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STORIA DELL’EUROPA ORIENTALE B

prof. Barcella Paolo

Polonia (Varsavia), Germania Orientale (Berlino), Cecoslovacchia (Praga), Ungheria

(Budapest), Romania (Bucarest), Jugoslavia, Bulgaria (Sofia) e Albania (Tirana); otto

Stati che rientrano nell’Europa orientale, in quella zona unificata sotto al grande

progetto dell’Unione Sovietica, che nascerà dopo la Seconda guerra mondiale e

crollerà dopo la caduta del muro di Berlino nel 9 novembre del 1989.

1- Polonia – Varsavia: stato più popoloso dell’Europa orientale contando 38

milioni. Il 1918 è l’anno della dissoluzione degli imperi centrali ed è il momento

in cui vengono a definirsi gli assetti politico-geografici. la Polonia è uno dei paesi

che si riforma; è un cuscinetto schiacciato tra due dei giganti dell’età moderna:

Russia e Germania. La sua storia si legge nel quadro di una tensione che

attraversa quest’area in cui i due territori rivendicavano supremazia e potere,

diventa poi uno Stato socialista (o meglio, comunista) dopo la Prima guerra

mondiale ed ha una grande caratteristica dal punto di vista religioso: è

fortemente cattolica; molto cattolica e anche conservatore. Da questo paese

provengono i sindacati di Solidarnosc e, il primo presidente della Polonia post-

comunista, Lech Walesa. È un paese che è stato ammesso alla NATO nel 1999,

dopo la caduta del muro, ed è entrato nell’EU nel 2004. La sua politica oscilla

tra posizioni filostatunitensi/filoeuropee e posizioni eurofobe

2- Cecoslovacchia – Praga: stato meno popoloso con 15 milioni di abitanti. Zona

più industrializzata di tutto il blocco dell’Europa orientale, con capacità

produttiva maggiore rispetto agli altri paesi.

3- Ungheria – Budapest: paese che conta dieci milioni di abitanti. Perde un terzo

del proprio territorio e, a causa di ciò, perde anche una grande percentuale di

abitanti (da 12 milioni a 7 milioni, dopo la Seconda guerra mondiale). Questa

riduzione dei territori comporta lo spargimento di cinque milioni di ungheresi

fuori dal proprio territorio e vivono l’esperienza di essere minoranza linguistica

ed etnica. Il 1956 segna una data fondamentale per il Paese perché la

popolazione ungherese insorge, con l’obiettivo di insorgere dal sistema

oppressivo sovietico, e accade che l’Unione Sovietica entra con i carri armati nel

paese, reprimendo ogni tentativo di rovesciamento del regime in senso

anticomunista e antisovietico. Il punto di vista di chi si considerava socialista e

comunista cambia radicalmente perché questa azione repressiva e violenta

dimostrò la brutalità e la fermezza di tenere in piedi un regime totalitario.

L’Italia, paese con un fortissimo partito socialista e comunista, nel ’56 subisce

enormemente i fatti dell’Ungheria perché è chiaro che i comunisti italiani

rimasero impressionati da tali accadimenti.

4- Romania – Bucarest: contano 20 milioni di abitanti e la sua storia socialista è

legata ad un nome di un dittatore, il più brutale tra tutti: Nicolae Ceausescu;

rimane presidente della Romani tra il 1965 e 1989, la brutalità della fine di

regime potrebbe essere direttamente proporzionale alle brutalità commesse nel

regime stesso. C’era una polizia segreta, chiamata Securitate, una delle più

grandi e più brutali polizie segrete del blocco orientale. I cittadini stessi erano

invitati ad essere parte del sistema repressivo, così che tutti fossero spie,

creando tensione e sospetti di ogni tipo, distruggendo la solidarietà interna del

paese.

5- Bulgaria – Sofia: contava sette milioni di abitanti; nel gergo italiano si dice

“collego bulgaro”, cioè, nel linguaggio giornalistico italiano si intende una

maggioranza schiacciante di consensi non sostenuta però da un libero dibattito

oppure come conseguenza di palesi elezioni farsa, cioè elezioni il cui risultato ha

evidenti discrepanze dal volere popolare. L'espressione deriva dalla situazione

politica della Bulgaria, quando era il più fedele alleato dell'Unione Sovietica, ma

anche quello in cui il dibattito interno era inesistente. Il partito comunista

bulgaro è riuscito ad avere basi di consenso significative, con ruolo importante

durante e dopo la fine del socialismo dittatoriale.

6- Albania – Tirana: contava tre milioni di abitanti, molto molto pochi rispetto agli

altri paesi dell’Europa orientale. La storia del comunismo albanese è legata ad

una figura: Enver Hoxha [ɛnˈvɛɾ ˈhɔdʒa]; storia radicale, come quella rumena

per tanti aspetti, perché la figura in questione, Hoxha, si smarcò dalla stessa

Unione Sovietica perché ritenne che la stessa fosse troppo poco stalinista dopo

la morte di Stalin; era più radicali dei radicali. Assunse una posizione molto

isolata nel quadro internazionale, è stato un paese per essersi radicalizzato a

livelli estremi, arrivando anche a proclamare l’ateismo di Stato, si fissò il

principio che lo Stato fosse ateo e si fecero campagne per l’annientamento e la

trasformazione di centri religiosi in granai, bisognava eliminare tutto quello che

aveva a che fare con la religione, andando oltre le visioni comuniste di Karl

Marx. Sviluppò un approccio, per alcuni aspetti, paranoico perché si racconta

89

come un paese perennemente sotto assedio e in pericolo . Come per la

Romania, anche l’Albania subì la stessa carica distruttiva usata per caricare e

supportare il radicalismo estremo del Comunismo: tanti albanesi partono e

cercano di arrivare in Italia e le istituzioni albanesi collassano su se stesse.

7- Jugoslavia – Belgrado: nel suo complesso, contava 23 milioni di abitanti ed era

un paese socialista ma federalista, era una federazione di repubbliche

socialista. Sono gli stati che sono rimasti in piedi dopo la fine del regime

comunista: Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Croazia, Slovenia, Montenegro e

Macedonia. L’uomo che si identifica con la storia comunista della Jugoslavia fu

Josip Broz Tito; cerca di smarcarsi subito da un’impostazione sovietica e

diventa un pese che sta fuori dall’ottica socialista radicale, conformandosi alla

“terza via” e dei paesi non allineati (ne dalla parte degli Stati Uniti e ne dalla

parte dell’Unione Sovietica durante la guerra fredda); cerca di fare socialismo

con federalismo, cioè partire dal presupposto che i territori diversi hanno storie,

culture, tradizioni, religioni e lingue diverse. Riconosce e favorisce la convivenza

90

e la congregazione fra più religioni . A differenza degli altri stati, non era solo lo

Stato in sé che governava il Paese ma c’erano anche diverse cooperative che

coordinavano i movimenti. Ha un livello di benessere molto più alto e un tasso

di repressione delle libertà stranamente più basso, nel senso che era un Paese

che è stato costruito anche su un tasso di consenso molto più alto rispetto a

tutti gli altri consensi degli altri paesi. C’è un dato fondamentale sulle migrazioni

89 A prova di ciò, esistono ancora oggi diversi bunker di cemento, fatti a funghi con feritoie,

dove risiedevano soldati imbracciando fucili e che, in teoria, avrebbero dovuto contrastare

eventuali aggressioni da parte delle potenze straniere che volevano la fine del socialismo reale

albanese.

90 A Sarajevo ci sono diverse prove tangibili in cui più religioni confluivano assieme; adesso,

dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre 2001, si sono costruite diversi flussi filoislamici o

antislamici. La Bosnia sta subendo una forte islamizzazione.

91

del Paese: accordo bilaterali con la Germania per autorizzare il fatto che i

lavorati jugoslavi andassero in Germania a lavorare, perché Tito sapeva che

l’obiettivo dei lavoratori era quella di emigrare, fare carriera e soldi e tornare nel

proprio paese, senza la paura che i cittadini facessero “cattiva pubblicità” al

regime.

8- DDR – Berlino Est: contava 17 milioni di abitanti; fortemente legata al muro di

Berlino e alla sua caduta. Aveva un partito principale, la SED, che raccoglieva

comunisti e altri partiti sociali minori. Anche la Germania dell’Est aveva la

polizia politica segreta, chiamata STASI. Aveva un alto tasso di

industrializzazione rispetto agli altri Paesi e che ha una sua fase, negli anni

Cinquanta, in cui si va verso la costruzione di qualcosa che poteva lasciare

intendere la volontà dei principi di uguaglianza economica, ma a partire dagli

anni Sessanta/Settanta anche questa Nazione divenne un sistema fortemente

repressivo di libertà individuali.

Novecento: bellico, rivoluzionario, industrializzato, strategico, spaccato,

alleato e nemico, progresso, dittatoriale, scientifico incremento delle

conoscenze e dei saperi con l’applicazione delle tecnologie scoperte, ma anche traumi

e scontri bellici caratterizzanti del Novecento. Ci sono altri aspetti caratterizzante del

Novecento, da prendere in considerazione per capire quanti e quali tipi di “Novecento”

si possono analizzare; come, ad esempio, i processi che non sono stati solo occidentali

dalla prospettiva di chi ha vissuto in quelle regioni dell’Europa orientali, osservazione

del mondo da altri punti di vista.

Quando si parla di Novecento, ad ovest, si fa spesso riferimento al fatto che è stato il

secolo americano secolo dello sviluppo economico e sociale

“ ” e “ ”: gli USA

diventano il centro di propulsione capitalistico internazionale, diventano e rimangono

per molto tempo il principale centro di sviluppo industriale, si avviano sulla strada che

li porterà ad essere una grande e prima potenza economica del mondo. Il fatto che gli

USA diventino questo punto di riferimento ha una serie di ricadute importanti sia a est

che a ovest, in modo rispettivamente diverso; crea le condizioni per cui quel

potenziale industriale diventi anche capacità di produzione culturale, l’industria

statunitense è anche stata industria culturale che ha generato nuovi prodotti culturali

(industria musicale statunitense, industria discografica, cinematografica…) di massa

capace di produrre un’enorme quantità di beni di consumo di massa, con dei processi

92

migratori curiosi . Inizia un processo di colonizzazione culturale, di profonda diffusione

nel mondo di prodotti culturali statunitensi; gli USA iniziano a colonizzare

culturalmente parti di mondo grazie anche ai loro prodotti che si diffondono e vengono

consumati con ricadute sul piano culturale ma anche politico.

La dimensione culturale è fondamentale per capire anche alcuni processi politici in

quanto gli USA, nel loro processo di conquista dell’egomania sulla sfera occ

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Publisher
A.A. 2023-2024
77 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/03 Storia dell'europa orientale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher JenJen02 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del Paesi orientali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Scirocco Giovanni.