaro nelle cerimonie funebri, una
zanna di elefante affiancata a quella architettonica come colonna e in
particolare l’Automa descritto da De Brosses nel 1739, un uomo in legno che
sghignazzava, tirava fuori la lingua, sputava e aveva capelli veri (Settala detto
Prometeo)
Si tratta di un meccanismo realizzato da Settala che si attivava autonomamente
schiacciando un congegno: era composto da un torso in legno (forse di un
Cristo) e testa animata che faceva rumore di ferraglia, essendo detto il
Diavolazzo; rimase nei sotterranei dell’Ambrosiana, poi negli anni 80 passa ad
un antiquario di Milano e recuperato entra nel museo di Palazzo Sforzesco e
infine al MUDEC come gli oggetti dell’Ambrosiana dati al museo di Storia
Naturale= il meccanismo che muoveva lo Schiavo Incatenato venne descritto
nel Huomo Evangelico di Filippo Maria Bonini nel 1667, mostrando Settala come
in grado di dar moto alle figure; il testo è citato da Torre come una racconta
seicentesca in 3 parti che nomina Manfredo nel capitolo su Dio come creatore
del mondo, sostenendo che solo la sua mente superiore e perfetta possa dare
origine alla creazione e uomini intelligenti e con profondità di spirito come
Settala comprendono la varietà delle specie della natura trascendo l’intelletto
umano nella loro creazione ad immagine di essa nella raccolta di Settala si
hanno miracoli della natura e della sua mano, per cui viene visitato da letterati,
scienziati e figure importanti come gli Asburgo e Eugenio di Savoia (plus valore),
ma la natura resta comunque maggiore della rappresentazione che lui ne ha
dato, sebbene Manfredo porti alla compartecipazione dell’umano al divino
Torre lo paragona a Prometeo e tal lode viene ripresa dai gesuiti nel funerale
dedicatogli in Santa Maria di Brera dopo quello in San Nazzaro: il personaggio
era stato detta da Plinio come primo gioielliere e fabbro dato che aveva
staccato un anello della catena e vi aveva incastonato un pezzo di roccia
quand’era incatenato sul Caucaso (protettore di tutti quelli che si impegnano nel
fare)= Nel ritratto fattogli da Daniele Crespi si hanno prodotti realizzati al tornio,
con cui si era distinto sin da giovane all’Università di Pisa scolpendo noccioli di
ciliegia con memento mori, come Borromini e Guarino Guarini; il tornio
accomuna nella sua passione diversi personaggi dell’epoca e per Connors è un
elemento di mobilità sociale, infatti Quiccheberg nelle sue Iscriptiones del 1565
afferma come in ogni galleria vi debba essere una sezione con suppellettili fatte
al tornio e strumenti per tornire, mostrando la mentalità dell’epoca e modello
classificatorio di un gabinetto di curiosità Scarabelli nel suo Catalugum Suem
Galleria del 1666, quando deve parlare della sezione con opere al tornio della
galleria Settala descrive un vaso ovale sostenuto da un Atlante come nella
mitologia fa con il mondo ed altri come quello tornito a rosa= la mano segue il
suo ingegno non concedendosi all’ozio o al guadagno, infatti egli non vendette
mai ma sempre scambiò o regalò le sue opere per non decadere alla condizione
di artigiano
Scarabelli lo paragona a Policleto, inventore del tornio ed in occasione del primo
riordino della Galleria Settala, Fogolari scrive nel 1900 sull’Archivio Storico
Lombardo l’articolo “Museo Settala, Contributo per la storia della cultura in
Milano nel secolo XVII” e in spirito risorgimentale afferma che avrebbe potuto
dar vita ad una fabbrica ed avere molti guadagni= Torre come Balthasar de
Monconys mostra ragguagli dei suoi viaggi, ma prima una digressione sul padre
Ludovico Settala, nato nel 1552 e morto nel 1633, eccellente medico milanese
ed insegnante di etica-logica nella scuola delle suore cannobiane, poi nel 1600
protofisico di Milano, essendo molto rispettato da Manzoni per le ricerche sulla
peste (traduzioni di Aristotele per il morbo), studi sul sistema linfatico e sul
contagio non solo della peste ma anche della sifilide; si tratta però di un uomo
diviso tra modernità e superstizione, dato che Manzoni ne critica la condanna
per stregoneria a Caterina Medici per aver tentato di uccidere Luigi Melzi nel
1617 (anche Verri) in ogni caso nell’edizione dei Promessi Sposi del 1840
viene presentato nel 31° capitolo e Gonin ne crea la raffigurazione dello
stemma parlante con 7 ali, richiamando anche l’origine del nome da Saepium
“recinto” per i campi nella zona e l’antenato vescovo-santo Senatore e l’eroe
Passaguardo impegnato nella ricostruzione delle mura dopo Barbarossa, poi
l’arcivescovo Beato Enrico e beato Lanfranco
Molti studiosi si concentrano sulla figura di Ludovico, impegnato nel
collezionismo di oggetti manieristici della fine del 500 e intelligente nello
scegliere i maestri dei propri figli: infatti Senatore diventerà come lui medico
dopo essersi formato in matematica-prospettiva-architettura con Oddi,
scienziato di Urbino che a Milano apre scuole palatine, anche aggiornato su
scoperte galileiane; avrà come allievo anche Daniele Crespi (1598-1630) prima
di entrare all’Ambrosiana, ma di cui Torre non parla nominando gli artisti del 600
(Cerano-Morazzone-Procaccini Camillo e Giulio Cesare) dandone solo un profilo
nella gita a porta Ticinese e proponendo di visitare la Certosa di Pavia, con i suoi
affreschi nel coro con nobiltà e moderno dipingere, seppur finiti dall’atelier per
la sua morte dipingendo Crespi frequenta appunto l’Ambrosiana sotto Cerano,
la scuola di Oddi e l’entourage Settala ponendo nelle tavole gli studi di Senatore
e Ludovico sul sistema linfatico del 1623, poi pubblicati da Senatore e
Alessandro Tadino nel Ragguaglio sulla Peste; quando dipinge Manfredo nel
1622/3 ne coglie l’intelligenza e la presenta mettendogli in mano un oggetto di
sua creazione (virtuosismo prospettico)
Il riflesso dell’attenzione alla cultura di Ludovico si mostra nel testamento in cui
raccomanda a mantenere la biblioteca, avvisando gli eredi di essere il
finanziatore della Galleria di Manfredo e lasciando un fedecommesso per i 1200
manoscritti della raccolta con il fratello Gerolamo e 9290 volumi a stampa=
Manfredo nasce a Milano nel 1600 e studia con i Gesuiti, nel 1615 visita
Mantova presso i Gonzaga conoscendone le collezioni; studia poi a Pavia-Siena-
Pisa e si reca un anno in oriente tanto che l’Abate Pincinelli nel 1670 affermi che
abbia raggiunto Cipro-Candia e abbia corso molti pericoli per le navi turche, ma
poi con un mercante francese era riuscito a giungere a Smirne e Costantinopoli
tornando a Livorno: degli oggetti riportati a casa se ne hanno 3 all’Ambrosiana e
2 alla Biblioteca estense di Modena, come il Calimaro Turchesco di
Costantinopoli nel 1628 diventa Diacono con Federico Borromeo e nel 1630
canonico in San Nazzaro: dopo la laurea, sebbene benestante, il padre gli pose
alcuni divieti: esempio fu che Ludovico non seppe mai del viaggio in oriente
raccontato da Picinelli ne Ateneo dei Letterati Milanesi del 1670, dato che un
corrispondente a Milano ne celava le notizie; nel 1628-30 accompagna il fratello
Carlo a studiare a Pisa, mostrandosi molto interessato alle relazioni scientifiche,
ma ricevette dal padre l’intimazione di diventare canonico per prendere le redini
nella famiglia, dato che Senatore e Antonio morirono presto: egli dopo la morte
del padre nel 1633 non ebbe bisogno di viaggiare, solo a Roma nel 1655 per
l’elezione di Alessandro VII conoscendo Kircher, dato che tutti vanno a trovarlo a
Milano, portandolo tra il 1640-60 a vivere una vita casalinga
In tal periodo attua una catalogazione della sua raccolta in 7 libri manoscritti
con illustrazioni documentarie di giovani artisti: tali cataloghi all’Ambrosiana
sono alienati e trovati nel mercato antiquario del 900, 3 sono ripresi
dall’Ambrosiana, 2 dalla Biblioteca estense di Ferrara e 2 dispersi; il catalogo in
latino esce nel 1664 e la prima edizione in italiano è del 1666 a cura di
Scarabelli, come quella del 1677 con aggiunte; oltre al suo interesse verso lo
sconosciuto ed inspiegabile maturato nel viaggio dopo la laurea egli si interessa
al ritratto, unico modo per tramandare ricordi, per cui dopo quello fattosi fare da
Crespi ne commissiona uno a Carlo Francesco Nuovone, che nell’incisione lo
presenta circondato dai suoi oggetti come vecchio canonico con berretta che
indica orgogliosamente il tavolo, ovvero una sfera armillare (misurazione
astronomica) all’Ambrosiana, un oggetto tornito in avorio, una coppa polilobata,
una zampogna automatica con soffietto ne riempiva la sacca che suonava
modulando suoni più variegati rispetto alle altre zampogne
Uscito dalla Galleria Torre comincia a descrivere la contrada di Pantano, prima
con acque ferme e fango, con alla fine un’aguglia eretta dai romani di grande
dell’Ospedale Maggiore
splendore; passa poi alla descrizione , di cui dà una
rappresentazione grafica della facciata con 52 colonne corinzie, che sostengono
gli archi su cui poggiano i portici e finestroni in stile gotico con fregi in terracotta
ed altri che danno luce ai dormitori= il cortile è da pochi anni tripartito con
struttura a 4 porticati, scudi negli angoli in basso rilievo e al naturale figure di
mezzi santi la costruzione venne realizzata su vole