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DEGLI ANTICHI, DUBBI DEI MODERNI.
1. Le opinioni dei moderni alla luce delle fonti antiche. L’individuazione della data finale del
proconsolato di Cesare nelle Gallie e nell’Illirico costituisce una vexata quaestio.
A. Theodor Mommsen definì la questione di difficile soluzione
B. Cicerone la definisce un’obsuritas quaendum 1
C. Tra i moderni diverse furono le ipotesi. Le possibili date presentate riconducibili alla fine del
mandato di Cesare sono:
- 1 marzo 50
- tra marzo e novembre 50
- 13 novembre 50
- 29 o 31 dicembre 50
- 1 marzo 49
- 31 dicembre 49
Primo quinquennio:
Al fine di poter comprendere quando terminasse il proconsolato di Cesare, è bene partire dal 59,
quando Cesare fu console per la prima volta. Dalla Lex Vatinia, egli si vide attribuite la Cisalpina,
l’Illirico e mediante senatocunsulto anche la Narbonese.
Successivamente, la Lex Pompeia Licinia del 55 condotta dagli allora consoli Pompeo e Crasso,
avevano prorogato i suoi poteri per un altro quinquennio. L’identificazione del termine del primo
quinquennio è un dato certo: lo si ricava da un noto passo di un’orazione ciceroniana, recitata in
senato nella primavera del 56. In tale occasione Cicerone intendeva opporsi a due senatori i quali
intendevano assegnare le Gallie e la Siria come province consolari a consoli che le avrebbero
occupate in qualità di proconsoli a partire dal 54. Poichè essi non avrebbero potuto prendere
possesso delle province in quanto Cesare sino ad allora le avrebbe occupate, l’assegnazione delle
province compiuta nel 56 sarebbe rimasta incompleta per essere pienamente definita l’1 marzo 54.
Cicerone si opponeva a tutto ciò perchè osservava che l’imperium proconsolare doveva
congiungersi immediatamente a quello esercitato dal console senza alcuna interruzione temporale.
Osserva infatti che se si fosse inviato uno dei due consoli del 55 in qualità di proconsole in Gallia
nel 54, nn avrebbe potuto prendere possesso della sua provincia prima dell’1 marzo, facendo
notare come la provincia fosse solo promessa e non assegnata. Ciò porta a concludere con
certezza che l’incarico proconsolare a Cesare asseganto nel 59 dovesse terminare il primo marzo
54.
Secondo quinquennio:
Era previsto dalla Lex Pompeia Licinia. Fu approvata nel 55. E’ da prendere come uno dei due
dati certi per potere procedere con l’identificazione della data esatta del secondo quinquennio. Un
secondo dato certo riguarda il fatto che il senato non avrebbe potuto cominciare la successione di
Cesare prima dell’1 marzo 50. Ciò si ricava da due epistole:
A) prima epistola: 2 settembre 51. In essa Celio riferiva che Pompeo aveva fatto sapere al senato
che nessun senatoconsulto doveva essere in quel momento approvato sulla successione di
Cesare ed aggiungeva che suo suocero, Quinto Cecilio aveva sostenuto che la questione dell
province galliche doveva essere affrontata a partire dall’1 marzo 50.
B) seconda epistola: ottobre 51. In essa Pompeo aveva affermato che prima dell’1 marzo 50 la
questione non avrebbe potuto essere trattata dal senato sine iniuria nei confronti di Cesare.
C) passo di Irzio. Da esso è possibile ricavare implicitamente che esistesse una data prima della
quale non fosse possibile aprire la discussione sulla successione di Cesare. Il passo è riferito
ad una circostanza dell’anno 51, nella quale uno dei consoli, Marco Claudio Marcello, disse in
senato che, poichè in Gallia regnava la pace, si doveva decidere di inviare a Cesare un
successore. Irzio scrive che nel 51 il console Marco Claudio, ponendo in senato al questione
della successione di Cesare, lo fece ante tempus, violando un’esplicita disposizione della Lex
Pompeia Licinia, la quale prescriveva che prima di una certa data la questione non potesse
essere trattata.
2. Le divergenti opinioni di Cesare e Pompeo:
2.1 Le testimonianze delle divergenti opinioni. Non indicando la Lex Pompeia Licinia una data
precisa per la fine del proconsolato di Cesare, vi era spazio per ampie discussioni. Cesare si era
convinto che il suo proconsolato dovesse terminare alla fine del 49. Le cose sarebbero cambiate a
partire dalla primavera 52 quando Pompeo riformò con la lex de provinciis la disciplina
dell’assegnazione delle province, ma nonostante ciò Cesare non mutò mai idea e continuò a
sostenere di avere il diritto di mantenere il suo proconsolato fino alla fine del 49. Pompeo
opponendosi, riteneva che il proconsolato dovesse terminare nel corso dell’anno 50.
Cesare: 2
Il fatto che fosse convinto che il suo proconsolato dovesse terminare nel 49, la si ricava da una
sua affermazione che egli stesso scrisse nel Bellum Civile, sostenendo che all’inizio del 49 i suoi
avversari pretendevano che egli si recasse a Roma entro l’1 luglio 49 per candidarsi al consolato
del 48, lamentando che in tale modo gli venivano sottratti 6 mesi di comando.
Pompeo:
In una lettera dell’aprile 50, Celio scrisse all’Arpinate che Pompeo aveva chiesto tramite il senato
che Cesare lasciasse la sua provincia il 13 novembre 50. Lo stesso Cicerone aveva aderito
all’interpretazione di Pompeo: egli non aveva individuato il 13 novembre come una scadenza
formale ed oggettiva. Celio precisa che Pompeo aveva fatto intendere che essa gli sembrava equa
nei confronti di Cesare.
2.2 Le ragioni di Cesare. Cesare non riteneva che formalmente il suo comando dovesse spirare il
31 dicembre 49: era una scadenza che lui di fatto riteneva inevitabile. Da un punto di vista formale,
la scadenza che egli assegnava al suo comando era il primo marzo 49. Le ragioni
dell’individuazione di queste due date sono le seguenti:
- 1 marzo 49 --> dipendeva dal fatto che il primo quinquennio era scaduto il primo marzo 54.
Cesare riteneva conteggiare l’inizio del secondo quinquennio non dalla data di approvazione
della lex Pompieia Licinia, benchè approvata del 55, ma dal giorno successivo al termine del
primo quinquennio --> 2 marzo 54. In tal modo perveniva a determinare che il secondo
quinquennio sarebbe dovuto scadere dopo 5 anni, giungendo ad individuare la data dell’1 marzo
49.
- 31 dicembre 49: Cesare era giunto ad individuarla partendo dallo stesso ragionamento sviluppato
da Cicerone in senato nel 56; in tal contesto Cicerone ha affermato che Cesare non sarebbe
potuto essere sostituito da uno degli ex consoli del 55.
Cesare aspirava a mantenere il potere fino alla fine del 49, secondo la prassi costituzionale
romana che prevedeva una proroga di ogni comando provinciale fino all’arrivo del successore.
Cesare inoltre nell’affermare ciò, oltre che a basarsi sulla prassi costituzionale, si basava anche
sulla Lex Pompeia Licinia, la quale statuiva come la discussione circa la successione avrebbe
potuto svolgersi soltanto a partire dal 1 marzo 50. Era dunque chiaro come Cesare, da qualunque
lato guardasse, fosse certo di poter mantenere la carica dell’imperium fino al dicembre del 49,
perchè il senato non sarebbe stato in grado di sostituirlo. Balsdon, ha ritenuto che Cesare non
potesse difendere la sua posizione con gli argomenti sopra citati (Lex Pompeia Licinia, prassi
costituzionale romana), in quanto essi sarebbero privi di ogni validità giuridica, poichè nel vigore
della legislazione sillana il senato sarebbe stato perfettamente in grado di sostituirlo anche a
partire dal 2 marzo 49, con uno dei due consoli dello stesso anno. Nell’affermare ciò, Balsdon partì
della negazione della tesi di Mommsen, il quale aveva sostenuto che i consoli durante il consolato,
non potevano lasciare Roma per compiere missioni militari, in quanto la legislazione sillana li
aveva privati di ogni competenza e potere militare, aggiungendo anche che essi non potessero
prendere possesso, prima della fine del consolato, della provincia a loro assegnata per il
proconsolato. Contrariamente, Balsdon ha rilevato che nel periodo in oggetto i consoli lasciavano
frequentemente Roma per scopi militari o per prendere possesso della rispettiva provincia anche
prima della fine del consolato: da ciò dovrebbe conseguire che nel vigore della legislazione sillana
sarebbe stato impensabile che il senato non potesse sostituire Cesare a partire dal 2 marzo 49.
Pertanto, secondo Balsdon, Cesare, prima del 52, non avrebbe potuto pensare che, se fosse
riuscito a mantenere il suo proconsolato fino all’1 marzo 49, di essere insostituibile fino alla fine di
quell’anno. Balsdon, ancora in opposizione a Mommsen, raggruppa in un’unica categoria i consoli
usciti da Roma durante il consolato nel periodo compreso tra l’80 ed il 53. Più precisamente:
1. primo gruppo: Lucio Cecilio Metello
2. secondo gruppo: 10 consoli che non lasciarono mai Roma durante il consolato e non ebbero il
governo proconsolare di alcuna provincia a termine della suprema magistratura
3. terzo gruppo: 26 consoli che non si sa se abbiano ricevuto una provincia e nel caso l’abbiano
ricevuta non si sa quando partirono
4. quarto gruppo: 10 consoli che durante il loro consolato furono inviati a Roma per condurre
spedizioni militari
5. quinto gruppo: 9 consoli che partirono da Roma per raggiungere la provincia a loro assegnata
prima del termine dell’anno consolare. 3
2.3 Le ragioni di Pompeo. Pompeo indicò nell’aprile del 50, il 13 novembre come equa data
rappresentante la fine del proconsolato di Cesare. Nella dottrina moderna, si è pensato, al fine di
trovare la ratio di tale opinione di Pompeo, che il 13 novembre 50 coincidesse con il quinto
anniversario dell’approvazione della Lex Pompeia Licinia, votata il 13 novembre 55. Ad onor del
vero, ciò non è possibile perchè le Idi di novembre non erano dies comitialis ed in secondo luogo
se la legge non fosse stata approvata il 13 novembre 55, il quinquennio sarebbe scaduto il 12 e
non il 13 novembre 50. Si potrebbe allora affermare che la legge fosse stata votata il 14 novembre
55: tuttavia, seppur plausibilmente corretta, l’ipotesi non è sostenibile, come si ricava da tre prove
individuate da Guiraud:
a. prima prova: Plutarco scrive più volte come Pompeo e Crasso abbiano presentato al popolo la
legge nei primi tempi del loro consolato, sapendo che l’11 febbraio 55 erano già in carica.
b. seconda prova: Dione Cassio aggiunge che la Lex Pompeia Licinia fu approvata più o meno
contemporaneamente alla Lex Trebonia, che attribuì a Crasso il proconsolato della Siria ed a
Pompeo quello delle due Spagne. Si deduce che la Lex Trebonia doveva essere stata
approvata qualche tempo prima del 13 novembre, perchè Crasso non avrebbe potuto preparare
la spedizione in pochi giorni
c. terza prova: induce a respingere la tesi ce il 14 novembre 55 sia stata la data di emanazione
della Lex Pompeia Licinia
Per tutte queste ragioni non è possibile ritenere che il 13 novembre 50 fosse l&