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REALISM AND NATURALISM

Di J.L. Styan

1- LA RIVOLTA NATURALISTICA

Nel 1909 Edward Gordon Craig, con il suo “L’arte del teatro” disse che le opere naturali dovessero

fare parte di una nuova artificialità, ovvero quella del naturalismo. È ovvio che la concezione della

realtà drammatica debba cambiare col tempo, ma il realismo invece prenderà da ogni epoca ciò

che fa sorprendere lo spettatore. Il realismo quindi viene valutato in base a ciò che genera lo

spettatore.

L’era di Ibsen, Stridberg, Chekhov e del tardo Shaw, vedeva se stessa come realistica a causa dei

contenuti delle storie trattate. Nonostante la loro era durò circa 30 anni, l’impatto fu potente:

scrittori come Miller e William li devono molto.

È possibile individuare un tipo di realismo, quello verso la fine del 19esimo secolo, che iniziò il

dramma moderno. Un inizio influenzato dalla teorie scientifiche di alcuni intellettuali come Marx,

Comte e Darwin e dalla scrittura naturalista francese di Flaubert, Balzac e Zola, che proposero

diversi modelli di scrittura e un nuovo stile narrativo. Questo stile era dissacrante rispetto il

romanticismo, il quale dominò gran parte del 19esimo secolo e prevedeva l’esaltazione

dell’individualità, dell’eroismo e della spontaneità delle emozioni. In teatro esplose dopo la

Rivoluzione Francese, il cui dissenso politico portò ad esaltare la libertà dello spirito. In Germania

invece venne esaltato da Lessing, dove nella “Drammaturgia d’Amburgo” rifiuta la struttura della

tragedia francese e dallo “Sturm Und Drag” di Goethe e Schiller che metteva in atto l’eroismo. Il

movimento si propagò per gran parte dell’Europa.

L’idea romantica di dramma ebbe un grande sviluppo nel 1827, tramite la prefazione di “Cromwell”

di Hugo, dove lo scrittore rifiutava lo stile del teatro neoclassico ed esaltava una certa natura nella

narrazione, dove spazio-tempo rispettano il loro corso e attorno a loro si sviluppa la vicenda

sublime/grottesca, di stampo shakespeariano o tragica/comica. Il culmine di questi nuovi principi

sfocia nel 1830 con la messa in scena di “Hernani” di Hugo. Lo spettacolo fece scalpore: scoppiò

una rivolta causata dal pubblico, legato al vecchio stile, che non accettò l’opera considerata troppo

moderna. “Hernani” possedeva le basi per una possibile rappresentazione della vita reale sul

palco.

Al suo apice il romanticismo produsse grandi opere di emozioni forti e morali e in America venne

inventata una forma drammatica, incentrata sulla morale, chiamata melodramma, in cui un eroe, di

buone intenzioni, cerca di combattere antagonisti e il male, cercando di non cadere nei loro stessi

vizi e di rispettare la legge. Facendo ciò, il pubblico seguirà la sua sofferenza, che viene

enfatizzata dal protagonista e dalla potenza dei suoi gesti, uniti a versi nobili.

In Francia con Eugene Scribe e Victorien Sardou, il dramma romantico si basò sul discorso

empatico e sul patriottismo. Scribe cercò di catturare l’interesse del pubblico tramite un aspetto

rivoluzionario delle sue opere, catturando consensi ovunque. La sua opera venne definita “la piece

bien fait” ovvero un testo che inserisce enfasi in una vicenda normale, su un copione ben fatto che

fa incassi. I temi erano sempre i soliti: perdita di documenti, crisi di identità o segreti, vi è sempre

un eroe/eroina con cui il pubblico deve immedesimarsi. Sul protagonista viene detto tutto all’inizio,

anche riguardo il suo passato. Complicazioni dovute alla presenza di un antagonista. La tragicità

può arrivare quando qualcosa si rivolta contro l’eroe. Viene introdotta anche la satira politica e la

critica sociale. Questa formula venne usata anche da Dumas figlio in cui mise anche un punto

morale, intorno al contesto sociale, che forzasse il realismo. 1

La rivoluzione realista creò scalpore perché si impose di mettere in scena la vita di tutti i giorni del

ceto medio. Per evitare di sconvolgere la narrazione, soddisfacendo i piaceri del pubblico, vennero

eliminati particolari colpi di scena e nel caso di Ibsen si eliminò il linguaggio poetico-romantico, in

favore di un parlato più comune.

Il termine naturalismo viene usato per catalogare gli scrittori che vogliono mettere in atto la vita di

tutti i giorni così com’è. Viene rappresentato l’atteggiamento dell’uomo con i suoi impulsi, il suo

stato sociale in modo da dare al pubblico un qualche insegnamento.

2- PRIME TEORIE: ZOLA

Emile Zola fu il primo a costruire una teoria sul naturalismo. Nei suoi romanzi, convertiti poi in

drammi teatrali, Zola analizza, come uno scienziato, i comportamenti dell’essere umano, dalla

nascita al peso nella società in cui ne diviene vittima. Il suo punto di vista è pessimistico.

Scrisse introduzione teoriche per i suoi scritti, ricordiamo “Teresa Raquin”. Raccolse anche una

serie di interventi giornalistici sulla sua teoria e alcuni saggi come “il romanzo sperimentale” che

racchiude tutta la teoria del metodo scientifico del naturalismo.

“Teresa Raquin” è considerato il pilastro del naturalismo. La storia parla di una ragazza che

tradisce e uccide il marito affogandolo. Subisce poi il suicidio del suo ragazzo Laurent e la colpa

delle vicende. In seguito divenne un’opera teatrale, per promuovere il naturalismo. Viene

analizzato il rapporto della protagonista con il passato e con la pressione degli eventi. L’oscurità

del contesto, gli sforzi interiori dei personaggi e i finali negativi delle storie, si conformano con

quelle del “well-made play”.

La filosofia di Zola permette di mettere in scena vicende con ambientazioni, caratterizzazioni e

dialoghi così oggettivi da dare l’illusione del reale al pubblico. Secondo Zola uno scrittore deve

descrivere le vicende umane prendendo dalla vita di questi ciò che nella realtà viene ignorato, per

poi mostrarlo al lettore o spettatore. Zola pensava che il pensiero letterario dell’epoca girasse

attorno al naturalismo ma nel momento in cui non riuscì ad individuare la fonte di esso, vide nei

progressi scientifici del secolo la chiave di lettura dello stile del 19esimo secolo, il periodo del

metodo sperimentale. Il naturalismo iniziò a crescere anche a causa della chiusura mentale del

teatro: Zola si scagliò contro il teatro francese di stampo romantico di Dumas figlio ed Emile Augier,

e contro il teatro storico che cercava di stupire il pubblico con scenografie stravaganti.

La nuova oggettività del naturalismo rifiuta i personaggi raffiguranti idee morali ed emotive, oltre a

negare l’eccessiva spettacolarità della scena. Infatti scomparì qualsiasi tentativo di esaltare le

parole o le scene nel palco. Ogni artificio superfluo scomparve, ma persino Zola non si sentì

attaccato a questa inflessibilità, poiché lo stile di recitazione è sempre legato al modo in cui il

copione si sviluppa, perciò gli attori non potevano essere sempre cambiati. Zola intuisce che il

drammaturgo debba avere meno libertà rispetto allo scrittore, poiché quest’ultimo scrive per un

lettore che vuole leggere in solitario, mentre il primo deve soddisfare le esigenze del pubblico. Ciò

che Zola individua è che il teatro, per non morire, deve seguire le tendenze del tempo mentre

invece il teatro si è sempre adattato. All’interno della sua critica Zola inserisce nell’importanza del

teatro la caratterizzazione dei personaggi e del contesto. I personaggi romantici erano troppo

standardizzati, ed erano legati sempre alla stessa idea comune. Zola prende come riferimento

l’importanza data ai personaggi di Corneille, Racine e Moliere identificando nei loro personaggi

l’attrazione del dovere, del patriottismo e dell’amore. Col filone del naturalismo ora si ritorna

all’analisi del personaggio, proveniente dalla vita comune, in relazione alle influenze sociale e

individuali.

Nei suoi pensieri riguardo il naturalismo Zola pensava che un’esibizione teatrale dovesse avere

una buona scenografia. Non una semplice decorazione usata per decorare il contesto, ma dei

dettagli relativi alla vita e ai caratteri dei personaggi, al fine di enfatizzare i loro discorsi. 2

Zola individuò anche nel teatro romantico il problema del linguaggio. Negli spettacoli del 19esimo

secolo vi era una voce precisa, che poteva cambiare in base alla situazione. Ma non era

lontanamente vicino al dialogo reale. Perciò il nuovo linguaggio si basò sulla situazione emotiva

dei personaggi diventando più flessibile. Secondo Zola il teatro non doveva ingannare , e il nuovo

approccio sperimentale del naturalismo doveva essere in grado di studiare l’identità dell’essere

umano e la sua relazione col mondo. Questo pensiero venne esteso a tutta l’arte, che secondo

Zola doveva essere vera.

3- UNA NUOVA PRODUZIONE DI STILE: LA COMPAGNIA DI SASSONIA-MEININGER

Gli sviluppi teatrali cominciarono a catturare l’attenzione di tutta Europa. Quando il nuovo duca

Giorgio II salì al trono Sassone del ducato di Meninger nel 1866, i suoi interessi per l’archeologia,

l’arte e il disegno, lo spinsero a crearsi un teatro. Il duca volle innovare la tradizione teatrale poiché

vide che il teatro della metà del 19esimo secolo appariva troppo artificioso, e non accettava che il

comando degli spettacoli fosse sotto la mano di un solo uomo, il direttore artistico. Di solito

l’organizzatore di scene lavorava da solo, mentre l’attore star recitava senza provare la parte o

senza comunicare con gli altri attori. Dalle produzioni del Meininger vi fu l’inizio dell’idea di

regisseur, ovvero colui che organizza la totale composizione e lo stile; non vi furono star o

manager, ma una compagnia dedita alla collaborazione in cui il protagonista, da spettacolo a

spettacolo, poteva passare a comparsa. Il duce era il creatore, coadiuvato da Ludwig Chronegk,

che organizzava la scene sul palco.

Quando i nuovi principi vennero messi in pratica, venne data molta importanza alla pianificazione

primaria della messa in scena e le prove potevano durare anche mesi. La folla diventa un

personaggio effettivo. Il duca Giorgio II aveva le seguenti idee:

- Sul palco: per suggerire un’azione continua bisognava trasmettere il senso del movimento

e vennero evitati i gruppi simmetrici considerati superflui e di pochi movimenti

- Recitazione nei soggetti storici: le prove devono essere fatte in costume per creare

familiarità con i vestiti

- Le scene di folla: le comparse devono muoversi in piccoli gruppi, guidati da un attore

esperto. Il rumore non deve essere prodotto all’unisono, ma con parole e forme diverse per

ogni attore

In questo modo ogni d

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Publisher
A.A. 2017-2018
11 pagine
2 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher NormaG di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Tordella Piera Giovanna.