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LA MUSICA AL TEMPO DI CARAVAGGIO
A cura di S. Macioce, E. De Pascale
Caravaggio Del Monte
Nei quadri che dipinge per il cardinal appare sulla scena della pittura romana un nuovo
soggetto: la musica. Il Suonatore di liuto e I Musici traspongono sulla tela una complessa serie di
Emilio de’ Cavalieri
problematiche connesse alla nuova voga musicale del “recitar cantando” formulata da
nel contesto fiorentino della Camerata de’ Bardi. Caravaggio riproduce in termini pittorici le nuove istanze
musicali volte a dare rilievo al testo poetico e alla voce del cantore, solitamente un castrato, e ciò in
ottemperanza alla nuova estetica musicale orientata ad esaltare il canto monodico con l’accompagnamento
di uno strumento “basso” come il liuto. Caravaggio rappresenta testi poetici su tema amoroso, ma raffigura
Arcadelt Layolle.
anche note musicali tratte da madrigali di compositori diversi come e I quadri che
Caravaggio dedica al tema musicale divengono archetipi e da questi trarranno ispirazione e modello diversi
seguaci e pittori caravaggeschi. Alla fine degli anni ‘30 dei Seicento la moda merisiana di ritrarre spartiti nei
quadri, cade nell’oblio, e il rarefatto mondo rappresentato dal grande pittore lombardo viene superato da
nuovi modelli pittorici.
Caravaggio e il “melodioso liuto” (S. Macioce)
La musica non è solo “ornamento, ma necessaria al cortegiano”. Tale giudizio è espresso da
Castiglione nel Cortegiano pubblicato nel 1528. La musica è parte integrante dell’ideale educativo nobiliare,
che prevede da parte del gentiluomo, oltre la conoscenza delle lettere e delle armi, l’acquisizione di peculiari
competenze musicali atte a costituire un imprescindibile completamento della sua stessa identità. L’utopia
di realizzare l’illuminata guida del principe è alimentata da una serie di “ornamenti”, tra cui appunto la musica
intesa come riflesso di virtù. La musica e la danza erano essenziali per la costituzione di un modello di
comportamento. Il liuto, anche per la sua facile trasportabilità, viene eletto a compagno ideale del nobile,
Bembo
come delle classi colte in genere, nella costruzione ricercata del vivere a corte. esplicita negli Asolani
il vincolo “sentimentale” di questo nobile strumento. L’autore descrive il liuto come “bellissimo”, designando
una fascinazione visiva e sonora insita nell’accadimento musicale da esso generato; lo strumento e la sua
risonanza divengono esemplare metafora di una dialettica fisica e spirituale, ove virtù e bellezza coincidono.
La cultura di questi letterati gravita nell’area veneta ove si concentrano segnatamente precoci modelli
pittorici, nei quali il liuto assume straordinaria rilevanza: dal Concerto campestre del Louvre, celebre dipinto
Giorgione Tiziano,
il cui autore viene identificato con oscillazione periodica in o ai diversi dipinti di
Bernardino
straordinario interesse tematico ideati in largo anticipo rispetto ai temi dei caravaggeschi da
Licino. Al Licino si riconducono infatti la Donna alla spinetta fra un uomo e una vecchia di Hampton Court, la
Suonatrice di liuto con tre uomini della collezione Stirling e la tela datata intorno al 1520 che raffigura una
Fanciulla con liuto e seduttore. A queste opere precorritrici va aggiunto l’emblematico Concerto, databile tra
Giovanni Cariani,
il 1518 e il 1520, del veneto ove figura un suonatore di liuto tra due personaggi maschili.
Nei dipinti sin qui citati si riscontra esplicitamente la connessione tra lo strumento musicale, in particolare il
Caravagglio Del Monte,
liuto, e il tema della seduzione amorosa. I dipinti a soggetto musicale realizzati da per
si relazionano a tale contesto oltre che nella selettiva scelta iconografica, nel taglio orizzontale della tela ove
le figure aggettano verso il primo piano. Il liuto al di là della sua evidente funzione musicale diviene strumento
emblematico dall’elevato potere seduttivo. Intorno al 1580, molti dei musicisti fiorentini e romani solevano
Giovanni Bardi di Vernio:
riunirsi in compagnia di gentiluomini e letterati, nel palazzo fiorentino del conte
qui dissertavano sulle possibilità di conoscere quale fosse l’antica musica dei Greci con l’intento di farla
rivivere nei tempi moderni. La persuasione di quei dotti era che recuperando la melopea dell’antica poesia
greca, fosse possibile ricusare le sofisticazioni del contrappunto; piegando la monodia verso una diligente
Giulio
recitazione. Il nuovo stile venne elaborato dai musicisti della Camerata, e cioè il cantore romano
Caccini, Jacopo Peri Emilio de’ Cavalieri.
il fiorentino e il gentiluomo romano L’apporto del Cavalieri fu
notevole per l’indirizzo essenzialmente monodico e armonistico della produzione musicale profana,
gradualmente sempre meno segnata dall’influenza accademica di tipo ellenizzante della Camerata fiorentina.
A questa va infine ricondotta l’espressione “recitar cantando”, usata in realtà per la prima volta dallo stesso
Cavalieri. L’avvento della monodia unita ad una nuova importanza del testo letterario, suppone la
completezza della parola cantata e celebra la vittoria dell’armonia sul contrappunto. Nell’identità nobiliare
la musica, come elemento essenziale della “sprezzatura”, viene esaltata significativamente anche dalla
Carlo Gesualdo,
singolare personalità di principe e musicista. Egli diviene compositore di madrigali ed
esecutore incisivo di musiche per liuto. Emilio de’ Cavalieri fu amico a Roma del cardinal Francesco Maria Del
Monte, ambasciatore romano del Granduca di Toscana, nonché collezionista raffinato. È proprio Del Monte
a commissionare a Caravaggio i dipinti a soggetto musicale. Erano dunque in uso esecuzioni private destinate
ad un pubblico ristretto, ritratte fedelmente da Caravaggio nei dipinti musicali eseguiti per il cardinal Del
Monte: I Musici e il Suonatore di liuto. Per quanto concerne il Suonatore di liuto, nella versione Giustiniani
oggi all’Hermitage, la musica raffigurata nel libro in primo piano è stata identificata: si tratta dell’inizio di
Jacques Arcadelt.
quattro madrigali di argomenti amoroso di Sorprende ancora oggi la precisione calligrafica
con cui il pittore riproduce la scrittura musicale nel Suonatore di liuto. In nessuna delle quarantatré edizioni
conosciute dei madrigali di Arcadelt, i quattro madrigali si trovano nello stesso ordine nel quale appaiono nel
quadro. Caravaggio ha utilizzato probabilmente una edizione, non ancora ritrovata o perduta, o più
probabilmente ha assemblato con libertà i brani, in base al loro contenuto poetico. Nella prassi musicale
dell’epoca si era diffusa, già da alcuni decenni, la pratica del madrigale o della frottola. Il nesso che lega la
presenza dei madrigali alle tematiche amorose è evidente ed è in linea con la tradizione nobiliare, che
riconosce nel liuto lo strumento per eccellenza impiegato dal “cortegiano” per le sue dilettevoli
“conversazioni” amorose. Non è dunque fortuito che Caravaggio escluda il liuto, strumento prevalentemente
“profano”, da un altro suo quadro di soggetto musicale: il Riposo durante la fuga in Egitto, o cosiddetto Riposo
Doria, data la sua collocazione, ove la scelta iconografica è determinata dal contesto religioso del dipinto nel
quale si palesa il magnifico angelo che suona al violino un brano musicale su testo del Cantico dei Cantici. Le
musiche che appaiono nei dipinti del Caravaggio appartengono alla tradizione musicale non soltanto perché
esistevano edizioni più tarde dei mottetti e dei madrigali cinquecenteschi il cui utilizzo è documentato ancora
nel primo Seicento, ma anche perché ciò rientrava nel gusto ricercato e nella formazione dei committenti Del
Monte e Giustiniani; quest’ultimo commissionò infatti al Caravaggio l’Amor vincitore (Berlino, Staatliche
Museen), ove il riferimento al tema musicale mostra gli stessi connotati neo-rinascimentali dei precedenti
dipinti proprio per il legame intrinseco con la tradizione elitaria della musica di corte. I cantori erano più
spesso castrati, ma talvolta donne le cui esibizioni canore erano ammesse a Roma solo in contesti privati. Dai
dipinti musicali che Caravaggio esegue per Del Monte, si evince che i musici erano abbigliati all’antica, con
vesti che riecheggiavano cantori classici, secondo una costante riflessione che Caravaggio mantiene verso
l’antico. Alle monodie accompagnate dal liuto o da altri strumenti che facevano l’azione del basso o di
accompagnamento spesso a più voci, era affidato un fine particolare e cioè di far rivivere l’atmosfera in cui si
esibivano gli antichi cantori e il dipinto suggeriva un modello estetico lasciandone memoria. Nel Suonatore
di liuto figurano le note tratte da quattro madrigali dal Libro primo a quattro voci di Jacques Arcadelt. Il
cantore caravaggesco intende uno stato d’animo, tra il lieto e il malinconico, in aderenza al tema amoroso
dei testi e ragionevolmente posto in relazione al brano musicale prescelto. L’Amor vincitore, che Caravaggio
dipinge per il marchese Vincenzo Giustiniani, non riproduce un’esecuzione musicale, ma traduce in immagine
il senso di una complessa allegoria. Il giovane esalta un’armonia giocosa che tempera il disordine delle
passioni, ma che al contempo allude forse all’espressività controllata della musica monodica, così in uso nei
camerini dei nobili. Nella composita allegoria caravaggesca, non può sfuggire che il giovane dio, il cui
connotato androgino rimanda anche alla moda dei cantori-castrati del tempo, sieda sopra un globo, aggiunto
dall’artista in un secondo momento con un intento esplicativo. Gli strumenti musicali in primo piano
stabiliscono l’ineludibile connessione col tema, una ricercata allegoria della musica. L’armonia è concordanza
tra elementi diversi che provoca diletto e, in senso più specifico, concordanza di suoni o assonanza di voci.
Nel pensiero degli antichi, l’armonia delle sfere nell’universo produce musica. La rimarchevole diffusione
della pittura di genere musicale, tra il secondo e il terzo decennio del Seicento riconduce in buona parte ai
Bartolomeo Manfredi.
modelli caravaggeschi, ma nuove formulazioni sono proposte da Nel secondo
decennio del Seicento, ma manfrediana methodus avrà come noto un considerevole successo specie tra i
pittori nordici. Sullo scorcio del terzo decennio del Seicento il cambiamento avviene a Roma dove la pratica
musicale per liuto esclusivamente eseguita dai gentiluomini, cede gradualmente il passo ad una nuova prassi.
La difficoltà esecutiva e la complessità delle modalità canore, determina infatti il graduale abbandono del
liuto. Proprio allo scadere del secondo decennio del Seicento, con i nuovi modelli, i f