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Nel novembre del 1839 due pittori parigini, Horace Vernet e Frederic Goupil-

Fesquet,s’incaricarono di fotografare paesaggi mitici come Giza e Il Cairo, giungendo fino in

Terra Santa:fu la prima spedizione fotografica della storia e tra il 1841 ed il 1844 escono due

volumi di incisioni ricavate dai 1200 dagherrotipi giunti a Parigi da ogni parte del mondo, con il

titolo Excursions Daguerriennes. Si possono individuare due tendenze principali nelle modalità

che i primi fotografi di paesaggio:la prima si sforza di evitare clichè ereditati dalla letteratura o

pittura, promuovendo l’archiviazione del reale, oggettivo e fedele(fotografia di viaggio) – Es. il

lavoro di Maxime Du Camp in Medio Oriente, con Gustave Flabert che ne scriverà i diari di

viaggio, Voyage in Orient e di cui verrà stampato un libro fotografico nel 1852 dal titolo Egypte,

Nubie,Palestine et Syria, incollando le immagini stampate direttemente sulle pagine (alla

maniera di Talbot);l’altra è più vicina alla tradizione e propone immagini d’aspetto

cartolinesco(fotografia di paesaggio) – Es. Francis Frith, che fotografa gli stessi luoghi di Du

Camp ma con un grande gusto pittorico e attenzione al modello quadro.

La fotografia di Frith ottenne molto più successo di quella di Du Camp.

Il viaggio fotografico

Lo stesso atto fotografico è una sorta di viaggio nella realtà e diventa un requisito

fondamentale per ogni possibile riscoperta sensoriale e mentale. I progetti più significativi a

riguardo sono i lavori di Franco Vaccari, 700Km di esposizione (pag.12) e Viaggio per un

trattamento completo all’albergo diurno Cobianchi, oppure la famosa Veduta di Parigi di

Riassunti Storia della Fotografia C. Marra

F.Muzzarelli L’invenzione del Fotografico Pagina 15

Douglas Huebler,12 foto poste una accanto all’altra, realizzati a un intervallo di tempo fissato

in precedenza, segnando lo spazio temporale della passeggiata stessa.

Douglas Huebler Pezzo di durata, 1870

Cap. 12 – La Contessa di Castiglione, vestita da suora Carmelitana

nel romitorio di Passy (Pierre-Louis Pierson 1863)

Virginia Oldoini Verasis, la Contessa di Castiglione,fu un personaggio molto particolare.

Corteggiata da moltissimi per il suo grande fascino, addirittura considerata l’amante favorita di

Napoleone III, frequenta gli studi di ritrattistica fotografica di Heribert Mayer e Pierre Louis

Pierson, ogni sera prima di recarsi agli appuntamenti diplomatici e alle cene di alta società per

farsi fotografare nei panni di Anna Bolena, Lady Machbeth, Medea, la Madonna, Rachele,

Beatrice. Questa donna, innamorata della sua immagine fino allo sfinimento, ha utilizzato la

fotografia per costruirsi una vita parallela, per immortalare la sua immagine, rendendola

eterna.La sua raccolta ammonta ad oltre 500 immagini ed ella si occupa anche del

confezionamento di pizzi e merletti che ornano le sue conrnici.

L’ossessione dello specchio

Tra gli artisti che hanno fatto della loro immagine il centro delle loro opere ci sono sicuramente

Claude Cahun, Gilbert and George, Luigi Ontani, Cindy Sherman, Francesca Woodman,

Hannah Wilke, Yasumasa Morimura.

Francesca Woodman, suicida a solo 22 anni, ha lasciato testimonianze molto importanti della

sua arte, lavorando solo con l’autoscatto,con il volto nascosto, trasfigurato, sfocato,

irriconoscibile, mimetizzata con gli oggetti dell’arredo, con l’ambientazione circostante.. Per

Claude Cahun, l’atto di fotografarsi esprimeva la necessità di travestire mille e una identità per

non affermarne nessuna;per Cindy Sherman, è la possibilità di raccontare lo stereotipo

femminile, rigido e banale,calato nei panni delle donne ritratte nei film americani di serie B

degli anni 50 e 60.Gli ambienti in cui la Woodman si ritrae sono spesso famigliari e domestici,

anonimi e senza connotazioni particolari e raccontano di piccoli gesti, di movimenti senza un

senso particolare, che sottolineano la banalità del quotidiano.

Francesca Woodman Eel series, Roma, 1977-1978 Roma, 1977-1978 Yet another leand Sky, Roma 1977-1978

Cap. 13 – Ritratto di Charles Baudelaire (Nadar 1855)

La dagherrotipia diventa presto una moda e in breve tempo fioriscono gli atelier di ritrattistica ,

pieni di specchi, balaustre, sedie, divani e tende ed in cui i fotografi per la messa in posa,

utilizzano gli stessi riferimenti della pittura. Maestro indiscusso della ritrattistica ottocentesca è

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F.Muzzarelli L’invenzione del Fotografico Pagina 16

Gaspard Fèlix Tournachon, in arte Nadar, che aprì il suo primo studio nel 1853 per poi stabilirsi

nel definitivo in Boulevard Des Cappuccines n.35, in cui si recarono numerosi illustri

personaggi per avere un suo ritratto. Egli era famoso per la sua indiscussa abilità e

raffinatezza nello scorgere la psicologia dei suoi soggetti.Le sue fotografie costano molto più

delle altre e recano una N come firma ed autografo ed il suo atelier contiene un numero

notevole di collaboratori, ognuno responsabile di una delle fasi di lavorazione. Nadar fa

mettere in posa i soggetti in modo che il volto sia per i ¾ illuminato lateralmente, lo sguardo in

macchina con inquadratura in piano americano (dalle ginocchia in su). E’ stato il primo ad

utilizzare la luce artificiale,un pioniere nell’uso del pallone aerostatico per fotografare Parigi

dall’alto e ha realizzato la prima fotointervista della storia a Eugene Chevreul.

Gustave Courbet, 1861 Fotografie di Parigi da aerostato, 1868

Fogne di Parigi, 1860

La costruzione dell’icona mediatica

Boudelaire definisce il suo sottoporsi alla posa fotografica come un “procedimento

straordinario e crudele”: ossessivamente attento al modo di vestire, camminare, parlare,

mangiare, all’igiene, ai profumi, egli è l’ultimo vero total black dandy, adattando il colore nero

come segno di lutto perenne, adatto ad un’epoca tragica.Nonostante le sue critiche nei

confronti della fotografia e dei fotografi, egli fissa l macchina con ostentazione e sfida,

travestendosi da dandy si fa icona di massa, consegnando il suo testamento visuale

all’eternità. Cap. 14 – La morte di Re Artù (Julia Margaret Cameron 1875)

Julia Margaret Cameron si avvicina alla fotografia grazie ad una macchina fotografica

regalatale dalle figlia ed allestirà il suo studio fotografico nel fienile, a cui darà il nome di Glass

House.La Cameron definisce il suo primo successo il ritratto di una bambina, Annie Philpot,

del 1864 e da allora fotografa giovani donne come muse o ninfe e uomini

famosi di sua conoscenza. La Cameron usa degli effetti di fuori fuoco molto

spinti, detti effetti alla Rembrandt, una scelta consapevole con la quale si

impegna a registrare “fedelmente la grandezza dell’uomo interiore, oltre i

lineamenti dell’uomo esteriore”, come lei stessa afferma nel suo The Annals

of My Glass House; ella inoltre si dimostrerà in grado di intuire le

potenzialità psicofisiche dell’apparecchio fotografico, come farà anche

Diane Arbus. Grande appassionata di teatro e letteratura, ella ama

organizzare piccole pieces teatrali ispirate alla Bibbia, alla letteratura

cavalleresca, all’arte classica e medievale.Per la fotografa, allestire questi tableaux vivants

rappresenta l’evasione dalla realtà e la sperimentazione dell’immaginario, è vivere una realtà

parallela, credibile, perchè fotografica, ma suggestiva come un sogno ad occhi aperti.La morte

di Re Artù è considerata da Gernsheim una delle peggiori opere della Cameron, a causa del

sovraffollamento di personaggi in questa scena definita ridicola e per l’artificio mal riuscito di

nascondere le travi del soffitto con degli effetti di luna.Ovviamente dal punto di vista dei valori

formali, le sue fotografie saranno destinate al fallimento, ma dal punto di vista della

performance fotografica, delle ore di preparazione per un singolo scatto, allora le sue evasioni

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appaiono uno splendido esempio di fotografia concettuale.

Diane Arbus

A casa di coppia di nudisti,s.d. Bambino con granata giocattolo Campionati interstatali di Giovane e la sua ragazza con

nel central Park di N.Y., 1962 danza Juniores, N.Y., 1962 hot dogs nel parco, 1971

L’immaginario fotografico La fotografia dell’Ottocento, nata come prodotto della tecnica e

dell’ingegno,è il brevetto con il quale l’uomo moderno conquista la

conoscenza del mondo, la capacità di poter leggere, documentare,

studiare ed archiviare la realtà.Ben presto si sviluppa anche la

competizione con il quadro e si diffonde un atteggiamento che

predispone all’imitazione dei modi, degli stili, delle idee della pittura

dell’Ottocento.Le esperienze di Hippolyte Bayard, i travestimenti dei

clienti di Disderì, il mistero della foto spiritica, lo sforzo operativo del

fotomontaggio e le evasioni solitarie della Cameron, hanno piegato la

fotografia all’irreale, al fantastico, all’inesistente, quello che Max

Milner ha definito il “meraviglioso scientifico” ovvero a natura

ambigua della fotografia che permette di dare consistenza di verità a

ciò che non ne ha, spingendo chi guarda l’immagine a compiere un viaggio con la fantasia,

come sperimenterà la fuga nel fantastico della Body Art.Il sogno certificato della fotografia è

protagonista della fotografia di moda.”Di fronte a un’efficace immagine di moda, noi entriamo

in contatto con qualcosa di più suggestivo che non la pura informazione sul prodotto e cioè

l’idea di un mondo, di uno stile di vita, possibile, realizzabile”(Marra)

Cap. 15 – Due donne nude ( 1850)

Anche tra fotografia di nudo e fotografia pornografica si trova il dualismo di fondo dell’identità

fotografica: quello realizzato su presupposti formali e compositivi (di identità prevalentemente

Ottocentesca) ed il secondo in cui emerge il suo prelievo e traccia di realtà (dominante nelle

pratiche Novecentesche).Il nudo è una categoria classica della tradizione pittorica ed i fotografi

ottocenteschi si dedicano a questo genere applicando le regole dei quadri di nudo, ritraendo

modelle nude e seminude su comodi divani circondate da tende e velluti, ricreando

un’atmosfera tipica dell’Harem e finchè le figure femminili vengono trasfigurate sotto le spoglie

di ninfe e divinità, esse si adeguano ai codici vigenti di moralità e decoro.Nella seconda metà

dell’Ottocento,alcuni studi fotografici si specializzano in questo genere,collaborando con pittori

contemporanei a cui forniscono le immagini per la realizzazione delle proprie tele (Delacroix,

Courbet, de Villeneuve), con l&rsquo

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
27 pagine
7 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mir.romano85 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della Fotografia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Marra Claudio.