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Gregorio IX prevede un impegno antiereticale per i frati Minori
dall’ottobre del 1227, cioè dagli inizi del suo pontificato.
Quindi, prima del 1254 si dà la possibilità ai frati Minori di
combattere l’eretica pravità;
Infatti, nel documento di condanna dell’eretico Alamanno di Roais
(26 maggio 1237)
condanna emanata dal frate predicatore Guglielmo Arnaud e
dal frate MINORE Stefano da Saint-Thibery; entrambi costituiti
dal legato papale Giovanni di Bournin, arcivescovo di Vienne.
Tra l’altro, tra i testimoni ci sono due frati Minori e il
documento è redatto dal frate Minore Raimondo Charbonnier
La piena accettazione dell'ufficio inquisitoriale
Accertato con sicurezza il passaggio all’Inquisizione in quanto
istituzione identificata instabile tra 1252 e 1254; si pone fine
alla fase di sperimentazione e si passa all’istituzionalizzazione.
L’Ordine dei frati Minori ottiene la piena equiparazione
all'ordine dei frati Predicatori in merito alla repressione
antiereticale. Nella documentazione del XIII secolo non si trova
alcun riferimento esplicito a critiche o opposizioni per quanto
riguarda la loro presenza nell’ufficio inquisitoriale. Insomma,
c’è una piena accettazione dell’ufficio inquisitoriale nell’Ordine
e tra i frati Minori.
I provvedimenti di Innocenzo IV sono emanati durante il
generalato di Giovanni da Parma, frate molto amato dal
pontefice. Giovanni da Parma era rispettato e venerato da papi
e cardinali, dai re di Francia e Inghilterra e dall’imperatore di
Bisanzio, ed era in ottime relazioni con il maestro generale
dell'Ordine dei predicatori.
Predilezione esplicita di Innocenzo IV nei confronti dei Frati
Minori
Importante il manipolo di documenti contenuto in un codice
databile all'ultimo quarto del Duecento, allocato presso la
biblioteca nazionale di Firenze. In esso sono contenute
privilegia:
ventidue lettere pontificie, raccolte sotto il nome di
queste rappresentano il fondamento di legittimità dell'azione
poliziesca e giudiziaria antiereticale degli inquisitori operanti
nella provincia di Bologna (1254-1266) -> Si nota come
l'Inquisizione minoritica di Romagna abbia avuto la sua
compiuta sistemazione istituzionale.
Capitolo quinto - Il sermone generale dell’inquisitore
come sacra rappresentazione anomala
In questo capitolo si intende suggerire una possibile lettura di
manifestazioni religiose che contengono una viva teatralità,
un'intensa drammaticità e un elevatissimo valore simbolico. Qui ci
occuperemo di un frammento dell'ordine processuale inquisitoriale.
Practica inquisitionis
Un esempio a cui si può fare riferimento è la
del Frate predicatore Bernardo Gui, compilata agli inizi del XIV
Pratica
secolo, non oltre il 1331 (anno della sua morte) -> La
inquisitionis rappresenta un modello completo dell’agire
inquisitoriale.
L'agire inquisitoriale si formalizza: il “canovaccio” deve essere
uguale per ogni titolare dell'ufficio inquisitoriale; tuttavia ogni
inquisitore lo dovrà interpretare di volta in volta secondo le diverse
situazioni e le sue personali capacità di adeguare ai tempi i modi
del proprio operare. Insomma, non c’è un copione rigido e
immutabile.
L'azione inquisitoriale ha il suo culmine nel sermone generale, una
predicazione rivolta a tutti: quest'atto si svolge secondo il modello
fissato nel tempo muovendo da quanto era stata creato dagli
inquisitori operanti nelle città e nei territori di Tolosa e di
Carcassona.
Segue il modello di Bernardo Gui.
Fase istruttoria, condotta in modo riservato: si interroga le
persone imputate; gli interrogatori forniscono gli elementi
affinché il giudice ecclesiastico posso stabilire penitente
sentenze.
Al termine degli interrogatori, dopo aver richiesto e avuto il
consiglio dei prelati e dei giurisperiti a proposito delle
deposizioni (confessioni), di quanti si erano presentati
spontaneamente o costruttivamente davanti al Tribunale della
fede, l’inquisitore decide il giorno del sermone generale e fa
avvisare della sua decisione tutti gli interessati.
Il giorno fissato, davanti alla popolazione, gli interessati si
presentano, dividendosi in due schiere: da una parte gli uomini
di chiesa e rappresentanti del potere pubblico, dall’altra coloro
nei confronti dei quali l'inquisitore dovrà pronunciarsi. In
sermone generale,
quest'occasione, si svolge il preceduto da
sermone breve,
un ovvero un’iniziale allocuzione che si
auspica breve in dipendenza dalla lunghezza delle cose che si
dovranno fare.
Fatto ciò, si applica a tutti i presenti l’indulgenza: assistere alla
lunga cerimonia procura da venti a quaranta giorni di
indulgenza, a prima prova della funzione redentrice del finale
atto inquisitoriale. In seguito l'inquisitore riceve il giuramento
degli ufficiali e magistrati civili: questi sono il braccio
secolare, coloro che nelle vesti di detentori del diritto usano in
modo legittimo la violenza coercitiva e punitiva; tuttavia le
esecuzioni cruente sono estranee al sermone generale.
lasciare al braccio secolare cura
Nondimeno, le formule o alla
secolare implicano una condanna a morte (rogo) la quale
dovrà essere pronunciata ed eseguita dal potere pubblico.
Il processo inquisitoriale: ottava opera di misericordia
Le sentenze implicanti il ricorso al braccio secolare dipendono dal
fallimento dell'opera persuasiva dell'inquisitore, che non è riuscito a
convincere l'errante del suo errore. L'eretico ostinatamente legato
la sua eresia non comprende il senso è il fine dell'iniziativa
dell'inquisitore.
Durante il sermone generale
Il primo atto dell'inquisitore è di far deporre le croci gialle a
quelle persone Che decidono di convertirsi all'ortodossia. Le
croci gialle sono intese di norma come segni di infamia, sono il
ricordo tangibile di un errore del passato e di una redenzione in
corso, attestano la fase di passaggio penitenziale dall'eresia
all'ortodossia, implicando loro volta determinanti riti pubblici e
anche pratiche private (pellegrinaggi per esempio, presenze ai
riti liturgici domenicali e festivi e a ogni celebrazione del
sermo generalis).
Dopo questi atti, l’inquisitore legge in volgare (affinché tutti
capiscano e apprendano), le colpe di coloro che dovranno
subire penitenze o sentenze. L'ordine è ascendente dalle colpe
minori fino a quelle gravissime, comportanti la consegna al
braccio secolare; anche i morti condividono nella parola il
destino dei vivi, quando le loro Si sarebbero dovute tradurre in
penitenze arbitrarie e incarcerazione. I morti condividono la
pena del rogo quando i loro corpi vengono esumati in
dipendenza della loro antica colpa d’eresia: le loro spoglie non
devono rimanere nel cimitero con gli altri defunti ortodossi; chi
è rimasto eretico invita rimane eretico da morto.
Tra esposizione delle colpe e emanazione delle sentenze si
inserisce lo spazio per ricevere l'abiura dagli errori ereticali e il
giuramento di obbedienza alla chiesa.
Successivamente i penitenti si inginocchiano e tengono le
mani sospese sopra il libro dei Vangeli.
Poi si leggono le sentenze prima in latino e poi in volgare.
Capitolo sesto- inquisitori in azione: intenti e
tecniche
Ci dedichiamo a questo capitolo sullo sfondo del culto di Santa
Eretici ed eresie medievali,
Guglielma (vedi G.G. Merlo)
Nell'estate del 1300, i frati Guido da Cocconato e Rainero da
Pirovano dell'Ordine dei predicatori decidono di avviare un'inchiesta
nei confronti dei devoti e delle devote di Santa Guglielma. In realtà,
le prime azioni inquisitoriali alla metà degli anni Ottanta (1284) del
XIII secolo. Protagonista è frate Maifredo da Dovera, anche egli
appartenente ai Predicatori. Aveva ricevuto informazioni riguardanti
i devoti e le devote di Guglielma (morta da poco tempo).
L'inquisitore pertanto cita in giudizio le persone coinvolte in tale
culto: Maifreda da Pirovano e Andrea Saramita, ed altre donne
dedite alla “santa” Guglielma. Il primo intervento inquisitoriale si
chiude con l'abiura di tutti coloro che erano stati convocati, seguita
dall’assoluzione.
Quindi, l'Inquisizione agisce in questo modo:
avuta notizia di una devianza di tipo ereticale, l'inquisitore cita
coloro che egli ritiene coinvolti in tale devianza. quando si
presentano davanti a lui, gli fa giurare, ossia sollecita e ottiene
la “disponibilità” a rivelare ogni cosa riguardasse loro stessi e
chiunque altro ricordassero implicato in fatti eterodossi.
Ne segue talvolta la assoluzione, il cui carattere non sempre
risulta chiaro e distinto. Da un lato c'è una assoluzione che
chiameremo canonistico giudiziaria; dall'altro una assoluzione
che chiameremo sacramentale.
L'inquisizione si trova a muoversi su un duplice piano che è una
delle proiezioni della pretesa del vertice della cattolicità di
possedere la pienezza dei poteri sulle anime sui corpi, sulle società
è solo individuo. l'eretico non ha diritto di partecipare la vita così
religioso sacramentale, come socio-politica.
Per quanto ci concerne, da metà luglio a fine dicembre del 1300 il
gruppo delle devote e dei devoti di santa Guglielma subisce una
serie dei sistematici colpi che ne minano la coesione e ne
accelerano l'estinzione. Gli inquisitori Guido da Cocconato e Raniero
da Pirovano eliminano materialmente i resti mortali di Guglielma (e
dunque il riferimento sepolcrale), e dall'altro convertono
all’ortodossia o affidano al braccio secolare Maifreda e Andrea, oltre
che tutti coloro che avevano partecipato più o meno direttamente a
quel culto.
La comparsa davanti agli inquisitori degli accusati attesta che i frati
hanno accumulato sufficienti informazioni sul gruppo dei figli e delle
figlie dello Spirito Santo. Soprattutto, i ripetuti interrogatori a
Maifreda e Andrea indicano che la loro posizione, centrale nel
gruppo, è nota e su di loro occorre insistere.
I notai Maifredo Da Cera e Beltramo Salvagno scrivono a proposito
dei processi riguardanti i figli dello Spirito Santo. Comunque,
mancano i testi delle sentenze emanate dei frati Guido e Rainerio.
Non sappiamo nulla di quale fine abbia fatto Maifreda, mentre per
Andrea Saramita si intravede una fine cruenta: egli è morto nel
corso dei processi (ma non conosciamo la causa della sua morte).
Inoltre sappiamo che all'inizio del 1300 gli inquisitori hanno
eliminato il co