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In maggio Berlusconi riesce a formare il suo governo ma si trova dopo poco a fronteggiare le indagini della
procura di Milano che si indirizzano verso la Fininvest. Lui aveva cercato sin da subito di mantenere rapporti
buoni col mondo giudiziario e pare che avesse cercato di inserire Di Pietro e Davigo nel governo. Il governo
cerca di porre un argine emanando un decreto legge che mirava a ridurre i poteri del pubblico ministero, un
provvedimento che spesso sembrava finalizzato a facilitare la collaborazione degli indagati con dichiarazioni
accusatorie. La magistratura si ribella e provoca divisioni nel governo per cui Lega Nord e Msi-An si dissociano.
Il decreto legge viene ritirato e il risultato mostra la sconfitta di Berlusconi e una non solidità della
maggioranza. Questa fragilità viene mesa in luce anche con la questione delle pensioni. Il governo voleva
limitare i benefici pensionistici, ma incontra il contrasto dei sindacati. La coalizione di governo si spezza e la
Ln esce dalla maggioranza e presenta una mozione di sfiducia. Il primo governo Berlusconi si dimette. Lui
richiedeva le elezioni anticipate, ma il capo dello Stato pone a capo un governo tecnico in grado di risolvere
i problemi finanziari del momento con a capo Lamberto Dini. Questo governo fu situato in una situazione di
grande trasformismo, numerosi furono i passaggi di deputati e senatori da un gruppo ad un altro. Il governo
Dini inizialmente sostenuto dalla Lega, dal centro, dalla sinistra e in parte anche dalla destra si sposta verso
sinistra anche come conseguenza del fatto che nell’area centro-sinistra si consolida il nuovo soggetto
dell’Ulivo, nato dall’alleanza tra Pds e Ppi.
Le elezioni del 1996: il centro, Ppi perde il Cdu e si allea con il Pds. Emergono due grandi coalizioni: l’Ulivo
che stipula un’accordo con Rc e Polo della Libertà e i cattolici del Ccd-Cdu. La coalizione di centro-sinistra
quindi presenta alle elezioni un candidato alla presidenza del Consiglio: Romano Prodi. Si presentano davanti
agli elettori due coalizioni con due leader, Prodi e Berlusconi, potenziali capi di governo. Quella di centro-
destra più coesa per via della leadership di Berlusconi. Nel centro-sinistra il capo della coalizione non è anche
il capo del partito più forte. I risultati danno un vincente in entrambe le Camere: l’Ulivo. Emerge anche il peso
delle forze radicali. A sinistra l’accordo elettorale con Rc che prevede una spartizione dei collegi uninominali
tra Rc e l’Ulivo. Al contrario sul versante destro il mancato accordo con il Msft fa perdere punti al Polo.
Con il governo Prodi ci sarà maggiore stabilità, la sua durata fu di due anni e mezzo e vennero accolti molti
cambiamenti: adozione dell’euro, rafforzamento del governo rispetto al parlamento. Nonostante questo la
maggioranza di centro-sinistra presenta vari punti di debolezza: Rc non si è impegnata davanti agli elettori di
sostenere un governo di centro-sinistra abbandonando qualsiasi collegamento con il governo Prodi. Qui ha
origine la caduta del governo Prodi, nell’ottobre del 1998, con il caso di governo sfiduciato formalmente dal
partito repubblicano.
La crisi che segue vede riproporsi l’ipotesi di elezioni anticipate, ma prevale il pensiero del presidente Scalfaro
contrario a sciogliere anticipatamente le Camere anche perché in parlamento emerge una maggioranza in
grado di supportare il governo. I gruppi parlamentari di Rc e il partito si spaccano e una buona parte va a
costituire il Partito dei comunisti italiani (Pdci) e decide di sostenere prodi. Al centro sotto l’ex presidente
Cossiga si forma un nuovo gruppo parlamentare, l’Unione democratica per la Repubblica che appoggia i
governi di centro-sinistra. Si forma abbastanza rapidamente un governo presieduto da Massimo D’Alema
esponente dei Democratici di sinistra (Ds). I governi presieduti prima da D’Alea e poi da Amato non godono
di legittimazione elettorale diretta. Le elezioni del 2001 vedono il consolidamento della coalizione di centro-
destra che riassorbe il dissenso leghista e che si presenta in modo omogeneo in tutto il territorio nazionale.
La Casa delle libertà comprende Fi, An, Ln e i cattolici moderati del Ccd e Cdu. Capo indiscusso della coalizione
è Berlusconi. Anche la sinistra possedeva una coalizione e il leader, ma non viene superata la rottura del 1998
con Rc che decide di proseguire da sola. Come leader viene scelto il sindaco di Roma, Francesco Rutelli che
aveva ottime credenziali politico-amministrative e che rappresentava il centro dell’Ulivo. Si colloca qui un
nuovo raggruppamento politico, la Margherita, che raccoglie il Ppi. Accanto alle altre due coalizioni si
presentano oltre a Rc, tre liste di rilievo nazionale che puntano aa diventare efficaci in caso di stallo: i radicali
con la Lista Pannella-Bonino, l’Italia dei valori (Idv) di Antonio Di Pietro e Democrazia europea. Dalle elezioni
emerge un vincitore indiscusso: il centro-destra, ma rimane una differenza alla Camera tra voti maggioritari
e voti proporzionali ad esempio il centro-sinistra in calo otteneva più voti nell’area maggioritaria. L’Ulivo e Rc
ottengono numerosi collegi uninominali; nella sinistra buoni risultati per la Margherita; ottengono una
rappresentazione parlamentare: Ds, Margherita, Udeur, Verdi, Sdi, Pdci e Rc. Le due coalizioni ottengono la
maggioranza (89,7%) e si verifica una vera e propria alternanza di governo. Successivamente dopo le elezioni
del 2001 si stabilisce il secondo governo Berlusconi, il più ugno della storia. Esso subisce il logorio del tempo
e le elezioni intermedie quasi sempre sfavorevoli alla Casa delle libertà nel 2005 questa va incontro ad una
sconfitta alle elezioni regionali che vedono l vittoria del centro-sinistra. Come conseguenza di questa sconfitta
il governo entra in crisi e per risolvere si crea il terzo governo Berlusconi che cambia la legge elettorale:
ritorno al principio proporzionale e introduzione di un premio di maggioranza. La 14 legislatura è
caratterizzata da un livello di stabilità maggiore rispetto al passato: due soli governi con lo stesso Presidente
e la stessa maggioranza. La legislatura si chiude con una serie di provvedimenti molto contestati: la legge
Biagi di riforma del mercato del lavoro, la nuova riforma delle pensioni, il nuovo ordinamento giudiziario e la
riforma costituzionale.
Il sistema partitico: da tre a due poli. La politica che si apre nel 1992 è caratterizzata da molti cambiamenti. I
principali protagonisti della Prima Repubblica sono spazzati via o conoscono trasformazioni. In particolare, il
crollo della Dc apre la strada all’emergere della Lega Nord e alla frattura centro-periferia. La nascita della Fifa
si che alcuni gruppi sociali entrano per la prima volta in politica come piccoli e medi imprenditori,
professionisti, quadri. Il partito creò i suoi punti di forza in base alla regione e principalmente in quelle del
Nord come Lombardia, Veneto creando quello che viene definito ‘asse del Nord’. Il sistema partitico cambia:
il numero dei partiti che lo compongono rimane sempre alto e si elegge un nuovo protagonista: le coalizioni.
La legge elettorale del 1993 assegnando la maggior parte dei seggi ai candidati più votati nei collegi
uninominali si dimostra molto favorevole alle aggregazioni. A partire dal 2005 la nuova legge spinge i due
schieramenti ad allargare il più possibile le alleanze ed in questo modo nel 2006 le due coalizioni conquistano
tutti i seggi a disposizione ma raccolgono anche più de 99% dei voti. La grande svolta si ebbe quindi con il
fatto che la competizione politica si spostò non solo sui partiti ma anche sulle coalizioni. Le coalizioni però
risultano anche parecchio frammentate; la stessa legge elettorale del 1993 ha una quota proporzionale che
sprona i partiti a mantenere una loro distintività all’interno della coalizione. I conflitti all’interno della
coalizione vengono causati dalla proporzionalizzazione: i partiti devono differenziarsi tra loro per raccogliere
voti da spendere poi nel negoziato per ottenere seggi maggioritari sicuri. Non stupisce il grado di bassa
coesione mostrato dalle due coalizioni. Ad esempio, il primo governo Berlusconi si dimette dopo pochi mesi
a causa dei dissidi con la Lega e il primo governo Prodi cade nel 1998 a causa del mancato appoggio di Rc.
Le due coalizioni continuano a presentare alcune differenze nella struttura. Quella di centro-sinistra appare
più debole infatti è composta da un numero minore di partiti e una più debole leadership. Mentre Berlusconi
non solo era il capo della coalizione, ma anche il capo del partito (Fi). La stessa fusione tra Fi e An che diede
luogo al Popolo della libertà (Pdl) rafforzò ulteriormente la posizione di Berlusconi. Molto diversa è la
situazione del centro-sinistra in cui Prodi non dispone di un partito di riferimento e i Ds faticano a imporre
un loro candidato. L’unione tra Ds e Margherita non sembra fruttare e il leader del nuovo Partito democratico
(Pd), Veltroni, non sopravvive alla sconfitta subita alle elezioni del 2008.
Dopo il 1996 la competizione ha assunto una forma bipolare tra le due coalizioni di (centro-)destra e di
(centro-)sinistra. La competizione mostra sì una tendenza centripeta ma non del tutto. In primo luogo, nel
sistema partitico sono presenti dei partiti caratterizzati da posizioni politiche estreme. Ad esempio, nella
sinistra è presente un’area radicale composta da Rc, Vrdi, Pdci, Idv e a destra un’area di estrema destra
composta da As e Msft. Un altro aspetto di rilievo è l’analisi del comportamento elettorale dell’elettorato di
quei anni che presentava una mobilità piuttosto bassa, mentre non era presente un’alta tendenza degli
elettori a cambiare coalizione. La strategia migliore delle leadership delle coalizioni è stata allargare ogni
possibile alleanza e cercare di mobilitare il più possibile i propri elettori ad andare a votare. Il comportamento
è cambiato dopo gli anni ’90 poiché è proseguito il declino del tradizionale voto d’appartenenza, collegato
all’indebolimento dei partiti di massa. Un ulteriore causa può essere stata la differenza modesta tra i voti
ottenuti dalle coalizioni nella quota maggioritaria e in quella proporzionale causata dalla scarsa importanza
dei candidati. Persiste invece il voto di scambio che ha assunto maggiore mobilità anche per via della fluidità
delle combinazioni di governo degli enti locali. La novità di questi anni è stata però la forte personalizzazione
della competizione elettorale: le due coalizioni si sono evidenziate sempre di più per i loro leader, Prodi e
Berlusconi. Da queste analisi emerge come il sistema partitico si allontani dal pluralismo delle coalizioni e la
struttura della competizione assume una forma bipolare. I mutamenti del sistema partitico hanno influenze
sia sull’abolizione fallita del Mattarellum, ma anche sui gruppi di