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ADOLF VON HARNACK – L’ESSENZA DEL CRISTIANESIMO
Prima Lezione
Il grande filosofo positivista MILL ha più volte ricordato che non sarà mai ricordato abbastanza il fatto che sia
esistito un uomo di nome Socrate. Secondo HARNACK è invece ancora più importante ricordare che è esistito un
uomo di nome Gesù Cristo
Nel corso della storia si è provato a dare diverse interpretazioni al Cristianesimo:
Per alcuni è prossimo al Buddismo per il suo punto più alto come visione pessimistica del Fuga Mundi.
Per altri si tratta di una religione ottimistica che va interpretata unicamente come sviluppo del giudaismo.
Altri ancora giudicano l’influenza giudaica molto marginale e vedono il Vangelo come un’opera di
influenza greco – ellenista
Per i filosofi della religione il nucleo autentico della Rivelazione del vangelo è solo il suo lato metafisico.
Altre scuole di pensiero ritengono che il Vangelo non abbia nulla a che fare con la filosofia, perché rivolto
alla sofferenza dell’uomo.
Ultima teoria ritiene che la religione non abbia niente a che fare né con la Filosofia né con la storia; essi
sono solo “orpelli” dietro cui si nasconde una storia economica, da sempre unica forza traente. Il
cristianesimo sarebbe quindi un movimento sociale, Cristo è visto come il redentore sociale per le classi
inferiori e disagiate.
Diventa singolare quindi vedere come chiunque cerchi di dare un’interpretazione dell’operato di Gesù Cristo in cui
sia possibile ritagliare una minima parte del proprio essere, replicando quella che è stata la grande caratteristica
dello Gnosticismo, in cui chiunque cercava una linea interpretativa adatta ad annettere Gesù ai propri ideali.
Scopo delle lezioni di Harnack non è tanto il dare un resoconto del “principio religioso” del Cristianesimo e della
sua evoluzione, quanto una risposta alla domanda “che cos’è il cristianesimo”?, risposta che si può trovare
facilmente analizzando la questione ben più grande “che cos’è per noi la religione”?
Per dare una risposta prettamente storica, è necessario eliminare ogni punto di vista apologetico o relativo alla
filosofia delle religioni. Tuttavia val la pena ricordare che l’apologetica ha un ruolo fondamentale per la filosofia
della religione perché ha il compito di dimostrare che la religione cristiana è giusta, quindi fondamentale per una
corretta vita morale. L’apologetica però non vive un buon momento: nella sua necessità di “vendere” la religione
a tutti i costi si sforza di presentarla come qualcosa di assolutamente necessario, riuscendo però in realtà a
dimostrare solo come sia a malapena accettabile perché fondamentalmente innocua; la religione cristiana è invece
qualcosa di molto alto, e si riferisce esclusivamente alla vita eterna agli occhi di Dio. Non va quindi intesa come
un’espediente utilizzato per rendere la vita quotidiana migliore, e chi si chiede “cosa abbia prodotto per noi” in
realtà la sta offendendo; citando Goethe, infatti, è evidente come l’uomo sia in costante evoluzione, pur restando
fondamentalmente sempre lo stesso, ed è a questa essenza dell’uomo che si deve rivolgere la Religione.
Per capire cosa sia il cristianesimo, è necessario partire dal nucleo della ricerca, ossia Gesù Cristo ed il suo Vangelo,
senza però potersi limitare solo a questi elementi perché un evento influente diventa molto più evidente
soprattutto sull’oggetto su cui ha agito, quindi è necessario analizzare ciò che è stato detto su Gesù dalla prima
generazione di discepoli, cioè da chi ha avuto direttamente un rapporto con Lui.
Anche questo approccio però risulta essere insufficiente perché, per sua natura, il Cristianesimo non è una dottrina
che viene tramandata di generazione in generazione sempre uguale, ma si modifica e genera un nuovo fuoco in
ogni sua manifestazione, la sua analisi deve quindi necessariamente coinvolgere tutta la storia.
È uso comune considerare sufficiente ammettere che Cristo avesse un corpo ed un anima per definire la sua
umanità, essere umano però implica:
1) Possedere una predisposizione spirituale determinata
2) Essere situato in un preciso contesto storico, delineato e limitato 10
Niente quindi può essere detto da un uomo al di fuori di un preciso contesto storico o dalla sua predisposizione
naturale.
Dimostrazione del fatto che il Vangelo non sia un testo blindato ma che, invece, contenga elementi sempre validi
e mutevoli nel tempo, è la storia stessa della Chiesa primitiva che ha dovuto modificare quasi subito il
Cristianesimo originale, innescando un processo che tutt’ora procede, affinchè esso sopravvivesse ai mutamenti
del tempo. Il nostro criterio di giudizio non può che essere fornito dal Vangelo, lo studio della chiesa antica e di
tutte le sue evoluzioni può solo aiutarci ad affinarlo. Desumere questo criterio può sembrare apparentemente
complicato, ma non bisogna fare l’errore di reputare inutili alcune nozioni scartandole come fossero buccia nella
ricerca della polpa. Il Vangelo non ha buccia e polpa, è tutto in egal modo valido e durevole.
Il saggio di Harnack si compne quindi di tre fasi:
Studio del Vangelo di Gesù Cristo
Influenza di questo sulla prima generazione di discepoli
I mtamenti principali della cristianità e illustrazione delle principali forme tipiche
Seconda Lezione
Le fonti principali per ricostruire il messaggio di Gesù Cristo sono i primi tre vangeli sinottici:
Marco
Luca
Matteo
Il Vangelo di Giovanni, che oltretutto non può essere attribuito realmente all’Apostolo, non può essere preso in
considerazione quale fonte storica perché l’autore ha modificato molte circostanze presentandole sotto una luce
diversa prendendosi spesso molte libertà narrative. Lo stesso scritto, di contro, è una fonte perfetta per esaminare
quale immagine il Vangelo ha trasmesso di Gesù. Ovviamente anche gli altri tre Vangeli non possono essere
considerati attendibili resoconti storici relativi alla vita di Cristo, ma il loro fine coincide col Suo fine, cioè
trasmetterne la parola ed evangelizzare quanti più pagani possibile. La loro esistenza è un caso fortuito perché
rappresentano uno dei pochi reperti pervenuti di un periodo storico ancora fortemente influenzato dal giudaismo
e non influenzato dalla cultura greca: la paleontologia del cristianesimo.
Il Vangelo di Luca in particolare ha una notevole importanza per due motivi:
1) È testimonianza della volontà specifica di voler conservare lo stile narrativo, il linguaggio e la terminologia
di un’epoca originaria: negli atti degli apostoli infatti, lo stesso autore, utilizza una lingua e costrutti
completamente diversi
2) È ricco di riferimenti ai Vangeli di Marco e Matteo. Tra la sterminata produzione letterara da cui poteva
attingere l’evangelista ha scelto proprio quei due, dandogli una maggiore credibilità.
Spesso i Vangeli sono considerati storicamente irrilevanti perché farciti di racconti miracolosi e metafisici,
rileggendoli oggi però quest’accusa può essere notevolmente ridimensionata perché i progressi scientifici ci
permettono di spiegare e rileggere diversamente quanto considerato metafisico solo il secolo scorso; va
considerato anche il fatto che il concetto di “miracolo” assume oggi un significato diverso rispetto a 2000 anni fa,
oggi il termine indica esclusivamente qualcosa di religioso perché le nostre conoscenze ci permettono di
distinguere ciò che è possibile da quello che non lo è, netta distinzione che ai tempi degli evangelisti non era
assolutamente possibile. In tal senso si può anche aggiungere che oggi abbiamo la consapevolezza di non
conoscere tutte le leggi di natura, che molte cose ancora non sono spiegate scientificamente: questa stessa
consapevolezza ci rende estremamente cauti nel parlare di miracolo.
I miracoli citati nei Vangeli possono comunque raggrupparsi in 5 tipologie diverse:
1) Amplificazione di eventi naturali comuni
2) Racconti di parabole
3) Compimento di indicazioni proprie dell’antico testamento (veterotestamentarie) 11
4) Guarigioni stupefacenti
5) Altri fatti inspiegabili
Ad ogni modo neppure Gesù sembra dare troppo peso ai suoi stessi miracoli, dimostrando quindi che questi eventi
non possono essere considerati un motivo valido per tralasciare lo studio dei Vangeli da un punto di vista storico.
All’interno dei Vangeli non esiste nessun riferimento alla vita privata di Gesù, l’unica fonte “preistorica” è il
riferimento alla sua nascita, ma il fatto stesso che non venga mai citata in alcun modo dal protagonista della storia
lascia dedurre che la storia antica non avesse notizie in merito a questo evento, così come non sembra avere
nessun tipo di notizia relativa a Cristo prima dei suoi 30 anni.
Nonostante la narrazione evangelica si limiti a mostrarci solo un paio d’anni della sua vita, resta comunque una
documentazione fondamentale per 3 motivi pricipali:
1) Offrono una chiara descrizione della predicazione di Gesù, sia nei termini più generici che nei casi più
specifici
2) Danno notizie in merito all’esito della sua missione
3) Dimostrano quale sia stata l’influenza e il suo lascito in chi l’ha ascoltato direttamente
Riguardo i 30 anni di silenzio è comunque possibile dedurre qualcosa. Innanzitutto è molto improbabile che Gesù
abbia frequentato una scuola rabbinica perché il suo modo di parlare, molto semplice, non denota l’istruzione
tipica di chi ha compiuto degli studi di Teologia; certamente non ha frequentato il gruppo degli Esseni dato che si
tratta di una popolazione che rifiutava qualsiasi tipo di contatto con chi ritenuto impuro o lassista. Il Gesù
evangelico invece assume un atteggiamento esattamente contrario: va in cerca dei peccatori, si mischia tra loro.
Sembra evidente che Gesù non abbia avuto alcun tipo di contatto neanche con la Grecità, e questo lascia molto
stupiti perché a quel tempo la Galilea era molto frequentata dal popolo ellenico; nelle sue parole però non c’è
traccia di influenze della filosofia classica.
I Vangeli, infine, ci dicono molto riguardo la personalità di Gesù. Parlando principalmente per parabole ha
dimostrato di riuscire ad utilizzare un linguaggio che gli permetteva di essere compreso da tutti. Non disdegnava
l’uso di toni duri ed accusatori, ma questi restano sempre di carattere eccezionale rispetto al tono più mite e
raccolto, più utile per