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POP ART
‡ Nei primi anni 60, però, questa rivoluzione si sta preparando ma non è
ancora avvenuta, e l’immagine, l’opera-manufatto (ovvero, il quadro) ha
ancora il suo primato all’interno delle arti visive
MA la fotografia rivendica un ruolo sempre più centrale,
come avviene all’interno del movimento della Pop Art
Critica alla visione della fotografia pop come prelievo oggettuale
Buona parte della critica spiega la centralità che la fotografia assume nell’arte
pop in virtù di un meccanismo tipico di tale movimento, il PRELIEVO
OGGETTUALE
= la logica della Pop Art si basa sul “prelevare” e utilizzare
gli oggetti della quotidianità; le fotografie sarebbero parte
di questi oggetti, presenze costanti e assolutamente tipiche
della società contemporanea
cfr Gillo Dorfles
L’uso della resa fotografica varia da artista a artista, ma denuncia comunque
l’importanza di valersi di queste immagine prefabbricate, già captate e già
divenute patrimonio comune”
cfr Daniela Palazzoli
La fotografia è per l’artista pop material ebruto che entra a far parte della tela,
prima sotto forma di collage e poi sotto for ma di serigrafia e di riporto
fotografico su tela:
‡ Queste interpretazioni non sono sbagliate, ma limitate: è vero che la
fotografia diventa all’interno delle opere pop un elemento emblematico
della società contemporanea, ma non si tratta solo di questo
Fotograficità implicita della Pop Art
Analizzando la poetica della Pop Art in profondità scopriamo, infatti, che
esistono profonde connessioni implicite tra tale poetica e la fotografia in
generale
à FOTOGRAFICITA’ IMPLICITA della POP ART
In generale è centrale, in quegli anni, la riflessione sui media
cfr Gli strumenti del comunicare, M. McLuhan
Con lo slogan ”Il medium è il messaggio” intende spostare
il focus dell’analisi dai contenuti espressi dai mezzi alle loro
strutture, modalità di significazione
à questo spinge a interrogarsi sul ruolo che un mezzo
come la fotografia può svolgere nella società di massa
in virtù non tanto dei suoi contenuti specifici quanto delle
conseguenze che possono derivare dai suoi
presupposti teorici
Punti di contatto tra fotografia e Pop Art
1. Estroversione
2. Isolamento
3. Ingrandimento di proporzioni
4. Desimbolizzazione dell’oggetto
5. Ontologia
1. Estroversione
POP ART
“Più estroversa che introversa, l’arte pop arriva al dunque istantaneamente”
(Lippard)
· Tutto sembra raccontato in modo distaccato
· E’ un’arte che “guarda fuori, al mondo” (cfr Roy Liechtenstein)
FOTOGRAFIA
Arte intrinsecamente estroversa in quanto deve necessariamente realizzarsi
in presenza, implica una relazione tra autore e soggetto fotografato
à Non solo Pop Art e fotografia coincidono per questo aspetto, ma
l’estroversione della Pop Art ha trovato spunto e alimento proprio dal carattere
estroverso di tutti I media dell’immagine (fotografia in primis) che conoscono
negli anni 60 una straordinaria diffusione
2. Isolamento
POP ART
Gli oggetti nelle opere pop (barattoli di minestra, frammenti di fumetto, icone
pubblicitarie) risultano sempre separati dal proprio contesto, l’artista “fa il
vuoto” attorno a loro
Quali sono le conseguenze concettuali di questo artificio?
Ne derivano due possibili modalità di isolamento
1. Modalità uno-a-uno: isolamento come SOSPENSIONE DI GIUDIZIO
Muove da una volontà di sospensione del giudizio, di prendere atto
senza giudicare: una volta sottratto l’oggetto al contesto che potrebbe
significarlo l’oggetto vale solo per se stesso, fuori giudizio
# L’artista pop non vuole nè criticare nè esaltare la società dei
consumi, semplicemente constatarla, sospendendo il giudizio
à questo atteggiamento ha forti analogie con la fotografia
(cfr povertà semantica della fotografia legata al suo essere
qualcosa di isolato)
2. Isolamento come straniamento
Nel senso di conferire all’oggetto un RILIEVO ECCEZIONALE, di darne
una PERCEZIONE ASSOLUTA sciolta da intenti di fruizione immediata
à la fotografia ha di per sè una vocazione straniante:
ex-porre = porre fuori
3. Ingrandimento di proporzioni
4. Desimbolizzazione dell’oggetto
POP ART
cfr Roland Barthes
Ciò che la Pop Art vuole desimbolizzare è l’oggetto, dargli l’opacità di un fatto
ð anche la fotografia, attraverso quel processo di separazione
dell’oggetto dal contesto che le è proprio, ha come effetto quello
di porci di fronte a delle presenze oggettuali desimbolizzate, opache
cfr Peter Sager
La Pop Art opera un duplice processo di
· OGGETTIVAZIONE di VALORI FORMALI ASTRATTI
es ritratti ripetuti possono essere letti come volontà di
oggettivare non la persona fisica ma il valore formale che
incarna, il suo essere icona
· FORMALIZZAZIONE di OGGETTI REALI
es Viceversa, i ritratti ripetuti possono essere letti anche come
volontà di formalizzare (cioè di trasformare in forma, icona)
un’effettiva presenza fisica, quella delle persone reali
rappresentate
FOTOGRAFIA
la fotografia è una pratica essenzialmente oggettivante
cfr Maya Deren
“In quanto realtà, l’immagine fotografica ci mette a confronto
con l’arroganza innocente di un fatto oggettivo: un fatto che
esiste come presenza indipendente, indifferente alla nostra reazione”
cfr Maya Deren, identificazione tra camera e operatore
= idea di “uomo trasformato in macchina fotografica”
che si lega al principio di OGGETTIVAZIONE dello SGUARDO
fondamentale per la poetica Pop
5. “Ontologia”
POP ART
cfr Roland Barthes secondo cui la Pop Art è un’arte ontologica,
dell’essenza delle cose
= l’intenzione è sempre quella di spogliare l’oggetto da ogni
possibile collegamento con un contesto, una situazione
per ridurlo a pura essenza
FOTOGRAFIA
cfr Andrè Bazin, secondo cui solo l’obiettivo può darci
“l’oggetto stesso, liberato dalle contingenze temporali”
“L’immagine può essere sfuocata, deformata, scolorita, ma essa
proviene dall’ontologia del modello; essa è il modello”
à e questo è legato alle capacità di straniamento, di
epifanizzazione prodotte dall’obiettivo
Calvesi: Pop Art come reportage
Già calvesi nel 1971 aveva evidenziato la concordanza implicita tra fotografia
e Pop Art parlando di Pop Art come di arte di reportage
dove REPORTAGE = rapporto diretto, frontale col mondo
MA =/ Informale
· reportagismo non più solo virtuale ma effettivo
· l’immagine più che semplicemente rappresentare/esibire
l’oggetto lo “spiega nel nostro rapporto con esso”
= si tratta di un reportagismo attento al medium più che
al contenuto Diane Arbus
Fotografa “pura” ma non per questo non può essere inserita nel novero degli
artisti pop
à negli anni 60 comincia a venir meno quella forte separazione
tra fotografi “puri” e “artisti e anche fotografi” e in generale
tra arte e fotografia: l’arte si dimsotra più disposta ad allargare I
propri confini e la fotografia meno interessata a difendere a
tutti I costi la propria “specificità linguistica”
Prospettiva comportamentista: fotografia come relazione
La A. adotta nei confronti della fotografia una prospettiva comportamentista
che ben si adatta al clima artistico di quegli anni e del decennio successivo,
caratterizzati da una smaterializzazione dell’opera e comuqneu dal passaggio
dal primato dell’opera al primato del comportamento
à per la Arbus più che strumento di creazione di un’opera la
fotografia è soprattutto una peculiare modalità di relazione
con il mondo
“Il procedimento stesso ha una sorta di perfezione, di penetrazione, a cui noi
non siamo più sottomessi, a cui non sottoponiamo il nostro prossimo. Noi
siamo più indulgenti verso gli altri rispetto all’apparecchio fotografico.
L’apparecchio è un po’ freddo, un po’ duro.
Questa citazione illustra anche il carattere di FORMATIVITA’ SENSORIALE
attribuito al mezzo
= la macchina ha attributi psicologici (è fredda, dura), non è più
uno strumento perfettamente malleabile nelle mani del fotografo
ma qualcosa di dotato di una propria identità, che costituisce
piuttosto un’estensione dei sensi dell’artista
+ le caratteristiche di “freddezza” e “durezza” sono
considerate come positive
La tecnica
La prospettiva comportamentista della Arbus è evidente anche nel suo
rapporto con la tecnica, sempre tenuta in considerazione solo in rapporto al
diverso effetto che può produrre nella relazione coi soggetti
· scelta di usato sempre il FLASH e di passare al formato quadrato
per creare una relazione più forte coi soggetti, farli risultare
più “estranei e potenti”
· tra I fotografi del passato preferisce di gran lunga quelli che
hanno foto meno tecnicamene precise ma più forti e dirette
(cfr Frank) piuttosto che quelli eccessivamente concentrati su tecnica
e formalismo
Stieglitz credeva che I criteri di una buona fotografia fossero
una stampa raffinata e una tecnica perfetta. Diane non era d’accordo.
· I processi tecnici le interessano solo in virtù della loro
concettualizzazione, delle loro conseguenze teoriche
“Lisette mi descrisse come il processo per cui la luce imprime
il rivestimento argenteo della pellicola fosse lo stesso
della memoria”
Distacco e impenetrabilità
=/ maggior parte delle artiste donne degli anni 70, le cui opere
sono incentrate su autocoscienza e autorivelazione, la A. sottolinea
come il suo essere una fotografa la “costringa” ad essere distaccata
e impenerabile e a non occuparsi di sè ma del mondo
# Questo coincide con 2 caratteri tipici della Pop Art
· DISTACCO
· ESTROVERSIONE (à Reportagismo)
# Reportagismo e distacco paiono contraddittori ma non è così:
sono due facce della stessa medaglia, entrambe implicite
al pensiero fotografico
La prassi fotografica ci da’ modo di partecipare nel momento
stesso in cui rafforza l’alienazione
Susan Sontag
“Non ho paura quando gu