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DESCRIZIONE DEGLI OGGETTI CHE NE COSTITUISCONO IL SUPPORTO 2
3. ARMANDO PETRUCCI la cui lezione fondamentale fu quella di tenere sempre presenti,
nella stessa analisi, i ruoli attribuiti allo scritto, le forme e i supporti della scrittura, e le
modalità di lettura.
I cambiamenti del PRESENTE hanno trasformato i supporti della scrittura, la tecnica della sua
riproduzione e della sua diffusione e anche i modi di leggere. Questa loro compresenza è inedita
nella storia dell’umanità dal momento che l’invenzione della stampa non ha modificato le strutture
–
fondamentali del libro , che restò composto prima e dopo Gutenberg - da quaderni, fogli e pagine.
Nei primi secoli dell’era cristiana, questa nuova forma del libro, il codex, si impose a spese del
rotolo, il volumen, ma non fu accompagnata da una trasformazione analoga della tecnica di
l’antico legame tra i
riproduzione dei testi . Oggi la RIVOLUZIONE INFORMATICA ha spezzato
testi e gli oggetti. I frammenti di testi che compaiono sullo schermo non sono pagine, ma
composizioni singolari ed effimere e la lettura davanti allo schermo è una lettura discontinua, legata
al frammento più che alla totalità. Dunque oggi i testi sono fatti leggere in forme che non sono
più quelle in cui li trovarono i lettori del passato e il rischio più grande è che gli oggetti stampati
possano venire relegati o addirittura distrutti. Se la minaccia non è universale e gli incunaboli non
hanno nulla da temere, lo stesso non si può dire per le pubblicazioni più umili e più recenti.
IL COMPITO DELLO STORICO: è compito dello storico rendere comprensibili le eredità
accumulate e le discontinuità che segnano le diverse culture. Chartier fa riferimento a due giganti
generosi: LUCIEN FEBVRE che nel 1933 pronunciò la lezione inaugurale della cattedra di
STORIA DELLA CIVILTA’ MODERNA sorretta dalla convinzione che la storia non si costruisce
una torre d’avorio ,ma si fa nella vita stessa, da parte di viventi che sono calati nel secolo
in e
FERNAND BRAUDEL, che nel 1950 gli successe sulla stessa cattedra richiamando la
responsabilità della storia in un mondo uscito per la seconda volta dalla distruzione della guerra. Il
– –
nostro dovere spiega Chartier non consiste più nel ricostruire la storia, come esigeva un mondo
andato due volte in rovina, ma nel capire e accettare il fatto che oggi gli storici non hanno più il
monopolio delle RAPPRESENTAZIONI DEL PASSATO a causa della concorrenza rappresentata
dalla MEMORIA (individuale o collettiva che si incarica di rappresentare il passato) e delle
seduzioni della FINZIONE. Una situazione che non è inedita se pensiamo che i drammi storici di
hanno plasmato una storia dell’Inghilterra
Shakespeare più forte e più vera di quella raccontata dalle
cronache a cui il drammaturgo si era ispirato.
SCRITTO E CULTURE SCRITTE NELL’EUROPA MODERNA: Chartier spiega che lo spazio
sarà quello dell’Europa moderna. Nel
limitato in cui si muoverà la sua indagine gergo degli storici
“moderna” si applica ad un periodo di circa tre secoli: dal XV secolo fino alle rivoluzioni della fine
del XVIII secolo. A partire dal XV secolo il ricorso allo scritto ha avuto un ruolo essenziale nelle
evoluzioni più importanti delle società occidentali:
La costruzione di uno Stato fondato sul diritto e sulla finanza, che presuppone la creazione
della burocrazia e di archivi, la comunicazione amministrativa e diplomatica.
Legame creatosi tra esperienza religiosa e usi dello scritto. Pensiamo alle tracce lasciate
dalle scritture ispirate: autobiografie spirituali, profezie e visioni, racconti di pellegrinaggi
,preghiere e scongiuri.
L’imposizione di nuove regole di comportamento formulate da pedagoghi o da moralisti e
diffuse dalle istruzioni per i nobili o dai trattati di buone maniere 3
nel XVIII secolo, di una sfera pubblica determinata dalle
L’emergere, corrispondenze, dalle
letture e dalle conversazioni dotte - in cui furono messe in discussione e poste sotto esame
tutte le autorità.
Queste evoluzioni non procedono alla stessa velocità in tutta Europa e non riguardano in pari
misura la corte e la città, i letterati e il popolo. Da qui deriva il termine CULTURE (al plurale) per
indicare che gli usi dello scritto penetrano in modalità assai diverse.
Chartier spiega che il suo programma di insegnamento sarà organizzato attorno ad una serie di
domande trasmesse in eredità dai grandi predecessori:
CHE COS’E’ UN LIBRO: una domanda posta da KANT nella METAFISICA DEI COSTUMI. Il
filosofo fa una distinzione tra il libro come oggetto materiale che appartiene al suo acquirente e il
libro come discorso indirizzato ad un pubblico, che resta proprietà del suo autore e può essere
messo in circolazione esclusivamente da coloro che sono i suoi mandatari. Questa costatazione di
sorta per denunciare l’illegalità delle
una natura duplice del libro ( MATERIALE E DISCORSIVA) è
contraffazioni nella Germania dell’epoca e offre un solido punto di partenza per le indagini dello
studioso.
CHE COS’E’ UN AUTORE: all’origine di questa domanda posta da FOUCAULT nel 1969 sta la
costatazione che il legame originario e indistruttibile tra l’opera e il suo autore non è né universale
né immediato perché se anche tutti i testi sono stati scritti o pronunciati da qualcuno, non tutti sono
secondo il quale l’autore sarebbe
altrettanto ascrivibili a un nome proprio. La risposta di Foucault -
uno dei dispositivi che mirano a controllare l’inquietante proliferazione dei discorsi – non soddisfa
Chartier che muove la sua indagine verso due direzioni:
La scrittura in collaborazione.
I conflitti legati al nome proprio e alla paternità dei testi in un periodo, quello antecedente
alla proprietà letteraria, in cui le storie appartengono a tutti e il reato di plagio non è ancora
riconosciuto giuridicamente.
Chartier si inoltra in una terra in cui raramente gli storici si sono avventurati, consapevoli dei
pericoli dell’addentrarsi in territori altrui. Questa nuova frontiera è il RAPPORTO TRA LA
STORIA DELLO SCRITTO E LA LETTERATURA: non esiste una storia della cultura scritta
che possa ignorare le forti dipendenze che legano i testi senza qualità, pragmatici e pratici, con
quelli dotati del potere di far sognare, di dare da pensare o di suscitare desiderio. Chartier attratto
dalle opere del secolo d’ oro castigliano riscontra in esse un costante sforzo alla poeticizzazione e
alla sublimazione della realtà che ha effetti anche nella rappresentazione della vita quotidiana, al
punto da inglobare gli oggetti e le pratiche della scrittura nella finzione letteraria: è il caso del
LIBRILLO DE MEMORIA di Cardenio di cui si parla nel Don Chisciotte e sul quale il
in mancanza di carta, scrive una lettera a Dulcinea e un’altra a Sancio. Sul
protagonista, Librillo era
possibile scrivere senza penna né inchiostro e le pagine, ricoperte di un sottile strato verniciato,
potevano essere facilmente cancellate e riutilizzate. Paradossalmente la scrittura non è qualcosa che
resta ,ma al contrario è qualcosa di labile, allo stesso modo della condizione della memoria. Esso
indica dunque la fragilità di ogni scrittura. 4
DEL TESTO,INSTABILITA’ DEL SENSO, AUTORITA’
PRODUZIONE COLLETTIVA
DELLO SCRITTO:
Sono tre i processi essenziali oggetto della storia della cultura scritta:
La molteplicità degli interventi insita nella produzione dei testi: i libri sono sempre il
risultato di molteplici operazioni che presuppongono decisioni, tecniche, competenze
estremamente differenziate. Ad esempio, nel caso dei libri stampati tra il XV e XVIII secolo
si prevedeva la stesura in pulito del manoscritto dell’autore da parte di uno scriba
l’esame di questa copia da parte dei censori,l e scelte dell’editore relative alla
professionista,
al formato, l’organizzazione del lavoro di composizione
carta, e di stampa, la preparazione
della copia, la composizione del testo da parte degli operai tipografi, la lettura delle bozze da
parte del correttore e infine la stampa. È evidente una suddivisione dei compiti in cui quello
dell’ autore non veniva percepito come un ruolo di primo piano. Compositori e correttori
potevano prendere decisioni ed eseguire modifiche, soppressioni, aggiunte che esulavano
completamente la volontà dell’autore. Numerosi e abituali erano gli errori che i compositori
introducevano nel testo: lettere o sillabe invertite, parole dimenticate, righe saltate. Sebbene
oggi la situazione sia diversa non sono però scomparse le decisioni, gli interventi e le
mediazioni che distinguono la pubblicazione dalla semplice comunicazione.
La mobilità del significato: se il lettore è il padrone del significato di un testo allora esso
varia a seconda delle interpretazioni dei lettori.Ferdinando de Rojas nel prologo de LA
CELESTINA riconduceva la varietà e la molteplicità delle interpretazioni dell’opera al
all’età e agli
carattere, umori dei lettori. Quasi 5 secoli dopo Borges le riconduceva alle
mutazioni dei modi di leggere. Da qui la necessità di dedicarsi alla storia della lettura.
L’autorità (affermata o contestata) dello scritto: contrapposizione tra le autorità, che
intendono imporre il proprio controllo o monopolio sullo scritto, e tutti quelli a cui saper
leggere e scrivere permise un maggiore controllo sul proprio destino. Stampato o redatto a
mano, lo scritto è stato a lungo investito di una potenza temuta e desiderata. La bibbia, ad
esempio, è un libro potente, che protegge e allontana i malefici. In tutta la cristianità è stata
oggetto di usi propiziatori e protettori che non presupponevano necessariamente la lettura
del suo testo, ma ne esigevano la presenza materiale il più vicino possibile al corpo. Potente
allo stesso modo in età cristiana è stato il libro di magia che da potere e sapere a chi lo legge
ma che allo stesso tempo lo asservisce. La sua lettura diviene possessione diabolica e il
pericolo rappresentato dal libro di magia si estende ad ogni libro e ad ogni lettura perché
Interrogarsi sull’autorità attribuita o
leggere assorbe il lettore e lo allontana dagli altri.
negata allo scritto e sulle lotte per la confisca o la divulgazione dei suoi poteri è utile per
capire il presente.
L’ECCESSO E LA PERDITA: a preoccupare è, da un lato, il terrore della proliferazione
incontrollata degli scritti, l’ammasso di libri inutili; dall’altro, la paura della perdita e dell’oblio.
Chartier dichiara di voler ded