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Regina Poli, quello di Imperatrice, come descrive il Patriarca Sergio dopo la ri-
deposizione del Maphorion nelle Balcherne definendola “Vera imperatrice” o
Andrea da Creta nel suo Akathistos dell’VIII sec definendola “imperatrice
generale, governatrice generale, imperatrice affianco dell’imperatore,
preziosissima porpora” prima di definirla con i classici attributi di Thyche e
Vittoria= le rappresentazioni di Maria come Imperatrici sono più frequenti in
Occidente che in Oriente poiché affianco al papa non vi era una figura femminile
al potere; va considerata quindi una cultura mediterranea unitaria che leghi
queste manifestazioni agli scritti di Corippo-Patriarca Sergio-Andrea da Creta per
comprendere quest’evoluzione dell’iconografia
Nella chiesa di Santa Maria Antiqua, sul colle Palatino in prossimità del Palazzo
Bizantino durante la riconquista di Roma, si colloca l’affresco commissionato da
Giustiniano-Belisario-Narsete che raffigura la madonna in trono affiancata da
angeli con la corona e la ghirlanda ( simboli del potere) mentre regge il
bambino; ella ha in fronte una corona con pre-pendulia di pietre e veste, in
maniera unica, sopra la tunica bianca e la dalmatica purpurea un loros, fascia di
pietre e gemme indossata dagli imperatori bizantini e netto simbolo del loro
potere= il papa si distanzierà subito da questa rappresentazione, facendola
ricoprire con un’Annunciazione, per una precisa scelta politica, facendo
diventare la Vergine Regina veicolo della propria posizione in materia, rifiutando
l’avvicinamento al potere bizantino e sfidandolo in tutte le rappresentazioni
successive della Madonna, come in Santa Maria in Trastevere in cui la Santa
Maria della Clemenza indossa al posto del Loros una trabea sopra la tunica
bianca e veste purpurea (con pendulia di fili di perle dalla corona ed affiancata
da angeli mentre ai suoi piedi, sotto il Cristo in braccio, si ha il papa in
proskynesis); lo stesso messaggio si ha nelle commissioni di Giovanni VII (705-
7) nella da lui donata cappella di Santa Maria in San Pietro e nelle successive
rappresentazioni di Santa Maria Antiqua di Zacaria (741-52), o in Hagia Sofia,
che vede nel mosaico dell’abside, 867,la madonna senza gioielli con il maphorin
su un trono ingioiellato, ed angeli nel Brema con i suoi attributi da Vittoria
Militare; lo stesso avviene nell’abside della Chiesa della Koimesis di Nicea, in cui
gli angeli hanno però il Loros (sono Potere e Dominio VII-X sec) e nell’ abside del
Vestibolo sud di Hagia Sofia (X sec) in cui la Madonna è Regina Caeli et
Ecclesiae per associazione agli imperatori Costantino a sinistra, il più grande, e
Giustiniano a destra, il più famoso lo studio dell’abbigliamento porta a
comprendere come il Loros derivo dalla Trabea Triumphalis: indossata dal
console che annualmente gestiva e finanziava i giochi; egli poteva coincidere
con l’imperatore come mostrano varie monete e il fatto che l’ultima carica non
imperale fu del 541, dato che Giustino II stabilì che la carica fosse solo
imperiale, fino al 642 venne infatti indossata la Trabea in ogni celebrazione
pubblica e rappresentata fino all’VIII sec+ il dittico del Philoxenos del tardo VI
mostra l’imperatore con gli attributi da console della mappa e dello scettro,
posto in due tondi nei rispettivi lati; sotto di essi si hanno le due Thyche di
oriente ed Occidente che non hanno più il chitone ma la veste consolare e
mostrano, oltre alla congiunzione delle due parti dell’impero, una nuova
evoluzione nell’iconografia
La traccia testuale di tal rappresentazione si ha nella Natività di proclo, che
presenta come Dio assiso in trono abbia una fascia con al posto delle gemme i
santi e le parole dei profeti al posto delle perle; inoltre Giovanni di Lido, al posto
di presentarla solo da Giustiniano II in poi come appare dalle monete, la
descrive già indossata dalla vittoria contro i vandali da Giustiniano, ascrivendo
quindi il rapporto potere imperiale-consolare al Vi sec la funzione di Maria
come protettrice della città si affiancano a quelle di garante della dinastia al
potere con la dinastia degli Isaurici (717-802), che a partire da Leone III,
capostipite (717-41), vide la costruzione della camera d’oro, ovvero
Chrysotriklinos affianco alla sala del trono e la camera della porpora per far
partorire l’imperatrice, dando alla luce l’erede Costantino V (741-75) come
primo Porphyrogennetos+ inoltre per rendere grazie alla vergine e sostituire la
Protoktisos del vecchio palazzo creò la Cappella palatina della Pharos, in cui
Michele III pose mosaici dal 864-66= dalla sua morte si passò alla dinastia dei
Macedoni (867-1056) che si impegnò nella camera della porpora e cappella
Pharos, come mostra la creazione di monte da Leone VI in cui nel verso si aveva
la rappresenta della Vergine di pharos con le braccia alzate in posizione orante,
dando una nuova iconografia
Nel mosaico della cappella Pharos compare una raffigurazione della Vergine che
pone una perla sul diadema dell’imperatore alla sua destra, ricalcando il salmo
20.2 ma trasferendo a lei l’azione compiuta da Cristo, come riprende la placca
in avorio dello Staatlische di Berlino, realizzato nel 886-912, in cui si ha affianco
alla Vergine e Leone VI l’arcangelo Gabriele ( nell’altra corrispondente si hanno
Pietro-Cosma-Damiano)+ altre testimonianze descrivono la vergine come
combattente affianco al nato nella porpora e sorgente di vita dei bizantini dal
957-9: non sorprende infatti che i macedoni cercarono di legittimare il loro
potere ereditario attraverso il ruolo di Maria nell’elezione del sovrano= inoltre
sfruttarono le reliquie apponendone un vasto numero dal IX al XII sec nella
cappella Pharos, come il Braccio di Giovanni battista (legato all’incoronazione),
le reliquie della passione, la verga di Mosè e l’Acheiropoietos, un’immagine non
fatta da mani umane della sembianza di Cristo; inoltre si racconta di
un’immagine della Signora della casa, Oikokyra che dimostrava la protezione di
Maria alla dinastia imperiale, dato che ogni volta che si chiedeva un’erede era
chiusa, all’inizio della quaresima in una speciale custodia avvolta in seta, ed era
estratta alla nascita del bambino, che l’aveva come seconda madre la dinastia
macedone venne sfidata da numerosi usurpatori che richiamavo, contro il
modello dinastico di macedoni ed Isaurici, l’antico modello romano di legittimità
dato dalla vittoria militare: ad esso i era appellato anche Giustiniano, che in un
Avorio del Louvre del Vi sec si presenta trionfante sul suo cavallo dopo una
vittoria, legittimato da Cristo posto sopra di lui in un ovale, e dai trionfi, oltre
che dalle 3 vittori in miniatura (poste una nella criniera del cavallo, una nel
bordo inferiore della cornice come ghirlanda e una offerta dal generale) mentre
sotto di lui si trovano i nemici= l’immagine della guerra non compare sulle
monete fino al X sec quando venne utilizzata da tali usurpatori pe dare una
legittimazione ulteriore a quella della vittoria in battaglia alla loro ascesa al
trono, dato che non potevano vantare di essere nati nella camera di porpora:
infatti alla successione di Costantino VII al padre Leone Vi quando aveva 6 anni,
si affiancò il capo dell’esercito Romano Lecapeno, che prima si raffigurava nelle
monete, del 914-6, con Cristo in trono nel Recto e nel verso la sua figura con
quella dell’erede al trono ( con però corona più piccola, mano più in basso sullo
scettro: simbolo di minor importanza) e poi, dopo l’usurpazione al trono del 921,
solo con la vergine a dargli una benedizione mentre Costantino VII divide il
verso con suo figlio Cristoforo
Altro usurpatore fu Niceforo II Foca, che dopo la vittoria contro i saraceni e Creta
nel 961 rientrò in città il 14/08/63 come “colui che aveva vinto i filistei coronato
per volontà divina” recandosi subito nel tempio della Thetokos a pregare e poi
essendo incoronato in Hagia Sofia il 16/08 celebrando la vittoria della Madonna
contro gli arabi del 717-8: Maria appare nelle sue monete mentre lo fiancheggia
(prima vi era accanto a lui Basilio II, che con Costantino VIII era l’erede) come
figura di Vittoria ora pronta a proteggerlo dagli usurpatori nel verso, invece nel
recto si ha Cristo: l’imperatore però venne ucciso il 10/12/969 dal generale
Zimisce, che affermò di essere degno erede al trono per la sua vittoria contro
Bulgari e Russi del 971, come mostra nelle sue monete in cui sempre nel recto
si ha Cristo e nel verso lui e la Madonna che lo incorona= queste monete erano
realizzate con tanto impegno propagandistico poiché dovevano arrivare
all’esercito che vi doveva riconoscere il proprio esponente e all’élite
amministrativa dell’aristocrazia che doveva approvarlo; così facendo la
Thetokos assunse funzioni statali che nel X/XI si trasposero in icone
II assedio degli avari, memoria e cambiamento
Gli usurpatori crearono anche processioni rituali con icone della Themetor:
Cameron afferma che durante il pericolo assedio di Avari-Slavi-Persiani del 626,
dato che l’imperatore Eraclio (610-41) era lontano e l’esercito era in inferiorità
numerica, esse vennero realizzate per la prima volta per proteggere la città
sotto le indicazioni del Patrikios Bonos e del Patriarca Sergio, attribuendo alla
Madonna, e alle sue icone in particolare l’Hodegetria, la vittoria dopo l’assedio
di 7 giorni: Frowol concorda con Cameron ma senza prove e Kitzinger lo fa
affermando che in fonti bizantine dell’VIII sec successive si parla della presenza
nella città di un Acheiropoietos di Cristo+ Speck e Diede invece afferma che le
Litanie vennero create successivamente, in onore dell’assedio del 717-8, mentre
Petcheva, autore del libro afferma che vennero realizzate solo nel periodo post-
iconoclastia, ovvero nella II° metà del X sec come evoluzione del culto della
Thetokos che passa dalle reliquie alle icone si hanno 3 resoconti dell’assedio
del 626: il poema di Giorgio di Pisidia Bellum Avaricum, il Sermone di Teodoro
Sincello e un passo del Chronicon Paschale; in tutti si descrive come la Thetokos
passò sulle mura per difendere la sua popolazione e vi fossero appese ad esse
delle sue icone per scacciare i nemici, ma in alcuni tratti si presenta la Vergine
combattere contro i nemici come una divinità pagana= sia Pisidia che Sincello
parlano di un Acheiropoietos che passò tra le mura prima della battaglia finale
Pisidia racconta di un processo, che avviene in modo figurale passando sopra le
mura fino a giungere al muro del tribunale, in cui il Patriarca Sergio alzò l’icona
di Cristo, in questo caso un atto-rit