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Apologia della storia o mestiere dello storico
- È un libro scritto dallo storico francese March Bloch
- Nato a Lione nel 1886 era un ebreo non praticante
- che, come la maggior parte di essi, nella seconda
- guerra mondiale era fortemente nazionalista
- Specializzato nel periodo medioevale, nel 1924 pubblica
- "I re taumaturghi" in cui inizia a raccontare non
- solo i fatti storici ma anche il modo con il quale
- essi si sono diffusi. Si concentra, insomma, sulla
- mentalità.
- Fonda così una rivista che cambio’ il modo di vedere
- la storiad: "l'Annales" nel 1929
- Essa si basava sul rapporto tra la storia e le altre
- scienze sociali passando così da "storia dei fatti"
- a "storia delle strutture".
- Lo studio non parte più dalla elencazione e registrazione
- degli avvenimenti ma dalle domande che lo storico
- pone ad essi.
- Continua, poi, a lavorare per l'università finché a
- non viene espulso
- Decise in un primo momento di entrare nell'esercito
- ma poi si unisce alla resistenza
- Viene fucilato nel 1944, lasciando il libro "Apologia
- della storia" incompleto
Prefazione di Jacques Le Goff
- L'edizione che introduce è una nuova riscrittura dopo la prima a cura di Lucien Febvre. Egli, infatti, seppur con le migliori intenzioni, aveva modificato alcuni passaggi ma soprattutto non aveva potuto utilizzare una redazione dello stesso Bloch tenuta e conservata dal figlio.
- Gli obiettivi della prefazione:
- capire se c'è una nuova tappa nelle riflessioni e metodologia di Bloch
- spiegare cosa significhi quest'opera nel contesto storiografico francese e non solo.
- Il titolo e il sottotitolo racchiudono bene gli intenti dello scrittore, esplicitando fin da subito i suoi intenti.
- "Apologia della storia" è un libro a difesa della storia. La difende dalla vittoria nazista che auspica a cancellarla e modificarla. Vi allora cerca di capire come utilizzarla per capire il presente. La difende anche dagli stessi storici che, a parer suo, non la servono ma la rovinano. Infine vuole porre le distanze della storica dal sociologo e dall'economista.
- Parla ora degli Annales i quali, sottolinea, hanno avuto un’importante influenza dalla sociologia di Durkheim che riassume con l’espressione “pensare meno alla buona”.
- Bloch infatti respinge ogni metodo e pratica riduttiva della storia.
- Tiene comunque sociologia e storia ben separate e differenziate anche se afferma che la seconda non può fare a meno di dialogare con le scienze sociali.
- Come chiarito prima Bloch guarda ad una storia collettiva.
- In realtà lui non nega l’attenzione all’individuo.
- Egli, infatti, studia una storia “allargata” ma che va in profondità grazie ai quesiti che aprono a nuovi soggetti e problemi.
- Il libro però, si pone soprattutto sulla spiegazione del mestiere di storico e non sulla difesa e l’illustrazione della scienza storica.
- A metà della prefazione Febvre fa un elenco dei punti e concetti più rilevanti nel libro.
- La definizione di storia: è ricerca e quindi scelta di uomini soggetto non è il passato (immutabile) ma l’uomo nel tempo. Tempo non uniforme come quello dell’orologio e dei calendari e che quindi Bloch preferisce chiamare “momento”.
- Anche se la storia venisse giudicata incapace di assolvere a compiti essa rimarrebbe divertente - afferma Bloch.
- Così è per un gran numero di esseri umani. - Per chi non è completamente sciocco, infatti, tutte le scienze sono interessanti.
- Il suo ruolo resta comunque fondamentale. Prima di soddisfare il desiderio di conoscenza essa soddisfa il semplice gusto.
- In altre parole, prima dell'opera di scienza ci si arriva (alla storia) per puro istinto.
- Il suo fascino inoltre non si dissolve alla fine della ricerca metodica anzi acquista vivacità e pienezza. - In più ha godimenti estetici diversi da tutte le altre discipline poiché il suo oggetto è l'attività umana, seduttrice della nostra immaginazione.
- Nella società di Bloch però la scienza "utile" può essere la preferita e quindi vuole capire se dover consigliare - la pratica della storia o se la storia invece. dovrebbe provare la sua buona coscienza.
- Parte con l'affermare che ad ogni valore di una ricerca non si misura in tutto e per tutto con la sua capacità di servire ad una azione.
- Questo vorrebbe dire infatti mutilare l'umanità di una parte dei suoi "appetiti intellettuali".
- E se anche non dovesse servire, all' "homo faber e politicus" servirebbe almeno a quello "sapiens". - Ma non si risolve qui la cosa poiché le scienze devono anche stabilire nessi esplicativi tra fenomeni.
- Quindi la storia potrà rivendicare il suo posto.
- Renan afferma che le origini sono su tutte le cose umane degne di studio.
- Origini significa inizio?
- Perché l'inizio per alcune realtà storiche è sfuggente, poco chiaro o preciso.
- Oppure può significare "la causa" ma allora non si dovrà fare altro che compiere una ricerca causale.
- Molte religioni e culture (esempio: il cristianesimo) si basano sulla studio dell'origine che però, a parere di Bloch non è altro che una maschera per la loro mania del giudizio.
- Inoltre essi non erano esclusi dal commettere alcuni errori:
- confondere una situazione con una spiegazione del fenomeno
- affiancare a parole il significato contemporaneo e non antico
- studiare la l'uomo senza considerare il suo tempo, estapolando il fenomeno (proverbio arabo).
Passato e Presente
- All'opposto vi sono poi i devoti dell'immediato.
- Montesquieu parla di una catena infinita di cause che si combinano di secolo in secolo.
- Questi storici studiano l'estremità di essi, ben consapevole del presente, distinguerlo completamente dal passato.
- Se si prende alla lettera la definizione di presente, il suo studio è allora impensabile.
- È un punto minuscolo, sfuggente, un istante nato e già
CAPITOLO TERZO: "LA CRITICA"
ABOZZO DI UNA STORIA DEL METODO CRITICO
- Da molto tempo si è ormai concordi che non si possono accettare tutte le testimonianze storiche.
- Nonostante questo lo scetticismo di fondo non è un flagellamento intellettuale, piuttosto fecondo ed apprezzato della credibilità.
- Come anche la critica del buon senso, la quale non conduce lontano. (Un insieme di postulati ed esperienze generalizzate)
- La seconda inoltre peggiora le cose poiché rende eterne cose tratte da un momento brevissimo, il nostro.
- Il progresso è assicurato quando il "dubbio" si è posto come esaminazione, ovvero quando si sono via via elaborate delle regole oggettive che permettevano di fare una scelta tra menzogna e verità.
- Fu anche il momento decisivo nella storia del metodo critico.
- Gli stessi uomini dell'epoca ne furono coscienti. Tra il 1820, il 1826 così, il termine critica passò da "giudizio di gusto" a "prova di veridicità" come significato.
- Il nome annunciava anche la scoperta di un metodo di applicazione quasi universale.
- La critica delle testimonianze storiche fece così tabula rasa di tutte le credenze giungendo a nuove certezze, sta volta tutte provate.
- Da quel momento le regole essenziali del metodo
quelli familiari che provocano indifferenza.
Molti fenomeni non potranno essere registrati se in momenti di violento turbamento, preoccupazione o incapacità di concentrazione.
Nel caso migliore questi quaderni ci riflettono un'immagine di cose avvenute, dire all'epoca, e non fatto storico di per sé. Per questo molti, sbagliando, gli candidano poca attenzione nei loro studi.
Esse infatti, non toccano la struttura del passato.
- Le testimonianze poi, non variano da individuo ad individuo ma anche da epoca in epoca. Alcune sono sprovviste più di altre.
- Queste mancanze, dovute a cause significative, come la menzogna, acquisiscono carattere testimoniale.
- Gli errori e le mancanze sono allora gli specchi diretti del riflesso della società a loro contemporanea.
- La società deve, però, favorire la diffusione di una opinione o cercare di un singolo e non tutte lo fanno. (es. I guerra mondiale, periodo fecondo per le false notizie).
- Le società più feconde sono quelle mercantili e ricche di fatti, in cui gli incontri e le chiacchiere sono facilitati ed usuali.
- Le relazioni frequenti tra uomini, con diversi racconti, stimolano in questo modo il senso critico.
SAGGIO DI UNA LOGICA DEL SENSO CRITICO