Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
IL SISTEMA POLITICO E LA POLITICA ESTERA
Durante gli ultimi due decenni del secolo, l’imponente sviluppo industriale e la nascita delle grandi concentrazioni
industriali e finanziarie accentuarono le tensioni sociali e le lotte sindacati. Frutto di questa stagione di tensioni
sociali fu la nascita dell’American Federation of Labour (1886). Si trattava di una federazione di sindacati di
mestiere che riuniva gli operai specializzati e rifiutava immigrati, neri, donne e operai non qualificati.
Dal punto di vista politico, gli ultimi anni del secolo videro il definitivo consolidarsi del sistema bipartitico. Alle
elezioni presidenziali del 1896 fu netta la vittoria del repubblicano William McKinley, espressione degli interessi
della grande industria e dell’alta finanza. II presidente fu però assassinato nel settembre del 1901. A succedergli
fu l’allora vicepreside Theodore Roosevelt, esponente dell’ala progressista del Partito repubblicano. Durante gli
otto anni in cui rimase in carica la presidenza Roosevelt condusse una politica tesa a limitare lo strapotere dei
trust, varando una prima legislazione sociale e affermando il diritto dell’American Federation of Labour di
difendere i propri iscritti. I democratici sarebbero ritornati al potere con Thomas Woodrow Wilson, nel 1912.
Nel corso dell’ultimo decennio dell’Ottocento si delineò la tendenza americana a condurre una politica estera
molto più aggressiva. Dopo Quasi un secolo di isolazionismo, la crescita economica e la competizione
imperialistica in atto a livello mondiale suggerirono ai governi americani di esercitare un ruolo internazionale più
incisivo.
La guerra ispanico-americana (1898)
Nel 1898 l’imperialismo americano si scontrò con quello spagnolo. Sfruttando come pretesto l’affondamento
nella baia di l’Avana della corazzata Maine, gli stati Uniti dichiararono guerra alla Spagna. Grazie alla rapida
vittoria militare gli Stati Uniti acquisirono così Cuba, Portorico, le Filippine e l’isola di Guam. La fase più aggressiva
dell’espansionismo americano coincise con la presidenza di Theodore Roosevelt. Nel 1903, a fronte di vari
impedimenti frapposti dal governo della Colombia alla rapida realizzazione del canale di Panama, gli stati Uniti
non indugiarono ad appoggiare militarmente la ribellione di elementi indipendentisti. La nuova repubblica di
Panama si pose naturalmente sotto la protezione americana. In cambio della concessione dell’area, gli Stati Uniti
s’impegnarono nel rapido completamento dei lavori di costruzione del canale (1914).
12.2 NEGLI ANNI VENTI DEL NOVECENTO
Per gli Stati Uniti la Prima Guerra Mondiale non rappresentò quella catastrofe che fu per i paesi europei. Superata
la recessione degli anni 1920-1921 l’economia americana entrò in una straordinaria fase di sviluppo. Creditori per
oltre 10 miliardi di dollari verso gli ex alleati europei, dotati di un apparato produttivo protetto da elevate barriere
doganali eppure capace di imporre le proprie merci anche sui mercati esteri, gli Stati Uniti videro crescere a ritmo
sostenuto tutti i settori economici. Il reddito nazionale aumentò quasi del 50%.
Iniziava a delinearsi il cosiddetto American Way of Life (“stile di vita americano”), che corrispondeva a uno
standard di vita caratterizzato da una serie di confort impensabili per il cittadino medio europeo. L’espansione dei
consumi si accompagnò a un’eccezionale ampliamento degli strumenti del marketing e del credito commerciale:
divenne abituale pagare l’acquisto di beni durevoli – come gli elettrodomestici o l’automobile (in particolare il
modello T della Ford) – attraverso la rateizzazione e le cambiali.
Non si trattava però di una società davvero aperta e libera. Alla straordinaria ricchezza economica faceva da
sfondo infatti una forte ventata di conservatorismo sociale, razzismo e proibizioni.
Come corollario di questo clima torbido si può ricordare l’organizzazione razzista Ku Klux Klan (che raggiunse i due
milioni affiliati nel 1925) e l’introduzione del proibizionismo (il divieto di vendita di alcolici, che consenti alle
organizzazioni criminali di realizzare enormi profitti).
12.3 LA CRISI DEL 1929
I SEGNALI DELLA CRISI ECONOMICA IN ARRIVO
Sul finire del decennio l’economia americana iniziò a dare i primi segnali di rallentamento. Questi riguardarono
anzitutto il settore agricolo. La caduta della domanda di prodotti agricoli da parte dei paesi europei, per lo più
determinato dall’innalzamento di barriere doganali e dalla ripresa della produzione nazionale, rese più difficile la
vita agli agricoltori americani.
II mercato era del resto al suo apice gonfiato dall’invenzione e la diffusione di molteplici sistemi di finanziamento
e dalle innovazioni tecniche. I molti segnali del rallentamento economico, dovuto alla saturazione del mercato dei
beni durevoli (gli elettrodomestici, le radio e le auto si compravano una volta sora nella vita, con cambiali, rate e
sacrifici), non furono colti. 38
LO SCOPPIO DELLA CRISI, OTTOBRE 1929
Il 24 ottobre 1929, il cosiddetto “giovedì nero”, si ebbe la prima ondata di panico in borsa, con la vendita
generalizzata di titoli per un ammontare di 6 milioni di dollari; la settimana successiva, il 29 ottobre 1929, il
cosiddetto “martedì nero” la borsa lasciò sul campo perdite per 16 milioni e mezzo di dollari. II panico si diffuse in
maniera generalizzata, con un crollo dei titoli di borsa. A partire da quel giorno la borsa sarebbe scesa
ininterrottamente fino al giugno 1932.
Dal sistema borsistico il contagio si propagò rapidamente al sistema bancario. Non solo i detentori di titoli
prosciugarono i loro depositi nel tentativo di “resistere” finché il valore delle azioni possedute fosse tornato
crescere, ma presto furono gli stessi correntisti a dubitare della tenuta della banca a cui avevano affidato i propri
risparmi. II fallimento di alcune imprese, che coinvolse gli istituti bancari che avevano fatto loro credito, produsse
un clima di panico generalizzato nei risparmiatori.
Dal sistema finanziario la crisi si trasmise al sistema produttivo, con fallimenti a catena tra le imprese e rapido
impennarsi della disoccupazione.
12.4 FRANKLIN D. ROOSEVELT E IL NEW DEAL
Eletto nel novembre 1933, Franklin Delano Roosevelt diede avvio al “new deal” (“nuovo corso”). Ottenuti dal
Congresso i pieni poteri in materia di politica finanziaria, il presidente impostò un programma di risoluti interventi
governativi nella vita economica della nazione. Si trattava di una soluzione pratica, che trovò poi piena
legittimazione teorica con la formulazione fatta dall’economista inglese John Maynard Keynes.
Keynesismo
Secondo Keynes il sistema economico, per potere assicurare la tenuta dell’occupazione, doveva essere supportato
dall’azione dello Stato; poiché il principale pericolo era rappresentato dal crescere oltre i livelli fisiologici della
disoccupazione, lo Stato sarebbe intervenuto per stimolare la ripresa economica acquistando beni e spendendo
per ottenere servizi. Tale azione avrebbe consentito di “sbloccare” il circolo vizioso, che iniziava con la
sovrapproduzione di beni e si concludeva, attraverso il crescere dei licenziamenti, con il crollo del potere
d’acquisto.
L’azione del governo Roosevelt fu molto incisiva, articolandosi in una serie di interventi:
1. Fu riordinato il sistema finanziario;
2. Furono adottate misure finalizzate ad aumentare i salari e a promuovere i consumi delle masse popolari;
3. Fu avviato un imponente programma di lavori pubblici;
4. Furono varate leggi che miglioravano le condizioni di lavoro e limitavano lo strapotere del capitalismo
oligopolistico.
CAPITOLO 13
LA GERMANIA E L’AVVENTO DEL NAZISMO
13.1 LA REPUBBLICA DI WEIMAR NEL DOPOGUERRA
Dopo l’abdicazione e la partenza verso l’esilio del Kaiser Guglielmo II, nel novembre 1918 venne proclamata la
repubblica tedesca, che prese il nome dalla cittadina di Weimar, dove il Congresso nazionale si riunì per
approvare la Costituzione.
L’instabilità politica dei primi anni Venti si manifestò anche nei tentativi di colpo di stato militari allora messi in
campo. Nel 1923 – a Monaco, nella notte tra l’8 e il 9 novembre – fu il partito nazionalsocialista di Adolf Hitler a
tentare il putsch. Per descrivere il clima di violenza di quei primi anni del dopoguerra si può ricordare come, tra il
1919 e il 1922 furono assassinati quasi 400 uomini politici.
Nel gennaio 1923 le truppe francesi invasero il bacino carbonifero della Ruhr come forma di risarcimento per il
ritardato invio dei beni in natura da parte della Germania. All’occupazione, percepita come un’ulteriore
vessazione da parte degli odiati francesi, gli abitanti della regione risposero con la “resistenza passiva” (dunque,
con la cessazione di tutte le attività produttive). Nel giro di pochi mesi il drastico calo della produzione, l’impegno
del governo tedesco a sostenere lo sforzo dei concittadini di quella regione e la continua stampa di nuova
cartamoneta fecero definitivamente collassare l’economica tedesca. Sulla Germania si abbatté allora la più grave
inflazione mai vista in un paese occidentale. 39
Alle elezioni presidenziali del 1925 l’estrema frammentazione dei partiti costituzionali determinò infatti la vittoria
del maresciallo Hindenburg, un personaggio pericoloso perché in grado di coagulare enormi consensi in nome del
nazionalismo tedesco.
Per il momento però la Germania sembrò però essersi risollevata dalla crisi. La seconda parte degli anni Venti fu
infatti in periodo di relativa stabilità economica e politica.
13.2 L’ASCESA DI HITLER E DEL NAZIONALSOCIALISMO
I PRIMI ANNI DI HITLER E DEL PARTITO NAZIONALSOCIALISTA (NSDAP)
Profondamente segnato dalla partecipazione alla Prima Guerra Mondiale e fervente nazionalista, Adolf Hitler si
appassionò di politica nel dopoguerra tedesco. Nel 1919 aderì al Partito Nazionalsocialista tedesco (NSDAP), di cui
divenne presto il leader.
L’importanza dell’uso della violenza
Benché avesse accettato la partecipazione alle elezioni per la conquista legale del potere, per tutti gli anni Venti i
nazisti continuarono a fare un uso sistematico della violenza e dell’intimidazione nei confronti degli avversari
politici. A questo proposito nel 1921 erano state create le SA (Sturmabteilungen, “squadre d’assalto”), nel 1925
furono affiancate dalle SS (Schutzstaffen, “squadre di protezione”, alle dirette dipendenze di Hitler). Alle SS, poste
dal 1929 sotto il controllo di Heinrich Himmler, fu in particolare attribuito il compito di servizio investigativo del
partito (verso gli avversari politici ma anche all’interno della stessa NSDAP).
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
Per termini, condizioni e privacy, visita la relativa pagina.