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I PRIMI SOGGETTI SACRI
Per alcuni soggetti sacri non si sa se questi gli furono commissionati o meno: è il caso della
“Maddalena penitente” o del “Riposo durante la fuga in Egitto”, dove è evidente l’influenza di Lotto
(si veda il “Presepio” di Brescia). Sono argomenti religiosi più laici e non troppo profani. Di solito
questi quadri erano commissionati a privati ed era palese che Caravaggio cercasse il successo
tramite le opere religiose, usando come tramite il suo cardinale protettore.
Nella “Maddalena penitente” viene riconosciuto a Caravaggio il fatto di aver inclinato lo specchio,
schiacciando la cortigiana dall’alto verso il basso, con il viso all’ingiù mentre piange.
In “Riposo durante la fuga in Egitto” Caravaggio pensò ad un soggetto di riposo, in cui il falegname
con moglie e figlio, vengono cullati dall’apparizione improvvisa di un angelo, intento a suonare il
violino. Inoltre l’angelo, in forte contrasto con il resto dell’opera, viene posto da Caravaggio in
modo tale da far significare che la grazia arrivi in modo imprevisto e che esiste. 3
IL PRIMO SAN MATTEO
Finalmente Caravaggio fece due opere religiose, destinate al pubblico: “San Matteo e l’angelo”
nella Cappella Contarelli di San Luigi dei Francesi.
Nel primo “San Matteo” sono presenti le influenze del “San Battista”, posto a Basilea, e tra il primo
e il secondo è evidente tutto il percorso artistico di Caravaggio dall’adolescenza alla maturità. Il
primo, ritirato dal marchese Giustiniano, presenta ancora il carattere della semplicità laica, che
gettò nella polemica il dipinto: il santo viene rappresentato come un uomo comune (Caravaggio
pensava che gli apostoli fossero gente del popolo). Dimenticò che Matteo fu un esattore delle
tasse, perciò davanti al suo quaderno degli appunti lo rappresenta in modo dubbioso quasi
analfabeta, sorpreso tramite gli occhi spalancati e le rughe, stupendosi della scrittura perfetta di un
angelo, il quale tiene addosso a sé un lenzuolo comune.
LA CONVERSIONE DI SAN PAOLO
Con questo dipinto, posto inizialmente a casa Baldi a Genova, Caravaggio cercò di rappresentare
il dramma trascendente della conversione di Saulo, mentre attraversava il fiume Aniene. Per
veicolare la situazione, Caravaggio inserisce un temporale: un fulmine fa cadere Saulo da cavallo,
e a terra si copre il volto, senza notare la presenza dell’angelo e di Cristo posti sul ramo spezzato.
Spiccano le foglie e il ramo stesso, assieme al paesaggio tempestoso in basso che non viene
esposto con intenti drammatici, poiché è un temporale. Ad esempio nel “Sacrificio di Isacco” lo
sfondo presenta un paesaggio tranquillo, del tutto dissonante dalla vicenda di Abramo. Caravaggio
quindi non manipola il paesaggio a seconda dei sentimenti umani.
MITOLOGIE SACRE E PROFANE
Dopo le esigenze pubbliche riguardo il sacro, vi furono anche quelle mitologiche: presso
Giustiniani, il più laico dei collezionisti del periodo, Caravaggio fece il “Cupido”, che mostrò una
maggiore completezza rispetto alla “Medusa”, ma un’involuzione riguardo la polemica del soggetto.
Tramite il “Cupido” Caravaggio compie la sua prova più plastica, risaltando il tono e facendo
prevalere la gamba dx rispetto alla sx, scomparsa nelle lenzuola.
Nella “Cena di Emmaus” si ritorna allo stile giovanile, grazie alla trasparenza di alcuni dettagli,
come il cesto di frutta e la caraffa. Qui vi è inoltre un primo accenno puramente drammatico:
l’ombra, dietro Cristo, sembra esaltare il personaggio, avente tratti del viso diversi dal Cristo della
tradizione (non ha la barba).
Nell’ “Andata al calvario” il Cristo si mostra fin troppo perfetto ed armonioso, in forte contrasti con i
due uomini a loro volta contradditori.
Nel “San Francesco in deliquio” di Hartford la lucentezza dell’angelo fusa con colorito carnale di
San Francesco sono circondati da un’atmosfera notturna. Esaltata l’oscurità.
Nel “Davide” si ha accenni di oscurità, in cui fragilità e potenza di fondono nell’atto in cui Davide
taglia la testa a Golia.
Nella “Giuditta” emerge il carattere orrido in quanto vi è un uomo infilzato dalla spada, in preda al
dolore, con sangue che cade.
Nella “Santa Caterina” si ha la stessa modella usata nella “Giuditta”, ma qui sembra che con la
crescita di Caravaggio, anche i soggetti diventino più alti: una donna, la martire di Alessandria, si
presenta con fierezza, appoggiata ad una ruota, avente un abbigliamento elegante e una spada
luminosa. 4
RINGAGLIARDENDO GLI SCURI
Nei dipinti prima citati è evidente il fatto che Caravaggio cerchi di far risaltare anche gli scuri: egli
fece ciò per dare rilievo ai corpi, ma il suo problema stava nel cercare di non risaltare troppo la
figura dell’uomo, come fecero Raffaello e Michelangelo. A lui interessava capire in che punto le
ombre potevano toccare il corpo. Per restare fedele alla natura del mondo, Caravaggio usò l’ombra
in modo casuale, senza essere influenzata dai soggetti dei dipinti. Un carattere incidentale di luci e
di ombre.
VICENDA VEROSIMILE DEI QUADRI DI SAN LUIGI
I documenti di San Luigi riguardano perlopiù un conflitto economico tra i Crescenzi, esecutori
testamentari del Cardinale Contarelli, fondatore della cappella, ed i preti di San Luigi, che volevano
terminare i lavori di completamento della Chiesa. Nel 1591 nella Chiesa, D’Arpino iniziò i lavori per
gli affreschi, e dopo una lunghissima pausa cercò di ricominciare i lavori nel 1597, con un contratto
di un anno che, con la sua scaduta permise l’inserimento della “Vocazione” e del “Martirio di San
Matteo” di Caravaggio. Egli aveva già messo piede nella chiesa con il primo “San Matteo”, che
seppur pieno di polemiche, gli permise di presentarsi al pubblico. Da quel punto in poi l’interesse
per i soggetti sacri si fece più acceso, assieme alla voglia di sperimentare l’uso delle ombre e delle
luci. Perciò è comprensibile che Caravaggio dopo che D’Arpino nel 1593 lasciò i lavori in fase
incompleta, trovò l’occasione di manifestare le sue opere nella chiesa, mostrando uno stile più
nuovo rispetto ai classici affreschi. Il pubblico iniziò a conoscerlo sempre di più e nel 1597 D’Arpino
volle tornare nella chiesa per invidia.
Per quanto riguarda la “Vocazione di San Matteo” appare subito chiaro il proseguimento con opere
vecchie, come i “Bari” per via della presenza dei giocatori d’azzardo. Il critico tedesco Sandrart,
vide nel dipinto l’influenza de “I giocatori e la morte” di Holbein. Sia la vocazione che l’affresco di
Holbein toccano il tema dell’assoluto: il primo con la figura di Cristo, il secondo con quella della
morte.
Da notare la comparsa di Cristo, resa potente dal proliferare di un raggio di luce che si prolunga
lungo il tavolo, nonché dalla posizione delle ombre. Anche la presenza dei colori vividi è
importante, perché è un richiamo al periodo giovanile. Inoltre ora Caravaggio sa la mansione di
San Matteo: la scena si svolge in una locanda, dove è facile rappresentare il gioco d’azzardo. È
proprio qui che la figura di Cristo emerge. Ma il fatto di rendere drammatica la vicenda tramite l’uso
della luce e delle ombre, segnò una nuova fase del lavoro di Caravaggio, come l’uso della camera
oscura.
LA “CAMERA OSCURA”
Questa nuova esperienza di Caravaggio si lega alle indagini naturalistiche e sperimentali della
nuova epoca. In Caravaggio la realtà viene sorpassata per incidenza dalla luce: quest’ultima con
l’ombra diventano i caratteri della nuova pittura: non c’è “Vocazione di San Matteo” senza quel
raggio di luce che passa sotto la finestra, tocca il tavolo e i presenti, direzionata dall’ombra, che
risalta il viso di Cristo, avente la mano sospesa in aria, fino ad esaltare il viso del vecchio con gli
occhiali ed a illuminare la mano di Matteo come se chiedesse: “Io?”.
Di fronte alla Vocazione vi è il “Martirio di San Matteo”. Il tragico evento riporta ad alcune esigenze
plastiche che non vengono violate da Caravaggio, il quale presenta anche spunti manieristici.
Caravaggio conosceva l’episodio: si trattava di una leggenda che nel dipinto assume i connotati di
cronaca nera, poiché il santo, già trafitto, è circondato da alcune persone e sta per essere finito da
un bruto. Vi sono anche individui spaventati che, come in una rissa, cercano di scappare,
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mostrando segni di orrore e spavento. Al centro la luce fa risaltare la presenza imponente del bruto
inciso d’ombre. A dx vi è un giovanotto simile al dipinto del ramarro o alla medusa, che mostra
segni di spavento. Dall’oscurità si protrae un angelo avente la palma del martirio.
ALTRI DIPINTI DEGLI ANNI DI SAN LUIGI
Caravaggio cerca di unire temi giovanili all’ingresso dell’ombra.
Nel nuovo “Suonatore di liuto” spiccano il viso pungente e i riflessi luminosi sul vestito del
suonatore.
Nel “Narciso” vi è un vagabondo intento a specchiarsi, incredulo, nell’acqua violacea, mentre viene
illuminato da una luce proveniente dall’alto.
L’interesse per Caravaggio divenne più consistente, con l’intento di porre la propria visione
religiosa, opponendosi al ‘500 pittorico ed esplorando se stesso, più che altro, attraverso soggetti
sacri colmi di disperazione e passione.
Ne “La Madonna che svezza il bambino”, che pare essere un seguito del “Riposo durante la fuga
in Egitto” e della “Madonna pentita”. La pittura qui impone ombre a colore, non nere, ma violacee e
le parti che dovrebbero essere in rilievo appaiono qui appiattite.
La nuova versione del “Sacrificio di Isacco”, alterna la luce lunare sul personaggio di Isacco ai
lineamenti dei muscoli cervicali di Abramo.
Ne “La Maddalena rimproverata da Marta” inserisce il dramma e prende spunto da “Santa
Caterina”. Ne nacque una polemica per l’uso della luce e dell’ombra e dove queste andassero a
finire. Questa polemica condizionò Caravaggio, al punto che andò a dimostrare come la luce vera
in “Sacra famiglia con San Giovanni” possa provocare strani effetti. La polemica raggiunse l’apice
con “San Giovanni Battista”, dove, per immergere il personaggio nella realtà occorresse fonderlo
con le ombre del contesto.
Con il “San Tommaso incredulo” vi sono influenze di Masaccio