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Francesco d’Assisi mancato, non considerato un vero e proprio eretico ma più uno scismatico, un

provocatore di fratture nel corpo ecclesiale. Per i protestanti esso è invece un libero predicatore del

Vangelo che antepone l’obbedienza a Dio a quella di qualsiasi altra forma d’autorità terrena.

La scelta pauperistico – evangelica di Valdo si fonda sulla povertà in quanto ideale proposto a tutti

i cristiani e condizione di salvezza per la propria anima. La povertà era considerata uno dei pilastri

dell’azione apostolica.

La conversione di Valdo si colloca tra le crisi religiose, non rare peraltro, di cives più o meno ricchi

che rinunciavano cosi a tutti i loro beni e si facevano poveri per il Cristo. Le sue finalità sono

l’annunciazione di una Parola efficace a dispetto della parola di quei chierici che erano a suo dire

evangelicamente muti per la condotta di vita tenuta.

Valdo e compagni sono dunque dichiarati eretici in quanto usurpatori di un compito che non

appartiene loro. Essi, da sempre contrari agli ideali catari, da papa Lucio III in poi si ritrovano cosi

tra due fuochi: i buoni cristiani e i cattolici – romani.

In un primo momento la linea dell’ortodossia porta Valdo e i suoi compagni a Roma, durante il

terzo concilio lateranense del 1179, per ricercare l’approvazione di papa Alessandro III;

quest’ultimo, benché nutrisse simpatia per la comunità valdese e per il loro stile di vita non fu

disposto a riconoscere loro il diritto di predicare la Parola e alla fine non fu presa alcuna decisione

definitiva. Stessa sorte toccò all’assemblea che si riunì l’anno seguente a Lione per discutere del

diritto di predicazione dei valdesi: la Chiesa non riusciva trovare una soluzione per coloro che

volevano predicare al di fuori dell’ordine sacerdotale. La cosa si complicava poi dal momento in cui

nella comunità vi erano non poche donne: laici e donne che predicavano era qualcosa di

inaccettabile.

Cosi una prima svolta istituzionale, negativa per il valdesi, avvenne nel 1184 sotto papa Lucio III, il

quale con la decretale Ad abolendam segna l’inizio di un irrigidimento istituzionale per molti di quei

gruppi che si permettevano di predicare senza l’approvazione pontificia.

Nonostante la condanna papale il movimento valdese continua la sua espansione in varie

direzioni. I seguaci di Valdo, i poveri in spirito, proseguirono le loro predicazioni anche dopo la

crociata contro gli albigesi. Eppure é proprio agli inizi del XIII secolo, anche a causa della

scomunica ricevuta in precedenza, che si verificó una spaccatura dolorosa in seno al movimento

religioso nonostante le precauzioni adottate da Valdo perché ciò non accadesse; la spaccatura

colpì l’Italia settentrionale e il gruppo autonomo prese il nome di poveri di Lombardia. Questa

divisione segnò anche l’inizio della crisi del movimento.

L’anno seguente Valdo trovò la morte, in questi anni erano molti i seguaci che si erano allontanati

dai suoi insegnamenti originari. Il principale interprete del valdismo originale fu Durando d’Osca

che nel 1208 ottenne anche il riconoscimento della sua missione apostolica da Innocenzo III e creò

il nuovo gruppo dei poveri cattolici: questo non servì però a risanare la frattura.

Uno dei pochi effetti della costituzione del nuovo ordine fu la creazione dell’ordine del poveri

riconciliati a Milano, guidati da Bernardo Primo. I due gruppi però, nonostante le approvazioni

papali, si trovarono di fronte a grossi ostacoli come le opposizioni a livello locale e la concorrenza

dei nuovi ordini di Minori e Predicatori. I riconciliati ebbero una breve esistenza, i cattolici durarono

fino al 1256 quando furono accorpati ad altri ordini mendicanti.

Per tutti gli altri valdesi inziavano a prospettarsi lunghi secoli di persecuzione e di vita in

clandestinitá per fuggire dalla Chiesa, almeno fino alla Riforma avvenuta agli inizi del Cinquecento.

7) Gli Umiliati: una breve avventura ereticale

Negli stessi anni in cui si verificava la crisi interiore di Valdo che portò alla sua conversione e al

suo voto di povertà, nella pianura padana stava nascendo un movimento che presentava analogie

con quello dei valdesi e che come loro cercò un approvazione da papa Alessandro III, il quale

impose le stesse interdizioni imposte ai compagni di Valdo.

Ovviamente queste comunità lombarde rispettarono i divieti papali solo per breve tempo,

scivolando cosi nel campo eretico e subendo una forte persecuzione all’indomani del decreto di

Lucio III nel 1184.

Essi furono tuttavia dichiarati eretici in modo errato e affrettato, a causa della loro continua

predicazione. Essi infatti non cercavano di porsi in autonomia rispetto alle istituzioni ecclesiastiche,

solo sotto Innocenzo III si capì come la loro collocazione nell’area eterodossa era sbagliata.

L’immagine più viva di questa comunità di proviene dalle testimonianze dell’anonimo di Laon che

dipinge gli umiliati come cittadini che avevano spontaneamente scelto di vivere secondo rigorosi

principi etici con momenti di culto e di annuncio evangelico in comune. Anche dopo la condanna

del 1184 il loro movimento continua a crescere espandendosi soprattutto in area lombarda e nella

diocesi milanese.

Benché poco si sappia delle vere origini di queste comunità è possibile che la loro grande forza

d’attrazione derivasse dalla loro grande apertura nella libertà del reclutamento verso strati sociali

spesso esclusi da altri tipi di carriera come quella chiericale.

Infine sotto Innocenzo III si trovò un modo per sottrarre gli umiliati al campo dell’eresia ed

inquadrarli in modo più regolare entro i confini della tradizione religiosa risolvendo anche il grande

nodo della predicazione dei laici.

8) Ugo Speroni: le ragioni della grazia divina e dell’intelletto umano

Quasi del tutto ignoto e privo di una documentazione di un certo rilievo il gruppo ereticale degli

speronasti è presente in tutti gli elenchi antiereticali della metà del Duecento. Situazione diversa

per colui che ne è considerato l’eresiarca, Ugo Speroni. Membro di una famiglia dell’aristocrazia

comunale piacentina in età federiciana partecipò attivamente alla vita politica della città ricoprendo

a più riprese la carica consolare.

L’emergere del suo pensiero religioso è assai posteriore al suo impegno politico.

L’eresia speronista è databile intorno al 1185, motivo per cui non compare nemmeno nelle eresie

condannate a Verona nel 1184. Lo Speroni si configurava come laico colto dotato di una grande

formazione biblica e teologica tramite cui lanciava la sua sfida alla cultura chiericale del tempo

proponendo la sua interpretazione del cristianesimo.

La religiosità di cui si fece portatore il piacentino era tutta interiorizzata e non concedeva spazio a

pratiche ascetiche, a buone opere o all’attività umana dell’individuo, oltre a non riconoscere la

Chiesa gerarchica.

Ciò che non sappiamo è se lo Speroni si diede mai ad una qualche attività predicatrice, abbiamo

poche fonti in merito, unica fonte sui suoi seguaci è la summa antiereticale dei primi decenni del

Duecento.

Da questo testo capiamo come le loro idee non implicassero scelte pauperistiche o ascetiche, essi

continuavano a vivere nel mondo con le loro mogli e i loro beni. L’adesione allo speronismo non

implicava scelte di vita monastiche o comunitarie ma una consapevolezza che l’unica cosa che

conta è la grazia divina che arriva tramite imperscrutabili disegni, necessario era se mai eliminare

tutte le irrazionalità che gli uomini aveva giustapposto al messaggio cristiano. Irrazionalità derivanti

in primo luogo dalla volontà di dominio della Chiesa. Secondo Speroni non vi doveva essere

distinzione tra chierici e laici.

Forte insistenza su predestinazione e grazia, idee che si scontravano con un mondo che credeva

nelle opere e dove era il fare a determinare l’essere.

Ugo Speroni aveva riscoperto il vero messaggio cristiano semplicemente attraverso la sua

intelligenza applicata alla lettura e all’interpretazione della Bibbia.

9) Amalriciani e gioachimiti: dalla scuola alla militanza spirituale

Il quarto concilio lateranense del 1215, assieme alle concezioni trinitarie di Gioacchino da Fiore,

condannò la dottrina di Amalrico da Bène.

La dottrina amalriciana è di difficile ricostruzione storica a causa della frammentarietà delle fonti;

innanzitutto essi credevano di essere agli inizi di una nuova era religiosa, quella dello Spirito

Santo. Età caratterizzata dal superamento delle forme sacramentali della Chiesa a favore della

conoscenza spirituale: un età questa di radicale rinnovamento.

Numerose in questo nuovo gruppo eretico era le donne di varia estrazione sociale impegnate in

attività missionarie. L’impegno spirituale dei seguaci di Amalrico inaugurava cosi un nuovo filone

eterodosso poi anche detto del Libero Spirito. Peculiarità dell’esperienza amalriciana era la

diffusione diretta di queste idee da ambienti di elevata cultura ad ambienti più prettamente

popolari.

In particolare nell’Europa centro – settentrionale si verificarono esperienze di evangelismo e di

povertà, predominante era la figura della donna che metteva in gravi difficoltà le gerarchie

ecclesiastiche. Beghine e begardi suscitarono prima inquietudine e sospetto fino poi ad essere

accusati di vera e propria eresia. Molti beghinaggi riuscirono a sottomettersi al clero secolare

entrando nei vari ordini Minori e Predicatori. Le beghine invece conducevano alcune una vita

regolata e legale mentre altra vivevano di vagabondaggio ed elemosine subendo la dura

repressione della chiesa. Proprio le beghine intorno la metà del XII secolo si abbandonarono a

messaggi di perfezione religiosa intesa come liberazione da tutti i vincoli terreni e umani.

Attese dell’età dello spirito e messaggi di liberazione del copro e dell’anima fecero perdere a questi

gruppi la possibilità di incidere a livello istituzionale, queste comunità erano inoltre ormai ben

lontane dal primo messaggio di Amalrico circa l’annuncio profetico dell’avvicinarsi dell’età dello

Spirito.

Annuncio questo molto simile a quello di Gioacchino da Fiore. Il gioachimismo fu soprattutto inteso

come annuncio profetico di un’età di pace, età considerata imminente di cui si cercavano segni e

protagonisti. Le idee gioachimite ebbero notevole influsso su Minori e Predicatori che le assunsero

per giustificare il loro impegno e la loro posizione provvidenziale – egemonica all’interno della

Chiesa.

10) Giovanni di Ronco e il diacono Raimondo: estremismo lombardo ed evang

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
15 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/07 Storia del cristianesimo e delle chiese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher diego2800 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della chiesa e dei movimenti ereticali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Benedetti Marina.