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Sud del mondo per combattere un'idea di uguaglianza di genere che non intaccava le molteplici cause del dominio maschile. Le dichiarazioni di Pechino dimostrano la capacità innovativa del movimento transnazionale ma anche l'esistenza al suo interno di molte posizioni. Nella dichiarazione politica finale della Conferenza di Pechino il compromesso tra le differenti aspirazioni verso l'uguaglianza di genere e l'empowerment fu evidente. La prima puntava alle responsabilità dello stato nei confronti delle donne, e la seconda intendeva sostenere il ruolo delle donne in ciascuna realtà nella lotta alle differenti forme di oppressione le istituzioni determinavano nella loro vita.

6.3 L'empowerment trasformativo e il suo disciplinamento

Il termine empowerment inteso come formulazione di una soggettività politica appare chiaramente nello studio di DOWN (Development Crisis and Alternative Visions) dove si sosteneva la necessità di dare

voce alle donne povere del Sud del mondo per promuovere il cambiamento contro le discriminazioni di sesso, ma anche razziali. Qui la soggettività e la coscienza delle donne rappresentavano uno strumento critico del processo di cambiamento che poteva influenzare positivamente le strategie di sviluppo. Quell'idea di empowerment aveva la forza del primo femminismo suffragista, ma si apriva su scala mondiale poiché compreso e condiviso da buona parte delle donne del sud del mondo. Le critiche femministe sul patriarcato delle donne del Nord e del Sud del mondo convergevano su 3 elementi: il controllo maschile sulle donne e in particolare la loro presenza nello spazio pubblico, il controllo sul corpo e sul potere riproduttivo (la sessualità doveva essere privatizzata); e infine la divisione del lavoro tra produttivo (maschile) e di cura (femminile). La concettualizzazione dell'empowerment fu dunque pensata per trasformare differenti aspetti dell'esclusione e del

dominio patriarcale per mettere in connessione l'agire delle donne nei diversi contesti, senza puntare su un criterio oggettivo e statico di uguaglianza tra uomini e donne ma piuttosto per negoziare le condizioni di vita e di lavoro nelle condizioni di vulnerabilità e povertà. I processi di globalizzazione neoliberista stavano trasformando il mercato del lavoro in cui l'attenzione si pose sul lavoro delle donne del Sud, viste come "oggetto strategico". Sostenendo le organizzazioni delle donne, le Nazioni Unite in qualche modo una sorta di equilibrio tra gli eccessi del neoliberismo. Con la caduta del muro di Berlino e la fine dell'URSS, le Nazioni unite attraverso le donne ritrovano un campo comune di intervento e di azione a tutti i paesi membri. L'empowerment delle donne ormai accettato come obiettivo diveniva oggetto di una rielaborazione inadeguata a cogliere le molte dimensioni in cui esso intendeva operare. Con la composizione del

gender-related development index e della gender empowerment measure introdotti nel 1995 attestano undisciplinamento e l'impoverimento del concetto. Analoga forma di disciplinamento dell'empowerment era già compresa nella teorizzazione della pianificazione di genere che nella sottile distinzione tra bisogni pratici (diritti fondamentali) e quelli strategici (presenza nello spazio pubblico) rimuoveva la spinta trasformativa dell'agire politico femminile, rilegandola alla ricerca individuale di posti decisionali e non ai processi collettivi. L'altra parte del disciplinamento fu invece tragica e derivò dall'evoluzione geopolitica poiché ad alimentarlo furono le emergenze create dai conflitti. Il bombardamento della Serbia durante la crisi del Kosovo nel '99 deciso dalla NATO coinvolge la cooperazione in una nuova fase in cui il crescente ricorso all'emergenza rende marginali i principi esclusivi delle Conferenze degli anni '90.

In questa fase vengono utilizzati i diritti delle donne per motivare l'intervento umanitario, facendoli divenire un significante "scontro di civiltà". I diritti delle donne si volatilizzano quando queste rivendicano il controllo del proprio corpo, perché non affrontano le cause originarie e situate del dominio maschile. Così si chiude l'epoca durante la quale l'Onu e le agenzie bilaterali di cooperazione avevano cercato di inserire la "prospettiva di genere" nelle politiche di sviluppo.

6.4 Lo scontro di civiltà e l'empowerment economico

Nell'ottobre del 2000 il Consiglio di Sicurezza dell'Onu approvò la sua prima storica risoluzione sulle donne (1325 sul ruolo delle donne nei conflitti). Tuttavia, si è limitata a riconoscere nel diritto internazionale i crimini come stupri e violenze di guerra, e ha lasciato invece invariata la questione della valorizzazione delle capacità di mediazione.

Il 2000 fu l'anno della divisione del movimento transnazionale e dello stop al sogno trasformativo delle donne. Tra gli obiettivi del millennio l'Onu ridusse l'empowerment all'eliminazione delle disparità di genere nell'istruzione e a 4 indicatori: alfabetizzazione; accesso all'istruzione di primo, secondo e terzo grado; lavoro salariato non agricolo; percentuale di seggi nei parlamenti nazionali. Nel corso dell'ultimo decennio, le politiche di cooperazione in materia di genere e sviluppo hanno privilegiato un approccio di empowerment economico delle donne, in relazione alle "pari opportunità" con gli uomini, basato principalmente sull'adeguamento ai mercati e su interventi di livello macro-politico come se fosse di per sé sufficiente a rimuovere le asimmetrie di potere tra donne e uomini e non vi fosse invece la

necessità di agire contro gli specifici dispositivi patriarcali che impediscono alle donne di accedere ai benefici della crescita, soprattutto nei contesti di povertà e disuguaglianza, come dimostrano le poche esperienze positive realizzate nelle aree del Mediterraneo e del Medio Oriente prima e dopo le primavere arabe. Ciò è dovuto in gran parte al fatto che le istituzioni nazionali e internazionali hanno dovuto fare i conti con i soggetti privati dello sviluppo e i “nuovi attori di cooperazione, che miravano a grandi iniziative focalizzate su un solo obiettivo per semplificare i messaggi e dimostrare i risultati. Il lavoro avviato sui bilanci di genere che metteva in luce le connessioni tra ruolo delle donne, povertà, welfare e sostenibilità è diventato mediaticamente estrategicamente marginale rispetto alle grandi campagne umanitarie. Così come è diventata marginale la causa dell’empowerment trasformativo capace.

Attraverso le proprie reti, le donne possono andare oltre l'idea della competizione economica con gli uomini e dare spazio alle proposte delle donne per un'effettiva sostenibilità delle politiche di sviluppo e di cooperazione. L'Agenda 2030 ha riconosciuto questo empowerment e apre la possibilità a nuove forme di cooperazione che possano valorizzare la soggettività delle donne, ma tuttavia presenta molte ambiguità. Tra le più rilevanti si può segnalare il fatto che mentre i governi mantengono un ruolo fondamentale nel decidere l'accesso ai diritti umani, in particolare ai diritti delle donne. Soprattutto però non sono evidenti le priorità e gli strumenti che la cooperazione intende privilegiare nel breve periodo per realizzare la sinergia trasformativa tra soggettività delle donne nello sviluppo e sostenibilità economica, sociale e ambientale.

Osservazioni finali:

la Pomeranzi sono sicuramente legate al lungo processo di preparazione dellastessa. La Pomeranzi poi dice che è necessario che le Nazioni Unite devono mantenere un ruolo di assistenzatecnica nell'attuazione dell'Agenda. In questo scenario la Pomeranzi riconosce che il ruolo delle donne edell'empowerment dipende dagli organi della società civile, e sono loro che devono sostenere la causa.

CAP 7 Territorialità e sviluppo umano nella globalizzazione

Marco Biggeri e Andrea Ferranini

7.1 Introduzione

L'obiettivo di questo capitolo è approfondire l'importanza dei sistemi territoriali integrati per lo svilupposostenibile a livello locale nel quadro della governance multilivello tipica della globalizzazione.

7.2 La prospettiva di sviluppo umano sostenibile a livello locale ai tempi della globalizzazione.

Oggi il concetto di territorio è concepito come un ecosistema distintivo, con la sua complessa varietà di storia, cultura, geografia,

risorse, conoscenza e istituzioni. Il contesto locale qui è analizzato come un sistema integrato in cui i processi economici, sociali e politici sono interconnessi tra loro e coinvolgono l'intera comunità. Il cambiamento, l'adattamento, la resilienza e l'innovazione rappresentano i processi facilitanti e le condizioni per l'evoluzione dei sistemi locali. Già nel 1998 De Rita e Bonomi enfatizzavano l'intreccio tra globale e locale. Appare infatti chiaro come il complesso insieme di cambiamenti in tutte le frange delle relazioni condizionanti ogni aspetto legato alla globalizzazione della società umana sia rilevante ed evidente non solo a livello internazionale ma soprattutto a livello locale. Se le società locali sono da una parte chiamate a valorizzare le proprie specificità e a mantenerle vive nella scena globale, dall'altra le interazioni nella mutevole sfera globale delle relazioni condizionano la diffusione e lo scambio del sapere e della conoscenza.delle idee e delle tecnologie, delle risorse umane e finanziarie, ecc. ampliando le opportunità peri singoli agenti e per i sistemi locali nel loro complesso di attivare processi d'apprendimento, di creatività sociale e di cambiamento istituzionale altrimenti più difficile. Questo processo di "riterritorializzazione" dell'economia e della società legato alla globalizzazione oggi risulta ancora più rafforzato dalla questione della sostenibilità delle traiettorie di sviluppo, assunta come asse portante dell'agenda globale, considerando l'interazione tra individuo e ambiente quale elemento centrale di benessere. Una scarsa attenzione alle priorità dell'agenda porterebbe conseguenze negative primariamente a livello territoriale sia nel breve che nel lungo periodo, danneggiando l'equità intra e intergenerazionale. Sulla base di queste due premesse emerge con chiarezza la possibilità e laLa rilevanza di integrare il paradigma dello sviluppo umano, focalizzato sulle persone e la comunità, sulle opportunità ecc. e la prospettiva di sviluppo locale, che è focalizzata sulle peculiarità dei sistemi socioeconomici territoriali. Nonostante l'approccio
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Publisher
A.A. 2020-2021
28 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher 4r4ab3ll4 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di sociologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Tomei Alessandro.