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I dati però dicono altro.
La narrazione politica ignora la realtà e punta dritto verso la progressiva svalutazione del
lavoro, ma anche della formazione.
E quindi che si fa? Si tolgono ore dalla formazione nelle aule e si obbligano gli studenti a
lavorare...gratis.
C'è chi raccoglie cozze anche se studia in un liceo industriale. Chi fa fotocopie nonostante
studi al classico.
Stiamo parlando dell'alternanza scuola/lavoro, obbligatoria per tutti gli studenti dell'ultimo
triennio delle scuole superiori, con la legge 107 del 2015, quella della ''buona scuola''.
La scuola deve diventare la più efficace politica strutturale a favore della crescita e della
formazione di nuove competenze, contro la disoccupazione e il disallineamento tra domanda
e offerta.
L'alternanza favorisce la comunicazione intergenerazionale, pone le basi per uno scambio di
esperienze e crescita reciproca.
In questa chiave si spiega il monte ore obbligatorio, che è di 400 ore negli istituti tecnici e
professionali, e di 200 nei licei.
Purtroppo non è un brutto sogno, ma la realtà: per combattere la disoccupazione bisogna
lavorare gratis. Ma a lavorare ci vanno gli studenti, non i disoccupati.
Mentre la domanda di lavoro langue sia per la qualità che per la quantità, l'intuizione
politica è quella di sofddisfarla a costo zero.
Gli studenti si abituino sin da subito all'obbligo di essere sfruttati.
Il cambio di passo tra la scelta e la coercizione è avvenuto con la buona scuola del governo
Renzi.
Allora si vede la scuola e l'università come uno strumento di pareggio del bilancio, la ricerca
come affermazione del merito, brevettabile, capitalizzabile.
L'italia è nel 2016 il paese europeo che spende meno in istruzione: 4,2% nel 2013 rispetto al
5,3 della media europea (massimo di 7,3 in Svezia).
Subito prima del Sudafrica, al penultimo posto, l'italia si posiziona con lo 0,8% per la spesa
in università.
Preoccupante è anche il tasso di abbandono scolastico, che nel 2009 era di 19%, e nel 2013
al 17%.
L'abbandono scolastico e la mancata iscrizione all'università non sono fatti casuali e non
dipendono dalle competenze e dal merito. Sono fenomeni che si abbattono sugli strati
sociali meno abbienti, di estrazione popolare o immigrata.
Per loro i crescenti costi dell'università sono diventati proibitivi: aumento delle tasse e
riduzione del diritto allo studio, uniti al peggioramento delle condizioni materiali della
famiglia, hanno richiesto l'aumento dell'intensità lavorativa.
Sono gli stessi che con maggior probabilità frequentano istituti tecnico professionali e per i
quali l'alternanza scuola/lavoro prevede 400 ore di attività lavorativa (e non le 200 dei licei).
Oltre al danno, anche la beffa!
''Ma tanto quelli come noi non ci arriveranno mai...hai mai sentito di un figlio di un operaio
che diventa astronauta?!".
Lo spostamento della spesa dalla periferia al centro, l'introduzione di criteri di ingresso
basati su una valutazione classista (come il merito), hanno tutti come unico obiettivo quello
di restringere il diritto allo studio e alla conoscenza ad una nicchia sempre più esigua della
società. Da diritto universale diventa privilegio basato sul censo.
Lo spostamento della spesa dalla periferia al centro , l'introduzione di criteri di ingresso
basati su una valutazione classifica come quella del merito , hanno tutti come unico
obiettivo quello dire stringere il diritto allo studio a una nicchia sempre più sicura della
società .
Dà diritto universale diventa privilegio basato sul censo.
Ciò accade per una riduzione delle le distribuzioni dei laureati , non per un miglioramento di
quelle relative ai lavoratori e con livelli di istruzione inferiore.
Bruno Trentin un imprenditore dice nella mia attività di sindacalista Ho scoperto la funzione
antisindacale degli assegni e dei premi di merito. Quando questi, oltre a dividere i lavoratori
dalla stessa qualifica o della stessa mansione, finirono per rappresentare un modo diverso di
inquadramento, di promozione e di comando della persona, sanzionato, per gli impiegati, da
una divisione normativa, che nulla aveva a che fare con l'efficienza e la funzionalità, ma che
sancivano fino agli anni 70 la garanzia del posto di lavoro e quindi la fedeltà all'impresa.
Circa 27000 posizioni di alternanza messe a disposizione per quest'anno scolastico sono
state messe solamente da partner come IBM Intesa Sanpaolo Poste Italiane Zara e Coop. Di
questi fino a un massimo di 10000 saranno accolti da McDonald's, Che punta a sviluppare le
soft Skills degli studenti, cioè quelle competenze di carattere relazionale e comunicazione
interpersonale fondamentali per approcciare al meglio il mondo del lavoro e riconosciute
come una delle mancanze principali nei giovani d'oggi.
Camerieri e babysitter, oppure commessi, andranno a lavorare da Zara.
Contemporaneamente si rafforza la funzione disciplina attrice e del Lavoro come dovere a
prescindere, anche quando la funzione produttiva di per sé non esiste. Hanno il compito di
assistere ma nei fatti stanno in piedi senza poter far nulla. Inutile indagare il contenuto
formativo, ma così come risulta improbabile rintracciare l'utilità in termini di avvicinamento
al mondo del lavoro, quando il contenuto del Lavoro neppure esiste.
CAPITOLO 7
Abbiamo fatto il possibile...per le imprese
La flessibilizzazione del Mercato del lavoro è stata giustificata per decenni come unica
alternativa per far fronte alla disoccupazione e per permettere alle imprese di guadagnare
margini di competitività e quindi di benessere, per sé e per gli altri, si diceva. Tuttavia,
avallare l'idea della centralità dell'impresa quale unico soggetto capace di generare crescita e
occupazione ha provocato un rafforzamento delle diseguaglianze economiche.
I rapporti di forza legati ai processi produttivi si riproducono anche in quelli politici, dove
appunto il peso degli interessi legati al capitale, aumenta fino a intaccare tutte le sfere del
sociale. Ciò provoca uno stravolgimento del ruolo dello stato, che continua a intervenire
pesantemente nell'economia, sostenendo solamente le imprese.
L'esempio più recente è quello della Fiat oggi FCA, che anno è gli anni di smesso ed è
localizzato nonostante gli oltre 7 miliardi concessi dallo Stato per gli investimenti in italia.
Quel che rimane in Italia è la cura marchionne, sperimentata in modo spietato nello
stabilimento di Pomigliano.
Nel 2010 Marchionne impose sotto il ricatto della delocalizzazione all'estero un contratto
capestro che sostituiva il contratto collettivo nazionale. Le condizioni imposte furono meno
vantaggiose per i lavoratori turni lunghi, pause ridotte, sacrifici in cambio di promesse. Nel
marzo del 2017 Marchionne ha annunciato che la Panda non sarà più prodotta a Pomigliano,
ma verrà trasferita in polonia. Il modello adottato da FCA. è una cambiale in bianco: prima
la richiesta di finanziamenti allo stato, la deroga alla legge e al CCNL e poi, forse, il piano
industriale. Lo stesso modello denunciato anche da Melfi dove si consumano addirittura atti
al limite della disumanità.
Come ti ha costretto a urinarsi addosso perché non gli viene concessa una pausa. lo
spostamento di risorse verso il capitale aggredisce anche le politiche di redistribuzione
indebolendole.
Sconti, abbassamento delle tasse, depotenziamento dei contratti, per favorire le attività di
impresa e rafforzarne i poteri, costi quel che costi. Mentre la grancassa politico mediatica si
abbatteva contro i lavoratori e disoccupati, con punte di sprezzante denigrazione verso i
giovani e le loro capacità di adattarsi alle richieste del mercato, raramente si è assistito a un
indagine sul tessuto imprenditoriale italiano e su quale sia realmente il contributo delle
imprese in termini di investimenti, che continuano a diminuire: a fine 2016 si contano 20
miliardi di euro in meno per investimenti in impianti e macchinari rispetto al 2008.
L'età media del parco macchine installato nelle imprese italiane è di 12 anni e 8 mesi, la più
alta di sempre. Il 27% delle macchine ha un'età superiore ai 20 anni e soltanto il 13% di
queste non supera i 5. e questo è il meccanismo del super ammortamento al 250% previsto
dalla legge di stabilità del 2017: costato 100 l'investimento la riduzione delle tasse applicate,
l'ammortamento viene calcolata non sui 100 effettivamente spesi, ma sui 250.
Tutto questo mentre si tagliano la spesa per la sanità e quella per l'istruzione degli
ammortizzatori sociali per chi perde il lavoro. lo sgravio fiscale sul costo del lavoro,
introdotto con la legge di stabilità del 2015, dà la possibilità di ricevere lo sgravio se è solo
se si assume una persona in più, e non anche nel caso di un assunzione a fronte di un
licenziamento. Peccato però che i dati hanno la testa dura tanto quanto i fatti di cui sono
rappresentazione: Infatti il numero di occupati non è aumentato. Per quanto riguarda il
lavoro a tempo indeterminato lo metto registrato grazie agli sgravi non è stato in grado di
riaffermare la centralità del Lavoro permanente su quello temporaneo.
Infatti proprio nel 2016, i lavoratori a tempo determinato raggiunge il suo massimo storico,
il 14% nel primo semestre del 2017 aumenta ancora fino al 15%. Gli sgravi contributivi sul
costo del lavoro sono stati un pasto ghiotto per le imprese. Il numero di nuovi contratti
attivati grazie agli sgravi è piuttosto esiguo: tra gennaio e giugno 2017 a tempo
indeterminato Le occupazioni giovanili sono state 19152.
Un dato che è sufficiente a rendere ridicole le dichiarazioni di governo e Confindustria che
pensano di creare 300.000 nuovi posti di lavoro. Inoltre nonostante i controlli e gli
accertamenti da parte dell'inps, si scopre che il 18% delle imprese ha richiesto gli sgravi
senza averne diritto. Si tratta di circa 60 mila imprese, per un valore di quasi 100 milioni di
euro sottratti illegalmente alle finanze pubbliche.
Altre denunce avevano già segnalato il gioco sporco delle aziende che obbligavano i
lavoratori a licenziarsi da contratti a tempo indeterminato per poi essere riassunti con un
nuovo contratto, così da poter beneficiare degli sgravi. Tra queste, si ricorderà la denuncia
della CGIL in Emilia Romagna contro la ges.car del gruppo cremonini, oggi indagata dalla
Procura di modena. Possiamo ricordare anche l'azienda Arcese trasporti del magazzino di
vicenza.
Insomma possiamo dire che il Jobs Act è un atto di una vera e propria truffa legale per poter
usufruire dello sgravio contributivo