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La riforma di Silla e l'età delle guerre civili
Si aggiunsero personalità del rango equestre con lo scopo di raggiungere una più forte interazione e intesa fra questi due gruppi sociali di vertice: ceto senatorio e ceto equestre (cavalieri). Determinata la disciplina del cursus honorum.
Si stabilirono delle regole chiare e precise che disciplinassero questo percorso relativo alla carriera politica. Quindi: si proibì il rinnovo a ricoprire la medesima carica per più anni consecutivi e si stabilì un'età min/max per l'ammissione alle cariche politiche.
In sostanza... Silla era un convinto esponente della cultura e dei valori aristocratici romani e ideò un sistema di riforme legislative atto a creare un sistema politico gerarchico, al cui vertice si trovava proprio il Senato.
Capitolo 12: L'età delle guerre civili
Nei tempi successivi alla morte di Silla l'assetto politico-istituzionale romano si andava indebolendo sempre di più e con esso veniva meno...
La centralità e autorità del Senato. Ciò lo dimostra un accordo privato stretto fra tre personalità in quel momento rilevanti: Marco Licinio Crasso, Pompeo, Giulio Cesare. Questi tre personaggi strinsero un accordo privato con lo scopo di raggiungere, ognuno, dei benefici e vantaggi personali arrivando a sovvertire il sistema politico e istituzionale romano. Il fatto che un mero accordo fra privati, avvenuto nel 60 a.C., sia arrivato ad avere delle importanti conseguenze ed effetti rilevanti sulla politica romana, dimostra come quest'ultima andava via via perdendo forza e determinazione.
Obiettivi:
L'obiettivo di Cesare era di ottenere un determinato supporto finanziario e l'appoggio di Crasso e Pompeo alla sua candidatura al consolato. Questa carica era necessaria per raggiungere quella tale forza e quel tale potere a cui Cesare aspirava nell'esercito.
L'obiettivo di Pompeo era di ottenere l'approvazione del suo progetto
da parte dei comizi• centuriati ossia da parte del ceto popolare. Il progetto in questione riguardava la sistemazione delle terre conquistate da lui stesso in Asia. L'obiettivo di Crasso era di riottenere un certo prestigio militare e guidare la spedizione• contro i Parti. Questo dimostra come "il diritto si piega al fatto" e ciò lo possiamo dedurre quando notiamo l'avvenuto rinnovo di tale accordo avvenuto quattro anni dopo presso Lucca, quando 200 senatori e numerosi magistrati cum imperio si recarono in codesta località per assistervi. Fra questi tre personaggi quello che si mostrò in prima linea fu: Cesare. Giulio Cesare, di origini aristocratica, fu da sempre un sostenitore ed esponente del ceto popolare e per tale motivo godeva di un affetto e un sostegno particolare da parte dei comizi centuriati. Egli infatti quando si assentò per un lungo periodo di tempo da Roma, per gestire la spedizione e conquista della Gallia Cisalpina.Vedeva tutelati i propri interessi dai tribuni della plebe e in particolar modo da Clodio. Cesare riprese la riforma agraria dei fratelli Gracchi e per tale motivo dispose una nuova distribuzione delle terre pubbliche sia in Italia sia in provincia e dispose delle nuove regole per le terre rimaste pubbliche.
Crasso morì per primo durante la sua spedizione militare contro i Parti. Successivamente la situazione degenerò fra Pompeo e Cesare nel 52 a.C. quando il primo si schierò definitivamente dalla parte del Senato e sostenne questo nel progetto di porre fuori dalla scena politica Cesare. Il senato infatti costrinse Cesare a presentare personalmente la propria candidatura al consolato da privato cittadino, come da ordinaria prassi. Cesare però era in Gallia transalpina in quel tempo e aveva piena consapevolezza del fatto che se fosse tornato a Roma in quel momento non avrebbe goduto di una sicurezza tale sulla sua persona, cosa invece garantita con la carica di console.
In quel tempo infatti la scena politica era dominata da continui scontri e assassini. Cesare temeva per la propria vita. Per tale motivo Cesare avanzò una controproposta e propose di presentare la propria candidatura rimanendo però in Gallia. Il conflitto entrò nel vivo nel 49 a.c. quando Cesare, nei pressi del fiume Rubicone (Rimini), affermò la sua nuova legalità e si mise definitivamente contro le istituzioni politiche di Roma. Il fiume Rubicone segnava il confine tra la civiltà romana e il territorio straniero. Pompeo alla guida di un esercito molto più numeroso rispetto a quello guidato da Cesare si mise in marcia contro quest'ultimo fino ad arrivare allo scontro. A Farsalo (Grecia centrale) si giocò l'ultimo scontro fra questi due personaggi ed uscì vittorioso Cesare, pur guidando un esercito inferiore di numero ma con un'ottima ed efficiente organizzazione. Pompeo fuggì e venne ucciso dal re.d'Egitto Tolomeo. Infine le ultime guerre contro le truppe senatorio si svolsero a Tapso (Africa) con il suicidio di Catone, illustre personaggio dell'oligarchia romana. Tornato a Roma Cesare attuò una serie di riforme volte a creare un nuovo sistema politico romano. Ottenne il titolo di "dittatore" e successivamente gli venne attribuito per la prima nella storia politica romana il titolo di "Imperator". Questo titolo veniva generalmente attribuito ai magistrati al comando di un esercito vincitore. Da questo momento in poi divenne parte integrante del suo nome e trasmissibile ai suoi eredi. Il titolo di "dittatore" invece nel 45 a.C. divenne permanente e vitalizio, anziché temporaneo come era stato fino a quel momento. Al contempo la carica di console prevedeva adesso una durata di 10 anni. Cesare era a capo di diverse cariche politiche e militari contemporaneamente, svolgendo una molteplicità di ruoli.Funzioni e avendo in mano l'intero potere politico romano. Fino a quel momento invece le cariche venivano assegnate a persone diverse e svolte da personalità differenti. Un'altra conseguenza di ciò era la mancata scissione fra la sfera politica civile e la sfera politica militare. Adesso infatti Cesare era a capo di entrambe.
L'attenzione ricadeva ora anche negli elementi simbolici:
- la toga purpurea
- la corona d'alloro
- la guardia personale costituita da senatori e cavalieri
Due furono i punti focali del processo di rinnovazione di Giulio Cesare: la questione della cittadinanza romana e la questione della gestione e organizzazione delle province romane.
Per quanto riguarda la prima questione vediamo come negli ultimi anni si era cercato di limitare la concessione della cittadinanza romana agli Italici e per questo motivo vi fu la guerra sociale. Cesare decise invece di concedere la cittadinanza romana ai nuovi cittadini, anche agli abitanti
della Gallia Cisalpina, ponendo così in essere un processo di integrazione. In tal modo unifica la penisola italiana. Nel mentre porta i membri del Senato a 900 e fra questi include anche dei cittadini appartenenti al ceto borghese romana e dei cittadini della Gallia.
Per quanto riguarda invece la seconda questione vediamo come Cesare riorganizzò i piccoli centri esterni alle mura romane. Questi divennero dei piccoli centri urbani o municipi, che riproponevano il medesimo assetto, su piccola scala, dell'organizzazione politica e istituzionale romana. Aumentò il controllo da parte del potere centrale nei confronti del potere provinciale e si garantì rispetto e potenziamento in questi piccoli centri, diversamente da quanto avveniva in passato quando gli organi politici centrali violavano le regole di buon governo e i criteri legali di una corretta amministrazione, abusando del proprio potere.
Gli abitanti di questi piccoli comuni venivano identificati in un
duplice modo: - come cittadini di Roma ( elemento di identità comune ad ogni individuo ) - come cittadini del proprio municipio e quindi del proprio territorio di origine
Questa duplice identificazione in età imperiale divenne strumento di organizzazione e distribuzione degli individui nelle varie comunità di appartenenza. Coloro che avevano cittadinanza romana avevano anche il diritto di partecipare ai comizi centuriati e quindi il diritto di esprimere il proprio voto. I comizi però si riunivano sempre a Roma, di conseguenza rimase la difficoltà di esprimere il proprio diritto al voto date le distanze tra i piccoli centri e il cuore di Roma.
I singoli municipi urbani riprendevano l'assetto politico-istituzionale di Roma in forza del proprio "autogoverno". Per tale motivo avevano: il proprio Senato locale ( composto dai decurioni ), i magistrati, le assemblee, il municipio e il piccolo foro. Al Senato locale era deferito la gestione delle
Finanze e quindi la gestione delle entrate e uscite necessarie per il sostentamento della comunità. I magistrati si dividevano in due collegi: un collegio svolgeva funzioni giurisdizionali e quindi si occupava di dirimere controversie civili e crimini conseguente processo e sanzioni, mentre l'altro collegio si occupava di questione amministrative e questioni di "polizia" ossia controllo.
Si formalizza il diritto di proprietà con il termine Ius Italicum.
Nel 44 a.c. Cesare venne pugnalato in Senato da un gruppo di congiurati fra cui il suo amico Bruto. Ad ogni modo la politica attuata dai congiurati anticesariani non aveva forti fondamenta bensì era caratterizzata da incertezza e discrepanza al suo interno. Tanto che la precaria ripresa dell'aristocrazia venne meno quando nel 43 a.c. vi fu il secondo triumvirato ossia un nuovo accordo politico fra tre personaggi di spiccata rilevanza: Antonio, Ottaviano (pronipote di Cesare adottato da questi).
Per testamento, Cesare nominò tre suoi eredi: Antonio, Ottaviano (suo nipote) e Lepido. Questo accordo, chiamato triumvirato, aveva una durata di cinque anni, ma venne rinnovato per altri cinque anni. Da questo accordo derivò la spartizione dell'impero: Antonio ottenne il governo dell'impero orientale, considerata la parte più ricca e popolosa; Ottaviano ottenne il governo dell'Italia e delle province occidentali; Lepido ottenne il governo dell'Africa.
Poco dopo il rinnovo di tale accordo, però, Lepido venne messo da parte e godette solamente della carica di pontefice massimo. La scena politica restò quindi interamente nelle mani di Antonio e Ottaviano. Tuttavia, Antonio indebolì la sua figura a causa di una serie di decisioni sbagliate. La prima fu l'espedita militare contro i Parti, che non ebbe esito positivo e lasciò l'impero orientale scoperto. Inoltre, in quei territori, Antonio riconobbe e creò una serie di nuovi.
Stati e monarchie che dovevano essere dipendenti da Roma, ma non creò nuove province seguendo il disegno espansionista.