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MA
Non poteva costituire una reale alternativa alla stampa moderata, in quanto l’organo ufficiale di partito
era internamento autoritario e la testata non era libera ma riceveva ordini e finanziamenti anche da
Mosca. Il compito principale del giornale era quello di sostenere la lotta del partito e educare i militanti. Sul
piano formale il suo stile era serioso e prolisso con cliché e slogans e poche entrate pubblicitarie.
La sua diffusione era dunque legata alla militanza, acquistarlo era un atto politico.
3. “Newsmagazines”, rotocalchi, paparazzi e molto sport
3.1 “I ragazzi di via Po”
Rispetto al settore dei quotidiani quello dei periodici fu più vivace e ricco di sviluppi.
Anche in Italia si verificò un’esplosione delle riviste, soprattutto di newsmagazines per uomini
IL MONDO (1949): di Mario Pannunzio (allievo di Longanesi). Era una rivista d'élite, dedicata a economia
e politica dalla diffusione limitata, ma esempio di giornalismo intelligente e voce laica non sottomessa al
potere.
Promosse convegni dove venissero discussi problemi di politica ed economia italiana ( es. quello dedicato nel
)
1958 alla libertà di stampa, che sottolineò la scarsa trasparenza dei giornali e la loro subordinazione agli interessi politici
Ma l’era dei “newsmagazines” iniziò nel 46 con “Europeo” e nel 50 con “Epoca” e nel 55 con “Espresso”
EUROPEO (1946): diretto da Arrigo Benedetti (erede dell’Omnibus di Longanesi), giornalista con intenzione
di fare giornalismo libero e moderno, fu il primo a proporre una versione italiana del Time.
Il suo era un settimanale di grande formato con fotografie, grafica curata e molti reportage ed un
giornalismo internazionale, diverso da quello omologato dei quotidiani.
Politicamente orientato verso il centro-sx era capacedi sollevare dubbi ed interrogativi (es. uccisione del
bandito Salvatore Giuliano)
L'ESPRESSO (1955): ancora più importante dell’”Europeo”, era diretto nuovamente da Arrigo Benedetti,
uscito dall’”Europeo” a seguito di contrasti con Rizzoli.
Fondata con i capitali di Adriano Olivetti (proprietario delle macchine da scrivere) e Carlo Caracciolo.
Avviato con pochi mezzi alla redazione romana in via Po (i suoi gionalisti, giovani, chiamati ragazzi di via
Po) si sentivano parte di un comune progetto di rinnovamento democratico non solo del giornalismo ma
della vita politica e culturale del paese.
Raggiunse una grande popolarità grazie alle sue inchieste sulla speculazione edilizia, l’esposizione degli
abusi del potere politico e economico ( , denuncia della mafia,
es. inchiesta sull’adulterazione dell’olio d’oliva)
rapporti con politica democristiana.
Fece acute analisi politiche e ritratti dei leader democristiani e socialisti, tra i suoi giornalisti di spicco Scalfari,
futuro direttore, Gambino, Zanetti
Il suo formato era "a lenzuolo", ma con un uso di grandi foto provocatorie, grandi titoli, stile tra moralismo e
ironia.
Fin dall’inizio si caratterizzò come un'editoria giornalistica pura su modello anglosassone, anche se
inevitabilmente con orientamento liberal-democratico, laico e progressista.
Pur con i propri limiti, errori e forzature, “Mondo”, “L’Europeo” e soprattutto “L’Espresso” rappresentarono il
sorgere di un nuovo giornalismo italiano vigoroso, impegnato, libero e critico verso il potere e che non
avesse nulla da invidiare alla stampa inglese e francese.
Furono quindi i settimanali a costituire la parte migliore della stampa dell’Italia del dopoguerra.
43
3.2 Paparazzi e rotocalchi: la popular press all’italiana
Altra testata che segnò l’arrivo dei modelli anglosassoni fu “Epoca” nel 1950, ispirata al giornalismo
fotografico dell’americana “Life” ed a cui lavorò e poi diresse Enzo Biagi.
Con “Epoca” nacque la prima stagione del giornalismo fotografico italiano, tramite cui vennero
documentate le contraddizioni e i problemi dell'Italia del dopoguerra (minatori sardi, borsa nera,
arretratezza campagne).
Nonostante le sue molte eccellenze, il fotogiornalismo italiano non riuscì a documentare in maniera
veramente efficace le contraddizioni dell’Italia del dopoguerra: ben presto i rotocalchi italiani relegarono
ai margini l’indagine sociale in favore di una visione edulcorata del paese e dei nuovi consumi (Miss Italia,
famiglie in vacanza, divi di Hollywood a Cinecittà ecc…).
Il protagonista emblematico del fotogiornalismo italiano divenne il paparazzo all’inseguimento dei divi del
cinema.
Il settore che ebbe maggior successo continuò ad essere quello dei rotocalchi, riviste illustrate con ampio
uso di foto, linguaggio semplice e stereotipato e storie a alto contenuto emotivo-sentimentale.
Settore a sua volta articolato al suo interno:
- i familiari, come Famiglia Cristiana e la Domenica del Corriere
- riviste scandalistiche, come Oggi (Rizzoli) e Gente (fondato da Rusconi)
- i femminili, come “Amica”, dedicati a moda, trucco, cucina ecc… secondo modello di donna
tradizionalista, a metà tra donna di casa e femmina dedita a seduzione e cura del corpo
- stampa sportiva, come Stadio e Tuttosport che diventano quotidiani
Spesso questi sottogeneri si fondevano tra loro.
Condividevano con i tabloid inglesi lo scarsissimo spazio alla politica, mentre ne veniva dedicato di più a
racconti di tragedie, confessioni di personaggi famosi, divi del cinema o delle tv.
Si presentano come strumento di evasione, non di informazione.
4. I primi passi del giornalismo televisivo italiano
Radio e televisione vennero organizzate secondo un rigido modello monopolista-statalista.
Dalle ceneri dell’Eiar nacque la Rai, sottoposta al Ministero delle Poste MA non venne creato alcun
organismo che ne garantisse l'indipendenza politica.
Per 20 anni quindi subì il controllo diretto del governo e della Democrazia cristiana, che comprese subito
l'enorme influenza del nuovo medium sull'opinione pubblica.
Giornalismo radio-televisivo italiano ha da subito carattere istituzionale e filogovernativo.
Notiziari della radio, seguitissimi al mattino:
- simili a bollettini ufficiali
- moralisti e poco vivaci
- privi di inchieste e argomenti controversi nella cronaca
Nella prima stagione dell’informazione televisiva italiana confluirono 3 esperienze:
1. giornalismo della carta stampata, molto legato al potere
2. giornalismo radiofonico, stato voce ufficiale del regime fascista
3. cinegiornali dell'istituto Luce, strumento di propaganda
TG1:
- trasmissioni regolari dal gennaio 54, inizialmente edizione delle 20.30
- primo direttore: Veltroni
- notizie scritte dai giornalisti in modo freddo e formale, letto dallo speaker senza alcun apporto emotivo e
inflessione dialettale
- informazione istituzionale (cerimonie, discorsi, inaugurazioni ufficiali, convegni), argomenti frivoli (attrici,
vacanze ecc) e dimostrazinoe delle diverse città o luoghi stranieri
- non libero e imparziale: filogovernativo, filodemocristiano, filoamericano, anticomunista
- moralismo cattolico: escluse notizie anche vagamente scabrose
- mancanza di argomenti controversi e inchieste sui retroscena del potere
X. IL GIORNALISMO IMPEGNATO DEGLI ANNI ’60-‘70
1. “Villaggio globale” e contestazione
1.1 Il trionfo della televisione
McLuhan nel 1964 coniò l'espressione “villaggio globale”, intendendo la situazione in cui si trovava il mondo
con l'imporsi della televisione come più importante e influente fra tutti i mass media, capace di collegare
potenzialmente tutto il mondo in un’unica rete di informazione.
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Nel settore della stampa si imposero nuove tecniche di stampa a freddo (offset dei caratteri in piombo)
(cioè con matrici ricavate da pellicole impresse mediante un procedimento simile alla fotografia, gestito
da terminali elettronici) che aumentarono velocità e precisione di stampa, MA macchine sempre più
complesse e sofisticate comportarono costi più elevati per prodotto unitario.
Molte testate in crisi finanziaria e dovettero chiudere (“New York Herald Tribune”, “Picture Post”) o venire
assorbite da catene o gruppi.
In molti paesi ci fu una contrazione delle tirature, soprattutto i quotidiani.
I giornali risposero alla sfida accentuando le trasformazioni avvenute negli anni ’50 creando sinergia con il
nuovo medium riproducendone la vivacità e puntando sulla specificità dell’informazione scritta.
Venne incoraggiata la “settimanalizzazione” dei quotidiani e vennero impostati in chiave di
complementarietà alla TV.
La stampa di qualità sempre più minoritaria, a favore dei media volti all'intrattenimento.
1.2 Anni turbolenti
Nel periodo di crisi degli anni ‘60-’70 la stampa fu accusata di essere voce dei poteri forti e canale di
trasmissione dell'ideologia borghese.
Per rispondere alle contestazioni molti giornali si spostano a sx, ma in modo moderato e temporaneo
(tranne negli Usa, diventarono più polemici vs il potere costituito).
Nuovi giornali scalfirono il monopolio dei grandi quotidiani apparsi tra fine ‘800 e inizio ‘900
(es.”Repubblica”).
Essi si contrapposero ai giornali tradizionali per proporre un'informazione alternativa (di sx o anticonformista).
L’Italia fu in prima fila in questa tendenza, che per quanto effimera, contribuì a svecchiare il giornalismo e a
forgiare una nuova generazione di giornalisti.
Informazione alternativa era trasmessa anche tramite radio (radio libere), strumento dai costi contenuti,
immediato e flessibile, capace di dar voce a una comunicazione dal basso (soprattutto tra i giovani).
Il risultato di questi fenomeni fu quello di alimentare il dissenso politico e sociale MA sotterraneamente
avvenivano processi tecnologici che portarono ad una crescente concentrazione aziendale e a una
complessiva trasformazione qualitativa del giornalismo.
2. Il giornalismo televisivo
Due aspetti dell'informazione televisiva:
trasmissioni di eventi senza filtro, soprattutto dirette (incoronazione regina, assassino Kennedy,
Olimpiadi...)
programmi che corrispondono a quotidiani (telegiornali) e riviste (approfondimenti televisivi di vario
genere) = giornalismo televisivo
Caratteristiche dell'informazione televisiva:
- priorità di immagini filmate
- forte impatto emotivo, ma poco adatta al discorso prolungato e complesso
- mostra gli eventi in modo più efficace e rapido della carta stampata, ma più superficiale
- fa parte di un flusso più ampio di comunicazione e si rivolge a un pubblico di massa
La televisione, al contrario della stampa, tende a collocarsi su una linea politica moderata,