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TERZA PARTE. VERSO UNA DINAMICA DEI NUOVI MITI
7. Per una mitologia genetica
In ogni tempo il mito emerge dal mare dei racconti, in parte improvvisati in parte ri-raccontati,
“mare dei racconti”
attraverso un processo di selezione e di successiva fissazione; con l'espressione
intendiamo un insieme di attività narrative non solo incessanti ma anche frastagliate e variegate, per
provenienza, per grado di sviluppo, per complessità, e anche per i modelli di racconto adottati.
Il mito è, per riprendere una espressione di Ricoeur, un racconto che chiede di essere raccontato, ma
anche che non si lascia mai narrare per intero.
Proponiamo di sviluppare una “mitologia genetica”, un'espressione volutamente ripresa da Piaget e
dalla sua epistemologia genetica; vale cioè per il mito quello che Piaget dice dei processi
conoscitivi: “non esistono inizia assoluti. In altri termini si deve dire che tutto è genesi”, e questo
vale sia in positivo, in quanto evidenzia l'esistenza di un processo di costruzione ininterrotta e
interminabile, sia in negativo, in quanto evidenzia l'inganno che sta alla base di tante operazioni di
ricerca della presunta origine prima che hanno accompagnato nel tempo le varie forme di mito-
logia. L'obiettivo di una mitologia genetica non è cercare un presunto “vero significato” dei miti ma
tracciarne gli itinerari, individuare le forze che li muovono nel loro emergere, nel loro assumere un
ruolo e un'autorevolezza, nel loro darsi una cornice e nel loro continuo ri-generarsi.
Il mito è per definizione declinato al passato, non solo in quanto colloca le sue storie in un tempo
totalmente altro dal nostro, e trascorso, ma anche in quanto si presenta in generale, in tutte le
culture, come tramandato, cioè proveniente da una tradizione senza padri certi ma comunque
antecedente al tempo di chi li ascolta: tutte le mitologie che abbiamo definito ad alta intensità
narrano di eventi trascorsi e attribuiscono la fonte stessa del racconto a una tradizione anonima ed
essa stessa collocata in tempi antichi. Il passato non è solo il tempo in cui si colloca il racconto
mitico, è anche il tempo nel quale il mondo moderno colloca la miticità in quanto tale, considerata
tipica di epoche trascorse della civiltà.
Vediamo ora alcune caratteristiche per così dire intrinseche alla miticità in quanto narrazione:
− il passato è il tempo del racconto;
− il tempo delle forme narrative più antiche viene proiettato in quello che è stato definito come
passato assoluto o totalmente passato: un'epoca non solo precedente al narratore e
all'ascoltatore/lettore/spettatore, ma appartenente a un'età remota, che con il loro tempo non
ha neppure continuità;
− il mito è pienamente tale solo se acquisisce un'autorità che lo colloca più in alto del vivere
ordinario: varie possono essere le fonti dell'autorità del mito ed essa può essergli prestata
dalla tradizione cioè dalla trasmissione del mito stesso attraverso le generazioni, da forme di
valorizzazione del mito di tipo carismatico che ad esempio lo collocano all'interno di
momenti di intensificazione ed estremizzazione del legame sociale, da un'istituzione che lo
fa proprio e lo incorpora, eccetera.
Perché un racconto diventi e sia socialmente percepito e condiviso come mito è necessario che sia
stato raccontato tante volte da essere assimilato e se è vero che il mito si afferma attraverso un
processo di selezione tra i tanti racconti possibili, questo richiede del tempo. Nella mitologia
genetica un aspetto centrale è la formazione dei miti in quanto miti, cioè il modo in cui alcuni dei
tanti racconti circolanti nelle diverse culture assumono quella particolare significatività di cui
parlano alcuni studiosi, o quell'autorità che si connette al loro fare da ponte tra il vissuto e il cosmo.
Come sono nati i miti?
− un processo di selezione/adattamento: la nascita o l'emergere dei miti è comprensibile solo
se si tiene conto del fatto che in ogni momento, in ogni cultura, si forma si diffonde e si
trasforma un'immensa varietà di narrazioni, proprio perché la produzione di racconti è un
fatto tra i più autenticamente universali dell'umanità, come lo è l'affidare alla narrazione la
capacità di dare senso alla esperienze, individuali o collettive;
− il mito e il suo ambiente: un fattore che favorisce la selezione di un racconto può essere la
capacità di fornire spiegazioni o conoscenze che possono apparire credibili, ma un altro
fattore può essere la capacità di mettere in moto particolari emozioni, o la pura e semplice
attrattiva estetica: il mito si adatta nei due sensi del termine precisati da Piaget, per
accomodamento alla situazione e all'ambiente, e per assimilazione di parti dell'ambiente
stesso;
− letture della dinamica mitica e loro limiti: nessuna singola scienza umana e sociale può
racchiudere da sola l'intero studio del mito;
− il mito e la cornice: assumono la forza di miti quelle narrazioni che sopravvivono e si
fissano sia pure provvisoriamente dotandosi di quella che possiamo chiamare una cornice
che le rende tramandabili tra le generazioni e imprime loro una caratteristica di solennità o
comunque di eccezionalità atta a mantenerle distinte dal quotidiano e dalla vita ordinaria e a
conferire loro un'autorità. In quelli che definiamo ad alta intensità la cornice è largamente
associata a riti o comunque comportamenti cerimoniali, e tende a presentarsi come rigida e
permanente, invece in quelli che definiamo a bassa intensità la cornice è in linea di principio
elastica, permeabile e reversibile;
− cornici istituzionali: esistono cornici di carattere istituzionale che si formano quando il mito
viene assunto da un ente che lo legittima e insieme può trarne legittimità, lo stabilizza, lo
integra dentro la sua vita e le sue regole e le sue gerarchie. È questa la cornice entro la quale
si inscrivono molti miti di fondazione, miti che spiegano e danno significato a norme e
consuetudini, miti che ricollegano a figure divine persone o luoghi;
− il mito come cornice e il mito come senso: dobbiamo parlare di forme di possibile incontro o
adattamento reciproco in quanto può accadere che un mito si stabilizzi, traendone forza e
trovandovi autorità, nella cornice offerta da riti pre-esistenti, o che una liturgia formatasi per
altre vie si rivolga a un mito già esistente per trovarvi una spiegazione, o ancora che stimoli
la formazione di un racconto specificamente adatto a darle un senso;
− il mito come sistema di pratiche: la liturgia è solo una delle diverse attività che
accompagnano i miti in quanto tra queste ci sono ad esempio le pratiche performative come
quelle della predica-commento, della messa in scena teatrale, della danza o del canto,
pratiche che possono accompagnare il rituale ma hanno rispetto a quello margini assai
maggiori di variabilità;
− il mito e il sacro: nella vita dei miti è ricorrente l'attribuzione di un carattere sacrale a
diverse figure del racconto, o all'insieme stesso della narrazione.
Nel mare delle storie alcune emergono perché vengono percepite come in sé cariche di quel
mysterium tremendum che secondo la definizione tuttora preziosa di R. Otto è parte essenziale del
sacro, altre perché sono modellate sulla matrice di storie già riconosciute come parte di una
mitologia sacrale, altre ancora perché sono le istituzioni religiose a sceglierle e così via.
Nel caso dei miti moderni il processo che li adatta e li modifica è reso più visibile da diversi fattori:
− il primo è la consapevolezza caratteristica del mondo contemporaneo in generale
dell'inevitabilità del cambiamento;
− il secondo è quella tensione fra il nuovo e il sempre uguale che caratterizza da due secoli
l'industria, inclusa quella culturale, e l'universo dei consumi, incluso quello venuto
ininterrottamente crescendo di storie;
− il terzo è l'avvicinarsi di queste narrazioni all'esperienza vissuta, che per definizione è meno
stabile nel tempo di quanto possa esserlo il passato assoluto di Bachtin.
Prima di tutto il cambiamento più grande del sistema mitico contemporaneo è stato un vero e
proprio moto tellurico, in cui si sono sovrapposte e in parte si sovrappongono ancora processi di
diversa durata, un moto che ha preso le mosse con il primo avvento del romanzo che si è
consolidato nel Settecento e che si è manifestato a pieno solo negli ultimi due secoli.
In primo luogo la galassia della bassa intensità non vive in isolamento, le stesse persone che ne
seguono i racconti possono in altri momenti della loro vita professare fedi di più antica origine, o
anche dedicarsi a pratiche che vengono definite superstiziose e questi universi concettualmente
distinguibili tendono a sovrapporsi e intrecciarsi nei fatti. In secondo luogo la vita di tutti i miti,
antichi come moderni, passa attraverso la ri-narrazione che è affidata in gran parte comunque
all'oralità: è la circolazione orale a mediare la fissazione nella memoria collettiva di molte storie, e
anche spesso a dotarle di un senso diverso da quello originario e d'altra parte il magma dei racconti
orali si nutre della disponibilità crescente di narrazioni letterarie e audiovisive. In terzo luogo non in
tutte le aree della galassia della bassa intensità la dinamica di emersione e ri-formazione del mito è
la stessa: in alcune si avverte il peso attivo e volontaristico delle istituzioni con la loro azione di
costruzione mitica almeno parzialmente programmata, in altre, non casualmente quelle in cui più
apertamente si avverte il peso dell'oralità, si vedono più chiaramente in azione meccanismi affini a
quelli propri de miti più arcaici.
Vi sono fatti di cronaca che vengono rielaborati attraverso il ri-racconto, e anche per questa via
acquisiscono una forza mitica che forse la potenza dei mass media da sola non riuscirebbe a
conferire loro: pensiamo ad esempio alla morte di Kennedy che è uno dei primi eventi dell'epoca
del satellite, oppure la morte di Diana Spencer, o l'attacco alle torri gemelle di New York, eccetera.
Non solo nelle società contemporanee la galassia della bassa intensità non vive in isolamento perché
convive e si intreccia con credenze di altra origine, ma ogni individuo incontra nella sua vita una
varietà straordinaria di narrazioni, dalle favole ascoltate da bambino, alle notizie giornalistiche, dai
racconti delle persone più