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IL POTERE DEGLI OGGETTI – CREMONESINI
Il marketing è una strategia di vendita orientata al mercato, ai bisogni del
consumatore. Nel libro prende delle tv principali, stabilisce un arco temporale di
rilevazione, mattina pomeriggio e sera in alcuni specifici range temporali e
registra tutte le pubblicità che andavano in onda per 7 giorni. Ha rilevato 10.571
spot andati in onda in 8 ore. Rai 1 non trasmette gli stessi programmi e non ha
la prevalenza di spot che ha rai 2, a sua volta rai 3 e così via. La messa in onda
televisiva di ciascuno dei canali è in linea con dei target (obiettivi) ben precisi.
Rai 1 target medio medio-basso, tv della famiglia. Alla fine da 10.571 è arrivata a
70 marche che corrispondono, in realtà, a 4-5 multinazionali. Quindi l’idea del
libero mercato e della concorrenza non è vera.
L’ipotesi del lavoro che apre questo capitolo è che non occorre consumare
concretamente un oggetto per poterne partecipare al suo consumo. Non
occorre che un individuo indossi un capo della Nike, che consumi le merendine
della mulino bianco, ecc. Questo significa che noi non compriamo più in base ai
nostri bisogni o al valore d’uso della merce, scandiamo noi stessi e la nostra vita
quotidiana articolandola su oggetti, marche, nomi che appartengono alla sfera
del consumo. Questi oggetti di consumo hanno come primo punto di evidenza la
marca, che sono dei principi conoscitivi, creano una sorta di iperrealtà,
espressione di un sociologo francese. Viene definita così perché le marche non
sono altro che un quadro di significati, verità, di nomi in cui riusciamo a
collocare noi stessi e le nostre vite. La realtà, infatti, è il risultato di una
definizione interpretativa, che è costituita dall’accostamento di 3 elementi:
marca, packaging e pubblicità che si giustappongono creando dei rimandi
interpretativi che non fanno altro che produrre discorsivamente l’oggetto, sono
3 campi di tematizzazione.
Es.: Valsoia è un marchio che produce beni alimentari e li confeziona in un
packaging e fa della pubblicità per venderli. Il brand Valsoia è già un contenuto
discorsivo perché valle richiama interpretativamente la natura, soia rimanda alle
proteine vegetali, in più la colorazione verde fa capire che sono tutti prodotti
green. Nel packaging, poi, ci sono tutti una serie di elementi interpretativi che
non fanno altro che approfondire i contenuti di significato che mi ha dato già il
logo. Quindi il marketing è un dispositivo di potere sociale perché la
giustapposizione di questi campi crea dei significati sociali, chiamati effetti di
sapere, che sono l’insieme di significati sociali molto diversi tra di loro; più
ampio è lo specchio di possibilità e di scelta tra i significati sociali e più
l’individuo è in grado di operare quel processo di personalizzazione che è uno
degli obiettivi marketing delle aziende. Oltre a gli effetti di sapere, questi 3
elementi producono gli effetti di potere, cioè il riconoscimento di quegli stessi
significati in termini di realtà e verità. Le verità a cui siamo condizionati affinché
il sistema dell’impresa possa riprodursi. Es.: Prima di venderci una linea di
prodotti cosmetici per il viso composto da crema notte contorno-occhi, crema
giorno, ecc. le aziende ci vendono: un modello sociale di donna attenta alla sua
bellezza, quindi l’opinione che le donne debbano essere belle secondo
determinati canoni (effetto di sapere) e la verità secondo la quale noi dobbiamo
avere una percezione del nostro corpo come un’unità disgiunta in mille parti, le
quali vanno focalizzate al fine di individuare un difetto da correggere; più
scompongono il corpo e più possono creare nuove linee di prodotti (effetti di
potere). Il consumo, quindi, ha trasceso il consumo stesso divenendo una nuova
forma di conoscenza del mondo. Se mia madre aveva una data idea di bellezza,
io oggi ne ho un’altra e questo cambiamento non è legato alla storia e
all’evoluzione della società ma al fatto che è stato più conveniente per le
aziende far slittare determinati significati.
Per descrivere fenomenologicamente questo processo di costruzione delle
verità del marketing si parte da alcuni presupposti: il primo è che il marketing
produce oggetti in primis discorsivamente, poi c’è l’oggetto materiale. Il
secondo presupposto è che la strutturazione di questi enunciati avviene
attraverso la giustapposizione di marca, packaging e pubblicità. La metodologia
è quella degli etnometodologi, in particolare di Sacks, che ha elaborato il
concetto di raggruppamenti naturali di categorie (Mamma, per esempio,
viaggia come categoria evocando tutte le categorie implicite: casa, figlio, marito,
amore, ecc. Per Sacks le categorie più importanti sono il criterio di appartenenza
e l’appropriatezza). Il marketing deve capire quali sono le categorie di
appartenenza che gli individui utilizzano in maniera appropriata per dare senso
all’universo perché deve comunicare con loro. Quindi noi alla fine,
indipendentemente dal consumo degli oggetti, consumiamo le idee categoriali
di bellezza, tempo, amore, felicità, ecc. Il marketing è dunque uno strumento di
controllo sociale non solo perché ci induce ad acquistare ma anche e
soprattutto perché ci induce a pensare in un determinato modo attraverso i
rimandi interpretativi che risultano dalla giustapposizione dei 3 elementi.
Questo gioco di rimandi produce elementi di rilevanza interpretativa, problema
affrontato da Schutz. Io ho un tema scelto da me, quello che gli oggetti mi
forniscono attraverso questi 3 elementi giustapposti sono solo degli elementi
interpretativi che servono a me per sciogliere il mio tema (come pensare la
bellezza, il pulito, ecc.). Quindi il marketing vende noi stessi ma in qualche modo
manipolato. Per questo motivo su questo libro si cerca di fare l’operazione
inversa: attraverso la scomposizione delle pubblicità va a vedere quali sono i
campi tematici, le categorie interpretative che vengono attivate al fine di
introdurre gli oggetti e quindi produrre una relazione prima comunicativa e poi
di vendita, per fare ciò ripercorre gli elementi della teoria Schutziana della
rilevanza. Secondo Schutz, nella vita quotidiana noi affrontiamo situazioni molto
banali che per noi sono però altamente problematiche, diventano banali proprio
perché le abbiamo affrontate e routinizzate progressivamente attraverso un
processo di tipizzazione. Io tipizzo attraverso le rilevanze. Dunque per Schutz le
rilevanze sono tre: La rilevanza tematica, cioè il problema, la rilevanza
interpretativa e quella motivazionale. Non c’è un ordine cronologico. L’esempio
del libro su come agiscono le rilevanze è un esempio tratto dallo spot di Medici
in prima linea: torno a casa, accendo la tv, c’è una rilevanza motivazionale che
parte, sono io che decido di accendere la tv per intrattenermi. Non ho scelto un
programma predefinito e mi trovo davanti una scena, vedo dei camici bianchi
che si muovono all’interno di corridoi. Mi si pone un tema: cosa sto osservando?
Le rilevanze interpretative emergono immediatamente e mi segnalano nel
cervello che probabilmente mi trovo davanti ad una situazione ospedaliera,
perché so che i camici bianchi sono generalmente usati dai medici, ci sono dei
corridoi che io nelle mie tipizzazioni regresse ho imparato a interpretare come i
corridoi di un ospedale. Per Schutz lo schema di rilevanze serve a svelare il
meccanismo attraverso il quale l’individuo passa da una situazione
problematica a una aproblematica. Attraverso questo sistema, nel caso degli
spot pubblicitari, si riesce a capire come determinati effetti interni di sapere ed
effetti interni di potere si sedimentano nel nostro cervello e soprattutto come
avviene la familiarizzazione con determinati marchi. L’obiettivo del marketing
quindi è creare la relazione e farla durare nel tempo con un target reale
potenziale che si crea attraverso un procedimento che si chiama
segmentazione del mercato. La segmentazione può avvenire in base a variabili