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LA SOCIETÀ DI CORTE

Elias affronta lo studio della corte da un punto di vista dichiaratamente sociologico (disciplina che

permette di tralasciare molto altro per concentrarsi su una tesi specifica).

Nella società 1600-1700 (età delle corti) struttura economica mercantilista, struttura statale

assolutista; dal punto di vista dell’organizzazione e amministrazione del potere epoca del

patrimonialismo. Società fondata su un ordine gerarchico distinto da quello medievale in quanto la

monarchia ha preso il sopravvento sui nobili, alto clero e alta burocrazia → le conseguenze di

questa organizzazione si vedono anche sul simbolismo delle abitazioni: nessuno deve osare

costruirsi una casa superiore a quella del re.

I rapporti di interdipendenza nella società di corte

La sociologia della corte è sociologia della monarchia in quanto la struttura sociale della corte

(centro della vita sociale) è dominata da rapporti di INTERDIPENDENZA → il re ha bisogno

di controllare lo status sociale dei nobili, inserendoli necessariamente nel proprio sistema di

relazioni, la corte. Dall’altra parte i nobili per mantenere il loro prestigio devono necessariamente

inserirsi in quel sistema e, stimolati da un sistema di competizione sociale interna, mantenere e

cercare di elevare il proprio status sociale attraverso il loro posto nel cerimoniale dell’etichetta e

attraverso i favori del re, elemento essenziale per non cadere in rovina.

Rapporti sociali a corte e nella società di corte sono uno strumento per carriera e autoaffermazione,

mezzo di ascesa e discesa, adempimento obbligatorio di esigenze e imposizioni sociali. Nella

società dei ceti assolutistica alle diverse gradazioni di nobiltà non corrispondono sempre reali

funzioni di potere: la volontà del re è essenziale per stabilire il destino di una famiglia aristocratica,

dunque l’apparenza come espressione di status e il mantenimento di un comportamento

favorevole al re sono essenziali per la sopravvivenza stessa della nobiltà di spada.

Le relazioni tra cortigiani e tra re e cortigiani (parte di una FORMAZIONE) si ripetono nel tempo

per molte generazioni perché la stessa formazione della corte esiste e si alimenta grazie al

sistema di interdipendenze multipolari (presente in tutte le società differenziate: dipendenza da

rivali così come da alleati). Sono fenomeni sociali da trattare non come formazioni di individui ma

come fenomeni al di là e al di fuori degli individui.

La teoria sociologica delle interdipendenze prende le mosse dal presupposto che ogni uomo sin

dall’infanzia è influenzato dalla rete di interdipendenze in cui cresce e in cui si sviluppa la sua

autonomia individuale → c’è comunque un margine di libertà (concetto metafisico/romantico)

opposta al determinismo.

Struttura e significato delle abitazioni nobiliari

In un primo tempo la corte era solo l’enorme casa (con annessa amministrazione domestica) dei re

francesi e i loro familiari, con spese addebitate al regno di Francia (Maisons Royales) → carattere

patrimoniale dello Stato il cui organo centrale è costituito dalla casa/corte del re si collega al

dominio del re in quanto capofamiglia nella sua casa. In periodo assolutista la maison du roi si

trasforma di pari passo alla crescita del potere regio: il suo culmine è la reggia di Versailles, che

nella sua organizzazione degli spazi riflette le case nobiliari, in cui si riflette la precisa

consapevolezza del proprio status e prestigio sociale. La casa è il mezzo esteriore per sottolineare

le differenze sociali.

Differenziazione locali per la servitù da appartamenti padronali riflette la visione della società e

dell’essere umano dell’epoca: i domestiques non sono considerati alla pari dei nobili → tensione tra

costante vicinanza spaziale e rigorosa distanza sociale. La disposizione degli spazi riflette anche i

rapporti di genere tra marito e moglie, che in sostanza potevano condurre vite separate limitando

al minimo gli incontri per dovere di rappresentanza (no concetto di famiglia borghese: il rapporto

ufficialmente legittimato tra uomo e donna si esprime solo nel concetto di casa → per l’aristocrazia

matrimonio serve a perpetuare la casa dell’uomo in modo consono al suo rango). Infine

l’interdipendenza con la società è rappresentato dalla disposizione delle sale di ricevimento,

simbolo dell’importanza dei rapporti sociali come strumento di mantenimento dello status.

Spazi sociali ripartiti tra appartamenti di società (cerchia più ristretta di amici, più intimità e

comodità) e appartamenti di parata (incontri ufficiali, cerimonie).

Differenze tra etica professionale borghese ed etica di rango aristocratica

Le case nobiliari si distinguono dalle maisons particulieres, case dei professionisti che servivano

anche ad esigenze professionali. Nelle case private valori d’uso intrinseci come la comodità

diventano l’elemento principale per la borghesia professionale, in concomitanza con l’etica del

risparmio per il guadagno futuro (investimenti).

Per gli aristocratici (che disprezzano l’etica del risparmio e del denaro frutto del lavoro in quanto

virtù della piccola gente) è d’obbligo apparire a seconda del proprio status, pena la revoca di

ogni prestigio sociale e quindi del proprio posto nel mondo. Non sempre le entrate consentono il

mantenimento di un certo stile di vita apparente, quindi frequente ricorso ai prestiti con

conseguente potenziamento del ceto dei finanzieri (alta borghesia in ascesa con aspirazioni a nobiltà

di spada). Moltissime famiglie vanno in rovina, anche perché, sottolinea Montesquieu, la nobiltà di

spada è interdetta legalmente a partecipare a un’impresa commerciale (disdicevole e

disonorevole: conseguenza perdita del titolo e del rango) → regolarità con cui vanno in rovina le

famiglie nobili non è espressione di mere debolezze individuali ma conseguenza del loro

sistema di valori sociali.

Il fenomeno del lusso e delle spese frivole e sfrenate, su cui erroneamente si concentrano gli

studiosi, è comprensibile solo alla luce della struttura sociale della corte in quanto totalità. Ciò

che appare sperpero nell’etica economica borghese esprime in realtà ETICA DI RANGO

dell’aristocrazia che scaturisce dal meccanismo della società di corte e allo stesso tempo è una

premessa per il mantenimento di tale meccanismo.

Rapporti sociali manovrati dal re

Luigi XIV è abile a sfruttare rivalità tra nobiltà di spada e di toga (ceto funzionari pubblici) e a

rafforzare le differenze e i contrasti tra i vari ceti e in particolare tra le elites all’interno della

loro gerarchia di status e di prestigio. Montesquieu sottolinea la paradossale mobilità sociale

che si viene a creare con le famiglie nobili in rovina, mobilità che viene diretta abilmente dal re

per alimentare i propri interessi (decideva impoverimento o elevazione di una famiglia).

Il re non vede di buon occhio la frammentazione della società e la creazione di circoli lontano da

corte, per cui procede con l’accentramento della vita sociale intorno alla corte, processo che con

Enrico IV e Luigi XVI tende lentamente ad affievolirsi sempre di più (di pari passo con l’ascesa

del potere borghese), causando un lento decentramento della vita di società che dagli hotels della

società di corte si diffondono in quelli dei finanzieri (fioritura dei salotti culturali).

Anche nelle fasce superiori delle società industriali si individua pressione sociale che impone di

mettersi in evidenza con un’esibizione di lusso per simboleggiare lo status ma la differenza è il

carattere assai più privato rispetto alle società di corte assolutistiche. Anche in esse c’erano luoghi

isolati per chi cerca di realizzarsi lontano dai valori correnti e le conseguenti competizioni per le

opportunità di favore: conventi e simili istituzioni ecclesiastiche aprono però a loro volta forme

diverse di competizione per status e prestigio.

Etichetta e cerimoniale

Palazzo del re trova la sua espressione suprema nella reggia di Versailles (nel 1744 alloggiate

10.000 persone nel castello) la cui costruzione e organizzazione degli spazi, dal giardino esterno

alle sale centrali alla camera del re, riflette le esigenze di prestigio → grandezza dell’autorità

reale si deve ripercuotere nell’organizzazione domestica. Il cerimoniale rigidissimo

dell’etichetta regola anche i più piccoli atti quotidiani: attenzione particolare al risveglio del re e

della regina, con particolari entrate e ruoli affidati ai cortigiani → ruolo affidato dal re

nell’etichetta è simbolo di status e prestigio sociale nell’equilibrio di potere della corte. Il

favore di cui ciascuno godeva presso il re (derivato appunto dall’importanza cerimoniale assunta

all’interno della complessa struttura di corte) crea un ordine gerarchico parallelo e non

riconosciuto istituzionalmente, assai mutevole e labile → paragone con la Borsa, dove la minima

oscillazione di valore viene espressa in cifre: a corte invece si esprime attraverso le sfumature del

reciproco comportamento mondano.

La corte come espressione di dominio

Il re, considerato primus inter pares tra i nobili, si distanzia allo stesso tempo dalla nobiltà anche

attraverso il cerimoniale, con cui si esalta la sua persona (gloria, onore) di sovrano → etichetta non

è solo strumento di distanza ma anche di dominio: per il popolo è importante vedere con i suoi

occhi che il sovrano è superiore (innalzato a tal punto che nessuno può essere confrontato con lui).

Come per la nobiltà anche l’esistenza di re è finalizzata a se stessa, ma il re è l’unico membro

dell’aristocrazia che trae grandi vantaggi dalla modificazione della società (da nobiltà feudale ad

aristocrazia di corte, da re cavaliere a re cortigiano).

Il sociologo deve esaminare la corte (primo ambito d’azione e dominio del re) come una struttura di

dominio, intesa come formazione di uomini interdipendenti tra loro: ognuno subisce pressioni

dal basso e dall’alto, a parte il re che le subisce solo dal basso. Gruppo dei cortigiani variegato e in

competizione per le chances di prestigio dipendenti quasi esclusivamente dal favore del re: principi

e bastardi di sangue reale, grands (duchi, conti, principi: nobiltà di spada), noblesse de robe

(funzionari, ministri, giudici dell’alta borghesia) → tutti dipendono dalla protezione del re, e

quest’ultimo cerca di appoggiarsi soprattutto su coloro che senza di lui non sarebbero nulla (amante,

ministri, bastardi) e allo stesso tempo di mantenere le divisioni tra i nobili in competizione

(strumentalizzazion

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
7 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elib. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia culturale moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Negruzzo Simona.