vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Cosimo I era il destinatario delle prime e delle seconde Vite e concede la reggenza al figlio Francesco I.
Vasari nell'edizione del 1564 aveva scritto per Cosimo I che aveva fatto cose di cui gli altri principi avranno
invidia per la loro grandezza, valore e virtù.
I Rragionamenti che si svolgono tra Giorgio e Francesco glorificano un mecenatismo che appartiene al
passato. I diversi interessi del nuovo principe si affermano nello Studiolo, la cui sintassi cosmologica
rifuggiva dai cicli storici delle grandi sale ed alla didattica dinastica preferiva la mitologia scientifica e la
curiosità dei collezionisti. Vasari partecipò contro voglia alle microscopie dello stanzino e, una volta
pubblicata la Giuntina, si occupò del suo museo privato, cioè il Libro dei disegni, nel quale molti fogli
riportano i ritratti delle Vite dentro incorniciature arcaiche, questo conferma il suo interesse e il suo essere
uno storico in un mondo che stava per divenirgli estraneo. I disegni raccoglievano numerosi contemporanei
come Vecchietti, Botti, Sirigatti, Acciaiuoli ma spesso questi facevano parte degli studioli dov'erano destinati
ad un capriccioso diletto. Le parole di Borghini, di Agostino del Riccio o di Francesco Bocchi testimoniano
com'erano adornati gli studiol di alcuni personaggi citati. Ad esempio nelle stanze del palazzo di Vecchietti
c'era uno scrittoio adornato di vasi d’argento, oro, di stampe e di disegni dei più eccellenti maestri che abbia
avuto la scultura e la pittura. Un’altra stanza, di Sirigatti, contiene varie cose e vi sono figure, teste di marmo
antiche, quadretti bellissimi di paesi di Fiandra e un cartone di Michelangelo.
Gli interessi di Niccolò Gaddi erano più specifici, in funzione anche dei principi medicei a cui faceva da
intermediario. Una lettera di Giovanni Antonio Dosio testimonia questi interessi, dove descrive allettanti
proposte che indicavano un'esperienza precisa e una ricerca sistematica principalmente orientata verso
l'antichità e il 1500 italiano, però non escludeva fogli tedeschi e fiamminghi. Alle pietre pregiate, cammei e
medagli si alternavano pezzi più impegnativi, com riporta una descrizione fatta da Agostino del Riccio della
galleria di Niccolò Gaddi: si vedono tante anticaglie e cose moderne che farebbero stupire ogni uomo colto,
lo studiolo era adornato con pietre preziose, c'erano una grande quantità di stampe e di disegni, tomi, statue e
pitture antiche e moderne. Tra i libri ce n'erano molti appartenenti al Vasari, acquistati dopo la sua morte.
10. Francesco I: dagli Studioli alla Galleria
Francesco I intendeva trasformare i colmi studioli medicei in una galleria, che volle sistemare tutta all’ultimo
piano degli Uffizi, incrementando specifiche raccolte, ovvero quella dei ritratti, come attesta la lettera del
1583 dell’ambasciatore Fortuna al duca di Urbino, dove espone la richiesta del Granduca di chiedere un
ritratto del duca d'Urbino in modo che fosse più naturale possibile, fornendo tra l'altro le misure per non
guastare l'ordine della collezione. In questo modo la gioviana di Cosimo I, ovvero la collezione di ritratti che
fu realizzata grazie a Cosimo I che mandò Cristofano a Como al museo di Giovio a ritrarre gli uomini
illustri, ebbe un seguito.
Le iniziative del principe diedero nuova vita ad un patrimonio già acquisito e che Francesco I mise a
confronto con gli interessi e le opere del presente. La galleria voluta da Francesco ebbe un grandissimo
prestigio e ne parla anche il Bocchi nelle Bellezze della città di Firenze del 1591 dove scrive che la galleria è
magnifica e regia, piena di statue, di pitture nobilissime e preziosi arnesi. Descrive anche minuziosamente la
Tribuna del Buontalenti. Scrive che negli angoli ci sono otto statue di marmo, sotto alla volta della cupola ci
sono otto finestre, intorno alla tribuna girano palchetti di ebano pieni di statue, il muro è coperto con velluto
rosso. Il Bocchi nella descrizione sembra privilegiare i meccanismi scientifico-cosmologici, quali il campo
della cupola, che è di color vermiglio e incrostato di madreperle, nella lanterna si vede il segno del vento che
regna e fa riferimento al corso dei pianeti, il moto del cielo e delle stelle che si possono contemplare quando
la luce del sole passa per una sorta di gnomone in determinati periodi.
Bocchi inoltre descrive i ritratti, tra cui quello del cardinale Giulio de' Medici che diverrà Papa Clemente, e i
quadri che vi sono presenti, come i dipinti di Raffaello, Andrea del Sarto, Pontormo, Leonardo da Vinci e
Tiziano.
La Galleria diveniva così l'emblema di un indirizzo culturale che prevedeva, oltre ad una classificazione dei
pezzi esposti e del loro allestimenti, un'adeguata funzione e protezione delle opera d’arte.
Bocchi scrive anche che si vedono queste figure entro la galleria e nota che se fossero esposte fuori
verrebbero poi rovinate dai venti, dalle acque e dagli agenti atmosferici. In questo modo le opere sono
conservate nella galleria, sono tenute con somma cura e possono anche essere guardate da tutti e sono quasi
pubbliche. Si abbandona poco a poco il collezionismo privato a cui si era opposto anche Galileo nel clima
delle dispute ariostesche e tassesche con un famoso paragone, probabilmente suggerito dal nuovo assetto
degli Uffizi: afferma che il Tasso gli sia sembrato nelle sue invenzioni gretto, povero e miserabile e
all'opposto l'Ariosto magnifico, ricco e mirabile. Affermava che quando si addentrava nella Gerusalemme
liberata gli pareva d'essere in uno studietto di un ometto che si sia divertito ad adornarlo con oggetti che sono
in realtà “coselline”, al contrario con l'Orlando furioso vede aprirsi una tribuna, una galleria regia ornata di
statue antiche dei più celebri scultori, i migliori pittori e numerose pietre preziose.
11. Committenza e museografia
Gli esperimenti di Francesco I avevano sortito un esito importante e superiore forse alle sue aspirazioni.
Nella Galleria confluirono anche gli oggetti che il fratello Ferdinando aveva acquistato a Roma, come pietre
preziose, la Venere medicea, i Niobidi e il Bacco di Michelangelo e questi conferirono alla Galleria un livello
ancora più alto, al quale i sudditi non potevano competere.
Il prestigio del granducato, non si affidava più alla committenza come ai tempi di Cosimo I, ma ad una
museografia in cui non prevaleva più la storia degli artisti, come nelle Vite vasariane o nel libro dei disegni,
ma piuttosto una astorica sperimentazione, nella quale i riferimenti allegorici e gli exempla si inquadravano
come oggetti atemporali. Per questo le officine del Casino mediceo vennero a far parte degli Uffizi dove nel
1588 Emilio de' Cavalieri fu nominato da Ferdinando I soprintendente a tutti i gioiellieri e intagliatori di ogni
sorte. L'esempio principesco stimolava a trasferire le preziosità degli studioli nelle cappelle di famiglia, che
si incrostavano di pietre rare. Queste commissoni, che vincolavano molto le botteghe degli artisti, redevano
sempre più estraneo il clima delle Vite vasariane, le cui notizie venivano assorbite da testi di natura diversa.
12. Raffaello Borghini e la bivalenza del riposo
Uno di questi testi è il Riposo di Borghini, in cui presenta i ragionamenti di 4 uomini che visitano Firenze.
Questi discutono del paragone tra pittura e scultura (Vasari e Varchi), del valore emblematico del colore
(Dolce) e forniscono informazioni e descrizioni delle opere d’arte. Si alternano i dati ripresi dalle Vite a
giudizi morali e stilistici, per esempio nella Natività di Battista Naldini in Santa Maria Novella infatti:
-nel primo libro c’è scritto che ci sono cose che non dovrebbero esserci, come il vescovo e i due apostoli, e
mancano alcune cose, per esempio il bue e l’asino, che in realtà sono presenti ma siccome sono lontani e
nell'ombra sembra che non ci siano;
-nel secondo libro che è una tavola di bella maniera e la notte è eseguita bene, tuttavia il Bambino sembra
troppo grande e le ginocchia dei santi e degli angeli paiono gonfie tanto sono grosse.
Le riserve accademiche e controriformistiche si muovono in parallelo e non cercano una sintesi nella
personalità dell’autore. Ne deriva una bivalenza che scaturisce dalle poetiche indipendenti, una sulle orme di
Gilio e l'altra su quelle di Allori. Allori aveva scritto Ragionamenti delle regole del disegno, in più redazioni
dal 1565 in poi, offrendo un manuale di bella grafia ai gentiluomini. Borghini conosceva il testo infatti lo
descrive come “un libro in dialogo, dove mostra l'arte del disegnare le figure” dalle particelle delle membra
a tutto il corpo umano.
13. Dilettanti d’arte e collezioni private fiorentine. Rivalutazione del Quattrocento e del primo
Cinquecento
Nel Riposo del Borghini c’è la figura del dilettante d’arte che assume un notevole rilievo. La descrizione
della casa di Bernardo Vecchietti ad esempio indica le preferenze dei privati fuori dai loro studioli: Andrea
del Sarto, Pontormo, Bronzino e Giambologna erano artisti che già erano stati scelti per decorare la Tribuna
degli Uffizi, mentre Ghirlandaio, Botticelli e Antonello da Messina rappresentavano l'attaccamento al
passato, dimostrato anche nell'elogio del San Giorgio di Donatello per Francesco Bocchi. Scrive Bocchi che
alcuni sono più legati al passato, altri invece sono più sperimentatori, ma i fiorentini più accaniti cercavano
di rivalutare il proprio passato. Il malinconico richiamo a Firenze vale anche per Vasari, ma a Roma si
stavano distinguendo le scuole e nuovi registri estranei alla problematica vasariana.
14. Il collezionismo romano e la distinzione delle scuole e dei generi pittorici. Agucchi e Giustiniani
Giovanni Battista Agucchi, consapevole delle divergenze tra vari indirizzi pittorici, fu segretario nel 1621 di
Gregorio XV ed era d’accordo con Domenichino: preferiva l'indirizzo pittorico che giungeva dagli antichi e
da Raffaello ai suoi conterranei. Più imparziali erano il cardinale Francesco del Monte, protettore di
Caravaggio, non accenna molto ai pittori negli scambi epistolari con Ferdinando I de' Medici tuttavia mette
insieme una collezione cospicua in cui figurano Caravaggio, Annibale Carracci e Tiziano, e il marchese
genovese Vincenzo Giustiniani. Giustiniani era esplicitamente disponibile, in una lettera a Teodoro Amideni
introduce delle distinzioni:
al 4° posto i ritratti, saper ritrarre bene le persone particolari e la postura con buona simmetria;
al 5° i fiori e le altr piccole cose, qui si richiede che il pittore sappia maneggiare i colori per arrivare al
disegno degli oggetti in molte posizioni e in varie luci, afferma queste due condizioni sono difficili da
applicare a chi non è in grado di dipingere;
al 7° i paesi, sostiene che ci sono due modi di dipingere questa categoria con minuzia di dettagli, come i
fiamming