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Russia europeizzata, mentre Custine negava la seconda. Herzen, diversamente dal marchese

francese, non era preoccupato per le sorti dell'Europa, perché la rivoluzione del 1848 si era risolta

nella fondazione della Chiesa della civiltà occidentale: l'Occidente era destinato inevitabilmente al

tramonto. La Russia nazional-popolare invece, sarebbe comparsa sulla scena della storia per

liquidare il dispotismo borghese e quello autocratico.

Sull'utilità e il danno di Custine per la Russia: Dostoevskij e la parodia della minaccia russa

Dostoevskij si è occupato di Custine in due scritti: uno del 1847 Cronaca di Pietroburgo e l'altro

nel 1861. Il primo definiva il marchese come un turista molto conosciuto, era superficiale e

intelligente. Dostoevkij definiva retorica la celebrazione di Mosca, dato che per lui era Pietroburgo

la testa e il cuore della Russia, il trionfo del carattere nazionale. Nel lungo saggio del 1861, egli

riprendeva la polemica contro Custine e i visitatori stranieri e tracciava una sorta di genealogia

dell'autocoscienza russa, orientata a dimostrare secondo il programma politico “ritorno al suo

natale”, che la nuova Russia doveva necessariamente operare una sintesi tra le istanze civilizzatrici

e il principio nazional-popolare. Gli occidentalisti e gli slavofili si sarebbero dovuti incontrare per

unirsi, insieme al popolo, nel partito del movimento unico in grado di sbloccare la situazione

politica russa e di provocare profondo cambiamento. Gli slavofili avrebbero dovuto riconoscere che

le riforme di Pietro il Grande avevano introdotto in Russia il grande elemento dell'universalità

umana. Al partito del movimento, era chiamato a partecipare, soprattutto il popolo che era rimasto

estraneo alle riforme petrine. Tale partito doveva essere affidato alla guida degli innovatori.

Di fronte alla Russia, gli europei erano colti da una ceca ottusità, la Russia non appariva come un

pericolo ma come una parodia della minaccia.

Nella parodia Dostoevskij accomuna Custine e Grec. Il grammatico era un mercenario del

patriottismo russo, arrivato in Europa si beava di farsi ricevere dalle celebrità locali e di avere da

loro attestati di stima, con la scusa di essere andato a perorare la causa russa.

In Russia, la civilisation, non era stata introdotta dall'esterno ma era spuntata come un frutto

naturale e aveva compiuto il suo ciclo. Alla formazione dell'idea russa, avevano contribuito: Gogol

e Lermontov. Il primo era un demone colossale, che aveva denunciato gli abusi del potere e la

corruzione della società. Lermontov invece, era un demone generoso e beffardo che malediva e si

tormentava per il destino della Russia. L'autocoscienza russa si era formata all'epoca di Nicola I,

l'interesse del'intelligencija per Dostoevkij, coincideva con quello della nazione: la classe colta,

insieme al popolo, era chiamata a sciogliere l'enigma russo. La riconciliazione tra l'intelligencija

(autocoscienza russa) e il popolo, aveva un significato rivoluzionario e costituiva un messaggio

universale.

CAPITOLO 3

La Russia e la Rivoluzione. Donoso Cortes e la minaccia russa: filosofia della storia e

diplomazia.

Donoso Cortes è un pensatore spagnolo che si è formato nella scuola dell'autentica filosofia della

storia che, è stata inaugurata dall'illuminismo. Dal liberalismo, Donoso ha tratto una costruzione

storica fondata sul progresso, sull'intelligenza e sulla libertà, pur rimanendo un cattolico

intransigente.

Secondo lui era impossibile far coesiste principi antitetici come: la democrazia, la monarchia e

l'aristocrazia: solo una potestà suprema e decisiva poteva garantire l'unità dell'ordine politico

fondato sull'idea cattolica. Donoso vedeva nella civiltà cattolica, l'ultimo baluardo capace di

contrastare sia il furore rivoluzionario e sia l'accrescimento dell'impero russo. Il cattolicesimo è

definito come un sistema di civiltà completo che comprende tutto: teologia, scienza naturale e

sociale. La compattezza della civiltà cattolica era minacciata dalla forza dissolutrice della riforma

protestante, che era la prima causa delle rivoluzioni moderne.

Il pensatore spagnolo sostiene che la libertà umana non è la manifestazione di una volontà sovrana,

ma è una facoltà viziata dall'imperfezione della volontà e dell'intelligenza, terreno di scontro tra

bene e male. La storia è doppia e da questo dualismo deriva quell'antagonismo che rende la

condizione umana: violenta e contraddittoria. La libertà cattolica riconosce il valore all'obbedienza

e dell'autorità, senza le quali l'uomo che è libero, verserebbe perennemente in uno stato illogico e

contraddittorio. Donoso Cortes è accusato dagli stessi cattolici di aver estremizzato il concetto del

peccato originale, esasperando la dottrina della naturale malvagità umana.

Il movimento ascendente della civiltà europea è cominciato con la decadenza dell'impero romano,

quando la fusione tra i barbari del Nord e la Chiesa cattolica aveva restaurato l'unità politica dei

popoli europei, in base al principio religioso. Il ciclo della civiltà, secondo Donoso Cortes,

comprende sia il progresso che il regresso e la sua esistenza è scandita in tre epoche: l'epoca

normale, nella quale il potere può legare ai suoi destini l'intera società; l'epoca di transizione nella

quale l'anarchia e l'ordine si equilibrano; l'epoca rivoluzionaria nella quale il potere cade ed è preda

della lotta tra fazioni. La rivoluzione non era solo politica, ma minacciava di far regredire la civiltà

al periodo barbarico; tali rivoluzioni non sono frutto delle idee ma degli interessi materiali che

avevano diviso e complicato la società. Cortes divenne diplomatico ricoprendo prima la carica di

ambasciatore spagnolo a Berlino e poi a Parigi, così ha avuto modo di delineare un quadro della

situazione europea. In questo quadro la Russia occupava un posto di primo piano, perché, insieme

agli Usa e UK, era uno dei tre Stati che poteva vantare di avere una politica estera. Nicola I aveva

stabilito un sistema calcolato di alleanze e dirigeva le attività nazionali verso un fine glorioso. La

politica estera di uno Stato doveva forgiarsi sulla base di un principio solido: quello inglese era di

conservare e aprirsi nuovi mercati; quello americano era di consacrare il principio della libertà dei

mari; quello della Russia era di assicurarsi le vecchie conquiste e di prepararne nuove. La forza

espansionistica della Russia si era fondata nella geografia ed era stata legittimata dalla diplomazia

che l'aveva fatta entrare in Europa. Secondo Donoso, Custine aveva ingaggiato un guerra

propagandistica sulla dicotomia tra dispotismo autocratico e la libertà europea. Per Cortes la civiltà

non si basava sulla supremazia morale di un paese rispetto all'altro, anche perché il cattolicesimo

era nato anche dalla barbarie. Lui invece considerava la Russia un paese per metà europeo e metà

asiatico, semicivilizzato e corrotto. Egli indicava nella Russia l'alleata perfetta della rivoluzione che

avrebbe favorito la sua inarrestabile crescita.

Aleksandr Herzen confutò le tesi del marchese di Valdegamas, e riponeva le proprie speranze nel

socialismo russo, che era in grado di realizzare le aspirazioni perdute di quello europeo. I russi

erano come gli antichi germani e i socialisti come i primi cristiani. La Russia a differenza

dell'Europa con la sua civiltà comunitaria e liberale, era giovane perché conservava la comune

contadina, l'obscina, e non conosceva l'antinomia tra diritto individuale e sociale. Mentre Herzen

era un fautore della rivoluzione sociale, che si sarebbe verificata non in Europa ma in Russia, lo

spagnolo la agitava come uno spettro e aveva paura delle masse proletarie. Dopo il 1848, Herzen

attendeva il secondo avvento della rivoluzione; Donoso invece attendeva il secondo avvento della

civiltà cattolica. Per Donoso Cortes, proprio la rapidità dell'espansione russa, in concomitanza con

la rapidità dell'espansione rivoluzionaria era la sintesi che le due potenze avrebbero condotto alla

distruzione la civiltà europea, anche se la Russia e la Rivoluzione erano destinate a perire della loro

stesso sovversione.

Geopolitica della catastrofe: l'espansione russa

La geografia russa è caratterizzata dalla sconfinatezza; la Russia aveva accresciuto il suo territorio

smisuratamente, tale impulso non era una questione di preponderanza ma di esistenza. L'impero

russo per esistere necessitava di Costantinopoli, del Mediterraneo e del Golfo Persico. Tale impulso

alla sconfinatezza era dovuto al fatto che la Russia aveva assimilato su di sé varie civiltà (cosacca,

moscovita, tartara, caucasica, asiatica). La Russia era stata governata da zarine corrotte, da scandali

di corte, da un crescente dispotismo, ma con Pietro il Grande aveva conosciuto un gigantesco

sviluppo dello spazio russo che minacciava sia l'Oriente che l'Occidente. Due fattori importanti

permettevano alla Russia di espandersi: la diplomazia (Congresso di Vienna) e la questione

d'Oriente.

Il Congresso di Vienna aveva disatteso il principio di equilibrio che era il primo fondamento della

diplomazia, ma non aveva restaurato la legittimità nelle sue intenzioni originarie. Essa non poteva

fondarsi esclusivamente sulla forza. Il Congresso di Vienna aveva dato inizio all'epoca degli

epiloghi, perchè aveva disatteso i principi aurei della diplomazia.

Secondo Cortes, le cause generali che producono le guerre e le alleanze sono: il principio religioso,

politico e materiale. Quello religioso era dominante fino alla pace di Vestfalia, quelli materiali

erano prevalsi nel 1700, mentre nella rivoluzione francese erano prevalsi quelli politici.

Il principale teatro dei trionfi della diplomazia era stato la Polonia, calpestata dal piede cosacco, era

l'ultima barriera in grado di arginare l'espansione russa; l'altra vittima della diplomazia era la

Spagna che aveva subito la politica di ingerenza delle potenze del Nord.

Il pensatore spagnolo sperava che si costituisse l'unità del Mezzogiorno l'Europa, sotto l'egidia della

Francia e della Spagna, per contrastare il predominio delle potenze del Nord sotto il dominio russo.

L'impero asburgico come la Prussia, erano decadenti, troppi conflitti religiosi che laceravano gli

imperi e li rendevano solo avamposti della Russia in Europa.

Donoso sperava in una resurrezione religiosa della Francia, respingendo l'invasione dell'idea

rivoluzionaria, essa aveva il compito di rigenerare l'Occidente dopo averlo rivoluzionato. Con la sua

Chiesa Ortodossa la Russia, invece, doveva rigenerare l'Oriente, dopo la dissoluzione dell

Dettagli
A.A. 2015-2016
9 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/03 Storia dell'europa orientale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sciencespolitics di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'Europa orientale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Valle Roberto.