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FINALMENTE MAESTRO

inizia a lavorare come maestro supplente a Bologna nelle scuole maschili, e si iscrive alla società

degli insegnanti. Inizialmente appoggiava il suo carattere apartitico, ma successivamente si inizia ad

interessare di politica.

Fece domanda per entrare a far parte dei maestri di ruolo nelle scuole elementari comunali e arrivò

primo in graduatoria. Il suo periodo di apprendistato fu importante, esso iniziò ad approfondire le

conoscenze culturali da autodidatta e tramite i servizi offerti dalla scuola.

Incontra il suo professore di pedagogia, Francesco Acrì, che lo definì un'ottimo studente. Acrì,

affascinante e stimolante, si coniugava bene con il carattere tormentato ed inquieto di Calderara.

Tra i corsi frequentati, il più importante è quello della scuola di pedagogia che ha dato possibilità al

maestro di approfondire in modo mirato il suo sapere. Le nozioni di Pascoli e Dante riportano in lui

la voglia di ritrovare il senso di sè stesso, di scavare a fondo, di comprendere, l'inconscio da

liberare. La poetica del fanciullino fa capire a Calderara di ritornare bambino e riscoprire insieme

agli alunni la cultura ed il sapere.

Calderara infatti rifiuta l'azione coercitiva, il dovere, nei confronti degli alunni, come unico modo di

educare. Egli richiamava la metafora contadina e la serena solitudine della natura come elementi

cardine dell'educazione, cioè l'amore verso gli alunni e la modestia degli intenti dell'educatore.

Acri e Calderara diventano la fonte di linfa vitale per quell'educazione che aveva le basi laiciste e

positiviste di Forlimpopoli.

Trattenere il bambino a scuola per dargli la possibilità di fare i compiti, dargli un pasto, fornirgli i

materiali, erano positive, ma anche negative, perchè sottraevano tempo alla famiglia.

Inizia a studiare il greco e il latino per comprendere la storia dei dialetti, successivamente il

francese, e poi, ancora, l'inglese, per finire con il tedesco (mecoj0ni).

Questa sua fame di cultura, dalla pedagogia alle lingue, alla letteratura, lo portarono ad essere

paragonato ai migliori del tempo. Covava sempre un'aspirazione poetica e letteraria superiore a

questi. Nel 1912 pubblica Serenità e Forza (Zanichelli) e con Croce, Gentile, Radice e Codignola, si

avvia una lunga battaglia per il rinnovamento della pedagogia e della filosofia che abbracciò tutti i

campi (didattica, educazioje, formazione scolastica, formazione docenti).

Questo nuovo gruppo neoidealista decide di sfruttare l'editoria per divulgare il nuovo modello

culturale e pedagogico, nasce la rivista ''Nuovi Doveri'' che parla di battaglie contro clero,

positivismo e massoneria.

Prezzolini e Radice, pubblicano ''la nostra scuola'', e si preoccupano di riunire ed informare e

formare i docenti ad un carattere culturale e filosofico e per una nuova Italia e la rinascita del culto

della nazione, rifiutando la misera didattica in pillole, proponendo uomini nuovi.

La questione del comporre torna ad accrescere in lui la voglia di scriverne. Aveva già tentato un

approccio con Mor, e ora ci torna anche grazie ai giornali ''La voce'' e ''i nuovi doveri''.

Come già detto, infatti, il comporre resta composizione e non esposizione. L'esposizione blocca la

mente dell'alunno tramite modelli preconfezionati, lo tiene in gabbia, non gli da modo di esprimersi.

Il tema del comporre diventa centrale nel nuovo modello di educazione.

Lombardo Radice allora si batte per la centralità dell'individuo (maesto o allievo che sia) per un

modello di 'scuola serena', nel 1923 questo modello si trova nei programmi didattici delle scuole

elementari.

Inoltre riporta centralità e valore al dialetto, ritenuto da lui essenziale per la didattica linguistica.

Calderara entra a far parte dello staff di maestri e di quel movimento di cambiamento che stava

caratterizzando la metà ottocento.

Prese importanza le simultanea lettura e scrittura nelle classi, con il sillabario e il libro di

compimento, la descrizione di azioni, di cose viste dentro e fuori la scuola, la descrizione di quadri.

Sparite completamente temi con traccia e su imitazione.

Nel 1916 vennero pubblicati i programmi per le 4 classi elementari: si lavora sul disegno

geometrico tradizionale , sulla differenza tra lingua e dialetto, sulla progressione per livelli

(scrittura lettura dettato copiatura e grammatica).

Bonatto pensa che bisogni tornare alla questione del comporre e dargli un'altra forma:

personale, vissuta (metodo positivista rinnovato).

Viene sostenuto anche da Alfredo Plata.

In questo clima di forte dibattito Calderara aderisce al programma 'la nostra scuola'. Fin dal 1905

infatti esso provò la stesura di un giornalino scolastico volto a stimolare la scrittura e la

rappresentazione dei bambini, la loro spontaneità, anche tramite disegni.

Inoltre, con ''le dande'', egli faceva raccontare agli alunni i preparativi delle feste natalizie etc,

le favole, le stagioni, con un linguaggio molto colto.

Nei giornali di classe di Calderara, però, si legge della presenza dei testi per imitazione:

nonostante egli non gradiva la loro presenza, era troppo attaccato alla tradizione che gli era stata

inculcata nell'infanzia. Accanto ai testi per imitazione però, esso dava la possibilità agli alunni,

anche in gruppo o alla lavagna, di dare un'alternativa alla forma del testo, modificandolo,

amplificandone il contenuto.

La vita personale e familiare degli alunni diventava cosi il punto centrale del programma,

esposti tramite l'amplificazione che Calderara stesso componeva e proponeva.

Calderara ricorda il tormento subìto dal passaggio da imitazione a invenzione, caratterizzato

da pura fantasia e da scrivere ciò che non si conosceva. Fantasia ed immaginazione

considerati come prerequisiti, non come frutto di un lungo lavoro didattico. E nelle sue lettere

riconosce che questo tormento lo ha accecato e bloccato fin troppo, continuando a fargli usare

testi di imitazione.

Di conseguenza, resosi conto, cominciò a promuovere in tutti i modi l'autobiografia tra i

bambini, facendogli raccontare i propri fatti vissuti. La narrazione del Vero, quella che accettava

anche il dialetto.

A Bologna intanto, la scuola serena di Lombardo radice veniva criticata in quanto vista non in

grado di dare sbocchi professionali nel tessuto socioeconomico, era cosi distante dalla realtà

concreta.

Calderara, dopo aver avuto le sue esperienze come gavetta nella scuola ed essersi allontanato dagli

ideali socialisti e clericali, appoggia il pensiero di Benito Mussolini (compagno di scuola) e si

converte al fascismo.

Nel 1922, Calderara diventa direttore didattico e rimane fino al 1938, anno della sua morte.

CAPITOLO 3

FINALMENTE DIRETTORE

In questi anni viene emanata la Riforma Gentile, riforma della scuola italiana guidata da Giovanni

Gentile, la quale riorganizzò l'intero sistema scolastico italiano ispirata al principio del rigore

selettivo della popolazione scolastica e da una concezione aristocratica della cultura centrata sul

sapere umanistico e filosofico.

Nella direzione generale troviamo proprio Lombardo Radice, il quale provvede personalmente a

riorganizzare gli istituti e a stilare i Programmi per le scuole elementari. Questi ultimi erano il

simbolo dell'elaborazione pedagogica, arrichita dagli spunti didattici della scuola serena.

Si poneva al centro la spontaneità del bambino, ma anche le gesta degli eroi passati , le feste, le

forme letterarie (compresi i dialetti).

La religione, vista come fondamento e coronamento, viene reintrodotta. La centralità del

cristianesimo e della figura di Gesù diviene simbolo collante di un popolo e della sua cultura:

capace di tenere uniti Dio, patria e famiglia.

Introdotti con enfasi anche gli insegnamenti artistici come il canto, recitazione e disegno spontaneo,

intesi non come addestramento, ma come libera espressione della soggettività infantile, da

incanalare e guidare.

Ritorna il rifiuto del tema e testo su imitazione: si parla allora non più di temi, ma di tipologie

testuali, affiancate agli esercizi metodici di dettatura e autodettatura.

Arrivano anche le descrizioni di oggetti o quadri, fatti, conversazioni, con la guida continua

dell'insegnante, la compilazione di moduli per uso pratico della lingua italiana e il riassunto (orale e

scritto), il diario della vita della scuola (compilato mensilmente), quello annuale (solo nel quarto

anno), letture svolte a casa, esercizi lessicali con il vocabolario e resoconti delle lezioni.

Le critiche al programma:

veniva criticato per contraddirsi tra la libertà di scelta del docente e le indicazioni e le normatività

indicate sul programma; viene criticato dai laici per la centralità della religione cristiana; viene

criticato anche per la troppa presunzione di istruzione, quando nel paese il tasso di analfabetismo

era ancora alto.

Radice risponde dicendo che i problemi sono solo apparenti, e queste linee guida servono per far si

che non regni l'anarchia nelle scuole, anche tramite l'aiuto (e soprattutto) degli insegnanti.

Al maestro veniva riconosciuta una vocazione come collaboratore sia nella storia, sia nella

formazione individuale dell'alunno. (come Radice parla di Pestalozzi: ''promotore di riscatto sociale

e ricercatore in didattica'').

A questa elevata visione del mestiere del docente era d'accordo anche lo staff dei maestri bolognesi,

che diede vita allo spettacolo teatrale nel maggio 1924. il Teatro assunse importante in quanto

promotore anch'esso del nuovo ruolo di insegnante, capace di trasformare il mestiere in passione a

beneficio dei bambini.

Calderara è messo in esposizione pubblica anche dai colleghi, con il suo materiale didattico, portato

alla Mostra Didattica di Firenze 1925.

I maestri bolognesi aderiscono senza problemi alla nuova riforma perchè dotati di plasticità

mentale, capace di adattarsi ad ogni circostanza.

Calderara viene elogiato per l'impegno messo nel rinnovamento del gruppo vicino a Gentile come

se avesse ''anticipato la didattica bolognese''.

Durante la mostra, egli sottolinea l'importanza del titolo del tema non come titolo semplice, ma

come elaborazione, posta ai bambini, di continue osservazioni, stimolazioni, alla quale era utile

aggiungere ulteriori considerazioni personali ed emozioni. In questo caso il maestro funge da guida

e stimolatore.

La composizione del testo mensile e annuale però viene vista come priva di enfasi per la centralità

degli alunni o sulla spontaneità, e troppo centrale invece era il docente nella descrizione di cose

oggetti etc.

Questo continuerà ad essere parte integrante della riforma, come nella scuola positivista normale.

Ora, Ca

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
7 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/02 Storia della pedagogia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher perrellsss di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof D'Ascenzo Mirella.