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SENZA ACCESSO, SENZA COMPETENZE, SENZA INCLUSIONE. L’ESCLUSIONE NEI
SISTEMI DELL’ISTRUZIONE
Nascita ed evoluzione dei sistemi scolastici
Tra le diverse forma di esclusione sociale, quella legata all’istruzione è particolarmente insidiosa.
Un’istruzione adeguata significa acquisire risorse che consentono di concorrere alla pari con altri collocati in
posizioni vantaggiose. Cosa accade quando questo obiettivo non viene perseguito o addirittura quando la
scuola finisce per amplificarlo?
Perché e quando l’istruzione non riesce a funzionare come canale di mobilità sociale?
Il sistema scolastico nasce per rispondere a un insieme di richieste che provengono da attori e istituzioni
diversi, spesso in contrasto fra loro.
Le funzioni principali della scuola sono quelle di socializzare e selezionare.
La socializzazione rende possibile la trasmissione di quelle conoscenze e abilità che favoriscono il passaggio
di una persona o gruppo da una cultura ad un’altra. La scuola infatti insegna teorie, fatti, interpretazioni,
capacità di ragionamento.
Le dimensioni che coinvolge sono diverse: comportamentale, morale, culturale.
L’addestramento riguarda conoscenze, abilità pratiche, valori, atteggiamenti, abitudini.
In questo senso si può parlare di meccanismo di controllo.
La scuola è governata da un processo razionale in cui dominano regole rigide, gerarchie di status e rituali.
Oltre a socializzare risponde al compito della selezione sociale.
Ai sistemi scolastici è richiesto di discriminare gli individui rispetto al livello di istruzione raggiungibile da
ognuno e alle specifiche competenze acquisite.
I meccanismi di selezione riescono solo in parte a premiare le capacità intellettive e didattiche per una serie
di ragioni che vedramo avanti.
Ciò che avviene è spesso una eccessiva chiusura degli accessi che, oltre a penalizzare i ceti svantaggiati,
limita l’offerta di forza lavoro disponibile in possesso di una certa qualifica.
Quando invece a prevalere è il compito della socializzazione, il sistema scolastico rischia di sbagliare per
eccesso, offrendo titoli di studio elevati a un eccessivo numero di persone, rispetto alle richieste del mercato.
Nata come istituzione volta all’istruzione delle elite più abbienti, la scuola è stata sottoposta a profondi
processi di trasformazione nel senso della democratizzazione degli accessi.
Non ha però cessato di riprodurre forme di disuguaglianza legate a origine etnica e sociale.
La nascita della scuola
Nelle società tradizionali le scuole erano dedicate a chi aveva l’opportunità di coltivare il proprio intelletto,
mentre il resto della popolazione era esclusa perché impegnata in attività lavorative.
Nel periodo tardo-medievale si vennero a delineare forme di addestramento al lavoro specifiche, separate
dall’ambito comunitario ristretto in botteghe e studi artigiani. Le prime università specializzate
nell’istruzione dei ceti elevati.
Fu solo con la nascita degli stati nazionali del 1700 che emerse l’esigenza di dare vita a sistemi scolastici veri
e propri e a rendere obbligatoria l’istruzione di base per tutti i cittadini.
Attraverso le scuole dventava possibile trasmettere culture di gruppi e nazioni, preparare i giovani alla vita o
al mestiere.
La scolarizzazione rispondeva anche all’esigenza del sistema capitalistico in espansione che necessitava di
risorse umane formate professionalmente e moralmente.
Il compito dell’istruzione cominciò ad essere svolto da un’organizzazione apposita, la scuola, con un corpo
di specialisti selezionati., gli insegnanti.
A vigilare sul sistema c'era lo Stato.
Un secondo processo rilevante che ha segnato la storia del sistema scolastico universitario è stato la sua
democratizzazione.
L'istruzione pubblica diviene obbligatoria (è gratuita) anche se limitatamente.
Nonostante questa apertura di cui si avvantaggiarono i ceti popolari, i sistemi dell'istruzione mantennero a
lungo un'impronta elitista.
Per vedete un salto di qualità dobbiamo attendere il 1900. A partire dal dopoguerra si affermò il principio di
diritto allo studio come spettante a tutti i cittadini.
Con la scolarizzazione di massa venne incoraggiato il diritto allo studio e l'uguaglianza dell'opportunità di
istruzione.
Negli anni sessanta e settanta le istituzioni educative divennero per la prima volta meno selettive e elitario,
favorendo l'inclusione sociale.
I cambiamenti avvenuti cominciarono a porre problematiche nuove a cui le istituzioni non erano preparate a
rispondere.
Alla crescente domanda di istruzione non corrispose una pari crescita degli sbocchi occupazionali.
L'effetto prerevalente fu la crescente disillusione da parte dei cittadini, nei confronti del sistema che non
riusciva a garantire mobilità sociale a tutti.
Inizio a porsi il problema dell'origine sociale dove le differenze continuavano ad influenzare le scelte.
In Italia la nascita del sistema scolastico è datata al 1859. Con la riforma Gentile del 1923 assunse centralità
effettiva.
La riforma innalza l'obbligo scolastico a 14 anni e sancisce una distinzione tra ginnasio, scuole tecnico
magistrali, scuole propedeutiche al lavoro.
Nonostante il diritto allo studio l'alfabetizzazione si realizzò in ritardo rispetto agli altri paesi.
Passaggio decisivo ci fu nel 1962 con la nascita della scuola media unica gratuita e obbligatoria fino a 14
anni.
Così si supera la biforcazione dell'istruzione secondaria a favore di sistemi comprensivi che garantivano
percorsi uguali fino ai primi due anni di scuola superiore.
Col decreto 2004 si sancisce il diritto dovere all'istruzione fino al conseguimento di un titolo entro il 18
esimo anno di età, anche attraverso percorsi formativi o apprendistato.
Le principali disuguaglianze riguardo la scelta è il titolo però, si sono ancora presentate.
I sistemi scolastici in Europa
In Europa si sono delineati modelli di sistemi scolastici fortemente distinti in base al grado di stratificazione,
all'età a cui gli allievi vengono suddivisi e alla carriera universitaria.
La differenziazione ha dato origine a sistemi di due tipi: quelli che prevedono una selezione tardiva, evitando
la separazione netta degli studenti capaci e non, e quelli in cui domina una scelta precoce del percorso.
Il modello tedesco
Il modello tedesco rientra nel secondo tipo.
La scelta del percorso scolastico è richiesta già alla dine delle scuole elementari e avviene tramite una
formazione seguita da preparazione professionale con alternanza scuola lavoro, una scuola media con
accesso a formazione superiore e un ginnasio finalizzato agli studi universitari.
Il vantaggio è l'elevata corrispondenza tra offerta e domanda di lavoro qualificato.
Gli svantaggi sono invece la rigidità e la precocità della scelta rispetto alla socializzazione.
Maggior efficienza sul mercato del lavoro corrisponde a minor equità e possibilità di mobilità sociale.
Il modello anglosassone
Inverso al tedesco, la scuola offre e insegna capacità trasversali e comuni alla maggior parte delle professioni
ma non provvede a fornire addestramento lavorativo.
La selezione delle materie è possibile a studenti e genitori.
Pone più attenzione ai compiti educativi e alla funzione integrativa utili a formare i cittadini e non i
lavoratori!
Rimandando il momento della scelta massimizza l'effetto delle capacità individuali e delle risorse disponibili
nella costruzione delle carriere individuali.
In continuità con alcuni elementi del modello anglosassone troviamo quello scandinavo che prevede una
scuola unica fino a 15 16 anni con docenti che restano gli stessi e valutazioni solo a fine percorso. Il risultato
è un basso abbandono scolastico e bocciature.
Obiettivo primario del modello è quello di inserire nella società e proseguire gli studi. La quota di iscrizioni
all'università è infatti tra le più alte.
Il modello italiano
Il sistema dell'istruzione in Italia si caratterizza per una configurazione intermedia tra i modelli descritti.
La scuola resta unica fino alla scuola secondaria e non prevede continuità con la primaria.
La differenziazione degli indirizzi interviene solo a partire dalle superiori in forme meno rigide rispetto al
tedesco.
Gli aspetti selettivi presenti nel sistema scolastico si sono fortemente ridotti con l'introduzione della scuola
media unica nel 1962. L'origine sociale è barriera per alcuni e condiziona le scelte future.
Le teorie sociologiche sulla scuola e dell'istruzione
Una delle prospettive che hanno ragionato sul ruolo della scuola nelle società contemporanee è quella
funzionalista. Secondo tale approccio i sistemi dell’istruzione vanno analizzati a partire dalle funzioni che
svolgono nella società.
Sono diverse e includono: la trasmissione della cultura, l’integrazione tra diverse culture, lo sviluppo
personale, il mantenimento dell’ordine sociale, la selezione, la corretta allocazione degli studenti in
determinati diplomi e lauree in vista di un inserimento lavorativo.
La scuola funziona come agenzia di socializzazione che fa da ponte tra famiglia e società, preparando alla
transizione degli status.
Davis e Moore dicono che il sistema scolastico ha il copito di ordinare gli individui in base ai loro talenti
garantendo a tutti l’opportunità di accesso all’istruzione per far si che i più capaci vadano a occupare le
professioni piu prestigiose e meglio retribuite.
In quest’ottica, l’espansione dell’istruzione riflette la tendenza della società a diventare complessa, ad
articolarsi in un numero sempre maggiore di ruoli che richiedono personale qualificato. Da ciò deriva
l’importanza dell’istruzione, nella formazione del ‘’capitale umano’’ a livello individuale e dello sviluppo
economico a livello più macro.
Questa tesi è stata criticata per il fatto che le acquisizioni scolastiche non sempre si traducono in risorse
utilizzate correttamente nel mondo del lavoro, tendendo a enfatizzare la funzione dell’istruzione come fattore
di integrazione sociale, l’approccio funzionalista quindi non considera che la riproduzione di valori e cultura
del passato viene messa in discussione dalle numerose competenze richieste e dalle fonti informative
disponibili.
La scuola allora ha un forte carico di compiti dovendo fornire info legate alle discipline, ma anche
informazioni di tipo comunicativo e scientifico (educazione sessuale, ambientale, sanitaria ecc), che non
sempre riescono a combinarsi o ad essere trasmesse in modo efficace.
Contrapposta alla teoria funzionalista è quella del