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MESAGGIO UNIVOCO
possibile univoco. E’ il -> qui abbiamo la ridondanza. Al fine di rendere il
messaggio il più univoco possibile, l’autore del messaggio (chi mette il cartello) ha la sola
preoccupazione di arrivare ad un messaggio univoco, facilmente comprensibili per tutti: per fare ciò
l’autore utilizzerà quante più parole sono necessarie per poter rendere accessibile quel messaggio.
L’ideale per il messaggio univoco è un’assoluta identità tra l’intenzione dell’autore e ciò che il
ricettore comprende: se voglio avvisare i passeggeri del treno, cercherò di formulare un messaggio
dove ciò che voglio dire è identico a ciò che il ricettore comprenderà per non dare spazio ad
La regola è un messaggio chiuso rispetto
interpretazioni o possibilità di letture diverse.
l’interpretazione e si tende ad evitare ogni fonte di ambiguità: qualcosa che si prese a molte
interpretazioni non è una regola! E’ il messaggio della comunicazione ordinaria, dove siamo chiari.
Nessun lettore si concentra sul significante (fissa l’attenzione su ciò che le parole vogliono dire): il
significato ci è trasmetto immediatamente -> il significante interessa poco (non ci interessa la
conta il significato.
struttura) ma L’obiettivo è la massima univocità e lettori diversi interpretano il
messaggio allo stesso modo. Una volta compreso il significato del messaggio, posso buttar via il
cartello: quando il significato mi è arrivato, il messaggio non mi serve, perché era strumentale alla
comunicazione della regola;
MESSAGGIO POETICO -> la sua caratteristica fondamentale è l’ambiguità. Il poeta tende a violare le
• regole e il codice linguistico usuale e propone un messaggio che, dato che viola il codice, costringe il
ricettore ad uno sforzo di decodificazione. Vi sono varie gradazioni di ciò (es. poesie realistiche, con
descrizioni della natura -> qui c’è ambiguità, ma non assoluta; poesia ermetica -> massima ambiguità
cripto-analista,
dove il lettore è paragonabile ad un ossia decodifica un messaggio in codice. In
questo caso la conoscenza della lingua, pur essendo una condizione necessaria, non è sufficiente: io
conosco l’italiano, ma quando leggo una poesia ermetica, ciò non mi aiuta molto. Devo decodificare
in base ad altri elementi come contesto, idea dell’autore). Il ricettore è impegnato sul messaggio
stesso -> non ci concentriamo sul significato delle singole parole, ma su come l’autore ha messo
insieme i significanti. La poesia non ci interessa per il significato delle parole, ma ci fa concentrare
sulla poesia stessa. L’attenzione del lettore del messaggio poetico è concentrata sulla struttura
poetica del messaggio, perché l’obiettivo del messaggio poetico non vuole trametterci un significato
struttura significante.
preciso, ma vuole spostare l’attenzione del lettore a riflettere e godere della
Ciò si riflette nell’ambiguità: il compito di decifrare il messaggio è lasciato al lettore (es. di fronte una
poesia ermetica il lettore deve interrogarsi su cosa l’autore vuol dire, usando una struttura
significante che viola il normale codice linguistico). L’obiettivo non è far ricevere al lettore un
messaggio, ma far fruire al lettore estetisticamente della struttura del messaggio stesso. Ricorda che
lettori diversi decodificano il messaggio in modo diverso. Ciò che conta è il messaggio stesso e non
ciò che il messaggio vuole significare. Al fine di costringere il lettore a concentrarsi sul significante
del messaggio, l’ambiguità è la molla fondamentale del messaggio poetico. Non arriveremo mai ad
capire subito il significato di una poesia: più che l’esito della decodificazione conta il processo.
Trovandoci di fronte ad una poesia univoca senza niente da decodificare, quella poesia sarà mal
riuscita perché comunica un messaggio che poteva esser espresso tramite un messaggio univoco. In
contrapposizione al messaggio univoco (che è chiuso -> non si apre ad altre interpretazioni), il
esperienza aperta,
messaggio poetico e l’arte è dove le possibilità della decodificazione devono
sembrare il più possibile indefinite. Ma ricorda che ogni interpretazione non va bene: l’opera d’arte
aperta non è arbitraria (ognuno può inventarsi qualsiasi interpretazione) ma si muove tra il polo della
lingua e quello dell’apertura dell’interpretazione. E’ la definizione di arte come unità nella
molteplicità: la migliore opera d’arte trova l’equilibrio perfetto tra la compiutezza e l’inesauribilità. Il
tutto unitario
messaggio poetico riuscito è quello che ci dà l’impressione di un (coerente e non un
capriccio dell’autore, con struttura precisa) e lascia spazio un’inesauribilità dell’interpretazione.
L’opera deve avere una sua forma compiuta, ma anche essere aperta!
Es. messaggio univoco ridondante -> il messaggio è tanto più univoco, tanto più precisa al max livello il
significato. Es. -> il messaggio potrebbe essere ambigui, non dice dove o quando. Univoco
Vietato fumare
dice -> Non importa quante volte viene ripetuto
Vietato fumare a meno di 15 piedi dall’ingresso del negozio.
il concetto, basta che il contenuto finale sia lineare e chiaro. Non ci si deve fare scrupolo nell’usare qualunque
forma di ripetizione, purché il messaggio arrivi a destinazione.
Nel caso del messaggio univoco non si vuole ottenere un elemento di sorpresa; nel messaggio poetico,
elemento di
l’ambiguità e la violazione delle regole usuali della comunicazione ordinaria porta ad un
sorpresa: il lettore viene sorpreso da come l’autore abbia riutilizzato e violato il codice ordinario. Il messaggio
poetico utilizza segni, che noi conosciamo (lingua), utilizzati in un modo non regolare. Il processo che si
genera nella mente del lettore è un processo di avventura, che culmina in un sentimento di sorpresa.
Nel caso del messaggio univoco, non ci si aspetta nulla dal ricettore -> egli deve capire il messaggio e può
anche sbarazzarsene (ruolo passivo); nel caso del messaggio poetico, dato che il codice è stato violato, il
sistema di assunzioni
lettore farà affidamento non solo sul codice della lingua, ma al -> quanto più il lettore
è sensibile, tanto più sarà in grado di sostituire al codice esterno rispetto al quale è passivo, un codice in terno
rispetto al quale è attivo. Nel primo caso la comunicazione si svolge nel messaggio e il ricettore è passivo, qui
la comunicazione si realizza a metà tra l’autore e il lettore (facendo riferimento ad un codice interno delle
proprie capacità interpretative). Il lettore interpreta in base a quello che la poesia “gli dice”: presuppongo
che quella poesia non vuol dire una sola cosa, so che è ambigua e ognuno può interpretarla diversamente.
Ciò che la poesia vuol dire non può esser detto senza un intervento attivo del lettore: la comunicazione
poetica non si svolge solo dal lato dell’autore, ma anche del ricettore. Quando leggiamo non interpretiamo
personalmente, ma ci chiediamo che tipo di codice e sistema la poesia fa nascere nella persona che la
interpreta (rimandi psicologici, storici, sentimentali). Così la comprensione dell’opera nasce dall’interazione
tra l’autore e il ricettore: senza ciò il messaggio poetico non funziona, non dice niente.
Nel messaggio univoco c’è una relazione univoca (a un solo senso) -> io metto un cartello e il passeggero lo
rispetta; nel messaggio poetico c’è un’interazione (azione che va da un lato all’altro -> dal produttore al
lettore, e dal lettore al produttore) -> solo così funziona la comunicazione poetica.
-> Quando leggiamo una poesia, essa è già inserita in un contesto di decodificazione. Se
Verso il kitsch
leggiamo la facciamo riferimento alla critica, interpretazione già stata data -> se l’opera è
Divina Commedia
riuscita abbiamo interpretazioni diverse! Io non interpreto l’opera da zero, ma lo faccio sulla base di un lavoro
circuito di ricezione.
critico che già ci è stato: l’opera è inserita in Ogni operazione critica si basa sulle
operazioni critiche precedenti. Quando una forma poetica viola il codice, abbiamo sì un allontanamento, ma
in molti casi quel tipo di violazione entra a far parte della lingua: l’opera viola il codice linguistico e, nel
violarlo, il messaggio, contribuisce allo sviluppo della lingua stessa. Pensa a Petrarca o Manzoni: hanno
stilemi
contribuito allo sviluppo della lingua con che, al momento della creazione della poesia sembrano di
La poesia ha la funzione di estendere le possibilità
rottura, entrano a far parte del codice linguistico stesso.
della lingua stessa.
Se trovo un’espressione nella che violava la lingua del 1300, quella era un allontanamento
Divina Commedia
dal codice, ma da allora quel particolare uso delle parole è entrato a far parte della lingua: adesso nel 2017
non provoca più un elemento di sorpresa, perché è entrata a far parte del codice linguistico e il lettore non
consumo delle forme
trova più quell’elemento di allentamento dai canoni ordinari. E’ il (es. scarpe che
all’inizio sono scomode e fastidiose -> quando essa prende la forma del ns piede non ci facciamo più caso):
quando un’espressione linguistica (es. metafora) si è consumata, essa non ci sorprende più e non ci facciamo
più caso -> gli stilemi di quell’opera si sono consumati.
Un’opera viene fruita per ciò che rappresenta sul piano del prestigio o della pubblicità: es. La Gioconda. La
Gioconda diventa qualcosa che ha un suo significato univoco (es. simbolo del mistero): ciò avviene quando
la Gioconda l’abbiamo vista così tante volte (pubblicità, decorazioni) che essa si è consumata ed è diventata
un feticcio. Noi non la decodifichiamo più, ma trasmette immediatamente un sentimento (es. mistero).
Questo vale anche per una sinfonia di Beethoven usata come segreteria telefonica: avendola sentita tante
volte, non ci sorprende più la struttura, ma entra a far parte del consumo quotidiano. Così mettiamo la
sinfonia di B. per darci arie di qualcuno che capisce di arte. Lo studio dentistico mette la sinfonia di B. perché
è un feticcio, e noi non ci facciamo caso!
– Nel momento in cui il messaggio si inserisce nel circuito l’elemento di
Recupero