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Le immagini hanno un modo di rappresentare la realtà che corrispondo allo stesso modo in cui i contemporanei
pensavano la realtà. Infatti proprio per le diverse tradizioni culturali , non possiamo assolutamente dire che un
singolo stile si sia sviluppato in tutta l’Europa, bensì ogni singola area ha elaborato stili diversi.
Per esempio:
• nella prima immagine a sinistra è raffigurato Augusto Di Prima Porta (I secolo d.C.) che rappresenta
l’idealizzazione eroica dell’impero. (Augusto, compiuto il grande passo dalla res publica all’impero, si
presenta come il giovane guerriero)
e’ vestito con un’armatura di metallo fortemente lavorata con una corta gonna (è il costume militare
costutuito da strisce di cuoi e volto a difendere la parte bassa del corpo).
Al di sopra di tutto questo, indossa una toga che è importante simbolo del romano patrizio.
Come unica arma ha un’asta che è l’arma degli imperatori (solo i gladiatori nel circo lottano con le spade,
perché la spada è un’arma ignobile e usata dai barbari)
Vicino alla gamba possiamo vedere un Genio della vittoria alato( nella tradizione figuratica cristiana è un
angelo)
La posizione riprende i canoni della statuaria classica greca.
• Nella seconda immagine è raffigurato il Colosso Di Barletta (V secolo e raffigura probabilmente Teodosio II)
che è molto simile alla statua di Augusto Di Prima Porta. Infatti possiamo vedere che il costume è rimasto
circa lo stesso. E’ possibile individuare perà delle varianti. Il braccio imperiale non è più nudo e quindi non
rappresenta l’idealo greco di Bello e Buono e soprattutto la proporzione aurea del rapporto tra il capo e il
resto del corpo che viene dato dalla concezione classica è sopraggiunto a fovore della monumentalità (
questo imperatore si presenta con misure straordinare del corpo e non più con quella raffinatezza ideale
(proiezione ideale del bello che non esiste nella realtà ma che costruiamo attraverso perfette proporzione
,giovinezza e raffinatezza dei materiale che affascina ancora ai giorni nostri) presente nella statua di Augusto
[infatti Augusto non ha questo aspetto nella realtà]
• Se esaminiamo l’ultima lastra(XI secolo) della Cattedrale di Aversa (dedicata a San Paolo) invece troviamo
raffigurato (con uno stile sempre diverso) un altro guerririo. Questo è un tipo di rilievo completamente
diverso rispetto a quello dell’età Auguste e dell’età Teodosiana, infatti si riduce la profondità e l’immagine è
bidimensionale. Il guerriero della statua di aversa è in azione mentre combatte con un drago.( a differenza
delle due statue in cui gli imperatori sono raffigurati in posa).
Questo drago sarà sicuramente di origine orientale dati i grandi baffi raffigurati , esso è stato interpretato in
due modi.
Coloro che amano il quieto vivere pensano che sia San Giorgio a cavallo che lotta contro il drago.
Mentre per altri proviene dalla radizione nordina che racconta della lotta tra Sigurd e il drago Fafnir. Questo
pone il prblema di come una saga settentrionale sia arrivata a farsi raffigurare nella Cattedrale si San Paolo.
Inoltre un problema che rimane aperto è perché si sia scelto questo stile.
In arte l’immagine può essere o privata o pubblica.
Orsa siamo dinnanzi a tre immagini di potere pubbliche. Ma cosa si deve esaltare in queste immagini?
Bisogna esaltare la legittimità, la forza e gli elementi positivi di questo tipo di potere.
Come abbiamo già detto la statua di Augusto si appella agli ideali greci e si fa rappresentare come un atleta
greco. E’ una scelta sottolineata dal fatto che ha la gamba destra tesa e la sinistra flessa indietro. Mentre nella
rappresentazione a destra abbiamo i tetrarchi di Venezia (posizionati nell’angolo di San Marco ma provengono
da Costantinopoli). Essi sono realizzati in porfido che come la seta è un materiale preziosissimo perché esiste una
sola cava di porfido al mondo (in Egitto) e usato solo fino all’età imperiale (poi mai più). Quindi quando troviamo
del porfido nel IV secolo vuol dire che è una colonna antica che viene riutilizzata.
Quest’immagine ci vuole comunicare la concordia (accordo di idee,sentimenti e comportamenti) tra i due Cesari
e i due Augusti ( i quattro capi della tetrarchia).
Hanno le spade del potere ( perché siamo in un periodo storico in cui la presenza dei Barbari ha modificato
l’abbigliamento. I tratti visivi sono più forti, più marcati, per amplificare la forza dei quattro personaggi.
Dal Museo Capuano invece custodisce un rilievo in pietra che rappresenta una scena laica e non religiosa (è
un’eccezione assoluta nel mondo medioevale e che infatti non ha ancora una spiegazione).
Uno dei personaggi rappresentati nel rilievo in pietra è quello nell’immagine al centro. Da una parte imita
l’atteggiamento classico perché in mano ha un’asta e non una spada, ha una veste intorno al corpo , come una
toga ma più corta. La sua posizione ricorda quella di Augusto ( la mano protesa) però è rappresentato in modo
bidimensionale (la tridimensionalità nel medioevo viene considerata una raffigurazione di tipo pagano).
L’Arco di
Partiamo con l’analisi della prima opera che si può considerare a tutti gli effetti medioevale:
Costantino.
Siamo nel 312 quando Costantino si trova ad affrontare Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio.
Costantino ne esce vincitore, e dedica la propria vittoria al Dio dei cristiani. Con l'editto da esso proclamato nel
313 Costantino mise fine alla persecuzione dei cristiani iniziata da Nerone.
Prima della battaglia infatti Costantino sostenne di avere avuto, la sera del 27 ottobre, mentre le truppe si
preparavano alla battaglia, una visione. Lattanzio afferma che la visione ordinò a Costantino di apporre un segno
sugli scudi dei propri soldati, un segno "riferito a Cristo". Lattanzio descrive il segno come una croce latina.
Quindi la croce diventerà il simbolo della vittoria costantiniana. Nei primi due secoli la croce però non
rappresenta la morte di Cristo ma la vittoria di Costantino per estensione la vittoria del Cristianesimo (è un
simbolo trionfale nel medioevo occidentale).
L’arco di Costantino è un rebus.
Innanzi tutto l’arco venne costruito abbastanza in fretta per celebrare tale vittoria (La tradizione vuole che
l’imperatore vittorioso passi per Roma sotto un foro trionfale.) . Ciò ha comportato però alcuni problemi.
L’arco trionfale ha sempre nella parte alta un messaggio ( in capitale quadrata) che celebra l’imperatore e gli
elementi della sua vittoria ( basato su una comunicazione di differenti linguaggi, tra cui quello scritto che ben
pochi riuscivano a decifrare non solo perché era situato così in alto ma anche perché all’epoca erano ben pochi a
saper leggere, nonostante ciò però c’era una percezione visuale della scrittura ovvero anche se non riuscivano a
vedere le parole ne conoscevano il significato.)
Oltre la scrittura troviamo un sistema di immagini estremamente complesso, un sistema di immagini che si
distribuisce lungo le due facciate (c’è una parte rivolta verso il foro e una parte rivolta verso l’esterno) e si
distinguono immediatamente le differenze tra queste fasce che sono decorate, infatti i tondi che risalgono ad
epoche diverse rispetto alle grandi scene superiori ma anche rispetto alle figure che si trovano nella parte
superiore dell’arco che si chiama “attico”.
Fondato da Adriano (117-138), completato da Costantino (315) con statue Traianee, tondi Adrianei e lastre
commissionate da Commodo (181-192) per celebrare il padre Marc’Aurelio (161-180).
Roma, Arco di Costantino; Dedicato il 25 luglio 315 (sud e nord).
Ci sono due diverse teorie riguardo la differenza tra le diverse parti dell’arco.
Secondo la prima teoria l’arco sia stato fatto costruire da Costantino , che avendo fretta, fece impiegare nella sua
costruzione elementi provenienti da altri monumenti.
Mentre per altri studiosi, un arco di queste dimensioni già esisteva e Costantino si impegnò a terminarlo (questa
teoria riscuote molti consensi) ma comunque non ne abbiamo nessuna certezza.
Ciò che resta molto evidente è che tutte le parti dell’arco segnate da numeri appartengono a periodi molto
diversi .
Le parti dell’arco che ritraggono Costantino, e quindi costruite nella sua epoca, hanno affascinato molti critici.
Infatti come è stata valutata quest’opera?
Per alcuni l’arco di Costantino è stato costruito in un periodo di decadenza e crisi e quindi quando si era persa la
capacità di rappresentare (come nel periodo di Adriano o Augusto) e quindi la manualità artistica è di livello
inferiore rispetto alle altri parti dell’arco.
Ovvero, con la crisi dell’Impero Romano, le botteghe di produzione di opere di lusso diminuiscono e quindi non
c’è più la possibilità di fare opere che siano allo stesso livello artistico del passato.
Quindi si insiste sull’aspetto economico che porta ad un impoverimento dei mezzi espressivi e si passa dalla
sublime bellezza dei tondi Adrianei alla rozza rappresentazione Costantiniana.
A questa si è contrapposta l’idea che la scelta di impiegare nell’arco di Costantino dei pezzi diversi sia dovuto ad
una motivazione precisa.
Essendo Costantino Homo Novus si legittimizza attraverso il riuso dei suoi predecessori (quelli che ebbero però
uno straordinario consenso tra il popolo).
Quindi Costantino si ricrea idealmente degli antenati ( quelli di cui non poteva vantare non avendo avuto una
famiglia di forte impronta tradizionale e storica) attraverso questa struttura.
Il reimpiego quindi, da alcuni viene considerato un reimpiego IDEOLOGICO.
È importante sottolineare però che , nonostante l’arco di Costantino ci appaia bianco o giallastro, esso all’epoca
era di altri colori.
A causa degli agenti atmosferici e delle azzardate ripuliture, si sono sbiaditi i marmi, che erano tutti molto
colorati.
I telamoni in alto erano di pavonazzetto, cioè un marmo rossastro di forte impatto visuale. Le lastre dell’attico
erano fatte di un marmo giallo mentre le colonne erano verdi.
Quindi potremmo quasi negare che fosse un reimpiego FUNZIONALE dei pezzi presi dagli altri monumenti, bensì
un reimpiego IDEOLOGICO.
Resta il problema però riguardo la preesistenza della struttura e se invece Costantino lo abbia fatto costruire Ex
Novo.
Ora esaminiamo più approfonditamente delle rappresentazioni dell’Arco:
o Roma, Arco di Costantino:Adriano sacrifica ad Apollo (117-138)
Questo tondo ( ADRIANO) è di sca