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10.6: I FRONTI POPOLARI IN FRANCIA E IN SPAGNA
tutto ciò che stava portando avanti Hitler spaventava molti i russi che subito corsero ai ripari. Stalin
pensò di rivedere un riavvicinamento alle democrazie occidentali, entrando nella SDN e allenatori con
la francia e con la Cecoslovacchia. volle l’unione tra partiti comunisti e socialisti, proponendo a francia
e spagna la costituzione di fronti antifascisti.
LA FRANCIA
la francia in quel periodo era ancora vittima della crisi: fu meno grave ma più lunga e nel ’33, quando
il paese iniziava a riprendersi, ci fu una brutta ricaduta che comportò la disoccupazione e
l’abbassamento dei salari.
il governo non era in grado di risollevare il paese con la conseguenza di frequenti crisi. in un clima di
debolezza alcuni movimenti di destra in linea con il nazi-fascismo presero forza tentando una
corruzione del regime parlamentare ma furono fermati. simbolicamente fu un duro colpo perché
testimoniò un reale pericolo che minacciava il paese.
immediatamente ci fu uno sciopero generale che paralizzò il paese portando i due principali partiti
francesi a collaborare con il patto di unità d’azione, fondendosi due anni dopo nella CGT. questa
iniziativa coinvolse anche partiti comunisti e socialisti sopagnoli, italiani etc.
la linea politica mutò per il congiungimento di quei partiti antifascisti, che vedeva nel fascismo “una
dittatura terroristica aperta” e perciò bisognava abbatterla. il primo effetto fu la nascita di una nuova
politica unitaria di sinistra in spagna e francia.
LA SPAGNA
dopo anni di dittatura il paese visse un periodo di stravolgimenti politici: la vittoria dei repubblicani e
delle sinistra portò alla proclamazione della repubblica; due anni dopo vinse un blocco di
centro-destra che tolse tutte le precedenti riforme e provocando uno sciopero; due anni dopo si
affermò la coalizione al fronte popolare nata con l’unione di repubblicani, comunisti e socialisti.
in francia questo fronte popolare ebbe una netta affermazione sulla destra, dando vita a una stagione
di grandi entusiasmi, segnato da aspettative di rinnovamento. sembrava che il fascismo potesse
essere fermato.
non fu così ma presero provvedimenti volti a fermare l’avanzata di destra al potere: venne smantellata
la forza paramilitare di destra, si stabilirono accordi con i sindacati in modi che proposero la settimana
lavorativa di 40 ore, aumenti salariali, riconoscimento dei diritti sindacali etc. tutte queste iniziative
puntavano a un miglioramento delle condizioni di vita delle classi lavoratrici (proprio in questo periodo
si potè andare in vacanza ad esempio).
si manifestò però il contro parere della classe imprenditoriale, che si manifestò con il crollo degli
investimenti.
il governo dovette quindi procedere alla svalutazione del franco. di fatto non si risolse niente, anzi,
venne interpretata come insuccesso, acuendo la situazione di logoramento politico. inizia così lo
sgretolarsi della coalizione del fronte popolare.
10.7: LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA, 1936-1939
il fronte popolare vinse ma on terminarono i contrasti tra fazioni politiche, specie la destra che non
accettava la sconfitta. iniziarono omicidi veri e propri fino all’esplosione dell’insurrezione. il generale
Francisco franco, al comando dell’armata d’africa in Marocco, prese parte all’insurrezione e chiese
aiuto a Hitler e Mussolini per essere rifornito di aerei da trasporto per il suo esercito. l’operazione
consolidò il suo potere segnando l’inizio degli aiuti dei due regimi fascisti, sottolineando anche in
spagna come l’impegno militare fosse finalizzato all’arresto bolscevico.
le truppe di franco procedettero, congiungendosi con quelle che avevano già conquistato il
nord-ovest. l’azione dei ribelli fu repressa con la violenza, nonostante il sostegno da parte della
chiesa. tra i nazionalisti aleggiava il sentimento di reconquista. la russia fu l’unico paese a intervenire
in favore della repubblica spagnola, dato che inghilterra e francia erano timorose dal prendere
posizione. il nuovo governo spagnolo, trasformò le milizie repubblicane in un esercito regolare, che,
con il nome di Brigate, respingeranno franco a Madrid.
con la guerra civile spagnola si manifesta con evidenza la netta divisione tra fascisti e antifascisti.
queste vicende furono importanti per quella che sarà la resistenza italiana, oltre che ritenuto un
pericolo per il regime fascista.
nella spagna repubblicana fu avviato un processo rivoluzionario: furono istituiti comitati operai e
tribunali del popolo , le industrie e campana collettivizzate etc. queste trasformazioni videro il
coinvolgimento delle donne.
anche qui si ripercossero gli effetti del terrore staliniano con gli scontri tra anarchici e comunisti che
sfociò nei sanguinosi scontri di Barcellona. arrivò al potere un nuovo governo allora che escluse gli
anarchici dal potere.
la guerra non si fermava. fino allo storico episodio di Guernica in cui morirono 2-3.000 persone.
dopo aver diviso in due le zone controllate dai repubblicani, le truppe di franco ararono a Barcellona:
sede del governo della repubblica, costretto a spostarsi. Franco e il suo governo furono considerati
legittimi da francia e inghilterra.
Franco già nel ’37 prende alcuni provvedimenti: la persecuzione di tutti coloro che avevano militato
nei partiti di sinistra; l’unione di tutti i partiti di destra denominati Falange.
1939-1975 in spagna vigerà la dittatura di Francisco Franco.
la guerra civile spagnola è stata un vero spartiacque nel periodo tra i due conflitti mondiali: rafforzò
l’alleanza fascismo-nazismo ma rafforzò anche la politica unitaria degli antifascisti.
10.8: MILITARISMO E AGGRESSIVITÀ DEL GIAPPONE
negli anni ’30 in Giappone arrivò una particolare forma di regime. dopo la prima guerra mondiale il
paese si era rafforzato perché non aveva subito i danni dei paesi occidentali; la sua industria ora era
una delle più influenti del mondo, nonostante il problema della sovrapproduzione. a ciò si sommava la
mancanza di materie prime e un’enorme crescita demografica.
con la crisi del ’29 il paese proseguì con la svalutazione della moneta ma era in forte difficoltà in
seguito alla politica protezionista attuata dagli altri paesi.
a livello politico il Giappone era instabile a causa dei conflitti militari, grandi imprese etc contro le
nuove generazioni favorevoli a riforme e alla liberazione del paese.
in quel periodo la destra andava rafforzandosi e condannava il sistema parlamentare considerato
fattore di debolezza e per questo mossero contro azioni terroristiche. la destra giapponese si
imperniava su due principi:
1. il militarismo
2. il panasiatismo: la restituzione dell’asia agli asiatici, espedendo il dominio de giappone su
tutto il continente.
con una forza militare in crescita, i gruppi antidemocratici e le grandi concentrazioni industriali posero
gli occhi sulla Cina. iniziarono a sottrarre territori che in linea teorica sarebbero dovuti essere
indipendenti, ma immediatamente la SDN denunciò il loro comportamento illegale. Giappone e
germania nello stesso momento lasciano la SDN.
nel ’37 scoppiò la guerra contro la Cina che nonostante le sconfitte non crollò, subendo una guerra
estremamente violenta: 300.000 vittime di uccisioni, stupri, seppelliti vivi, cannibalismo etc.
dopo un mancato colpo di stato il governo represse ogni residuo di democrazia parlamentare,
avviando un tipo di fascistizzazione simile a quella dei regimi europei ma con peculiarità: si
combinavano autoritarismo politico e aggressività militare, guidati dalla figura dell’imperatore, non del
dittatore.
nel ’36 si firmò un patto, detto il patto anticomintern, in cui giapponesi e tedeschi si impegnavano nel
combattere la russia comunista; vi si aggiungerà anche l’italia.
10.9: LA CINEA TRA NAZIONALISTI E COMUNISTI
la Cina era vittima di scontri interni tra generali per il possesso di Pechino. il paese era politicamente
diviso in due: a nord dominata dai militari e a sud con un governo democratico nazionalista, con a
capo Zhongshan.
la Cina visse un momento di protesta specie per via della miseria delle condizioni di vita, che
coinvolse intellettuali e studenti i quali sostenevano la necessità di un rinnovamento radicale per
liberarsi dei giapponesi. nasce così il partito comunista cinese (PCC), tra i cui fondatori Mao Zedong.
il successore di Zhongshan fu Chiang, il quale propose l’alleanza dei partiti comunisti sostenuti
dall’unione sovietica in modo da riunificare il paese. una volta che vinse C. ruppe con i sovietici e con
i comunisti attuando contro di loto una feroce repressione.
nel frattempo la miseria in ambito contadino significò la nascita di lotte contadine, sostenute dai
comunisti riuscendo a espropriare i latifondisti e fondare in alcune zone una repubblica sovietica
cinese guidata da Mao. qui furono presi provvedimenti innovativi per il benessere dei cittadini,
alimentando il successo comunista.
Mao nel frattempo stava elaborando una particolare forme di rivoluzione: era dalle campagne che
doveva venire la forza, non dalle città, considerando che i contadini erano l’80% della popolazione.
Mao tentò un attacco al governo ma fu sconfitto e portò i superstiti e li portò in salvo nella Cina del
nord, nella codietta lunga marcia di 10.000 chilometri. questo comportò la decimazione degli uomini di
Mao, ma al contempo il rafforzamento della figura di leader, diventando presidente del partito.
Chiang, con l’arrivo delle truppe giapponesi, volle un’alleanza con i comunisti e lo stesso accordò
Mao.
10.10: POPOLUISMO E AUTORITARISMO IN AMERICA LATINA
in America Latina la crisi del ’29 si manifestò perché era un tipo di economia basato sull’esportazione,
impedita con la contrazione del commercio estero. dovendo però ancora sanare i debiti con gli altri
paesi, anche questi iniziarono ad applicare una politica protezionista che favorisse la loro industria.
ancora una volta la crisi si manifesta in politica, con il progressivo instaurarsi di dittature militari,
diffondendo l’ideologia nazista o fascista. si rispose in alcuni paesi con il populismo che, a partire
dall’ideologia russa, divenne una vera e propria politica finalizzata ad accattivarsi il popolo tramite
proposte lusinghiere.
ARGENTINA:
Argentina visse fino alla prima guerra mondiale un periodo di crescita economica, favorita dall’afflusso
di capitali stranieri e di forza lavoro europea. ma la sua dipendenza diretta da altri paesi significò il
crollo economico con la crisi del ’29. vista l’incapacità di risolvere il problema, una coalizione di militari
si imposse