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THE GENERAL (C. BRUCKMAN, B, KEATON, 1926)
La ragione per cui Keaton non esprimeva il suo divertimento durante gli spettacoli
era che, quando lo faceva, il pubblico sembrava ridere di meno. Il cinema di Keaton è
sia un cinema d’azione che un cinema in cui l’azione viene resa comica.
The General insiste sull’appropriazione ingegnosa, da parte del protagonista, del
mondo fisico circostante. L’azione per cui il film sarebbe poi stato ricordato comincia
quando il treno di Johnnie, durante una sosta per il rifornimento di carburante, viene
rubato dai nordisti. La narrazione è principalmente dedicata agli instancabili tentativi
di Johnnie per recuperare la locomotiva e tornare al Sud. Allo stesso tempo la trama
racconta tutti i tentativi dei nordisti per impedirgli di raggiungerlo. Il dramma e la
commedia che ne derivano possono essere ricondotti alla dottrina degli stoici, il
saggio e l’uomo comune: le azioni del primo sono guidate dalla saggezza, quelle del
secondo dalle passioni. Il saggio incarna una relazione virtuosa con il mondo. Il
saggio, in quando dotato di buon senso, è immune alla sventura. La narrazione si basa
sulla differenza operata dagli stoici tra una persona comune, influenzata dalle
passioni e che nn riesce a vivere secondo natura, e il saggio che si comporta in
tutt’altro modo.
Johnnie ha due amori: la sua locomotiva, The General, e la fidanzata Annabelle. La
comicità del personaggio deriva appunto dallo stoicismo. L’intreccio è infatti
orchestrati intorno ad un equivoco sulle cause che determinano le azioni di Johnnie,
originate direttamente dalla sua passione per Annabelle. Il ridimensionamento della
reputazione iniziale di Johnnie è causata dal fatto di essersi lasciato trasportare dalle
passioni. Va all’ufficio di reclutamento soltanto per via del bacio ricevuto da
Annabelle dopo che ha dato segno di accontentarla per via dell’arruolamento. Sono
proprio queste qualità troppo umane che aprono la strada alle possibilità di un riscatto
di Johnnie. La saggezza stoica è un tratto caratteriale che evidentemente lui non
possiede. I detrattori degli stoici criticano il fatto che il saggio debba reprimere le
passioni ed emozioni. Tuttavia questa visione non è del tutto corretta.In altre
circostanze il saggio base le sue decisioni sulla conoscenza e sul giudizio ragionato.
Johnnie fa appunto questo: non mette in gioco i propri sentimenti. Gli stoici hanno
sviluppato il concetto di eterno ritorno: anche le film ogni cosa prima avviene e poi si
ripete. Alla fine del film tutti i suoi desideri vengono esauditi: la sua uniforme di
soldato non è più un travestimento, è tornato in possesso della locomotiva e al suo
fianco c’è la sua ragazza. Nella filosofia stoica il fato è lo strumento principale di
comprensione sia della finalità della natura che dell’interdipendenza delle cause. Il
cinema in qualche misura aiuta a comprendere quali siano le implicazioni di questa
formulazione. In un mondo in cui gli stessi avvenimenti si ripeteranno più e più volte
allo stesso modo, il tempo e lo spazio non contribuiscono in alcun modo a
determinare dove e quando si verificheranno. Le cause antecedenti, nel film, non
sono rappresentate. È questa fisicità del mondo e dei corpi che lo abitano, unita alla
loro peculiarità, che Keaton vuole mostrare al suo pubblico. Per lui lo slapstick è
l’arte di mostrare questa peculiarità. L’interpretazione di Keaton della filosofia stoica
ha due corollari. Da una parte lascia intendere che la vita sarebbe molto più diretta se
fossimo in grado di trattare i problemi do comunicazione alla stregua di oggetti
concreti, e i nostri detrattori come fossero nemici. Dall’altra, il modo in cui i processi
causali naturali, in particolare l’operato del destino e la sua capacità di essere
provvidenziale, si manifestano nel mondo degli oggetti materiali e in maniera diversa
da come si palesano nella sfera delle relazioni umane, ci ricorda che in ogni
circostanza nell’ordinamento dell’universo ci sono molte più cose all’opera di quante
ne prendiamo in considerazione. L’esperienza del regista in un ambiente naturale che
gli è ostile come possibile ragione della maturazione di un atteggiamento stoico.
DUCK SOUP (L. McCAREY, 1933)
Le lettere maiuscole NRA (National Recovery Administration) che compaiono
all’inizio del film facevano parte di un’articolata legislazione del New Deal. Una
grande forma di cooperazione volontaria, come disse Roosevelt. Di conseguenza, la
sua presenza all’inizio di Duck Soup, non è sorprendente, ma ironica, considerato
quanto il film si fa beffe del governo. Freedonia non è una democrazia, ma un luogo
dove i ricchi dettano le regole. Firefly viene indicato come progressista, ma non si
fornisce alcuna prova al riguardo: il nome (lucciola) indica insignificanza, ne viene
esaltata la sua puntualità ma preferisce stare a letto a dormire. Possiede un mazzo di
carte che ne indica il suo essere un giocatore d’azzardo o un artista fasullo. Più che un
leader, è un disturbatore. Le figure che rappresentano l’autorità sono incompetenti,
inette o irresponsabili. La guerra è provocata e gestita da idioti. Le canzoni presenti
sono parodie di inni religiosi. La guerra non è gloriosa, razionale o necessaria: è uno
scherzo assurdo. Le varie divise di Groucho (pioniere, boyscout, guerra civile)
indicano che sia la rappresentazione di tutte le guerre americane. La guerra è anche
business. I film dei Marx riflettono i problemi dell’epoca, e si scatenano da incidenti
che si sviluppano uno dopo l’altro. Come indica il titolo, è un film sul cibo: nessuno
fa pasti completi, e nessuno è mai veramente sazio: mangiare o essere mangiati.
Zuppa d’anatra è un’espressione per dire “facile”, se si è capaci di restare a galla. Il
film si basa sull’inautentico, suggerendo che il nazionalismo è costruzione. Tra le
macerie, i fratelli Marx sopravvivono sempre.
THE MAGNIFICENT AMBERSONS (O. WELLES, 1942)
È un film incompiuto, poiché massacrato da tagli voluti dall’RKO di oltre 43 minuti.
Welles voleva sottolineare l’effetto mortifero della relazione tra Eugene e Isabel sulla
donna. Il maggiore è quello che ha sofferto maggiormente dei tagli. Senza la
sottotrama della vendita della terra non possiamo comprenderne la tristezza.
Nonostante i tagli, può essere considerata un’opera hollywoodiana compiuta. È un
ibrido tra quella tradizione e un vibrante attacco ad essa. Nonostante Welles godeva
di una libertà creativa senza precedenti, e i monopoli garantiva alcuni progetti di
prestigio, gli studios erano capaci di purgare film ritenuti troppo artistici. Le tecniche
dovevano essere funzionali. Welles ne è una sua rappresentazione portata all’estremo.
Un esempio può essere l’uso delle dissolvenze, che Welles mutua dal teatro:
l’illuminazione di un solo oggetto da trattenere nell’immagine seguente. Lo stesso
vale per l’uso del sonoro, un aspetto quasi da opera lirica: la sovrapposizione ritmica
dei dialoghi. Welles è un’espressionista, cosa che Hollywood aveva eliminato dalla
sua estetica. Welles inquadrava chi ascolta in primo piano, mentre il parlante in fondo
alla scena e nell’ombra. La stessa verticalità dei movimenti di macchina è piuttosto
inedita (cfr. Scena opera lirica Citizen Kane). La macchina da presa di Welles non è
invisibile: va contro l’illusione di realtà. I suoi protagonisti sono quasi sempre
personaggi detestabili, antagonisti.
DETOUR ( E. G. ULMER, 1945)
Detour ha uno stato di cult movie che spesso ne blocca la riflessione storica sul film:
il regista che trascende le limitazione imposte dalla storia. Il regista, invece, va
inserito in un meccanismo di produzione. Emergerebbe allora una presunta autorialità
di Ulmer in cui vengono giustificati i “difetti” di un b-movie come qualità. I film
sono figli di compromessi, negoziazioni e conflitti con la produzione. Il fatto che
Ulmer abbia lavorato con Lang, Murnau e Reinhardt viene fatto passare come
affiliazione a un’estetica, e quindi qualcosa di qualificante. Ulmer, invece, andrebbe
inserito in una tendenza tipica del dopoguerra, cinismo e criminalità, che gli storci del
cinema come Burch e Anderson identificano come film gris (film grigio). Perdenti
ordinari, americani qualunque, senza glamour. Detour non andrebbe visto come
oggetto artistico, ma come qualcosa di relativo, rispetto ad altre pratiche come i film
di Serie A.
INVASION OF THE BODY SNATCHERS (D. SIEGEL, 1956 )
Esistono varie letture ideologiche del film, tante che è difficile fare un discorso
puramente testuale dell’opera. Col tempo il suo valore allegorico è cambiato, da una
chiave reazionaria o più raramente e recentemente libertaria. Questi film sono sintomi
di un’epoca segnata dalla Guerra Fredda, dal maccartismo e dalla paura atomica. La
Polla sostiene che il cittadino veniva continuamente messo sull’avviso di non fidarsi,
sia dal cinema che dai titoli dei giornali. Jack Finney è l’autore del romanzo da cui è
tratto il film, ed era un autore di fantascienza molto amato, un precursore di certa
fantascienza sociologica. Il finale del film fu cambiato da Peckinpah perché
considerato troppo pessimistico. Fu un successo di critica e pubblico. Finney riscrisse
una versione purgandone tutti gli elementi reazionari. Le letture politiche iniziali si
concentrano o sull’anticomunismo o su un più vago “non farsi influenzare da idee
esteriori”. Siegel e Finney erano repubblicani, ma Finney in particolare era più
centrista, parte della “maggioranza silenziosa”. Il film quindi si presenta sia come
anticomunista che come antifascista, lasciando aperto un discorso sempre attuale
(LaValley). Il successo del film sta anche nel fatto che sia stato oggetto di
numerosissimi remake.
THE MAN WHO SHOT LIBERTY VALANCE (J. FORD, 1962)
Ford era uno dei registi più politici della Hollywood classica, e le varie fazioni se lo
contendono. Nonostante i Cahiers du cinema lo abbiano criticato per la sua presunta
posizione bilaterale, Fors ha sempre simpatizzato con gli outsider. Spesso vi è una
logica dello straniamento e del ribaltamento dei valori, in Il massacro di Fort Apache
(1948) il soldato buono assume il ruolo dell’antagonista, il soldato cattivo è stato
glorificato senza meritarlo. (ispirazioni storiche: Custer=cattivo/York=buono). Il
finale di Liberty Valance Ford sottolinea il valore retorico e sociale del mito
(“Quando la leggenda diventa un fatto, stampa la leggenda”). La scena è ovv